Andrea301AG
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Concetti Chiave

  • Negli anni '70, il diritto sindacale ha visto una delegificazione, con un crescente ruolo della contrattazione collettiva per integrare e talvolta derogare la legge.
  • Le prime esperienze di negoziazione triangolare tra governo, Confindustria e sindacati miravano a gestire la politica economica e sociale, come l'accordo Scotti del 1983.
  • L'accordo di San Valentino del 1984 ha cercato di congelare gli aumenti salariali automatici, segnando un periodo di concertazione che si è interrotto per quasi un decennio.
  • Il protocollo del 1993 ha ristrutturato l'organizzazione sindacale, introducendo la rappresentanza sindacale unitaria e limitando la contrattazione ai sindacati rappresentativi.
  • Nel 2001, il governo propose di sostituire la concertazione con il dialogo sociale, sostenendo che limitasse la capacità decisionale dell'esecutivo.

Indice

  1. Evoluzione del diritto sindacale
  2. Concertazione e accordi storici
  3. Inattività e ripresa della concertazione
  4. Riforma del modello sindacale
  5. Critiche al modello di concertazione

Evoluzione del diritto sindacale

A partire dagli anni settanta del XX secolo, nel diritto sindacale si è consolidata la tendenza alla delegificazione, realizzata mediante rinvio alla contrattazione collettiva: i sindacati più rappresentativi, infatti, cominciarono ad attribuire un grande valore alla contrattazione collettiva, dotata di poteri normativi di integrazione della legge e, talvolta, anche di deroga ad essa.

Concertazione e accordi storici

Parallelamente, le confederazioni sindacali maggiormente rappresentative contribuirono alla nascita delle prime esperienze di negoziazione triangolare tra governo, Confindustria e Cgil, Cisl e Uil. Questa forma di concertazione mirava ad adottare provvedimenti di politica economica e sociale rivolti ai lavoratori. Il primo fu il protocollo del 1983, noto come «accordo Scotti», finalizzato a gestire la dinamica salariale e il tasso di inflazione. Ancora più famoso è stato l’accordo stipulato il 14 febbraio 1984 (accordo di San Valentino), volto a favorire il congelamento degli aumenti salariali automatici (indennità di contingenza) legati alla scala mobile.

Inattività e ripresa della concertazione

Da allora, per quasi dieci anni la concertazione restò inattiva a causa delle divergenze sorte in ambito politico e sindacale. Nel 1993, però, fu siglato uno dei più importanti protocolli tutt’oggi vigente, da molti giuristi definito «la Carta costituzionale del sistema italiano delle relazioni industriali».

Riforma del modello sindacale

Il protocollo del 1993 ha ridisegnato il modello organizzativo sindacale e contrattuale. Da un lato esso ha dato vita alla rappresentanza sindacale unitaria (RSU), dall’altro, ha garantito l’accesso alla contrattazione con efficacia generale ai soli sindacati dotati di un’effettiva rappresentatività.

Critiche al modello di concertazione

Nonostante il successo del protocollo del 1993, nel Libro bianco sul mercato del lavoro (2001) il governo propose di sostituire al modello della concertazione il dialogo sociale, sostenendo che la negoziazione triangolare limitasse fortemente la capacità decisionale dell’esecutivo, subordinandola al consenso delle parti sociali.

Domande da interrogazione

  1. Qual è stata l'evoluzione del diritto sindacale a partire dagli anni settanta?
  2. A partire dagli anni settanta, il diritto sindacale ha visto una tendenza alla delegificazione, con un crescente valore attribuito alla contrattazione collettiva, che ha acquisito poteri normativi di integrazione e, talvolta, di deroga alla legge.

  3. Quali sono stati gli accordi storici più significativi nella concertazione sindacale?
  4. Tra gli accordi storici più significativi ci sono il protocollo del 1983, noto come «accordo Scotti», e l'accordo di San Valentino del 1984, che miravano a gestire la dinamica salariale e il tasso di inflazione, e a congelare gli aumenti salariali automatici.

  5. Quali critiche sono state mosse al modello di concertazione?
  6. Il modello di concertazione è stato criticato nel Libro bianco sul mercato del lavoro (2001), dove si proponeva di sostituirlo con il dialogo sociale, sostenendo che la negoziazione triangolare limitasse la capacità decisionale dell'esecutivo, subordinandola al consenso delle parti sociali.

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