Andrea301AG
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Concetti Chiave

  • I giudici del lavoro integrano la definizione normativa di subordinazione per stabilire criteri condivisi di accertamento giudiziale.
  • La riqualificazione di un rapporto lavorativo come subordinato può essere richiesta da enti previdenziali e ispettorati del lavoro per questioni contributive e sanzionatorie.
  • Le dichiarazioni formali di volontà delle parti nei contratti hanno un valore limitato nel determinare la natura subordinata del rapporto.
  • La cassazione ha recentemente riaffermato il valore delle dichiarazioni di volontà solo se il prestatore ha elevato status professionale e culturale.
  • Non è permesso attribuire al contratto una denominazione giuridica che non rispecchia la sua vera natura, sia a livello individuale che collettivo.

Indice

  1. Definizione di lavoro subordinato
  2. Ruolo del giudice del lavoro
  3. Dichiarazioni formali e loro valore
  4. Valore delle dichiarazioni di volontà

Definizione di lavoro subordinato

Anche se l’art. 2094 dà una definizione molto dettagliata di lavoro subordinato, il requisito dell’eterodirezione, cioè della sottoposizione al poteredirettivo, spesso non si manifesta in modo conclamato; per questo, nel corso del tempo i magistrati del lavoro hanno sentito l’esigenza di stabilire canoni condivisi per l’accertamento giudiziale della fattispecie lavoristica, i quali integrano dal punto di vista giurisprudenziale la definizione normativa contenuta nell’art. 2094.

Ruolo del giudice del lavoro

Solitamente, il giudice del lavoro interviene in seguito alla contestazione di un rapporto lavorativo autonomo, del quale si richiede l’accertamento giudiziale al fine di riqualificarlo come subordinato.

L'iniziativa può provenire anche dagli enti previdenziali (Inps e Inail) e dall’ispettorato del lavoro, dal momento che la riqualificazione del rapporto è il presupposto della debenza dei contributi previdenziali obbligatori e dell’esercizio della potestà sanzionatoria per illeciti amministrativi riguardanti il mancato compimento delle formalità cui si è tenuti nei rapporti di lavoro subordinato.

Dichiarazioni formali e loro valore

Il primo canone utile per qualificare un qualunque contratto e la relativa disciplina ad esso applicabile è rappresentato dalle dichiarazioni formali di volontà delle parti, a cominciare dal nomen iuris attribuito al documento contrattuale. Di solito, i contratti per prestazioni autonome precisano che il rapporto di lavoro non è subordinato, bensì autonomo.

Valore delle dichiarazioni di volontà

Tuttavia, le dichiarazioni delle parti hanno un valore molto debole, quasi nullo. Se la qualificazione attribuita al documento dai contraenti fosse inattaccabile, infatti, sarebbe estremamente facile eludere la normativa posta a protezione del dipendente. Recentemente, tuttavia, la cassazione ha riconsolidato il valore delle dichiaarazioni di volontà delle parti, limitatamente alle situazioni in cui è possibile presumere che il prestatore abbia espresso una volontà informata e libera. Quest’ipotesi riguarda il solo caso in cui il lavoratore presenti un elevato status professionale e culturale, corrispondente a una posizione economico-sociale tutt’altro che debole.

Così come non è lecito derogare in peius, né sul piano collettivo né su quello individuale, a maggior ragione non è possibile assegnare al contratto una denominazione giuridica difforme dalla sua effettiva sostanza.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il ruolo del giudice del lavoro nella riqualificazione dei rapporti di lavoro?
  2. Il giudice del lavoro interviene per accertare e riqualificare un rapporto lavorativo autonomo come subordinato, spesso su iniziativa degli enti previdenziali o dell'ispettorato del lavoro, per garantire il pagamento dei contributi previdenziali obbligatori e l'applicazione delle sanzioni amministrative.

  3. Qual è l'importanza delle dichiarazioni formali di volontà delle parti nei contratti di lavoro?
  4. Le dichiarazioni formali di volontà delle parti, come il nomen iuris del contratto, hanno un valore debole nella qualificazione del rapporto di lavoro, poiché potrebbero essere usate per eludere la normativa a protezione del dipendente. Tuttavia, la cassazione ha riconosciuto un valore limitato a tali dichiarazioni quando il prestatore ha espresso una volontà informata e libera, specialmente se ha un elevato status professionale e culturale.

  5. È possibile assegnare una denominazione giuridica diversa dalla sostanza effettiva del contratto?
  6. Non è possibile assegnare al contratto una denominazione giuridica difforme dalla sua effettiva sostanza, poiché ciò violerebbe la normativa che protegge i diritti dei lavoratori, sia a livello collettivo che individuale.

Domande e risposte

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