Concetti Chiave
- I "Vociani" si distaccano dalla tradizione di D'Annunzio, simili ai crepuscolari, mostrando una sensibilità inquieta verso i problemi contemporanei.
- La poesia di Camillo Sbarbaro, "Taci, anima stanca di godere", esplora una rassegnazione disperata, dove la vita continua in modo meccanico e monotono.
- Il tema del deserto e della città moderna simboleggia solitudine e inaridimento interiore, riflettendo un allontanamento dalle estetiche dannunziane.
- La poetica delle cose, associata a Pascoli, Montale e Gozzano, si concentra su fatti e oggetti concreti, mentre la poetica della parola ricerca significati astratti e assoluti.
- La poetica della parola, presente in D'Annunzio, Ungaretti e l'ermetismo, enfatizza l'uso della parola come suono puro e indefinibile.
Indice
Origine e caratteristiche dei Vociani
La definizione “Vociani” deriva dal titolo di una rivista intitolata “La voce”.
Questi poeti hanno in comune:
•distacco dalla tradizione di D’Annunzio (la tradizione di D’Annunzio viene rifiutata anche dai crepuscolari);
•sensibilità inquieta che fa affiorare tutti i problemi dell’uomo del tempo;
•vicinanza tra la poesia e la prosa (vi è un abbassamento anche per quanto riguarda le scelte espressive e queste non riguardano solo i contenuti, infatti è da ricordare e da prendere in considerazione la scelta del verso libero).
È una poesia che si basa sul frammento e si riconosce anche il tentativo di individuare dei valori da contrapporre alla negativitá del presente.
I principali esponenti da annoverare sono Campana, Rebora e Camillo Sbarbaro.
(componimento di Camillo Sbarbaro)
Temi e stile di Camillo Sbarbaro
In questa lirica il poeta stabilisce una sorta di colloquio interiore con la propria anima, invitandola al silenzio.
Insensibile alla gioia e al dolore, considerati come sentimenti equivalenti, l’anima è in preda a una stanchezza che si configura come rassegnazione; si tratta però d'una «rassegnazione disperata». Muta e inerte, l’anima non esprime più alcun sentimento vitale, infatti la vita diventa simile alla morte. Tuttavia, l’esistenza però continua, il poeta si sente un automa, riproduce cioè i soliti gesti meccanici e monotoni in modo automatico, ma continua a vivere, in quanto la prosecuzione della vita è un dovere. Il senso di vuoto e di estraneità dell’uomo si concretizza poi nell’immagine del deserto.
In questo componimento è evidente il distacco da d’Annunzio, con un livello più basso e prosaico. In questo autore è frequente il tema del deserto, ricorrente è anche il simbolo della città moderna, che è il luogo della solitudine ma anche dell’inaridimento interiore che approda ad una rassegnazione definita ‘disperata’ (ossimoro).
La poetica delle cose e della parola
La poetica della cose è sostanzialmente la poetica di Giovanni Pascoli (la poetica delle cose privilegia la determinazione concreta di fatti e oggetti). La poetica delle cose è presente anche nei componimenti di Eugenio Montale e anche in quelli di Guido Gozzano. La poetica della parola la si ritrova in Gabriele D’Annunzio, ma anche in Giuseppe Ungaretti e nell’ermetismo. (essa tende a un uso della parola come suono puro e indefinibile, nella ricerca di significati astratti e assoluti).
Domande da interrogazione
- Qual è l'origine del termine "Vociani" e quali sono le loro caratteristiche principali?
- Quali sono i temi principali nella poesia di Camillo Sbarbaro?
- Come si differenziano la poetica delle cose e la poetica della parola?
Il termine "Vociani" deriva dalla rivista "La voce". Questi poeti si distaccano dalla tradizione di D’Annunzio, mostrano una sensibilità inquieta e avvicinano poesia e prosa, utilizzando il verso libero.
Nella poesia di Sbarbaro, il poeta dialoga con la propria anima, esprimendo una "rassegnazione disperata". La vita è vista come un deserto, con un senso di vuoto e monotonia, distaccandosi dallo stile di D’Annunzio.
La poetica delle cose, associata a Pascoli, Montale e Gozzano, si concentra su fatti concreti. La poetica della parola, legata a D’Annunzio e Ungaretti, cerca significati astratti attraverso l'uso del suono puro.