Concetti Chiave
- Saba's article "Quello che resta da fare ai poeti" emphasizes the importance of "honest poetry," reflecting one's inner world with precision, and admires Manzoni for this approach.
- The influence of Freudian psychoanalysis is evident in Saba's work, viewing poetry as a means to explore the unconscious and act as a substitute for therapy.
- "Il Canzoniere" is a lifelong work, uniting all of Saba's poetic collections into a unified whole, mirroring the structure of Petrarch's model.
- The "Canzoniere" is divided into three volumes, each reflecting different life stages: experience, knowledge, and wisdom, blending autobiographical and fictional elements.
- Saba's prose includes "Storia e cronistoria del Canzoniere" and "Scorciatoie e raccontini," addressing personal and societal themes, with a focus on his Jewish identity and post-Holocaust reflections.
Indice
L'articolo inedito di Saba
Nel febbraio 1911 Saba inviò alla “Voce” un articolo programmatico intitolato “Quello che resta da fare ai poeti”, il quale non venne accettato e rimase inedito fino alla morte. La tesi di fondo è “ai poeti resta da fare la poesia onesta”, ciò significa voler rispecchiare nei versi, con scrupolosa esattezza, il proprio mondo interiore, per questo ammira Manzoni, il quale con assoluto rigore si è imposto di “non travisare il proprio io”. Il fondamentale apporto della dottrina freudiana lo troviamo in un altro articolo chiamato “Poesia, filosofia e psicoanalisi” uscito sulla “Fiera letteraria” il 5 settembre 1946: attribuisce alla psicoanalisi il merito di aver portato alla luce l’inconscio sepolto all’interno di ciascun individuo. La poesia si dimostra legata all’inconscio, da esso provengono infatti tanto l’impulso artistico, il bisogno di esprimersi, quanto il contenuto profondo dell’opera, guarire significherebbe infatti perdere ogni stimolo di scrittura, e per questo il poeta si tiene stretto il proprio malessere. Quindi, la poesia diventa un surrogato della terapia psicoanalitica, una forma rituale che consente di scaricare la tensione.
Il canzoniere di Saba
È il libro di una vita, in esso confluiscono infatti tutte le raccolte che pubblicò negli anni, l’idea di mettere insieme i propri versi in un’opera unitaria, nasce molto presto nella mente del poeta: Saba vi accennava in alcune lettere fin dal 1913 e nel 1921 venne pubblicata la prima edizione, comprendente circa 200 liriche distribuite in 10 sezioni, corrispondenti alle tappe della sua vita, ma l’edizione definita è solo quella del 1961. Il primo segnale delle sue intenzioni della creazione di un libro unitario è affidato al titolo, ricalcato sul modello petrarchesco: il canzoniere si distingue dalla raccolta di versi in ragione dell’impianto strutturale che presiede all’organizzazione delle liriche [mentre in una raccolta i singoli componimenti restano autonomi, in un canzoniere essi diventano parte di tutto]. Nell’impaginazione delle liriche, tuttavia, Saba rispetta sostanzialmente l’ordine di stesura, unica deroga a questo criterio sono i testi incluso nella sezione “Cuor morituro”. L’indice del libro suggerisce tre ordini di considerazioni, utili a chiarire la volontà del poeta, anzitutto solo una parte dei titoli rinvia esplicitamente a una determinata vicenda biografica, mentre altri risultano meno evidenti da questo punto di vista, ciò significa che Saba non premeva più di tanto ad enfatizzare l’aspetto autobiografico del libro. Inoltre, c’è almeno una sezione il cui titolo appare anacronistico, ossia “Ultime cose”, essa raccoglie le liriche del periodo 1935-1943 e, al contrario di quanto ci si aspetterebbe, non chiude il libro ma è seguito da altre sette sezioni, ma decise di non cambiarne il nome probabilmente perché vi si sentiva affezionato, in quanto gli evocava il pensiero dominante di quegli anni sempre più bui. Dunque il canzoniere non è un’autobiografia come la si intende comunemente, quanto la storia di un’anima, per questo l’autore può permettersi diverse licenze, come sovrapporre il reale all’immaginario, oppure il ricorso al tempo circolare, tornando continuamente sui traumi che stanno all’origine della poesia d’autore. Il canzoniere è diviso in 3 volumi anepigrafi, ossia privi di titolo forse per sottolineare la varietà di materia, contrassegnati unicamente dagli estremi cronologici:
I volumi del canzoniere
1. Volume primo, 1900-1920, tempo dell’esperienza: l’autore si tuffa nella vita, sperimentandone le gioie e le delusioni, l’orizzonte è quello tipico del romanzo di formazione in cui un giovane cerca il proprio posto nella società e impara a conoscere il mondo e può essere rubricato sotto le dominanti degli amori e delle armi. All’esperienza militare vanno ascritte le sezioni “Versi miliari”, che si riferiscono alla vita di caserma e al cameratismo con i commilitoni durante il servizio a leva a Salerno. All’esperienza amorosa troviamo la figura della moglie Lina, ad esempio in “Casa e campagna”, ma anche Paolina e Chiaretta, amori giovanili in “Così leggere e vaganti”;
2. Volume secondo, 1921-1932, tempo della conoscenza: il poeta vuole ripercorrere la sua vita cercando di capire le cause profonde del suo malessere, partendo dalle voci dei suoi genitori che sente in se stesso e che creano dissidio nella sua coscienza, ad esempio in “Il piccolo Berto” prova a risalire ai traumi infantile che avevano determinato il suo male di vivere generando i sintomi angosciosi del complesso dell’orfano: dal timore del tradimento alle crisi da abbandono;
3. Volume terzo, 1933-1954, tempo della sapienza: momento senile della conoscenza raggiunta, con le conseguenze della sostituzione della materia autobiografica con il patrimonio di storie e figure leggendarie, e l’affievolirsi della pulsione narrativa, capisce dunque che il dolore è universale ed è una condanna a cui nessuno scampa.
Saba critico di se stesso
Saba ebbe sempre l’impressione di non essere stato compreso dalla critica, per liberarsi di questo assillo arrivò a farsi critico di se stesso, scrivendo una “Storia e cronistoria del Canzoniere” che ripercorre l’intero svolgimento della sua opera poetica. Diversi capitoli furono anche anticipati nei due anni precedenti su alcune tra le più accreditate riviste militanti del secondo dopoguerra, e in questo autocommento, che lo stesso Saba amava paragonare a una tesi di laurea, l’autore parla di sé in terza persona, assumendo le sembianze fittizie di un critico immaginario chiamato Giuseppe Carimandrei. Egli cerca inoltre di imporre un’interpretazione ufficiale della sua opera, di stabilire una sorta di critica. Il Saba sapienziale dell’ultima parte del “Canzoniere” trova il suo corrispettivo in prosa nel volume “Scorciatoie e raccontini”, 165 testi suddivisi in cinque serie, e di carattere breve spesso aforistico, vennero scritti nel clima della liberazione dalla dittatura nazifascista e quindi rappresentano il Saba civile impegnato a denunciare gli orrori della Shoah.
Progetti incompiuti di Saba
Ma lui non aveva atteso la fine del fascismo per scrivere in prosa, già dal 1910 aveva infatti concepito di scrivere un libro sugli ebrei triestini, accumulando storielle curiose, aneddoti e ritratti emblematici basati su ricordi personali. Poi lasciò perdere il progetto, considerandolo di poco interesse, ma lo riprese dopo la guerra anche se esitò a pubblicarlo dato che utilizza un’ironia bonaria che, dopo la Shoah, gli sembrava un’irriverenza impietosa e fuori luogo, alla fine però prevalse la volontà di testimoniare e così nel 1956 uscì “Gli ebrei” come prima sezione di un volume di “Ricordi-Racconti” che comprende anche “Sette novelle” e “Tre ricordi del mondo meraviglioso”. Saba lasciò anche un romanzo incompiuto chiamato “Ernesto”, i cui primi cinque capitoli vennero scritti in clinica nel 1953, il personaggio attorno a cui ruota questo romanzo di formazione, ossia un adolescente triestino abbandonato dal padre e respinto dalla madre, è una sua evidente proiezione. Attraverso questo specchio rievoca l’altrimenti inconfessabile iniziazione sessuale, che aveva avuto un peso non secondario nella degenerazione patologica del suo malessere, mediante Ernesto compie dunque l’ultimo atto della propria anamnesi, per queste implicazioni autobiografiche, da lui stesso reputate scandalose, non avrebbe voluto che fosse dato alle stampe, ordinando alla figlia di distruggerlo, ma non fu ascoltato.
Domande da interrogazione
- Qual è la tesi principale dell'articolo inedito di Saba inviato alla "Voce"?
- Come si struttura il "Canzoniere" di Saba e qual è la sua particolarità?
- Quali sono le tematiche principali dei tre volumi del "Canzoniere"?
- In che modo Saba si è posto come critico di se stesso?
- Quali progetti incompiuti ha lasciato Saba e perché sono significativi?
La tesi principale è che "ai poeti resta da fare la poesia onesta", cioè rispecchiare nei versi il proprio mondo interiore con scrupolosa esattezza.
Il "Canzoniere" è un'opera unitaria che raccoglie tutte le poesie pubblicate da Saba, divisa in tre volumi anepigrafi, e si distingue per il suo impianto strutturale che organizza le liriche in un insieme coerente.
Il primo volume (1900-1920) tratta dell'esperienza, il secondo (1921-1932) della conoscenza e il terzo (1933-1954) della sapienza, riflettendo l'evoluzione personale e artistica di Saba.
Saba ha scritto "Storia e cronistoria del Canzoniere", un autocommento in cui parla di sé in terza persona attraverso un critico immaginario, cercando di imporre un'interpretazione ufficiale della sua opera.
Saba ha lasciato incompiuto un romanzo chiamato "Ernesto" e un libro sugli ebrei triestini. Questi progetti sono significativi per le loro implicazioni autobiografiche e per il desiderio di testimoniare la sua esperienza personale e storica.