Concetti Chiave
- La legge quadro 93/1983 ha introdotto la contrattazione collettiva nel lavoro pubblico, mantenendo però la supremazia statale tramite decreti presidenziali.
- L'articolo 17 della legge 400/1988 ha formalizzato i decreti come fonti secondarie per disciplinare l'organizzazione e i rapporti di lavoro dei dipendenti pubblici.
- In origine, il diritto di organizzazione sindacale nel settore pubblico era dubbio, con la legge come unica fonte riconosciuta fino agli anni Ottanta.
- La delegittimazione della legislazione parlamentare negli anni Settanta ha spinto verso un maggiore riconoscimento della contrattazione collettiva nel pubblico impiego.
- Con i decreti legislativi 29/1993 e 165/2001, il modello privatistico è stato adottato nelle amministrazioni pubbliche, segnando un cambiamento significativo.
Indice
Evoluzione della contrattazione collettiva
Con la l. 93/1983 («legge quadro») si arrivò ad affidare la disciplina del rapporto di lavoro pubblico alla contrattazione collettiva ma, dando vita a un sistema ibrido, si prevedeva che gli accordi sarebbero stati recepiti e resi esecutivi mediante decreti del presidente della Repubblica. Veniva così accolto nel suo contenuto il principio della contrattazione, mantenendo però la forma dell’atto di supremazia statale. L’art. 17 della legge 400/1988 avrebbe poi inquadrato formalmente tali decreti fra le fonti secondarie con il compito di disciplinare «l’organizzazione del lavoro e i rapporti di lavoro dei pubblici dipendenti in base agli accordi sindacali», accanto ai decreti cui veniva affidato il compito di disciplinare «l’organizzazione e il funzionamento delle amministrazioni pubbliche secondo le disposizioni dettate dalla legge».
Dubbio e emarginazione iniziale
Per misurare il cammino compiuto bisogna tener conto che all’inizio si dubitava della sussistenza stessa del diritto di organizzazione sindacale dei lavoratori della pubblica amministrazione, e comunque si era partiti da una situazione di decisa emarginazione del contratto, lasciato nel limbo delle generiche intese in vista di una legislazione parlamentare. Per decenni, fino agli inizi degli anni Ottanta, la legge è stata l’unica fonte riconosciuta. Un movimento di opinione pubblica, la spinta delle grandi confederazioni sindacali, l’inchiesta della commissione parlamentare sulla «giungla retributiva» (1975), portarono a una progressiva delegittimazione della legislazione parlamentare, scaduta nella pratica delle «leggine» corporative a favore delle varie categorie del pubblico impiego.
Transizione al modello privatistico
Questa fase ebbe vita breve: con il d.lgs. 29/1993 – di attuazione della legge delega 421/1992, approvata per iniziativa del governo Amato dopo il crollo della lira – e con il successivo d.lgs. 165/2001 il modello privatistico è stato trapiantato nelle pubbliche amministrazioni.