Concetti Chiave
- Nel 2000, il tribunale di Bruxelles emise un mandato d'arresto internazionale contro il ministro degli affari esteri del Congo, accusandolo di crimini contro l'umanità.
- Il Congo contestò la legittimità del mandato, sostenendo che violava i principi di sovranità territoriale e uguaglianza degli stati dell'ONU.
- La Corte Internazionale di Giustizia (CIG) stabilì che il ministro godeva di immunità giurisdizionale assoluta per garantire la sua funzione statale.
- La CIG dichiarò illegittimo il mandato del Belgio, poiché non esisteva una deroga riconosciuta per crimini contro l'umanità al momento dei fatti.
- La legislazione belga fu modificata per limitare la giurisdizione universale, applicandola solo a casi con legami significativi con il Belgio.
Immunità della giurisdizione di un organo statale
Nell’aprile del 2000, il tribunale di Bruxelles emise un mandato di arresto internazionale nei confronti del ministro degli affari esteri della repubblica democratica del Congo, accusandolo di aver commesso diversi crimini contro l’umanità, in particolare di aver tenuto diversi discorsi pubblici che avevano istigato l’odio razziale e avevano incitato la popolazione a reprimere l’etnia degli Tutsi.
Tali discorsi avevano fomentato numerose attività di pulizia etnica che avevano provocato centinaia di morti e numerosi arresti arbitrali. Sulla base di una legge belga che riconosce ai tribunali del Belgio la giurisdizione sui crimini contro l’umanità a prescindere dal luogo di commissione del reato, la magistratura belga trasmise all’Interpol i documenti relativi al suddetto mandato di arresto. Alla fine del 2000 il Congo chiese alla CIG di dichiarare l’illegittimità del mandato di arresto internazionale per violazione dei principi di sovranità territoriale e della sovrana uguaglianza di tutti gli stati dell’ONU.La Corte ha rilevato che il diritto consuetudinario e pattizio contemplano norme sull’immunità della giurisdizione civile e penale degli organi statali, con particolare riguardo alla figura del ministro degli affari esteri: l’immunità giurisdizionale viene riconosciuta solo per garantire la sua funzione di rappresentante dello stato cui appartiene. Ne consegue che egli gode di immunità giurisdizionale assoluta. Il Belgio, al contrario, aveva ipotizzato una deroga di tale principio nel caso in cui la persona fosse stata sospettata di aver commesso un crimine contro l’umanità. Dopo aver esaminato la prassi e la giurisprudenza, però, la Corte ha escluso che al momento dei fatti in causa sussistesse la suddetta deroga, precisando che l’immunità non debba trasformarsi in impunità. Per questo motivo, la CIG ha sostenuto l’illegittimità del mandato di arresto internazionale emesso dal tribunale di Bruxelles, il quale, pertanto, sarebbe dovuto essere annullato poiché costituiva una violazione degli obblighi internazionali nei confronti del Congo.
In seguito all’emissione della suddetta sentenza da parte della CIG, la legislazione belga sulla giurisdizione universale per i crimini internazionali è stata più volte innovata e oggi prevede una serie di limiti che impediscono l’abuso del principio della giurisdizione universale: in particolare, la giurisdizione belga ha efficacia solo se una delle parti in lite ha nazionalità belga o risiede in Belgio da almeno tre anni. L’azione penale non può essere inoltre esercitata nei confronti di capi di stato di governo e di ministri degli affari esteri e di persone su invito ufficiale da parte di organizzazioni internazionali che hanno la propria sede nel territorio del Belgio.
Domande da interrogazione
- Qual è stato il motivo del mandato di arresto internazionale emesso dal tribunale di Bruxelles nel 2000?
- Qual è stata la posizione della Corte Internazionale di Giustizia riguardo all'immunità giurisdizionale del ministro degli affari esteri?
- Come è stata modificata la legislazione belga sulla giurisdizione universale dopo la sentenza della CIG?
- Qual è stata la conclusione della CIG riguardo al mandato di arresto emesso dal Belgio?
Il mandato di arresto internazionale è stato emesso nei confronti del ministro degli affari esteri della Repubblica Democratica del Congo, accusato di crimini contro l'umanità per aver istigato l'odio razziale e incitato alla repressione dell'etnia Tutsi.
La Corte Internazionale di Giustizia ha stabilito che il ministro degli affari esteri gode di immunità giurisdizionale assoluta per garantire la sua funzione di rappresentante dello stato, escludendo la deroga proposta dal Belgio.
La legislazione belga è stata innovata per includere limiti che impediscono l'abuso della giurisdizione universale, come la necessità che una delle parti abbia nazionalità belga o risieda in Belgio da almeno tre anni, e l'esclusione di azioni penali contro capi di stato e ministri degli affari esteri.
La CIG ha dichiarato l'illegittimità del mandato di arresto internazionale emesso dal tribunale di Bruxelles, sostenendo che costituiva una violazione degli obblighi internazionali nei confronti del Congo e doveva essere annullato.