Concetti Chiave
- Il mito dell'età dell'oro rappresenta un tempo di armonia e libertà, senza i vincoli dell'onore e delle convenzioni sociali.
- Il testo esprime una critica alla società cinquecentesca, dominata dall'onore, proponendo una visione di amore libero e naturale.
- Il coro dei pastori funge da riflessione sulle tematiche dell'atto, contrapponendo la semplicità rurale ai rigidi codici cortigiani.
- Il contrasto tra la vita pastorale e quella cortigiana sottolinea la libertà perduta a causa delle restrizioni sociali e morali.
- Lo stile del testo è influenzato da modelli petrarcheschi e utilizza figure retoriche per bilanciare la leggerezza del componimento.
O bella età dell’oro,
[l’età dell’oro era un periodo alle origini della terra, in cui, sotto il governo di Saturno la vita era libera e non era necessario essere costretti a lavorare]
non tanto perché nei fiumi
scorreva il latte e dagli alberi trasudava il miele;
non perché le terre davano i loro frutti
senza essere arate e i serpenti strisciavano tranquilli e senza veleno;
non tanto perché le nuvole scure
non stendevano sulla terra la loro ombra,
ed era sempre primavera,
che ora passa dalla calura estiva al gelo invernale;
il cielo era luminoso e ridente
né una nave straniera
portava guerra o merce verso altri paesi;
[durante l’età dell’oro non esistevano né il commercio, né le rivalità fra i vari popoli]
Indice
La legge dell'onore
ma solo perché quella parola vuota
a cui non corrisponde una vera sostanza
quel valore adorato come una divinità, ma fonte di inganni,
quello che in seguito, dal popolo ignorante
fu chiamato onore
che lo rese tiranno della nostra natura,
non mescolava i suoi affanni
alle gioie della schiera degli innamorati,
né a quelle anime abituate alla libertà
fu nota la sua crudele legge, [si tratta della legge dell’onore]
ma legge dorata e felice
che la natura dette: tutto ciò che piace è lecito
[Nell’età dell’oro ciò che procurava piacere era sempre lecito e, pertanto, non esisteva alcun vincolo morale]
Amore e libertà
In quel tempo, tra fiori e limpidi corsi d’acqua
gli Amorini conducevano dolci danze
senza portare né archi, né fiaccole;
[Gli Amorini erano divinità minori al seguito di Venere e di Cupido. La freccia e le fiaccole erano gli strumenti per fare innamorare gli uomini, ma nell’età dell’oro non ce n’era bisogno perché, il sentimento amoroso nasceva spontaneamente e senza restrizione alcuna]
I pastori sedevano insieme alle ninfe
Unendo alle frasi che si scambiavano
atteggiamenti aggraziati e parole sussurrate
e ai sussurri alternavano i baci
che li univano saldamente;
le vergini nude
mostravano la freschezza del loro carnato,
che, invece, ora è nascosta da un velo,
come pure la rotondità dei loro seni, non ancora maturi
e spesso presso una fonte o presso un lago
si scorgeva un innamorato scherzare con l’amata.
Il ruolo dell'onore
Tu per primo, o Onore, insegnasti a coprire
la fonte dei piaceri [ le nudità],
impedendo così all’amorosa sete
di saziarsi della sua vista;
tu ai begli occhi insegnasti
a starsene abbassati per pudore
e agli tenere nascoste le loro bellezze;
tu raccoglieste in una reticella
i capelli altrimenti sparsi al vento;
tu rendesti improntati a pudore e a riservatezza
i dolci atti sensuali;
e alla franchezza del linguaggio insegnasti la moderazione e al camminare la modestia
O Onore, è soltanto colpa tua
se quello che era dono dell’Amore è diventato un furto.
E le nostre sofferenze e le nostre lacrime
sono tue imprese eccellenti.
Ma tu, padrone dell’Amore e della Natura,
tu che hai sottomesso i re, [dettando loro le tue leggi],
che fai in questi luoghi [ le salve dell’ambiente pastorale]
Vattene, disturba il sonno
dei personaggi illustri e potenti:
che non son sono in grado di capire la tua grandezza?
noi, in questo luogo, schiera abbandonata e umile
[= il coro formato dai pastori che può ancora avere la possibilità di vivere secondo i costumi di un tempo]
lasciaci vivere senza la tua presenza
secondo le usanze dell’età dell’oro.
Amiamo perché la vita umana
trascorre col passar degli anni e poi scompare
[il riferimento allo stesso tema della fuga del tempo di Catullo è evidente]
Amiamo, fintanto che il Sole tramonta e rinasce:
a noi nasconde la sua luce
di breve durata, e il sonno si porta la notte [la morte]
Riflessioni sull'età dell'oro
Il coro è inserito alla fine di ogni atto con funzione di commento. Esso è composto da pastori e serve allo scrittore ritagliarsi uno spazio di riflessione sulle tematiche principali dell’atto. In questo caso, l’argomento è costituito dalla dolcezza dei costumi dell’età dell’oro, caratterizzata dalla libera espressione del piacere, senza alcun vincolo, legato all’onore. Il mito dell’età dell’oro esisteva già nell’antichità: si trattava di un tempo mitico in cui fra gli uomini e fra gli uomini e la natura esisteva una perfetta armonia. Per il Tasso, l’età dell’oro consisteva nella libera espressioni degli istinti naturali. Che il processo dell’incivilimento non aveva ancora intaccato. Il messaggio che ci viene trasmesso di una convivenza amorosa libera è lontano sia dalla realtà cortigiana del Cinquecento, sia dalla realtà vissuta dai protagonisti. Infatti, le regole di Diana, dea della castità, impongono a Silvia delle restrizioni quando si tratta di dedicarsi all’amore; il satiro che tenta di approfittare di Silvia proclama che anche nelle innocenti selve, perfino l’amore si compra e si vende.
Contrasto tra passato e presente
Il messaggio collocato nel contesto culturale e ideologico del tempo è piuttosto contestatario. Esso difende l’istinti erotico e svaluta l’onore: invece, il Cinquecento era dominato dal codice etico della Controriforma e alla corte il prestigio sociale era basato sull’onore. Tuttavia Aminta ebbe successo il rinvio al tempo dell’Arcadia voleva vide proporre un’ambientazione storica molto distante che, pertanto, non poteva costituire una critica e un’alternativa al nodo contemporaneo. In questo si può dire l’opera costituisce una sorta di gioco che, grazie alla lontananza dalla realtà, si può permettere dei momenti di distanza dal senso comune.
Durante il corso del coro, abbiamo il contrasto fra i pastori che, nella loro rusticità dei boschi, si oppongono ad un pubblico cortigiano, che per convenzione sociale ha bisogno dell’onore e quindi di regole rigide quando si tratta di comportanti legati all’amore. Invece la parte finale, che riprende i versi di Catullo, ha un registro diverso. Il pronome “noi” non indica più i pastori, ma tutti gli uomini che sono vittime di un destino comune che li priva della luce e li fa piombare nelle tenebre eterne. Per questo motivo, si un ripiegamento malinconico derivato da un senso di precarietà e di fragilità della vita umana.
Stile e influenze
Dal punto di vista stilistico, il testo è caratterizzato dall' influenza del modello petrarchesco (Soprattutto del sonetto Chiare, fresche e dolci acque) e da alcune figure retoriche che controbilanciano l’eccessiva leggerezza del componimento come l’enjambement, l’anafora l’invocazione.
Domande da interrogazione
- Qual è il significato dell'età dell'oro nel testo?
- Come viene descritto il ruolo dell'onore nel testo?
- Qual è il contrasto tra passato e presente evidenziato nel testo?
- Quali sono le riflessioni sull'età dell'oro presentate nel testo?
- Quali influenze stilistiche sono presenti nel testo?
L'età dell'oro rappresenta un periodo mitico di armonia e libertà, in cui il piacere era lecito e non esistevano vincoli morali o leggi dell'onore.
L'onore è descritto come una forza che impone restrizioni e limita la libertà naturale, trasformando il dono dell'amore in un furto e causando sofferenze.
Il testo contrappone la libertà e la spontaneità dell'età dell'oro alla rigidità e alle restrizioni imposte dall'onore nella società contemporanea del Cinquecento.
Le riflessioni sottolineano la dolcezza dei costumi e la libera espressione del piacere dell'età dell'oro, in contrasto con le restrizioni della realtà cortigiana e le regole imposte dalla dea Diana.
Il testo è influenzato dal modello petrarchesco e utilizza figure retoriche come l'enjambement e l'anafora per bilanciare la leggerezza del componimento.