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Archiloco (VII a. C. PARO - Taso; muore a Nasso) Giambo

Archiloco è il primo poeta giambico classificato nel canone e anche il primo elegiaco. La composizione giambica di questo periodo conserva ancora gran parte dei tratti che la caratterizzarono nell’età più antica, quando i giambi erano parte di riti magici rurali di estrazione popolare. Recentemente Miralles e Portulas hanno individuato nei personaggi dei giambi e nei loro poeti “una figura delle origini, generalmente identificabile col tipo che gli antropologi chiamano trickster”.

Il trickster è ad un tempo furfante buffone sciocco: rispetto all’eroe dell’epos si configura come un antieroe.

La vita
Le diverse informazioni biografiche sicure sulla vita di Archiloco si possono ricavare dai suoi carmi e da due iscrizioni votive rinvenute nell’Archilocheion, il santuario in onore del poeta fatto costruire a Paro nel III a.C.: la prima, detta di Mnesìepes, del III a.C.; la seconda,dedicata da un certo Sòstene, che risale al I secolo a.C. Nell’iscrizione di Mnesiepes si dice che Licambe fu insieme al padre di Archiloco ambasciatore dei cittadini di Paro presso l’oracolo di Delfi: un segno dell’importanza pubblica dei personaggi e delle rispettive famiglie. L’iscrizione di Mnesìepes narra inoltre che Archiloco da ragazzo andò, per ordine del padre, a vendere un bue, ma incontrò delle fanciulle che lo derisero e fecero scomparire il bue lasciando al suo posto una lira; il ragazzo capì allora che si trattava delle Muse. La leggenda deriva dalla scena dell’investitura poetica nella Teogonia di Esiodo.

Per stabilire la cronologia del poeta ci sono due testimonianze fornite da Archiloco stesso: nel fr. 19 W si parla di Gige, re di Lidia, il cui regno si colloca fra il 680 e il 650 a.C. Un altro appiglio cronologico è l’eclissi del 648 a.C, menzionata nel fr. 122 W. La patria di Archiloco fu l’isola di Paro, il padre si chiamava Telèsicle e la madre, una schiava tracia, Enipò; ma questo nome può essere fittizio, perché in greco (enipè) significa “biasimo”. Archiloco stesso si proclama “figlio di Enipò, la schiava”, ma ciò non autorizza a ricavare che il poeta fosse figlio di una schiava: l’espressione può semplicemente alludere alla sua vocazione di poeta giambico. La sua vita fu quella di un soldato mercenario e si svolse fra Paro e Taso dove, secondo la tradizione, un antenato del poeta aveva condotto una colonia. Secondo la tradizione Archiloco fu ucciso nell’isola di Nasso da un tale Calonda.

L’amore e il sesso, nella biografia e nelle opere
- Una parte della leggenda biografica e dei frammenti di Archiloco è occupata dal suo litigio con Licambe, un uomo che gli aveva promesso in sposa la figlia Neobùle ma poi era tornato sulla sua decisione. La reazione di Archiloco fu piccata e violenta. Secondo la leggenda le invettive poetiche di Archiloco furono talmente irruente che in seguito Licambe si sarebbe impiccato con le figlie per la disperazione e la vergogna. Quest’ultimo episodio è una leggenda perché è un topos che ritorna anche in Ipponatte. La maggior parte della tematica amorosa archilochea è occupata da versi d’amore indispettito, che fa pensare all’amore contrastato. Accanto a questi toni aggressivi non mancano delicati versi erotici. Basti pensare al papiro di Colonia (fr. 196a W.), un lungo frammento in cui il narratore fa la corte alla sorella vergine di Neobùle.

Il mestiere di soldato
- Archiloco era un mercenario che combatteva per la paga. Il mestiere di soldato viene visto anche dall’interno con ironia e realismo. Egli rifiuta la figura dell’eroe omerico alto, dai bei capelli e ben rasato, a vantaggio del guerriero piccolo, con le gambe storte, ma saldo sulle gambe e “pieno di coraggio” (fr. 114 W.): quello che conta è l’efficienza e il risultato, non l’aspetto esteriore. Il mestiere di soldato ci permette di identificare il pubblico e l’occasione della sua poesia. Durante le lunghe campagne militari, i suoi compagni costituivano il suo uditorio, i suoi versi erano d’intrattenimento per i simposi guerreschi simili a quelli visti nell’Iliade.

Il rapporto con la divinità e l’etica/procedimenti letterari della poesia archilochea
- Archiloco non ignora gli dei in questo segue la religiosità dell’epos, ma certe sue invocazioni risultano troppo grandiose, come l’invocazione a Zeus (fr. 177 W,) e ad Apollo (fr 26,5-6 W.). Il dolore in Archiloco è un’esortazione accorata. Egli non disdegnava l’impiego di elementi popolari nella sua poesia, uno dei più notevoli è la favola, come quella della volpe e dell’aquila (fr. 174-181 W.) e della volpe e della scimmia (fr.185-187 W.). In un altro frammento attribuito ad Archiloco sembra riconoscibile un secondo elemento popolare: l’epinicio in onore dei vincitori dei giochi. Da Archiloco si è fatto cominciare l’”io lirico” moderno, ma la sua grande novità non è tanto l’”io” (presente anche in Esiodo) quanto un “noi” collettivo. A volte è il poeta stesso a parlare, altre volte la violenza dell’attacco può essere delegata ad una persona loquens, senza che questo sia dichiarato.

Lingua e stile/metrica e musica
Archiloco scrive in lingua omerica e riesce ad omerizzare anche nei solenni tetrametri trocaici catalettici e negli asinartèti ,che come ritmo sono molto diversi dall’esametro. Per Archiloco il livello di stile è funzionale alla tematica. Egli ha grande importanza anche nella storia della musica, della ritmica e della metrica. Usa l’esametro stichico, ma introduce il trimetro giambico, il tetrametro trocaico catalettico, gli asinartèti e gli epodi. Dalle fonti è dato come l’inventore della parakatalogè, e cioè del recitativo musicale.

Fortuna
È stato uno dei poeti più popolari dell’antichità ed è suo onore sommo l’essere stato messo accanto ad Omero. Ad assicurargli tanta fortuna fu l’ampiezza della sua ispirazione. Tuttavia, per il carattere energico e la natura polemica e personale della sua poesia, ebbe anche molti detrattori (Pindaro, Crizia). Fra il V e il IV secolo anche i filosofi Eraclito, Platone e Aristotele lo criticarono come troppo dedito all’ingiuria. L’ambiente cristiano lo ripudiò del tutto, giudicando negativamente la sua trattazione troppo franca del sesso.

Frammenti
(fr. 1 W.) “Il servo Enialio”: Archiloco dichiara l’identità di soldato di professione e di poeta, (i due aspetti fondamentali della sua vita, la guerra e la poesia), va ricordata la leggenda dell’iniziazione del poeta (amabile dono delle Muse). È evidente l’antitesi tra Enialio, epiteto che indica la furia sanguinaria di Ares, e l’aggettivo “amabile” per definire l’intera attività poetica.
(fr. 2 W.) “Il mercenario per mare”: due temi che ricorrono nei frammenti sulla vita di mercenario sono il mare e il vino, compagno fedele e necessario nelle veglie notturne: è presente l’espressione (en dorì keklimenos) il cui significato è controverso. Doru = “lancia” oppure “legno, trave, tavola della nave”.
(fr. 4 W.): un’esortazione a bere nella cornice del simposio militare, malgrado le avversità i soldati non rinunciano a questa importante istituzione socio-culturale (importanza del vino).
(fr. 5 W.) “Al diavolo lo scudo”: le armi del guerriero omerico sono parte del suo corpo e della sua identità, abbandonarle significa tradire il proprio onore. Il vero mestiere del guerriero omerico è morire con gloria. Per Archiloco conta restare vivo, e se per farlo bisogna gettare lo scudo, che con il suo peso e le sue dimensioni rallenterebbe la fuga, suo malgrado, il guerriero lo farà (cfr. Achille odissiaco).
(fr. 114 W.) “Il comandante ideale” Archiloco distrugge l’immagine dei guerrieri omerici che si presentavano sempre come eroi imponenti, nobili, belli, preferendo un comandante piccolo, ma coraggioso.
(fr. 126 W.) “Ricambiare il male con il male”: qui emerge l’etica dell’eterìa: chi fa del male sia pronto a subirlo a sua volta.
(fr. 13 W.) ”Sopportare il dolore:l’elegia a Pericle”. Archiloco invita a sopportare i mali e il dolore ed esorta ad elaborare il lutto attraverso la “forte sopportazione” data dagli dei. La sciagura riferita alle vittime del naufragio aveva colpito sia Archiloco, sia Pericle, un compagno del poeta.
(fr. 128 W.) “Gioire e soffrire, ma con moderazione”: Archiloco si rivolge al cuore, pratica diffusa anche nei poemi omerici, il poeta è consapevole dell’imprevedibilità della sorte e reagisce con un misto di realismo e vitalità: all’uomo non resta che prendere gli avvenimenti con moderazione. È la filosofia del “non troppo”.
(fr.196a W.) ”Una scena di seduzione perfettamente riuscita”: nell’epodo di Colonia si racconta l’incontro del poeta con la sorella minore di Neobùle. Ha le caratteristiche di una scena di persuasione-seduzione: lo scenario tra prati erbosi e fiori in cui avviene l’incontro erotico, infatti, richiama quello degli amori tra Zeus ed Era.
(fr. 19 W.) Gige di cui parla il frammento è Guggu, re dei Luddi, il quale chiese aiuto agli Assiri contro i Cimmeri(662 a.C); morirà durante un attacco dei Cimmeri anni dopo, verso il 625 ca. La cronologia dei testi assiri contrasta con quella di Erodoto, secondo il quale il regno di Gige durerebbe all’incirca tra il 716 e il 678 a.C. Gli studiosi tendono a ritenere la cronologia dello storico greco storicamente poco attendibile, frutto di una ricostruzione artificiale.

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