Concetti Chiave
- Le "Rime" di Torquato Tasso comprendono poesie giovanili e mature, pubblicate in tre edizioni e caratterizzate da temi autobiografici, encomiastici e d'amore sensuale.
- Tasso adotta una struttura tematica per le sue poesie, non un canzoniere, con una forte influenza del Petrarchismo arricchita da elementi originali.
- La "Canzone al Metauro" riflette su motivi autobiografici e di sventura personale, mescolando lodi al fiume Metauro e alla famiglia della Rovere.
- Nella poesia "Qual rugiada o qual pianto", Tasso fonde i sentimenti umani con la natura, anticipando il panismo, con la natura che esprime emozioni umane.
- In "Donna, il bel vetro tondo", Tasso esplora il tema del riflesso allo specchio, collegando la bellezza della donna a quella del mondo attraverso l'immagine riflessa.
Indice
La Raccolta Poetica di Tasso
la raccolta delle sue rime comprende per la maggior parte poesie giovanili, ma anche poesie più mature. Tasso rivisionerà costantemente la sua raccolta poetica, che pubblica in tre edizioni. La raccolta non ha la forma di canzoniere, ma di raccolta divisa per gruppo tematico per un totale di circa duemila poesie.
Le poesie di Tasso sono caratterizzate da una ripresa del Petrarchismo, a cui però il poeta aggiunge tema e metodi originali: temi autobiografici, encomiastici, occasionali, d’amore sensuale, patetici; a tutto questo si aggiunge la componente musicale delle poesia tassiana. Vengono qui presentate una canzone, la più famosa di Tasso, e tre madrigali: è particolare l’uso che Tasso fa del madrigale, che associa sempre in maniera esclusiva al tema amoroso, proposto quasi in maniera elegiaca.Canzone al Metauro
Rime, 573, Canzone al Metauro: Tasso, fuggito da Ferrara, trova ospitalità nella corte di Urbino, presso Francesco Maria II della Rovere. In questa canzone il motivo encomiastico di consuma nei primi versi, dedicati al fiume Metauro e all’insegna dei della Rovere. Successivamente prevale il motivo autobiografico, poiché Tasso descrive innanzitutto la sua nascita e poi tutte le sventure che la sorte gli ha riservato: la morte della madre, le continue peregrinazioni con il padre e la morte del padre.
Stanza 1: O figlio del grande Appennino, piccolo sì, ma glorioso e illustre più per il nome che per l’abbondanza delle acque, io pellegrino fugace giungo a queste tue cordiali e amiche sponde per la mia sicurezza e per la mia pace. L’alta Quercia, che tu bagni e fecondi con dolcissimi acque, per le quali essa distende i suoi rami così da coprire monti e mari, mi ricopra con la sua ombra. L’ombra sacra, ospitale, che a nessuno nega pace e riposo sotto la sua nobile frescura, mi accolga e mi racchiuda dentro al suo fogliame più fitto, così che io sia protetto/nascosto da quella crudele e cieca dea, che seppur cieca mi vede, sebbene io mi nasconda da lei in monti e valli, e cammini di notte per le vie solitarie e sconosciute; e mi colpisce, così che nei miei mali/sventure mostra di avere tanti occhi quante sono le sue frecce.
Stanza 2: Ahimè! Dal giorno in cui per la prima volta respirai l’aria vitale e aprii gli occhi a questa luce/vita che per me non è mai serena, fui il divertimento e il bersaglio dell’ingusta e malvagia, e a causa sua ho patito ferie il passare del tempo risana a malapena. Lo sa la gloriosa e materna sirena (Partenope, ovvero Napoli), nei pressi del cui sepolcro ebbi la culla: avessi potuto averne o una tomba o un fosso al suo primo colpo! La crudele sorte mi strappò ancora bambino dal seno di mia madre. Ah! Con sospiri mi ricordo di quei baci, che lei bagnò di lacrime di dolore, e delle appassionate preghiere che il vento fugace ha portato via con sé: perché io non avrei più potuto accostare il mio volto al suo, accolto fra quelle braccia con legami così stretti e tenaci. Povero me! E seguii con passi insicuri mio padre errante (che vaga), come Ascanio o Camilla.
Stanza 3: Sono cresciuto in un esilio doloroso e in dura povertà in questi tristi peregrinaggi; ebbi una precoce conoscenza delle difficoltà: infatti, prima del tempo la durezza degli eventi e dei dolori rese matura in me la giovinezza (mi fece diventare adulto prima del tempo). Racconterò la sua malata e misera vecchiaia e tutti i suoi dolori. Ora non così tanto pieno dei miei dolori/disgrazie da bastare come esempio di dolore? Dunque altri che non sia io devono essere pianti da me? Già sono scaris i miei sospiri rispetto a quanto vorrei, e queste due fonti così grandi di lacrime non eguagliano le lacrime alle mie pene. Padre, o buon padre, che mi osservi dal cielo, ti piansi malato e morto (ti piansi sia quanto sei stato malato sia quando sei morto), e tu lo sai bene, e piangendo scaldai la tomba e il letto: ora che sei beato nel cielo, a te si deve onore, non lutto: a me sia riversato tutto il mio dolore.
Qual Rugiada o Qual Pianto
Rime, 324, Qual rugiada o qual pianto: il dolore del poeta viene percepito anche nella natura, tant’è che vediamo la natura “piangere rugiada”. Il poeta non piange per la partenza dell’amata, ma lo fa la natura al posto suo, scorgendo nel paesaggio il riflesso della propria anima. Vediamo come la natura si compenetri ai sentimenti umani, quasi a presagire quello che sarà il panismo dannunziano: la natura ha caratteri umani; ad esempio, le stelle hanno un candido volto, la luna semina le gocce, i venti notturni sembrano lamentarsi. Ineressante notare come poi Tasso non descriva, ma alluda: queste allusioni sono rafforzate dalle domande alle quali non viene data risposta.
Parafrasi: Quale rugiada, quale pianto, quali lacrime erano quelle che vidi spargere dal cielo notturno e dal volto luminoso delle stelle? E perché la bianca luna sparse una pura nuvola di gocce di rugiada in grembo all’erba fresca? Perché nell’aria oscura si sentivano, quasi piangendo/lamentandosi, tutto intorno scorrere i venti fino al mattino? Furono forse presagi della tua partenza, vita della mia vita?
Donna, il Bel Vetro Tondo
Rime, 260, Donna, il bel vetro tondo: Tasso descrive una donna che si riflette narcisisticamente in uno specchio; la bellezza della donna racchiude in sé tutta la bellezza del mondo, tanto che solo chi è capace di lodare le meraviglie dell’intera natura può lodarla. Ciò che consente alla donna di essere paragonata alla natura è lo stesso specchio: la donna che si riflette allo specchio è un topos già presente in Petrarca (cfr. RVF, XLVI) e verrà assai ripreso nella poesia manierista e barocca; lo specchio è, infatti, il simbolo dell’oscillazione degli oggetti e del mondo reale e illusorio
Parafrasi: Donna, lo specchio che ti mostra i denti, le labbra e i capelli biondi, in cui tu ti innamori di te stessa, è l’immagine del mondo, poiché ogni cosa che in lui risplende è il solo riflesso della tua luce. Ora chi nell’universo può contare così tanti e vari pregi, egli, audace, si possa vantare di racchiudere le tue lodi in prosa e in versi.
Lunge da Voi, Mio Core
Rime, 60, Lunge da voi, mio core: il tema del madrigale è molto ricorrente in poesia, ovvero la lontananza dalla donna amata, da cui, però, Tasso riesce a esprimere in modo originale il motivo del dolore: è fortunato un uomo che muore una volta e per sempre, al contrario del poeta, che invece muore tante volte per il dolore.
Parafrasi: Lontano da voi, mio cuore, il mio dolore mi uccide mille volte. Poiché la mia partenza mi tolse l’anima; e se io ripenso a lei, mi toglie di nuovo la vita, e tutti i miei pensieri sono morti. Oh tristezza infinita! E’ felice colui che muore una sola volta.
Domande da interrogazione
- Qual è la struttura della raccolta poetica di Tasso?
- Qual è il tema principale della "Canzone al Metauro"?
- Come viene rappresentata la natura in "Qual Rugiada o Qual Pianto"?
- Qual è il significato dello specchio in "Donna, il Bel Vetro Tondo"?
- Qual è il tema del madrigale "Lunge da Voi, Mio Core"?
La raccolta poetica di Tasso non ha la forma di un canzoniere, ma è divisa per gruppi tematici, comprendendo circa duemila poesie, con temi che spaziano dall'autobiografico all'encomiastico, dall'amore sensuale al patetico.
Il tema principale della "Canzone al Metauro" è autobiografico, con Tasso che descrive la sua nascita e le sventure della sua vita, come la morte della madre e le peregrinazioni con il padre.
In "Qual Rugiada o Qual Pianto", la natura è rappresentata come partecipe del dolore del poeta, con elementi naturali che sembrano piangere e lamentarsi, riflettendo i sentimenti umani.
In "Donna, il Bel Vetro Tondo", lo specchio simboleggia l'oscillazione tra il mondo reale e illusorio, riflettendo la bellezza della donna e paragonandola alla bellezza del mondo.
Il tema del madrigale "Lunge da Voi, Mio Core" è la lontananza dalla donna amata, con Tasso che esprime il dolore della separazione e la sensazione di morire ripetutamente per il dolore.