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Indice

  1. Torquato Tasso - Gerusalemme Liberata: commento
  2. L'ambientazione
  3. La bellezza nel conflitto
  4. I temi chiave
  5. Lo stile

Torquato Tasso - Gerusalemme Liberata: commento

La Gerusalemme Liberata è un poema che arde come una fiamma nella notte, che canta di eroi e battaglie, ma anche di cuori spezzati, di sogni infranti, di amori che brillano un istante e poi si spengono nel vento. Torquato Tasso, poeta del tormento e dell’ideale, ha dato vita a un’opera in cui la storia si veste di malinconia, e il clangore delle armi si mescola con il respiro sottile della poesia più profonda.

L'ambientazione

Nel cuore della crociata, tra le polveri del deserto e le mura antiche della Città Santa, si muovono cavalieri e paladini come ombre nobili di un passato idealizzato. Ma non è la guerra, non è la vittoria a rendere immortale questo poema: è il fremito delle anime che vi abitano. Rinaldo, Tancredi, Clorinda, Erminia, Armida… non sono semplici personaggi, sono simboli, sono passioni viventi, incarnazioni del dissidio eterno tra dovere e desiderio, tra fede e amore, tra la gloria e la solitudine.
In ogni pagina del poema si avverte il soffio, la tensione verso l’infinito e l’assoluto. Tancredi ama Clorinda, e la uccide. Rinaldo è rapito dalla maga Armida, e pur fuggendole, non riesce a strapparla dal cuore. Erminia piange nei boschi, confonde le armi con i sentimenti, si traveste, si perde, si ritrova. Non vi è lieto fine, non vi è pace: solo la dolcezza struggente di chi sa che ogni amore vero è anche un dolore necessario.

La bellezza nel conflitto

Tasso, come ogni vero romantico, sa che la bellezza abita nel conflitto. Le sue battaglie sono epiche, ma mai fredde; vi è il tuono dell’acciaio, ma anche il tremito dell’anima. Clorinda muore, battezzata nel momento stesso in cui si spegne: una scena che è insieme martirio e redenzione, morte e rinascita. È lì che la poesia si fa carne, che il sacro e il profano si toccano, che la fede diventa umana, e l’umanità si fa divina.
E poi c’è Armida, forse la figura più romanticamente intensa del poema. Maga, incantatrice, nemica, ma anche donna ferita, amante disperata. Armida costruisce un giardino incantato per trattenere Rinaldo, ma quel giardino è anche il suo cuore: splendido, ma fragile. Quando Rinaldo la lascia, non per odio, ma per dovere, lei non si vendica: si spezza. Piange, fugge, vorrebbe morire. La sua è la voce di tutte le passioni negate, di tutte le donne che hanno amato troppo, e che hanno perso tutto. E il suo dolore è così umano, così profondo, che anche chi la giudica non può non amarla.

I temi chiave

La Gerusalemme Liberata è un’opera sospesa tra terra e cielo. La crociata, con i suoi ideali, è lo sfondo: ma al centro, pulsa il cuore. È un poema in cui la religione si colora d’emozione, in cui l’eroismo si tinge di malinconia. Non vi è trionfo che non costi una lacrima, non vi è conquista che non lasci un vuoto. Tasso non canta la vittoria, canta l’uomo nella sua fragilità eroica, nel suo eterno oscillare tra l’altezza dell’ideale e il peso dolceamaro del sentimento.

Lo stile

Lo stile di Tasso, elegante e musicale, accompagna con grazia ogni battaglia e ogni sospiro. Ogni verso è cesellato come una nota in una sinfonia: talvolta solenne, talvolta tenero, sempre vibrante. Non vi è mai aridità, mai freddezza: la sua penna scrive con il sangue dell’anima, con il fremito di chi ha vissuto e sofferto ciò che canta.
E così, alla fine del poema, quando Gerusalemme è conquistata, resta nel lettore una dolce stanchezza, una nostalgia difficile da spiegare. Non per la città liberata, ma per ciò che si è perso nel cammino: gli amori incompiuti, i sogni non realizzati, le parole non dette. È il sapore romantico della memoria, della bellezza che scivola via, dell’ideale che, toccato, si dissolve.

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