Concetti Chiave
- Le clausole di tregua e pace sindacale nei contratti collettivi mirano a prevenire conflitti interni, impegnando i sindacati a non proclamare scioperi durante la validità del contratto.
- Queste clausole vincolano solo le organizzazioni sindacali, lasciando intatto il diritto di sciopero individuale dei singoli lavoratori.
- Il diritto di sciopero è considerato soggettivo, fondamentale e inalienabile, essendo collegato all'uguaglianza sostanziale secondo l'articolo 3 della Costituzione italiana.
- Lo sciopero, sebbene individuale, è spesso una forma di azione collettiva per perseguire interessi comuni, riflettendo un fondamento politico piuttosto che giuridico.
- Gli scioperi possono essere diretti contro le istituzioni pubbliche, come il governo, per promuovere cambiamenti significativi nelle politiche economiche e lavorative.
Clausole di tregua e pace sindacale
Le clausole di tregua e pace sindacale sono inserite nella parte obbligatoria dei contratti collettivi. Il loro obiettivo primario è evitare la creazione di conflitti interni alle associazioni sindacali; quest’ultime si impegnano a non proclamare lo sciopero per l’intera vigenza del contratto collettivo. Esse sono annoverate nella parte obbligatoria perché vincolano l’organizzazione sindacale a non proclamare l’azione di sciopero, dunque il suddetto vincolo non è rivolto al singolo lavoratore, il quale continua a poter esercitare liberamente, a livello individuale, il diritto di sciopero.
Il diritto di sciopero, in sintesi, si configura come soggettivo, fondamentale e inalienabile.
Pur essendo un diritto di carattere individuale, nella maggior parte dei casi lo sciopero si realizza mediante un’azione di natura collettiva; l’obiettivo da esso perseguito, infatti, attiene sempre a un interesse collettivo. Quest’ultima espressione attiene a un concetto appartenente alla teoria politica, dunque non al diritto positivo. Pertanto bisogna tener presente il fondamento politico che l’interesse collettivo mira a realizzare.
Le azioni collettive e gli scioperi possono avere come destinatari persino le istituzioni pubbliche (di solito il governo, che gestisce la politica economica). Esse possono divenire vere e proprie armi di cui servirsi contro le istituzioni politiche al fine di incentivare l’adozione di rilevanti e significative misure in ambito lavoristico.
Spesso, quindi, gli scioperi hanno come destinatari non le imprese, bensì il governo.