Concetti Chiave
- Italo Svevo, pseudonimo di Ettore Schmitz, nacque a Trieste da una famiglia di origine ebraica con background culturale sia italiano che tedesco, influenzato dalla cultura letteraria di Goethe e Schopenhauer.
- La sua carriera letteraria iniziò con "Una vita", pubblicato nel 1892, e proseguì con "Senilità" nel 1898, entrambi incentrati sulla figura dell'inetto, un tema ricorrente nelle sue opere.
- Svevo subì una pausa nella scrittura fino a quando, incoraggiato da James Joyce, pubblicò "La coscienza di Zeno" nel 1923, che analizza la condizione nevrotica dell'uomo moderno tramite un narratore inaffidabile.
- La psicoanalisi di Freud influenzò profondamente Svevo, portandolo a esplorare l'inconscio nei suoi lavori, utilizzando tecniche narrative innovative come il monologo interiore e la narrazione non lineare.
- La sua scrittura è caratterizzata da una sintassi complessa e un linguaggio che mescola italiano, espressioni dialettali triestine e termini tedeschi, arricchito da una sottile ironia.
Indice
Le origini e la formazione di Svevo
Italo Svevo nasce a Trieste il 19 dicembre del 1861 da una famiglia di origine ebraica, il suo vero nome è Ettore Schmitz. Il padre era di origine austriache e la madre era italiana e così scelse un nome d'arte in cui si unirono Italia (Italo) e la Germania (Svevi), una dinastia imperiale tedesca.
Svevo ricevette un'istituzione primaria bilingue, sia in italiano sia in tedesco, studiò in un istituto commerciale in Baviera, nel sud della Germania, dove conobbe meglio la cultura tedesca, leggendo le opere di Goethe e Schopenhauer.Inizio carriera e influenze culturali
Dopo il diploma iniziò una collaborazione con il giornale “l'indipendente”, scrivendo articoli di argomento letterario e filosofico. Nel 1892 fu pubblicato il suo primo romanzo, “una vita” e nel 1896 sposò la cugina Livia veneziani di ricca famiglia.
Il successo letterario e la fama
Nel 1898 pubblicò il secondo romanzo, “Senilità”, completamente ignorato dalla critica, decide quindi di abbandonare la scrittura e si dedicarsi al lavoro. Nel 1899 lasciò la banca, dove lavorava e diventò direttore della fabbrica del Suocero. Svevo decide di migliorare il suo inglese e nel 1905 si rivolse a James Joyce, che insegnava a Trieste, diventarono amici e Joyce, dopo aver letto i suoi romanzi, lo invitò a riprendere l'attività letteraria, così alla fine della Prima guerra mondiale, riprese a scrivere un nuovo romanzo “la coscienza di Zeno”, pubblicato nel 1923. Dopo due anni dalla pubblicazione, Svevo divenne famoso grazie Eugenio Montale, che aveva letto i suoi romanzi e ne era rimasto entusiasta. L'attività letteraria proseguì con i racconti, commedie, saggi e un nuovo romanzo, “il Vecchione” o “le confessioni di un vegliardo”, che rimase incompiuto perché Svevo morì il 13 settembre del 1928.
Temi e influenze nei romanzi di Svevo
Il primo romanzo di Italo Svevo, “una vita”, fu pubblicato nel 1892, la vicenda è ambientata nella società borghese Triestina e presenta i tratti tipici del romanzo realista e naturalista e si sofferma sulle difficoltà di chi aspira alla scalata sociale e sulla falsità delle relazioni tra le persone. Al centro della vicenda compare la figura dell'inetto che alla fine decide di suicidarsi. “Senilità”, pubblicato nel 1898, presenta spunti autobiografici dove il protagonista è un inetto che vive tra il rimpianto di una carriera letteraria irrealizzata e la monotonia di un'esistenza destinata al fallimento, condannato a una precoce “vecchiaia” psicologica.
L'evoluzione della figura dell'inetto
Durante il periodo di “silenzio letterario” dal 1899 al 1919, l'autore rinunciò alla stesura di romanzi, ma scrisse comunque articoli, saggi, racconti e compose 13 commedie che non ebbero successo. Nel 1918 tradusse il saggio “Sul sogno”, di Sigmund Freud.
La psicoanalisi e la coscienza di Zeno
Il terzo romanzo è “la coscienza di Zeno” che venne pubblicata nel 1923 e rappresenta un'evoluzione della figura dell'inetto, in quest'opera l'autore voleva rappresentare la condizione nevrotica dell'uomo moderno. Dal quarto romanzo, “il Vecchione” o “le confezioni del vegliardo” troviamo solo alcune pagine composte nel 1928, poiché Svevo morì prima di finirlo. Nella “coscienza di Zeno” oltre a Zeno e alla moglie, compaiono anche i figli, il genero e il nipotino. L'autore voleva rappresentare la condizione alienata del vecchio nella società moderna. “Profilo autobiografico” è un’opera in cui Svevo parla di se stesso in terza persona e ricorda gli avvenimenti più importanti della sua vita, le tappe della sua formazione umana e culturale e il suo percorso artistico dagli inizi, fino al successo. “Le pagine di diario” furono pubblicate solo dopo la sua morte. Svevo si ispirò al pensiero di Schopenhauer e Darwin, da Schopenhauer prese la teoria che le persone possono essere di due tipi: il lottatore, che si impegna nella vita ed è vincente e il contemplatore, perdente perché non sa assumere un ruolo nella società (inetto). Da Darwin prese la teoria della selezione naturale per analizzare i rapporti tra individuo e società, l’inetto nella sua lotta per la vita è destinato al fallimento. Nella formazione culturale di Svevo, ebbe un ruolo importante anche il rapporto con Joyce, il quale prese l’umorismo e l'ironia con cui a volte descrive aspetti e azioni dei suoi protagonisti. La psicoanalisi portò Svevo a introdurre nella “coscienza di Zeno” un narratore inattendibile, cioè inaffidabile, che riempie il suo racconto di contraddizioni e atti mancanti. Nel romanzo “una vita” è evidente l'influenza del realismo e del naturalismo per la concezione della letteratura come strumento d’indagine e la precisa caratterizzazione dei personaggi e ambienti. Al Centro dell'opera c'è la figura di un sognatore inetto, incapace di agire. “Senilità” è la storia di una rinuncia alla vita. In questo romanzo Svevo concentra di più l'attenzione sull'indagine psicologica, nella “coscienza di Zeno”, il lettore si trova a leggere un'autobiografia che il protagonista scrive per dottor S., psicoanalista da cui è in cura, ma Zeno non ha nessuna intenzione di mostrarsi per quello che è. Il lettore non può fidarsi né di ciò che dice Zeno né di ciò che dice dottor S., quindi si trova sempre di fronte a un narratore inattendibile. La narrazione è volta a indagare il percorso psicologico del protagonista dove ne derivano la continua oscillazione tra passato e presente, una sfasatura tra l’io narrante e l’io narrato, Svevo utilizzò una sintassi complessa.
Grazie all'incoraggiamento di Joyce, Svevo inizia la stesura della “coscienza di Zeno”. Gli autori che influenzarono Svevo sono: Joyce, da cui prese il bisogno di scavare nella coscienza; da Balzac, la narrazione realistica e attenta della descrizione di ambienti e personaggi, da Proust l'idea di fluire della memoria e di ripercorrere il passato per prenderne coscienza e analizzarlo. Tra “Senilità” e “la coscienza di Zeno”, Svevo si interessò alla psicoanalisi di Freud e quindi alle teorie freudiane, dove si riallacciano:
• l'interpretazione dei sogni,
• il fenomeno della rimozione,
• il complesso di Edipo,
• il meccanismo dell'atto mancato,
• i dolori della natura psicosomatica.
Il termine “coscienza” concentra in sé una molteplicità di significati:
• coscienza morale,
• lucidità,
• consapevolezza.
L'opera non è un romanzo autobiografico ma deve essere considerato un romanzo psicoanalitico per l'attenzione prestata alla voce dell'inconscio. L'opera è costituita da 8 capitoli da una struttura originale: dopo la prefazione e il preambolo, seguono le memorie di Zeno, che non sono riferite secondo un ordine cronologico, ma per nuclei tematici. Il protagonista si rivolge al dottor S. per risolvere problemi con gli altri e con sé stesso, quindi il medico gli propone come cura di scrivere la propria autobiografia. Nella prefazione, dottor S, dichiara di voler pubblicare le memorie di Zeno per vendicarsi del fatto che il paziente ha interrotto la cura. Nel preambolo Zeno spiego le difficoltà affrontate per recuperare la memoria e mostra grandi perplessità sull'efficacia della cura. Nei capitoli seguenti racconta i ricordi che sono affiorati nella sua coscienza:
• il fumo, vent'anni della propria vita in cui ha cercato inutilmente di smettere di fumare;
• la morte del padre, verso il quale mostra di nutrire un sentimento dell'odio;
• la storia del mio matrimonio, Zeno racconta perché ha sposato Augusta, pur essendo innamorato della sorella Ada,
• la moglie e l'amante, Zeno tradisce la moglie ed è tormentato dal rimorso;
• storie di un'associazione commerciale, Zeno lavora insieme al rivale Guido, il quale porta a fallimento l'impresa e si suicida;
• psico-analisi, un diario destinato a dottor S. e chiude a cornice aperta dalla prefazione al preambolo.
Tecniche narrative e stile di Svevo
Svevo usa tecniche narrative innovative per seguire i processi inconsci di Zeno. L'opera è scritta in prima persona, tuttavia lo Zeno che scrive 57 anni è diverso da quello della giovinezza e della maturità, è inoltre un narratore inattendibile e a svelarlo è dottor S. nella prima pagina del romanzo. Le menzogne sono un modo per Zeno di costruirsi l'alibi e autogiustificazioni. Svevo usa il procedimento del monologo interiore che riporta i pensieri di Zeno, ma vengono subito filtrati dalla sua coscienza, quindi lucidi e abbastanza logici. Si alternano tempo presente della scrittura e tempo passato della vita di Zeno, il tempo della coscienza è un tempo misto. La coscienza di Zeno è scritta in una lingua non letteraria, che contiene anche espressioni dialettali triestine e termini presi dal tedesco, la sintassi è lenta e analitica, contorta e spezzata e la narrazione è caratterizzata da una sottile ironia.
Domande da interrogazione
- Quali sono le origini e la formazione di Italo Svevo?
- Come ha influenzato James Joyce la carriera letteraria di Svevo?
- Quali sono i temi principali nei romanzi di Svevo?
- In che modo Svevo ha utilizzato la psicoanalisi nei suoi lavori?
- Quali tecniche narrative caratterizzano lo stile di Svevo?
Italo Svevo, nato Ettore Schmitz, è nato a Trieste nel 1861 da una famiglia di origine ebraica. Ha ricevuto un'educazione bilingue in italiano e tedesco e ha studiato in Baviera, dove ha approfondito la cultura tedesca.
James Joyce ha incoraggiato Svevo a riprendere la scrittura dopo aver letto i suoi romanzi. Questo supporto ha portato Svevo a scrivere "La coscienza di Zeno", pubblicato nel 1923.
I romanzi di Svevo esplorano temi come l'inetto, la psicoanalisi, e la condizione nevrotica dell'uomo moderno. "La coscienza di Zeno" rappresenta un'evoluzione della figura dell'inetto e indaga la coscienza e l'inconscio.
Svevo ha integrato la psicoanalisi nei suoi romanzi, specialmente in "La coscienza di Zeno", utilizzando un narratore inattendibile e esplorando temi come l'interpretazione dei sogni e il complesso di Edipo.
Svevo utilizza tecniche narrative innovative come il monologo interiore e un narratore inattendibile. La sua scrittura è caratterizzata da una sintassi complessa e un uso di espressioni dialettali triestine e termini tedeschi.