antoniodimauro06
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Concetti Chiave

  • Nel periodo letterario del 1400-1500, si assiste a una transizione dal teocentrismo all'antropocentrismo, con un focus rinnovato sull'uomo come creatura privilegiata.
  • L'antropocentrismo porta a una rivalutazione delle capacità umane e si ispira al classicismo, cercando di superare i modelli antichi attraverso armonia, equilibrio e imitazione.
  • La questione della lingua vede tre proposte principali: la tesi Bembesca con il fiorentino del '300, la tesi di Castiglione con una lingua cortigiana, e la tesi Machiavelliana con il fiorentino del '500.
  • La tesi Bembesca viene accolta per preservare il prestigio intellettuale, ma la tesi Machiavelliana è più praticata per la sua adattabilità all'uso contemporaneo.
  • Il Trattato emerge come genere letterario principale, influenzato da un rinnovato interesse per il classicismo e l'antidogmatismo, stabilendo nuovi canoni letterari.

Indice

  1. Transizione dal Teocentrismo all'Antropocentrismo
  2. Il Concetto di Humanitas e Classicismo
  3. Dibattito sulla Lingua Italiana
  4. Il Trattato come Genere Letterario

Transizione dal Teocentrismo all'Antropocentrismo

Nel periodo Letterario del 1400-1500, abbiamo tanti e soprattutto vari cambiamenti che di

fatto modificano profondamente la società medioevale.

Nel 1400-1500 abbiamo una variazione del teocentrismo finora conosciuto:

Nel 1000-1300 vi è un Teocentrismo radicato, in cui Dio è al di sopra del creato, e l’uomo invece è considerato eguale a tutte le altre creature, di fatto sono posti sullo stesso piano(cfr. Il Cantico delle Creature di San Francesco, dove ciò è confermato dagli aggettivi “Fratello” e “Sorella” nei confronti rispettivamente del sole e della luna). La figura della donna funge da ponte (Trait d’Union) tra Dio e uomo, chiamata “Daimon”, che porta le richieste del creato a Dio e conseguentemente la sua risposta ad esse.

Il Concetto di Humanitas e Classicismo

Tuttavia, nel ‘400-’500, avviene un cambiamento. Non si parla più di Teocentrismo, ma bensì di Antropocentrismo. Sebbene Dio rimanga al centro di tutto, adesso l’uomo non è più da collocarsi alla pari di tutto il creato: egli diventa creatura privilegiata. Avviene una rivalutazione delle potenzialità dell’uomo (ecco perché Dio rimane al centro) poiché si comprende che Dio ha fatto il creato per lui stesso. L’humanitas (ovvero tutto l’insieme di

capacità umane che rendono l’uomo superiore rispetto a tutto il resto del creato) si oppone al Divino. È proprio nel concetto di humanitas che c’è il tentativo, da parte dell’uomo moderno, di cercare nel passato una fonte d’ispirazione che potesse giustificare questo suo furore; essa si trova nel classicismo, che si guarda con la consapevolezza di poterlo sì imitare, ma addirittura superare. Non a caso, le tre parole che definiscono questo periodo

sono Armonia, Equilibrio, Imitazione (imitazione intesa come emulazione, ovvero con l’obiettivo di fare meglio). Su questa nuova accezione di “Imitazione” comunque non tardano ad arrivare pareri contrastanti, quali a favore e quali no. Gli esempi più celebri sono portati da Francesco Guicciardini, che, da uomo della modernità, condivide a pieno questo progresso, e da Nicolò Machiavelli, che invece non lo supporta affatto, riportando l’esempio dell’arciere: il bersaglio (ovvero la letteratura classicista) è fin troppo lontano perché

l’arciere lo superi o colpisca al centro, perciò deve utilizzare la tecnica a parabola, di fatto indicando che l’uomo al massimo può prendere spunto e tratte ispirazione dai testi degli antichi, ma di certo non può superarli.

Dibattito sulla Lingua Italiana

Sebbene fosse già stata affrontata (e risolta) da Dante verso il 1300 con le opere “De Vulgari Eloquentia” ed “Il Convivio”, ritorna nuovamente la questione della lingua, poiché sì, il volgare era utilizzato nelle attività quotidiane e quant’altro, ma negli ambienti elitari (quali le cancellerie, e nei luoghi dediti alla scienza e filosofia) non ancora: il latino era rimasto la lingua dominante (effettivamente ricopriva del tutto il ruolo dell’inglese ai giorni nostri).

Vengono avanzate molte proposte, ma le tre più famose sono:

La Tesi Bembesca: avanzata da Pietro Bembo, propone Petrarca per la poesia, e Boccaccio per la prosa (Dante viene scartato perché pluri-stilista). Di fatto indica il fiorentino del ‘300 come soluzione. La Tesi di Baldassarre Castiglione: egli propone invece di creare una lingua cortigiana, ovvero formata dal meglio di ogni volgare italico. La Tesi Machiavelliana: formulata da Nicolò Machiavelli, prende una strada alternativa, suggerendo la lingua parlata dai fiorentini colti del ‘500.

Tra le tre, la meno praticabile e poco funzionale è chiaramente la proposta di Baldassarre Castiglione. Si vedono dibattute, tuttavia, le tesi Bembesca e Machiavelliana: tra le due, la più accettata è quella Bembesca, anche se in effetti la più utilizzata e realistica è quella Machiavelliana; spiego subito il perché. La tesi Bembesca venne accolta volentieri ed in maggioranza rispetto a quella Machiavelliana, perché ormai l’intellettuale ha perso il suo prestigio. Mentre prima la cultura era vista come valore aggiunto (il trovatore, che apparteneva alla nobiltà minore[ovvero ad esempio i figli cadetti], sedeva al tavolo col nobile), adesso non lo è più, poiché a corte il signore (dati gli squilibri economici del territorio italico su cui poi farò un documento) non poteva più permettersi di accogliere e mantenere un dotto. Siccome il fiorentino del ‘300 era ampiamente conosciuto dagli intellettuali fiorentini, si pensava che l’eventuale adozione di questa tesi avrebbe restituito loro l’antico prestigio di cui godevano. Era un meccanismo di autodifesa, i dotti diventavano necessari. In termini d’uso, però, vince la proposta di Machiavelli, questo perché il fiorentino del ‘300 è una lingua cristallizzata ed ormai obsoleta (molte parole avevano cambiato significato, ed il lessico era poco). L’esempio che più consacra queste problematiche è proprio la pubblicazione dell’Orlando Furioso da parte di Ludovico Ariosto (grande sostenitore della tesi Bembesca), che avvenne circa 8 volta a causa della scarsità lessicale e del cambiamento dei significati.

Il Trattato come Genere Letterario

Un altro avvenimento degno di nota che caratterizza il 1400-1500 è chiaramente la presa di posizione come “genere principe” da parte del Trattato. Ciò avviene per due motivi:

1) Proprio per lo sguardo al classicismo, l’uomo ha necessità di impostare il nuovo canone, e lo fa proprio attraverso il Trattato: d’ora in poi, chiunque voglia scrivere un trattato di comportamento o altro doveva farlo seguendo le regole dettate da Bembo, Castiglione e Machiavelli, come scriverlo in più libri con un titolo per ognuno, ecc...

2) Vi è l’arrivo dell’antidogmatismo, ovvero l’abbandono di ogni tipo di precedente dogma dato per effettivo e veritiero.

Domande da interrogazione

  1. Quali sono i cambiamenti che avvengono nel periodo letterario del 1400-1500?
  2. Nel periodo letterario del 1400-1500 avvengono cambiamenti che modificano profondamente la società medioevale, passando dal teocentrismo all'antropocentrismo.

  3. Cosa significa teocentrismo?
  4. Il teocentrismo è una visione del mondo in cui Dio è al di sopra del creato e l'uomo è considerato eguale a tutte le altre creature.

  5. Qual è la differenza tra teocentrismo e antropocentrismo?
  6. Nel teocentrismo, l'uomo è considerato eguale a tutte le altre creature, mentre nell'antropocentrismo l'uomo diventa una creatura privilegiata e viene rivalutata la sua importanza nel creato.

  7. Quali sono le tre parole che definiscono il periodo del 1400-1500?
  8. Le tre parole che definiscono il periodo sono armonia, equilibrio e imitazione.

  9. Quali sono le proposte avanzate per risolvere la questione della lingua nel periodo del 1400-1500?
  10. Le tre proposte più famose sono la tesi Bembesca, che propone l'uso del fiorentino del '300, la tesi di Baldassarre Castiglione, che propone la creazione di una lingua cortigiana, e la tesi Machiavelliana, che suggerisce l'uso della lingua parlata dai fiorentini colti del '500.

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