Andrea301AG
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Concetti Chiave

  • La certificazione dei contratti di lavoro, regolata dal decreto Biagi, garantisce la certezza dei rapporti di lavoro, impedendo modifiche unilaterali successivamente.
  • Enti bilaterali, sedi territoriali del lavoro, province, ministero del lavoro e università possono certificare i contratti, confermando la loro natura autonoma o subordinata.
  • L'atto di certificazione è efficace nei confronti dei terzi e ha effetto dall'inizio del contratto o dalla sua sottoscrizione.
  • La procedura di certificazione deve concludersi entro trenta giorni, e le parti possono impugnare la certificazione presso giudici amministrativi o del lavoro.
  • La certificazione può assistere l'autonomia individuale nei contratti, permettendo deroghe alla disciplina legale, anche per clausole nei contratti part-time.

La certificazione dei contratti di lavoro

L’istituto della certificazione dei contratti di lavoro, disciplinato dal decreto Biagi, è fondamentale per garantire la certezza dei rapporti di lavoro. Tramite la certificazione, infatti, si impedisce che l’assetto negoziale inizialmente pattuito sia in seguito modificato dalle parti, in particolare dal contraente più forte. La certificazione garantisce che un contratto qualificato e certificato in termini di lavoro autonomo non possa essere travolto ex post da una sentenza che lo Ri qualifichi come subordinato, con conseguenti costi economici molto elevati.
Gli organi abilitati alla certificazione sono gli enti bilaterali, a livello territoriale o nazionale; le sedi territoriali del lavoro, le province, il ministero del lavoro e le università pubbliche e private.

L’istanza di avvio della procedura è sottoscritta da entrambe le parti; tramite quest’atto amministrativo, l’organo adito certifica la qualificazione del contratto stabilendo, ad esempio, che un determinato rapporto di lavoro è autonomo e non subordinato, o viceversa.

L’atto di certificazione è efficace anche nei confronti dei terzi e i suoi effetti si producono:
- dal momento d’inizio del contratto, nel caso in cui esso sia ancora in corso;
- nel momento in cui le parti sottoscrivono il contratto, se non lo hanno ancora fatto.
La procedura di certificazione deve concludersi entro trenta giorni dal ricevimento dell’istanza.
Se una delle due parti ritiene che il procedimento sia stato illecito, può impugnare la certificazione ricorrendo a due tipologie di ricorso:
1) ricorso dinanzi al giudice amministrativo per violazione delle regole del procedimento di certificazione o per eccesso di potere;
2) ricorso davanti al giudice ordinario del lavoro, per dimostrare l’erroneità giuridica della qualificazione o la natura viziata del consenso di una delle parti, oppure per sostenere la difformità fra il contratto e l’esecuzione effettiva del rapporto di lavoro.
Infine, l’istituto della certificazione può essere impiegato come strumento di assistenza all’autonomia individuale a fini derogatori, anche in peius, della disciplina legale. Si pensi, ad esempio, alla disposizione che prevede la possibilità di stipulare clausole elastiche nel rapporto di lavoro a tempo parziale, però a patto che la stipulazione avvenga dinanzi a una commissione di certificazione.

Domande da interrogazione

  1. Qual è l'importanza della certificazione dei contratti di lavoro secondo il decreto Biagi?
  2. La certificazione dei contratti di lavoro è fondamentale per garantire la certezza dei rapporti di lavoro, impedendo modifiche unilaterali da parte del contraente più forte e proteggendo il contratto da riqualificazioni ex post che potrebbero comportare costi economici elevati.

  3. Chi sono gli organi abilitati alla certificazione dei contratti di lavoro?
  4. Gli organi abilitati alla certificazione includono enti bilaterali a livello territoriale o nazionale, sedi territoriali del lavoro, province, il ministero del lavoro e università pubbliche e private.

  5. Quali sono le opzioni di ricorso se una parte ritiene che la certificazione sia stata illecita?
  6. Se una parte ritiene che la certificazione sia stata illecita, può ricorrere al giudice amministrativo per violazione delle regole del procedimento o eccesso di potere, oppure al giudice ordinario del lavoro per dimostrare l'erroneità giuridica della qualificazione o la natura viziata del consenso.

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