Poeta ateniese, o forse spartano. Nacque nel VII secolo A.C. e morì tra il 680 e il 620. viene considerato uno dei più antichi poeti greci. Chiamato in modo ironico ad essere comandante perché zoppo, è considerato una delle più dirette espressioni di spirito guerriero spartano.
d’un valoroso che pugna per la sua patria;
ma abbandonare la propria città e i grassi campi,
e andar nemico è la cosa più ignobile.
Errando con la madre diletta e il vecchio padre,
e i figlioletti ancor teneri e la fedel sposa.
Si resta odiosi, tutti coloro in cui ci s’ imbatte,
perché si è oppressi dal bisogno e dalla triste miseria,
disonoriamo la nostra stirpe, deturpiamo il nobile aspetto umano,
ogni obbrobrio, ogni sventura ci seguono.
Se dunque per l’uomo che va così ramingo non v’è alcun riguardo
Né rispetto, né per lui, né per la sua discendenza,
combattiamo animosamente per questa terra e per i figli
affrontiamo la morte senza curarci della vita.
Questa lirica fa parte del celebre discorso che il poeta fece ai Greci per scuoterli alla vittoria. La vita non ha alcun valore per i vinti, che, nel costume dei popoli antichi, diventavano servi e dovevano prendere la via dell’esilio. Meglio dunque affrontare la morte in battaglia: assicureremo almeno la libertà ai nostri figli.
Egli nacque a Paro, come figlio illegittimo e questo fatto lo escluse dall’eredità paterna. Visse tra il 700 e il 640 A.C.

Egli diventa il protagonista assoluto di suoi versi, impone la prima persona come referente unico dell’esperienza assunta ad argomento.
La sua produzione , come quella delle liriche, presuppone un pubblico e un’occasione specifici: il simposio o la riunione di un gruppo con alla base interessi comuni.
I valori tradizionali risultano svuotati: l’individuo deve trovare in sé sia la sapienza , sia la natura per fronteggiare gli eventi tristi e lieti senza esasperazione.
L’esistenza vale la pena essere vissuta, con gioia di saperne gustare ogni attimo e con la consapevolezza che nella sua forma risiede il valore assoluto della realtà umana.
arma perfetta, che presso un cespuglio abbandonai non volendo;
ma ho salvato la vita. Che m’importa di quello scudo?
Vada in malora! In seguito me ne procurerò uno non peggiore.
Archiloco in questa lirica si vanta di aver salva la pelle, piuttosto che l’onore. Nell’antica Grecia, infatti, chi abbandonava lo scudo era un codardo, ma questo poeta non si sente tale, perché la pelle vale più dell’onore.
le ginocchia non mi sostengono più. Oh, se io fossi un cerilo
che sul fior dell’onde vola, pertanto dalle alcioni
col cuore sicuro, purpureo uccello di primavera.
Il cerilo è il maschio degli alcioni. Quando invecchia e si stanca di volare le alcioni lo sostengono nell’aria durante la migrazione. Il poeta vorrebbe essere un cerilo, condotto dalle giovani.