Concetti Chiave
- L'episodio del cavallo di Troia è raccontato da Enea, protagonista dell'Eneide, che descrive il dolore provocato dall'inganno di Ulisse e la distruzione di Troia.
- Il cavallo è costruito dai Danai con l'aiuto della dea Pallade, come stratagemma per entrare nella città di Troia, e al suo interno vengono nascosti soldati armati.
- Laocoonte avverte i troiani del pericolo rappresentato dal cavallo, sospettando che contenga una trappola, ma il suo avvertimento viene ignorato.
- Nonostante i dubbi di alcuni, il cavallo viene introdotto a Troia, portando alla rovina della città quando i soldati nascosti all'interno escono per attaccare.
- Il racconto include elementi di tensione e inganno, culminando in un attacco devastante che segna la fine dell'epoca troiana.
In questo appunto viene riportata la parafrasi del passo L'inganno del cavallo del secondo libro dell'Eneide (poema epico scritto da Publio Virgilio Marone in età augustea). L'episodio al centro del brano è senz'altro quello dell'inganno del cavallo ordito in maniera furba e astuta da Ulisse con la chiara intenzione da parte degli Achei di conquistare la città di Troia, governata dal re Priamo. Il piano ordito dallo stesso Ulisse è veramente stato preparato nei minimi particolari.
Dopo essere entrati nella città, gli Achei sferrano gli ultimi attacchi volti alla conquista della città creando devastazione e provocando lutti tra i Troiani. Il racconto dell'accaduto nel secondo libro dell'Eneide viene fatto in prima persona dallo stesso Enea che è il protagonista dell'intero poema scritto da Virgilio sotto il principato di Augusto.
Versi dell'episodio: L'inganno del cavallo
Tacquero tutti e tenevano attento lo sguardo.
Allora dall’alto giaciglio
il padre Enea
cominciò:
«Mi chiedi, o regina, di rinnovare un dolore indicibile,
il modo tenuto dai Danai
nel distruggere la potenza troiana
e il regno sventurato, tristissimi fatti dei quali
fui testimone e protagonista. Chi mai a raccontarli,
mirmidone o dolope
o soldato del duro Ulisse,
frenerebbe le lagrime? E già l’umida notte discende
dal cielo e le stelle al tramonto conciliano il sonno.
Ma se desideri tanto di conoscere le nostre vicende
e di udire brevemente l’estremo travaglio di Troia,
sebbene l’animo inorridisca al ricordo e sempre si sia abbandonato al pianto
comincerò. Stremati dalla guerra e respinti dai fati,
i capi dei Danai, trascorsi ormai tanti anni,
per divina arte di Pallade costruiscono un cavallo
a misura di monte e ne intessono i fianchi di abete;
simulano un voto per il ritorno, la fama si sparge.
Qui rinchiudono di frodo nel fianco oscuro prescelti
corpi di eroi designati a sorte, e le vaste
profonde caverne del ventre riempiono d’uomini armati.
Davanti è Tenedo in vista, famosa isola,
florida e ricca durante il regno di Priamo,
ora soltanto una baia, una sosta malfida11 alle navi,
qui, spintisi al largo, si celano nella riva deserta.
Pensammo che fossero partiti con il vento diretti a Micene.
Allora tutta la Teucria si scioglie da un lungo dolore.
Si aprono le porte; piace l’andare, e il dorico
campo e i luoghi deserti vedere e la libera spiaggia.
Qui la schiera dei Dolopi, qui di Achille crudele la tenda,
qui la flotta, qui usavano combattere schierati.
Parte al dono esiziale per la vergine Minerva stupisce,
ed ammirano la mole del cavallo; e per primo Timete
esorta a introdurlo tra le mura e a collocarlo sulla rocca,
si trattasse d’inganno, o già comportasse così
il destino di Troia. Ma Capi e quelli che hanno in mente
un migliore pensiero, vogliono che si getti in mare il tranello
dei Danai, il dono sospetto, o si arda appiccandovi fiamme,
o si forino le cavità del ventre e si esplorino i nascondigli.
Il popolo incerto si divide in opposti pareri.
Per primo accorre, davanti a tutti, dall’alto
della rocca Laocoonte adirato, seguito da una grande turba;
e di lungi: «Sciagurati cittadini, quale così grande follia?
credete partiti i nemici? O stimate alcun dono
dei Danai privo d’inganni? Così conoscete Ulisse?
O chiusi in questo legno si tengono nascosti Achei,
o questa macchina è fabbricata a danno delle nostre mura,
per spiare le case e sorprendere dall’alto la città,
o cela un’altra insidia: Troiani, non credete al cavallo.
Di qualunque cosa si tratti, ho timore dei Danai
anche se recano doni.» Disse, e avventò con vigore
gagliardo la grande asta al fianco della fiera ed al ventre
dalle curve giunture. Quella s’infisse vibrando e dall’alvo
percosso risuonarono le cavità e diedero un gemito le caverne.
E se i fati degli dèi, se la nostra mente non era funesta,
egli ci aveva sospinti a violare il nascondiglio argolico con il ferro;
oggi Troia si ergerebbe, e tu, alta rocca di Priamo, dureresti ancora.
Intanto dei pastori dardanidi traevano al re
con grande clamore un giovane,
con le mani legate sul dorso, che ignoto s’era offerto
a chi veniva, per tramare proprio questo, aprire
Troia agli Achei, risoluto d’animo e pronto ad entrambe
le sorti, ordire inganni o incontrare sicura morte.
Per desiderio di vedere, la gioventù troiana s’affolla
ed accorre da tutte le parti, e gareggiano a schernire il prigioniero.
Ora ascolta le insidie dei Danai e dal crimine di uno solo,
conoscili tutti.»
Per queste insidie ed astuzia dello spergiuro Sinone
la cosa fu creduta, e presi con inganni e forzate lagrime
coloro che non furono domati dal Tidide
dal larisseo Achille, da dieci anni, da mille navi.
Qui un nuovo avvenimento, più grande
e molto più orrendo, si offre agli sventurati, e turba i cuori
sorpresi. Laocoonte, sacerdote tratto a sorte a Nettuno,
immolava un grande toro presso le are solenni.
Ma ecco da Tenedo in coppia per le profonde acque tranquille
- inorridisco a raccontarlo - due serpenti con immense volute40
incombono sul mare, e parimenti si dirigono alla riva;
i petti erti tra i flutti e le creste sanguigne
sovrastano le onde; tutta l’altra parte
sfiora il mare da tergo e incurva in spire gli enormi dorsi;
scroscia il gorgo schiumante. E già approdavano,
e iniettati di sangue e di fuoco gli occhi che ardevano,
lambivano con lingue vibrate le bocche sibilanti.
Fuggiamo esangui a quella vista. I serpenti con marcia sicura
si dirigono su Laocoonte; e prima l’uno e l’altro
serpente avvinghiano i piccoli corpi dei due figli
li serrano, e a morsi si pascono delle misere membra;
poi afferrano e stringono in grandi spire
lui che sopraggiunge in aiuto e brandisce le armi;
avvintolo due volte alla vita, e attortisi al collo
due volte con le terga squamose sovrastano con il capo
e con l’alte cervici. Egli si sforza di svellere
i nodi con la forza delle mani, cosparso le bende di sangue
corrotto e di nero veleno e leva orrendi clamori
alle stelle: quali i muggiti d’un toro ferito che fugge
dall’ara, e scuote via dal collo la scure malcerta.
Strisciando in coppia i due draghi fuggono verso l’alto
santuario e muovono verso la rocca della crudele Tritonide;
si acquattano ai piedi della dea e sotto il cerchio dello scudo.
Allora a tutti s’insinua nei petti tremanti
un nuovo timore, e dicono che Laocoonte ha pagato
giustamente il delitto, poiché ha violato con la punta
il legno sacro, e avventato al fianco la lancia delittuosa.
Gridano che si deve condurre al tempio il simulacro55
e pregare il nume della dea.
Apriamo una breccia nelle mura e spalanchiamo la cinta della città.
Tutti si accingono all’opera e pongono sotto le zampe
scorrevoli rulli e gettano canapi al collo.
Sale la fatale macchina i muri, gravida
d’armi. Giovinetti intorno e intatte fanciulle
cantano inni e godono di toccare la fune.
Quella entra e scorre minacciosa in mezzo alla città.
O patria, o Ilio, dimora degli dei, e gloriose in guerra
mura dei Dardanidi! Quattro volte s’arrestò sul limitare
della porta, e quattro volte dal ventre risuonarono le armi.
Tuttavia insistiamo incuranti, e accecati dalla follia,
e collochiamo il mostro infausto sulla sacra rocca.
Anche allora Cassandra dischiude le labbra ai fati
futuri, per ordine del dio giammai creduta dai Teucri.
Noi sventurati, nel nostro ultimo giorno,
per la città coroniamo i templi degli dei di festosa fronda.
Fonte bibliografica per i versi del secondo libro dell'Eneide: Istituto Italiano Atlas.
Parafrasi di: L'inganno del cavallo
Tacquero tutti e tenevano attento lo sguardo.
Allora dall'alto giaciglio il padre Enea cominciò:
Mi chiedi, o regina, di rinnovare un dolore indicibile,
il modo tenuto dai Danai nel distruggere la potenza troiana
e il regno sventurato, tristissimi fatti dei quali
fui testimone e protagonista. Chi mai a raccontarli,
mirmidone o dolope o soldato del duro Ulisse,
frenerebbe le lagrime? E già l'umida notte discende
dal cielo e le stelle al tramonto conciliano il sonno.
Tutti rimasero in silenzio e con lo sguardo attento.
In quel momento dal giaciglio alto disse il padre di Enea:
Regina, mi chiedi di riprovare un indescrivibile dolore,
I tristissimi fatti di cui fui testimone e protagonista
riguardanti il modo in cui i Danai hanno distrutto
la potenza troiana e il regno sfortunato.
Chi mai a raccontare certi fatti non piangerebbe anche se fosse mirmidone o dolope
o anche un soldato del duro Ulisse? E già sta arrivando la notte umida
e le stelle nel cielo conciliano il sonno.
Ma se desideri tanto di conoscere le nostre vicende
e di udire brevemente l'estremo travaglio di Troia,
sebbene l'animo inorridisca al ricordo e sempre si sia
abbandonato al pianto, comincerò.
Stremati dalla guerra e respinti dai fati,
i capi dei Danai, trascorsi ormai tanti anni,
per divina arte di Pallade costruiscono un cavallo
a misura di monte e ne intessono i fianchi di abete;
simulano un voto per il ritorno, la fama si sparge.
Ma se desideri così tanto conoscere le nostre vicende e vuoi
udire in breve le estreme sofferenze di Troia,
sebbene il mio animo inorridisca a ricorso e sempre si sia
lasciato andare al pianto, inizierò a raccontarti.
Esausti per la guerra e respinti dagli déi,
i capi dei Danai, dopo tanti anni,
Aiutati dalla divina forza di Pallade, costruirono un cavallo
grande quanto un monte con i fianchi costruiti con legni di abete;
simularono un regalo per il ritorno, la fama si sta espandendo.
Qui rinchiudono di frodo nel fianco oscuro prescelti
corpi di eroi designati a sorte, e le vaste
profonde caverne del ventre riempiono d'uomini armati.
Davanti è Tenedo in vista, famosa isola,
florida e ricca durante il regno di Priamo,
ora soltanto una baia, una sosta malfida alle navi;
qui, spintisi al largo, si celano nella riva deserta.
Nascosero nel fianco nascosto del cavallo dei soldati prescelti
a sorte, e le grandi caverne del ventre erano pieni di uomini armati.
Davanti c'è Tenedo, una famosa e ricca isola nel regno di Priamo,
che ora è divenuta solo una baia, un porto per le navi nemiche;
qui, spinti al largo, si nascondevano i nemici nella riva deserta.
Pensammo che fossero partiti con il vento diretti a Micene.
Allora tutta la Teucria si scioglie da un lungo dolore.
Si aprono le porte; piace l'andare, e il dorico
campo e i luoghi deserti vedere e la libera spiaggia.
Qui la schiera dei Dolopi, qui di Achille crudele la tenda,
qui la flotta, qui usavano combattere schierati.
Noi pensavamo che erano partiti con il vento a favore diretti a Micene.
Allora tutta la Teucria si era liberata dal grande dolore.
SI aprirono le porte, piaceva andare, e vedere il campo dorico e i luoghi deserti
e la spiaggi libera. In quei luoghi c'erano l'esercito dei Dolopi,
la tenda del crudele Achille, la flotta, in questi luoghi erano soliti
combattere schierati.
Parte al dono esiziale per la vergine Minerva stupisce,
ed ammirano la mole del cavallo; e per primo Timete
esorta a introdurlo tra le mura e a collocarlo sulla rocca
si trattasse d'inganno, o già comportasse così
il destino di Troia. Ma Capi e quelli che hanno in mente
un migliore pensiero, vogliono che si getti in mare il tranello
dei Danai, il dono sospetto, o si arda appiccandovi fiamme,
o si forino le cavità del ventre e si esplorino i nascondigli.
Un'altra parte del popolo rimaneva stupito di quel dono per la vergine Minerva
e lo ammirava; e per primo Timete chiede di portare il cavallo dentro le Mura
e a collocarlo sulla rocca, si trattava di un inganno o già era scritto il destino
di Troia. Ma i capi e quelli che hanno in mente pensieri migliori, volevano
gettare in mare il tranello dei Danai, il dono sospetto, o volevano bruciarlo o ancora volevano bucare le cavità del ventre per esplorarne i nascondigli.
Il popolo incerto si divide in opposti pareri.
Per primo accorre, davanti a tutti, dall'alto
della rocca Laocoonte adirato, seguito da una grande turba;
e di lungi: "Sciagurati cittadini, quale così grande follia?
credete partiti i nemici? o stimate alcun dono
dei Danai privo d'inganni? Così conoscete Ulisse?
O chiusi in questo legno si tengono nascosti Achei,
o questa macchina è fabbricata a danno delle nostre mura,
per spiare le case e sorprendere dall'alto la città,
o cela un'altra insidia: Troiani, non credete al cavallo.
Il popolo incerto si divise in due diversi pareri.
Per primo viene dalla rocca Laocoonte adirato, davanti agli altri e seguito da una grande folla; e disse: "Sciagurati cittadini, Cosa è questa così grande follia?
Credete che i nemici siano partiti? O pensate che esista qualche dono
dei Danai senza inganni? Pensate di conoscere così bene Ulisse?
O chiuso dentro questo cavallo di legno sono nascosti gli Achei,
o questa macchina è stata fabbricata per danneggiare le nostre mura,
per spiare le case e sorprendere la città dall'alto,
o cela ancora un'altra insidia: Troiani, non credere al cavallo.
Di qualunque cosa si tratti, ho timore dei Danai
anche se recano doni. Disse, e avventò con vigore
gagliardo la grande asta al fianco della fiera ed al ventre
dalle curve giunture. Quella s'infisse vibrando e dall'alvo
percosso risuonarono le cavità e diedero un gemito le caverne.
E se i fati degli dei, se la nostra mente non era funesta,
egli ci aveva sospinti a violare il nascondiglio argolico con il
ferro;
oggi Troia si ergerebbe, e tu, alta rocca di Priamo, dureresti ancora.
Di qualsiasi cosa di tratti ho paura dei Danai
anche quando fanno dei regali. Disse, e con forza sbatté la grande asta
sul fianco del grande animale e al ventre dalle dalle giunture incurvate.
Quella si scalfi vibrando e risuonarono le estremità e le caverne interne
emisero un eco. E se i fati degli dei, se la nostra mente non era funesta,
egli ci aveva incoraggiati a violare il nascondiglio dei nemici, con il ferro;
Oggi Troia si ergerebbe e tu alta rocca di Priamo esisteresti ancora.
Intanto dei pastori dardanidi traevano al re
con grande clamore un giovane,
con le mani legate sul dorso, che ignoto s'era offerto
a chi veniva, per tramare proprio questo, aprire
Iloia agli Achei, risoluto d'animo e pronto ad entrambe
le sorti, ordire inganni o incontrare sicura morte.
Per desiderio di vedere, la gioventù troiana s'affolla
ed accorre da tutte le parti, e gareggiano a schernire il
prigioniero.
Intanto dei pastori dardanidi portavano al re con grande
clamore un giovane,
con le mani legate sul dorso, che si era offerto a chi veniva,
per tramare proprio questo, aprire Iloia agli Achei,
io giovane era risoluto di animo e pronto ad entrambe le sorti:
ordire inganni o incorrere in una sicura morte.
Per desiderio di vedere, si raduna la gioventù troiana
ed accorre da tutte le parti, e tutti fanno a gara per schernire il prigioniero.
per ulteriori approfondimenti sull'episodio dell'Inganno del cavallo vedi anche qua
Domande da interrogazione
- Qual è l'episodio centrale del secondo libro dell'Eneide?
- Chi racconta l'episodio dell'inganno del cavallo nell'Eneide?
- Qual era il piano degli Achei per entrare a Troia?
- Come reagirono i Troiani alla vista del cavallo di legno?
- Quale ruolo ha Sinone nell'inganno del cavallo?
L'episodio centrale è l'inganno del cavallo di Troia, un piano astuto ideato da Ulisse per conquistare la città di Troia.
L'episodio è raccontato in prima persona da Enea, il protagonista dell'Eneide.
Gli Achei costruirono un grande cavallo di legno, nascondendo al suo interno soldati armati, per ingannare i Troiani e penetrare nella città.
I Troiani erano divisi: alcuni volevano portare il cavallo dentro le mura, mentre altri, come Laocoonte, sospettavano un inganno e volevano distruggerlo.
Sinone, con le sue menzogne e lacrime, convinse i Troiani a fidarsi del cavallo, contribuendo al successo dell'inganno orchestrato dagli Achei.