Andrea301AG
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Concetti Chiave

  • L'articolo 1 della legge 1369/1960 vieta all'imprenditore di affidare in appalto mere prestazioni di lavoro tramite manodopera assunta dall'appaltatore, configurando un divieto di interposizione.
  • L'intermediazione nel diritto del lavoro si riferisce a un servizio che facilita l'incontro tra domanda e offerta di lavoro, offerto da enti pubblici o privati.
  • Storicamente, i servizi di intermediazione erano esclusivamente pubblici, ma ora enti privati qualificati possono partecipare al collocamento della manodopera.
  • L'interposizione riguarda la fornitura di manodopera con un datore di lavoro formale che assume e retribuisce lavoratori per conto di un datore di lavoro sostanziale.
  • Il fenomeno dell'interposizione, incluso il caporalato, è ostacolato dal diritto del lavoro poiché porta a sfruttamento e sottoproduzione dei lavoratori.

Intermediazione e interposizione nel diritto del lavoro

L’articolo 1 della legge 1369/1960 vieta all’imprenditore «di affidare in appalto o in subappalto l’esecuzione di mere prestazioni di lavoro tramite impiego di mano d’opera assunta e retribuita dall’appaltatore». Tale disposizione costituisce un divieto di interposizione, che bisogna distinguere dal concetto di intermediazione. Le due tematiche, infatti, sono spesso confuse e sovrapposte.
L’intermediazione è strettamente connessa al tema del collocamento della manodopera: si tratta infatti di un servizio fornito, da un ente pubblico o privato, agli operatori del mercato del lavoro al fine di favorire l’incontro tra domanda (soggetti occupabili) e offerta (datori di lavoro).

Fino a pochi anni fa, i servizi di intermediazione erano di natura esclusivamente pubblica; questa misura disincentivava le attività avviate da soggetti pronti a lucrare sul bisogno di chi versava in condizioni economiche poco agevoli.

Di recente, il monopolio pubblico del collocamento è stato affiancato da alcuni servizi di mediazione offerti da enti privati qualificati.
Il concetto di interposizione, invece, attiene alla mera fornitura di mano d’opera.
Esso si fonda sulla distinzione tra datore di lavoro formale e datore di lavoro sostanziale: il primo recluta i lavoratori, retribuendoli in modo poco dignitoso e mettendoli a disposizione di un altro imprenditore; il secondo utilizza i dipendenti reclutati dal datore di lavoro formale. NOn vi è, dunque, corrispondenza fra titolarità del contratto e utilizzo della prestazione in esso dedotta: l’interpositore (datore formale) presta, dietro compenso, i propri lavoratori a un soggetto (datore sostanziale) che si avvantaggia direttamente delle prestazioni rese.
L’interposizione è ostacolata dal diritto del lavoro poiché favorisce contesti di sottoproduzione dei lavoratori. SI pensi, ad esempio, al fenomeno del caporalato, ancora esistente soprattutto nell’agricoltura del sud-Italia: esso consiste nell’assunzione di manodopera da destinare a clienti che la utilizzano rimborsando al caporale il relativo costo, più un (ampio) margine di profitto.

Domande da interrogazione

  1. Qual è la differenza principale tra intermediazione e interposizione nel diritto del lavoro?
  2. L'intermediazione riguarda il collocamento della manodopera, facilitando l'incontro tra domanda e offerta di lavoro, mentre l'interposizione si riferisce alla fornitura di manodopera, distinguendo tra datore di lavoro formale e sostanziale.

  3. Come è cambiato il ruolo dei servizi di intermediazione nel tempo?
  4. In passato, i servizi di intermediazione erano esclusivamente pubblici, ma recentemente sono stati affiancati da servizi offerti da enti privati qualificati, ampliando le opportunità di collocamento.

  5. Perché l'interposizione è ostacolata dal diritto del lavoro?
  6. L'interposizione è ostacolata perché favorisce contesti di sfruttamento dei lavoratori, come il caporalato, dove i lavoratori sono assunti e retribuiti in modo inadeguato per il profitto di altri.

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