Concetti Chiave
- Platone, nato Aristocle ad Atene, fu discepolo di Socrate e fondatore dell'Accademia, esplorando il concetto del re-filosofo durante i suoi viaggi.
- Le opere di Platone, divise in tetralogie, sono 36 e sono tutte pervenute, ma la loro corretta interpretazione è ancora dibattuta nella questione platonica.
- Le dottrine non scritte di Platone, insegnate nell'Accademia, trattavano dei principi primi che Platone credeva non potessero essere scritti senza una preparazione adeguata.
- Platone adottò il dialogo socratico come genere letterario, con Socrate spesso protagonista, creando un'interazione tra interlocutori e lettori.
- Il mito in Platone, rivalutato e utilizzato in molti dialoghi, serviva come complemento al logos, integrando fede e razionalità filosofica.
1- LA QUESTIONE PLATONICA
La vita e le opere
Platone nacque ad Atene nel 428/427 a.C. e il suo vero nome fu Aristocle, ma successivamente venne soprannominato Platone. Fin da giovane vide nella politica il proprio ideale e tutto lo spingeva in quella direzione. Fu discepolo di Socrate per prepararsi alla vita politica, con il quale ebbe il primo contatto nel 404/403 a.C. quando l'aristocrazia prese il potere e due suoi congiunti ebbero parti di primo piano nel governo oligarchico e questa fu un'esperienza amara e deludente.
Autenticità e cronologia degli scritti
Riguardo l'autenticità degli scritti la critica dell'Ottocento ha a lungo dibattuto, ma oggi si tende a ritenere autentici addirittura tutti i dialoghi. Per quanto riguarda invece la cronologia dalla fine dell'Ottocento, grazie anche al criterio stilometrico, ovvero dello studio scientifico delle caratteristiche stilistiche delle varie opere, si è riusciti a fornire al quesito una risposta parziale.
Suddivisione delle opere di Platone
Scritti giovanili e socratici Scritti della maturità Scritti della vecchiaia
Apologia, Critone, Ione, Lachete, Liside, Carmide, Eutifrone, Eutidemo, Ippia minore, Cratilo, Ippia maggiore, Menesseno, Gorgia, Protagora Menone, Fedone, Simposio, Repubblica, Fedro Parmenide, Teeteto, Sofista, Politico, Filebo, Timeo, Crizia, Leggi, Lettere VII-VIII
Le dottrine non scritte
Le cosiddette dottrine non scritte hanno reso la questione platonica ancora più complessa. Per alcuni studiosi dalla soluzione di questo problema dipende la corretta comprensione del pensiero platonico. Platone tenne dei corsi intitolati Intorno al Bene nell'Accademia, che non volle mettere per iscritto, e in questi corsi trattava dei principi primi e addestrava i discepoli a intendere tali principi ed era convinto che tali principi, detti anche realtà ultime e supreme, non si potessero comunicare se non mediante opportuna preparazione e severe verifiche. Nonostante ciò alcuni dei discepoli che assistettero alle lezioni misero per iscritto tali dottrine e Platone disapprovò condannando espressamente questi scritti.
Socrate nei dialoghi platonici
Platone cercò di riprodurre lo spirito del dialogare socratico e per questo nacque il dialogo socratico, che divenne un vero e proprio genere letterario, adottato da numerosi discepoli di Socrate e poi da filosofi successivi e Platone fu probabilmente l'inventore e senza dubbio l'unico autentico rappresentante di questo genere e per questo lo scritto filosofico per Platone sarà dialogo, e Socrate sarà per lo più il protagonista, costituendo la maschera di Platone, che discuterà con uno o più interlocutori, ma accanto a questi, è altrettanto importante il ruolo del lettore, che verrà anch'egli definito come interlocutore.
Il significato del mito in Platone
La filosofia è nata come affrancamento del logos dal mito e dalla fantasia, i sofisti ne fecero un uso funzionale, Socrate ne condannò anche quest'uso e Platone condivise questa posizione socratica, ma rivalutò l'espediente mitologico, che successivamente utilizzò in modo costante e al quale attribuì grande importanza. Nell'Ottocento si discusse molto su tale posizione e secondo Hegel il mito platonico consisteva in un'immaturità del logos, mentre la scuola di Heidegger sostenne che il logos cogliesse l'essere, ma non la vita, e il mito serviva per spiegare la vita, non coglibile con il logos. Per Platone comunque il mito fu espressione di fede più che di fantasia, infatti in molti dialoghi la filosofia di Platone diventa una fede ragionata in cui il mito cerca una chiarificazione nel logos e il logos un completamento nel mito e per questo Platone affida al mito il compito di superare determinati limiti e di fare da stimolo al logos.
Domande da interrogazione
- Qual è il vero nome di Platone e perché è stato soprannominato così?
- Quali furono le esperienze politiche che influenzarono Platone?
- Qual è la suddivisione delle opere di Platone secondo la cronologia?
- Cosa sono le dottrine non scritte di Platone e perché sono importanti?
- Qual è il ruolo del mito nei dialoghi platonici?
Il vero nome di Platone era Aristocle, ma fu soprannominato Platone, probabilmente a causa della sua corporatura robusta o per la larghezza delle sue spalle.
Platone fu profondamente deluso dall'esperienza politica durante il governo oligarchico e dalla condanna a morte di Socrate, eventi che lo allontanarono dalla politica attiva.
Le opere di Platone sono suddivise in scritti giovanili e socratici, scritti della maturità e scritti della vecchiaia, con esempi come "Apologia" e "Critone" tra i giovanili, "Repubblica" tra quelli della maturità, e "Leggi" tra quelli della vecchiaia.
Le dottrine non scritte riguardano i principi primi che Platone insegnava oralmente nell'Accademia, ritenendo che non potessero essere comunicati efficacemente per iscritto, e sono cruciali per comprendere appieno il suo pensiero.
Nei dialoghi platonici, il mito serve a superare i limiti del logos e a stimolarlo, rappresentando una fede ragionata che cerca chiarificazione nel logos e completamento nel mito.