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Concetti Chiave

  • I tributi sono entrate statali suddivise in imposte, tasse e contributi, ciascuno con specifiche modalità di prelievo e finalità, come finanziare servizi pubblici o attività previdenziali.
  • La politica di bilancio può essere annuale o pluriennale e deve essere approvata dal parlamento, con l'obiettivo di equilibrio tra entrate e uscite per stabilizzare l'economia.
  • Il ciclo economico è caratterizzato da fasi di espansione e depressione, influenzando variabili come reddito e consumi, e richiede interventi statali per prevenire crisi congiunturali.
  • La contabilità economica nazionale, gestita dall'Istat, raccoglie dati macroeconomici cruciali per stabilire politiche economiche e rispettare obblighi costituzionali di solidarietà sociale.
  • Le grandezze macroeconomiche, tra cui PIL, PNL e RNL, sono fondamentali per misurare la ricchezza e la produzione di un paese, offrendo una panoramica della situazione economica nazionale.

Economia politica - tributi e ciclo economico

I tributi: sono entrate ottenute dallo stato in virtù del poter di opposizione sui cittadini che servono a coprire le spese dei servizi pubblici offerti. Questi tributi vengono pagati dai contribuenti e si dividono in:
imposta: prelievo coattivo, cioè obbligatorio, che lo stato effettua dal contribuente per garantire i servizi pubblici puri, cioè quei servizi che sono solo di competenza statale (giustizia, ordine pubblico), sono servizi indivisibili, producono vantaggi a tutta la collettività e, per questo vengono pagati da tutti in proporzione alla capacita contributive di ogni cittadino, cioè alla sua ricchezza.
tassa: un tributo che il cittadino corrisponde allo stato come controprestazione di un servizio da lui richiesto.

In questo caso si parla di servizio pubblico misto cioè può essere erogato dallo stato o da imprese private. Può essere un servizio divisibile, viene pagato da chi lo richiede perché produce un vantaggio esclusivamente per lui (tassa smaltimento rifiuti) o parzialmente divisibile, produce un vantaggio sia su chi ne fa richiesta ma, in modo minor, anche sulla collettività (ad esempio la tassa scolastica). I servizi parzialmente divisibili vengono pagati da chi ne fa richiesta attraverso le tasse ma anche dalla collettività attraverso le imposte.
contributo: può essere privato o sociale. Il contributo privato è un prelievo coattivo nei confronti di quei cittadini che si avvalgono di un servizio pur senza averne fatta specifica richiesta mentre quello sociale è un prelievo coattivo a carico dei lavoratori e dei loro datori di lavoro per finanziare attività assicurative e previdenziali. Questo prelievo viene sempre fatto a favore di enti pubblici quali Inps e Inail.

La politica di bilancio: il bilancio pubblico è un documento giuridico-contabile che riporta le entrate e le spese dello stato. Può essere riferito ad un solo anno finanziario (bilancio annuale) o a più anni (bilancio pluriennale). Questo documento viene redatto dal M.E.F. (ministero economia e finanze) e deve essere approvato dal parlamento entro il 31/12.

La politica del bilancio a pareggio: questa politica prevede che alla fine di ogni anno finanziario il bilancio deve essere chiuso in pareggio, e cioè che le entrate devono essere uguali alle uscite. Questa teoria è stata appoggiata dagli economisti classici e neoclassici, essi ritenevano che lo stato doveva intervenire solamente per garantire i servizi pubblici puri e che quindi la spesa era contenuta. Se a causa delle maggiori spese rispetto ai costi si verificasse un bilancio in disavanzo doveva essere colmata attraverso risorse private (maggiori imposte o titoli di stato). Secondo loro il risparmio privato, l’unico a produrre ricchezza, non doveva essere usato per costruire opere o investire ma semplicemente per risanare i debiti del bilancio pubblico. La politica economica dello stato era dunque neutrale nei confronti dei privati (teoria della finanza neutrale).
La politica del bilancio in disavanzo: secondo Keynes il ruolo dello stato nell’economia non doveva essere neutrale ma funzionale al benessere della collettività (teoria della finanza funzionale). Secondo quanto aveva pubblicato nella “teoria generale dell’interesse, dell’occupazione e della moneta” solo attraverso l’intervento pubblico si poteva raggiungere l’equilibrio dei fattori produttivi e di conseguenza anche il benessere della collettività. Il suo obiettivo non era il pareggio di bilancio, anzi, prendeva in considerazione l’idea del bilancio in deficit spending, l’indebitamento che ne conseguiva non doveva essere risanato attraverso l’aumento dei tributi ma attraverso altro indebitamento, cioè con l’missione di titoli di stato che dovevano essere rimborsati con gli interessi, in questo modo sarebbero aumentati i consumi e gli investimenti grazie al moltiplicatore (consumi delle famiglie) e all’acceleratore (investimenti). Specialmente negli anni 60/70 in Italia questa teoria è stata applicata in modo errato, quindi si è creato un eccessivo debito pubblico e per risanarlo, almeno in parte, si sono dovuti fare tagli alla spesa pubblica. Nel 2012, come effetto del trattato di Maastricht che prevede che il tasso deficit/P.I.L. non superi il 3% e su richiesta dei paesi più virtuosi come Francia e Germania è stato modificato l’articolo 81 della costituzione. È stato introdotto il vincolo del pareggio di bilancio, alla fine dell’anno finanziario le entrate e le uscite dello stato dovevano essere uguali, per far questo si doveva tener conto delle fasi di espansione e di depressione del ciclo economico. Il ricorso al debito pubblico si può fare solo in caso di considerazione degli effetti del ciclo economico e deve essere autorizzato dalle camere.

Il ciclo economico: il ciclo economico è l’alternarsi di fasi di espansione e di depressione dell’attività economica. Sia gli economisti classici/neoclassici che Keynes avevano intuito che all’interno del sistema economico l’attività economica doveva essere esaminata in senso dinamico perché le variabili economiche (reddito, consumi, investimenti) non hanno un andamento costante ma ciclico. Per gli economisti classici/neoclassici questo ciclo si sarebbe risolto in modo spontaneo senza raggiungere fasi di crisi mentre per Keynes era un elemento caratterizzante del sistema economico. Spettava quindi allo stato intervenire, con delle politiche economiche appropriate per evitare crisi congiunturali e le loro conseguenze (disoccupazione).
Il ciclo economico può essere di 3 tipi:
lungo periodo: oltre i 50 anni,
medio periodo: da 5 a 50 anni,
breve periodo: non superiore a 5 anni.

Le fasi del ciclo economico:
1. fase espansiva: boom economico (aumentano gli investimenti e i consumi), in questa fase si raggiunge la piena occupazione dei fattori produttivi, una volta raggiunta si ha un cambio di direzione (punto di svolta superiore);
2. punto di svolta superiore: al termine della prima fase si verifica un picco che segna l’inversione di tendenza, la domanda di beni e servizi è superiore all’offerta, di conseguenza i prezzi dei beni salgono e inizia l’inflazione. A questo punto si avrà una diminuzione del valore della moneta (del suo valore d’acquisto) e della domanda. Al termine di questa fase inizia la crisi;
3. depressione del sistema economico: in conseguenza alla diminuzione del valore della moneta diminuisce anche la domanda, aumentano quindi che le scorte nei magazzini delle imprese che sono costrette a rallentare o a fermare la produzione. Di conseguenza diminuisce anche la domanda di fattori primi e diminuisce il loro prezzo (dei fattori primi). Il datore di lavoro si troverà costretto a licenziare i suoi lavoratori per giustificato motivo oggettivo (dovuto al calo della produzione e al ridimensionamento dell’azienda), con la riduzione della domanda farà diminuire il prezzo dei prodotti e anche l’inflazione. La diminuzione della produzione comporterà una riduzione del P.I.L., quindi della ricchezza del paese e dei risparmi, aumenterà il tasso d’interesse. Le imprese avranno meno ricavi e quindi non avranno soldi a sufficienza per investire, la domanda di credito alle imprese sarà minore. Scenderanno i tassi d’interesse e la B.C.E. prenderà provvedimenti (ad esempio stampare più moneta [quantitative easing] e abbassando il T.U.R. (tasso ufficiale di riferimento) e il T.U.S. (tasso ufficiale di sconto) per favorire il ricorso al credito);
4. punto di svolta inferiore: fase di espansione dell’economia, i bassi prezzi delle materie prime, i bassi salari e i bassi tassi d’interesse favoriscono la svolta economica, proprio per via dei bassi tassi d’interesse le imprese sono indotte ad investire. A questo punto secondo Keynes entrano in gioco due maccanismi: quello del moltiplicatore del reddito, una spesa aggiuntiva produce un effetto moltiplicatore sul reddito nazionale, più è alta la propensione al consumo e più produce ricchezza. Il secondo è l’acceleratore degli investimenti: l’imprenditore per aumentare del 20% la capacità produttiva deve fare un investimento maggiore del 20% del capitale sociale e questo farà alzare il P.I.L.;
5. punto di svolta superiore: la domanda cresce e assorbirà tutta la produzione nel breve periodo, l’aumento della domanda produrrà un aumento dei prezzi, e quindi ritorniamo nuovamente al punto di inizio della crisi visto che nel breve periodo non è possibile espandere l’organizzazione produttiva.
Le fasi del ciclo economico si ripetono, ma non sempre allo stesso livello. Congiungendo i punti medi di ogni ciclo economico è possibile visualizzare l’andamento del trend (progredito, rimasto stabile o regredito). La congiuntura è il punto preciso del ciclo dove si trova il sistema economico in un determinato momento. Sarà favorevole se il ciclo è in espansione e sfavorevole se è in una fase di depressione.

Gli economisti hanno fornito delle spiegazioni al ciclo economico, dividendoli in 3 casi:
1. di natura esterna o esogena: individuate dagli economisti classici quando il sistema era in grado di raggiungere l’equilibrio, sono cause non dipendenti da nessuno, ad esempio i fenomeni atmosferici o le pandemie;
2. di natura interna o endogena: interne al sistema economico, non essere in grado di sfruttare quello che si ha a disposizione;
3. di natura mista, sia esterne che interne.

L’alternarsi delle fasi del ciclo economico hanno diversi effetti negativi, sia sotto il punto di vista economico (perché solamente in pochi momenti il sistema economico riesce ad usare tutti i fattori produttivi) che sociale (quando si verifica una fase di depressione del ciclo economico a pagarne le conseguenze sono maggiormente le classi sociali più deboli, con la perdita del lavoro e questo comporta tensioni ed instabilità nella classe politica del paese). Un importante obiettivo economico è quello di stabilizzare il sistema economico, così da regolare il ciclo economico. Questa politica è detta anticiclica o anticongiunturale e deve mantenere stabili i livelli di produzione (P.I.L.) e reddito (R.N.L.) così che si possa mantenere stabile l’occupazione.
Per poter decidere quali obiettivi economici seguire lo stato deve conoscere determinate grandezze macroeconomiche, la contabilità economica del paese assume un ruolo fondamentale. La contabilità economica si occupa di dei dati macroeconomici del paese in un periodo di tempo che generalmente è di un anno. Raccoglie, studia e registra i dati appartenenti agli operatori economici. L’Istat si occupa di questa raccolta, tramite un sistema omogeneo chiamato sec (sistema di contabilità comune a tutta l’Ue). Conoscendo questi dati lo stato ha la possibilità di intervenire per risolvere dei problemi che si formano nella popolazione attraverso determinate politiche economiche, ed è quindi in grado di rispettare l’articolo 2 della costituzione che parla di solidarietà sociale ma al contempo anche l’articolo 38 che parla del diritto dei cittadini all’assistenza e alla previdenza sociale. Per tenere in considerazione i dati più importanti sarà necessario tenere in considerazione le risorse disponibili e come vengono impiegate.

Risorse disponibili: sono costituite da beni e servizi prodotti sul territorio (y) e beni importati dall’estero (m). y + m indica l’offerta aggregata.
Impieghi:
destinate ai consumi (c), destinate agli investimenti (i), destinate a investimenti pubblici (g) e destinate all’esportazione (x). C+i+g+x indica la domanda aggregata.
Y=c+i+g+x-m. x-m rappresenta il saldo tra le esportazioni e le importazioni.

Situazione economica del paese: negli stati moderni il compito di mantenere la stabilità del ciclo economico spetta allo stato. Relazione generale sulla situazione economica del paese, è un documento che il governo deve presentare al parlamento entro aprile che illustra la situazione economica nel paese dell’anno precedente.
Grandezze macroeconomiche: la grandezza viene studiate attraverso le grandezze macroeconomiche, anche chiamate grandezze aggregate, le principali sono il P.I.L. (prodotto interno lordo), il P.N.L. (prodotto nazionale lordo) e il R.N.L. (reddito nazionale lordo).
Ricchezza nazionale:
prodotta: P.N.L. Somma di tutti i beni prodotti in un anno sia grazie ad imprese con sede in Italia che hanno sede all’estero, ad esempio per la Fiat prenderemo in considerazione sia tutti gli stabilimenti in Italia ma anche tutti quelli all’estero;
distribuita: R.N.L. Somma di tutti i redditi dei soggetti economici che hanno partecipato al processo produttivo in un anno solare.
P.I.L. e R.N.L. coincidono, entrambe stanno a significare la grandezza prodotta in un anno. La grandezza reale (P.I.L.) rappresenta la produzione, mentre la grandezza monetaria (R.N.L.) rappresenta il reddito. Non coincidono però in un sistema economico aperto (se un paese ha contatti con un altro, importazioni ed esportazioni) perché un lavoratore può tenersi una parte per sé e mandare il rimanente alla sua famiglia in un altro paese.
Nel conteggio del P.N.L. verranno presi in considerazione solamente i beni e servizi finali, perché altrimenti prendendo in considerazione sia le materie prime che il prodotto finito verrebbero conteggiati due volte, ad esempio per quanto riguarda il pane non verranno presi in considerazione la farina ed il grano ma solamente il pane.
Il P.I.L. è la grandezza che più rappresenta la situazione del paese, perché è l’insieme di tutti i beni ed i servizi prodotti in Italia da imprese Italiane o estere con sede in Italia utilizzando materie prime Italiane.
Altre grandezze macroeconomiche:
P.N.L. nominale:
il P.N.L. è il prodotto dei beni per il loro prezzo, e quindi con l’inflazione (aumentano i prezzi) può capitare che il dato risulti in crescita rispetto a quello dello scorso anno. Ma il dato può essere fuorviante;
P.N.L. reale: per aggirare il fenomeno dell’inflazione, il valore del P.N.L. viene espresso in moneta attuale, cioè prendendo in considerazione il prezzo dello scorso anno;
P.N.Netto: P.I.L. al netto degli ammortamenti, nel P.I.L. i prezzi dei beni sono calcolati senza ammortamenti, cioè senza la naturale svalutazione dei beni;
R.N.L.: comprende tutti i salari e stipendi dei lavoratori, i profitti delle imprese, le rendite di chi possiede beni in affitto ad esempio, gli interessi di chi mette somme di denaro a disposizione di altri e le imposte pagate dai cittadini.

Domande da interrogazione

  1. Qual è la differenza tra imposta, tassa e contributo?
  2. L'imposta è un prelievo obbligatorio per servizi pubblici indivisibili, la tassa è una controprestazione per un servizio richiesto, e il contributo può essere privato o sociale, finanziando servizi senza richiesta specifica o attività previdenziali.

  3. Cosa prevede la politica del bilancio a pareggio?
  4. La politica del bilancio a pareggio richiede che le entrate e le uscite dello stato siano uguali alla fine dell'anno finanziario, sostenuta dagli economisti classici e neoclassici per garantire solo i servizi pubblici puri.

  5. Come descrive Keynes il ruolo dello stato nell'economia?
  6. Keynes sostiene che lo stato deve avere un ruolo funzionale al benessere collettivo, promuovendo il deficit spending per stimolare consumi e investimenti, piuttosto che mantenere un bilancio in pareggio.

  7. Quali sono le fasi del ciclo economico?
  8. Le fasi del ciclo economico includono l'espansione, il punto di svolta superiore, la depressione, il punto di svolta inferiore, e di nuovo il punto di svolta superiore, con effetti variabili su produzione e occupazione.

  9. Qual è l'importanza delle grandezze macroeconomiche?
  10. Le grandezze macroeconomiche, come il P.I.L. e il R.N.L., sono fondamentali per comprendere la situazione economica di un paese, guidando le politiche economiche per stabilizzare il ciclo economico e garantire il benessere sociale.

Domande e risposte