Concetti Chiave
- La canzone "All'Italia" di Petrarca utilizza numerose figure retoriche per esprimere l'elevato stile richiesto dal nobile argomento trattato, come personificazione, metafore e chiasmi.
- L'uso della metafora è prominente, con espressioni che paragonano l'Italia a un corpo ferito per descrivere le devastazioni causate dalle guerre.
- La figura della preterizione è utilizzata per enfatizzare senza menzionare direttamente, come nell'esempio di Cesare, mettendo in evidenza le sue imprese.
- Chiasmi e anafore vengono impiegati per rafforzare l'enfasi retorica, illustrando contrasti e ripetizioni significative.
- Gli enjambements nei versi selezionati contribuiscono a creare un flusso continuo e drammatico, accentuando il messaggio emotivo del testo.
Nella canzone All'Italia, un argomento così nobile comporta uno stile elevato che Petrarca raggiunge con uno uso di figure retoriche numerose e ricercate. Spiegare le figure retoriche presenti nelle espressioni seguenti, quindi indicare gli enjambements:
v. 1: “Italia mia” – Il poeta si rivolge all’Italia come fosse una persona e unisce il termine “ItaliA2 all’aggettivo “mia” per indicare l’affetto e soprattutto perché è la sua terra natale. Figura retorica: Personificazione e apostrofe.
Poiché si introducono a parlare persone assenti o morte, o cose astratte, come se fossero vive, si può anche individuare la figura retorica della prosopopea.. Nel corso della canzone si incontrano al tre apostrofe: ai Signori che governano l’Italia, la popolazione di stirpe latina, la Canzone stessa che il poeta compone, Dio (= Rettor del cielo)Indice
Metafore e Dittologie
vv. 2-3: “le piaghe mortali che nel bel corpo tuo sì spesse veggio”. Si tratta di una metafora: Il corpo dell’Italia è coperto di molte piaghe, ossia da guerre che provocano ferite e perdite di sangue. Si parla di “corpo” per indicare i territori, la popolazione e le istituzioni.
v. 13: “Marte superbo e fero”. Si tratta di una dittologia, perché abbiamo due termini di cui uno rafforza l’altro. Il poeta si rivolge a Dio affinché faccia in modo che il dio della guerra non sia crudele e il cuore gli si intenerisca.
Metafore di Calamità
vv. 28-30: “O diluvio raccolto di che deserti strani, per inondar i nostri dolci campi!” Metafora. L’immagine del diluvio allude, in termini di calamità, ai mercenari provenienti da terre straniere. Da notare anche l’antitesi diluvio / deserti
Metafore di Malattia
v. 38: “al corpo sano à procurato scabbia” – La scabbia è una malattia della pelle: nel testo, il termine acquista il significato più lato di una generica malattia devastante e deturpante. Continua la metafora: la cupidigia è stata talmente ostinata da far ammalare il corpo sano dell’Italia.
Chiasmo e Preterizione
v. 40: “fiere selvagge e mansuete gregge” La frase sta a indicare i mercenari e le inermi popolazioni italiane. Da notare il chiasmo, cioè la reciproca inversione di due membri continui: sostantivo + aggettivi – aggettivo + sostantivo, ovviamente sempre all’interno di una più vasta metafora.
v. 49: “Cesare taccio” = per non parlare delle imprese di Cesare. Si tratta di una preterizione , cioè si afferma di voler passare sotto silenzio un determinato argomento che in realtà, in tal modo viene messo in rilievo.
Anafora e Chiasmo
v. 57: “Qual colpa, qual giudicio o qual destino”. Il significato è questo: Quale colpa degli uomini, o giudizio di Dio o quale fatalità….induce gli uomini ad infierire contro i vicini che non sono abbastanza potenti da essere in gradi di difendersi” Si tratta di un’anafora perché è ripetuto nel corso del verso il termine con cui inizia la proposizione principale.
v. 73: “tien caro altrui che tien sé cosi vile” - ….. vedrete quanta dedizione possa avere nei confronti di altri chi si considera tanto vile da vendersi per denaro (come soldato). L’allusione riguarda i soldati mercenari. Si tratta di un chiasmo.
v. 74. “Latin sangue gentile” – Sui tratta di una metonimia (= indicazione di una parte per tutto). Il “sangue” sta per la gente, il popolo latino. O gentile popolo latino, liberati da questi dannosi pregiudizi e non adorare un nome senza consistenza alcuna.
v. 82: “nido” – Sta per culla in senso lato, il luogo dove il poeta ha visto i natali e dove è cresciuto. Di nuovo, abbiamo una metafora, introdotta da un’anafora “Non è questo…… /non è questo il mio nido”.
Virtù contro Furore
v.93: "vertù contra furore”. L’espressione, collocata nel contesto ha questo significato: e se solo mostrerete qualche segno di amore per l’Italia, il valore disciplinato degli italiani affronterà la furia bestiale dei tedeschi e le ostilità dureranno poco perché la “virtù”, trionferà sul “furore”.
v. 102: “dubbioso calle” - Si tratta di una metafora per indicare il temuto passo della morte, ripresa anche nel verso successivo in la cui la vita è metaforicamente parlando, una valle di lacrime.
vv. 17-18: vv. 58-59: vv. 76-77: vv. 116-117: et le voglie son piene/già de l’usanza pessima e antica
Domande da interrogazione
- Quali figure retoriche utilizza Petrarca per esprimere il suo affetto per l'Italia?
- Come vengono rappresentate le guerre e le calamità nella canzone?
- In che modo Petrarca utilizza la metafora della malattia?
- Quali sono gli esempi di chiasmo e preterizione nel testo?
- Come viene espressa la contrapposizione tra virtù e furore?
Petrarca utilizza la personificazione e l'apostrofe, rivolgendosi all'Italia come fosse una persona, e la prosopopea, parlando a entità astratte come se fossero vive.
Le guerre sono rappresentate come "piaghe mortali" sul corpo dell'Italia, una metafora che indica ferite e perdite di sangue. Le calamità sono descritte come un "diluvio" di mercenari stranieri.
Petrarca usa la metafora della "scabbia" per descrivere come la cupidigia abbia ammalato il corpo sano dell'Italia, rappresentando una malattia devastante e deturpante.
Un esempio di chiasmo è "fiere selvagge e mansuete gregge", mentre la preterizione è presente in "Cesare taccio", dove si afferma di voler passare sotto silenzio un argomento che viene invece messo in rilievo.
La contrapposizione è espressa nell'espressione "vertù contra furore", dove la virtù disciplinata degli italiani è destinata a trionfare sulla furia bestiale dei tedeschi.