Andrea301AG
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Concetti Chiave

  • Negli anni sessanta, la contrattazione collettiva iniziò a decentralizzarsi, spostandosi dal livello nazionale a quello aziendale, con rinvii specifici nei CCNL.
  • La rappresentanza dei lavoratori subì cambiamenti significativi: i delegati di linea o di reparto sostituirono le commissioni interne, eletti al di fuori delle appartenenze sindacali.
  • Gli scioperi erano decisi dalle federazioni, ma le intese venivano approvate dai rappresentanti, aumentando le prerogative dei lavoratori.
  • La fine del contratto collettivo nazionale dei metalmeccanici segnò la chiusura dell'«autunno caldo» e una nuova fase nelle relazioni industriali, con richieste di limitazioni alla contrattazione aziendale.
  • Le associazioni sindacali continuarono a rivendicare la libertà di rinegoziare a livello aziendale, considerandola indipendente dalla firma del contratto nazionale.

Indice

  1. Evoluzione della contrattazione collettiva
  2. Rappresentanza e prerogative dei lavoratori
  3. Fine dell'autunno caldo e nuove sfide
  4. Proposte e resistenze nella contrattazione

Evoluzione della contrattazione collettiva

Fino agli anni sessanta del XX secolo, la contrattazione collettiva si articolava su un unico livello: quello nazionale. Negli anni, però, questo meccanismo venne gradualmente decentrato: era sempre più frequente che i CCNL prevedessero rinvii su materie specifiche nei confronti dei contratti aziendali. I sindacati, inoltre, cominciarono a impegnarsi, con apposite clausole di tregua, a non promuovere rivendicazioni rivolte a modificare i contratti stipulati ai vari livelli durante la loro vigenza.

Rappresentanza e prerogative dei lavoratori

Fu rivoluzionata anche la rappresentanza dei lavoratori. Le commissioni interne e le sezioni aziendali furono sostituite dai delegati di linea o di reparto, scelti al di fuori di ogni appartenenza sindacale e revocabili dallo stesso gruppo che li aveva eletti.

Ai lavoratori, inoltre, furono riconosciute maggiori prerogative: gli scioperi continuavano ad essere decisi dalle federazioni industriali (Fion, Fim, Uilm), ma le intese raggiunte venivano sottoposte ai rappresentanti per approvare la gestione delle opere di sciopero.

Fine dell'autunno caldo e nuove sfide

Negli stessi anni, infine, cadeva la scadenza del contratto collettivo nazionale di lavoro dei metalmeccanici: quest’evento determinò la fine della stagione denominata «autunno caldo». Contestualmente, quest’evento segnò l’inizio di una nuova fase delle relazioni intercorrenti fra gli industriali: essi chiedevano di porre nuovamente dei limiti alla contrattazione aziendale.

Proposte e resistenze nella contrattazione

In particolare, gli aziendali erano fautori della necessità di porre delle limitazioni al secondo livello della contrattazione, cosicché fosse possibile ritornare al modello di contrattazione articolato del 1962. La proposta non fu accettata e da allora non venne mai più riavanzata.

Dal canto loro, le associazioni sindacali continuarono a rivendicare la piena libertà di rinegoziare a livello aziendale su qualsiasi materia regolata dal contratto nazionale. Pertanto, essi ritennero che la firma del contratto nazionale non implicasse nessuna tregua sindacale.

Domande da interrogazione

  1. Quali cambiamenti ha subito la contrattazione collettiva dagli anni sessanta?
  2. La contrattazione collettiva si è evoluta da un unico livello nazionale a un meccanismo più decentrato, con rinvii a contratti aziendali su materie specifiche e clausole di tregua per evitare modifiche durante la vigenza dei contratti.

  3. Come è cambiata la rappresentanza dei lavoratori?
  4. La rappresentanza dei lavoratori è stata rivoluzionata sostituendo le commissioni interne con delegati di linea o di reparto, scelti al di fuori di appartenenze sindacali e revocabili dal gruppo elettore.

  5. Quali sfide sono emerse dopo la fine dell'autunno caldo?
  6. Dopo la fine dell'autunno caldo, gli industriali hanno cercato di limitare la contrattazione aziendale, ma la proposta di tornare al modello del 1962 non è stata accettata, mentre i sindacati hanno continuato a rivendicare la libertà di rinegoziazione a livello aziendale.

Domande e risposte

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