Concetti Chiave
- Pasolini iniziò come poeta e scrittore, ma si distinse nel cinema e nel giornalismo, affrontando temi sociali e politici con una forte critica alla società contemporanea.
- Le sue prime poesie riflettevano un mondo contadino incontaminato, utilizzando un linguaggio simbolico e decadente, influenzato dalla sua formazione cattolica e dalle convinzioni marxiste.
- Le opere narrative, come "Ragazzi di vita" e "Una vita violenta", esplorano il sottoproletariato romano, evidenziando la sua vitalità e degrado, senza un intento neorealistico ma con una fascinazione decadente.
- Il film "Accattone" segna il debutto cinematografico di Pasolini, che adotta un linguaggio unico e confronta la vita delle borgate romane con la musica colta di Bach, senza idealizzare il sottoproletariato.
- Pasolini denunciò la mutazione antropologica e l'omologazione culturale causate dal boom economico e dal consumismo, criticando la perdita dei valori tradizionali e l'adozione di un conformismo totale.
Indice
Pier Paolo Pasolini
Pasolini nasce a Bologna nel 1922 da una famiglia borghese; nella stessa città si laurea in Lettere nel 1945. Dal 1942 si reca a vivere nel paese della madre, Casarsa, in Friuli, dove inizia la carriera di insegnante.Nel 1950 a causa dello scandalo suscitato dalla sua omosessualità si sposta a Roma e grazie alla pubblicazione di due romanzi, Ragazzi di vita (1955) e Una vita violenta (1959), ottiene fama come scrittore.
Ritenendo terminata la funzione della letteratura in seguito al boom economico, Pasolini si dedica al cinema con una serie di film che suscitano scandalo e al giornalismo. Come giornalista scrive articoli fortemente polemici nei confronti della società contemporanea.
Muore nel 1975 assassinato da un giovane in circostanze ancora oscure.
Le prime raccolte poetiche
La prima produzione poetica di Pasolini è caratterizzata dall’impiego del linguaggio analogico tipico del Simbolismo e dell’Ermetismo; inoltre è sostenuta da una sensibilità ancora pienamente romantico – decadente.Le raccolte in dialetto friulano (Poesie a Casarsa, del 1942, e La meglio gioventù, del 1954) rappresentano infatti l’ambiente contadino della terra d’origine come un mondo primigenio, incontaminato e innocente, che finisce per identificarsi con la giovinezza.
La vitalità giovanile e lo slancio sensuale di questi versi svela tuttavia un fondo torbido, in quanto evoca un senso di peccato e di morte che si spiega alla luce della formazione cattolica del poeta. Questa tematica emerge poi in modo più esplicito nella raccolta in lingua L’usignolo della Chiesa cattolica, composta intorno al 1943 – 49 ma pubblicata nel 1958.
Nel dopoguerra lo scrittore subisce il fascino dell’ideologia di sinistra: dalla contraddizione tra convinzioni marxiste e sensibilità decadente traggono ispirazione le poesie delle raccolte: Le ceneri di Gramsci (1957) e La religione del mio tempo (1961), caratterizzate da un alto livello di sperimentazione formale, sulla base del programma della rivista “Officina”, fondata da Pasolini nel 1955.
La narrativa
Al centro delle opere narrative più importanti di Pasolini, Ragazzi di vita (1955) e Una vita violenta (1959), si colloca il sottoproletariato delle borgate, rappresentato nella sua degradazione morale e materiale. Ciò che spinge lo scrittore ad occuparsi degli ambienti sociali più umili non è la volontà di fornire un documento oggettivo della realtà, come prescriveva la corrente letteraria del Neorealismo, ma piuttosto un’attrazione di tipo decadente per gli aspetti impuri, degradati e corrotti dell’ambiente popolare, e al tempo stesso per la sua carica di vitalità estrema e innocente.L’uso del dialetto romanesco risponde ad un bisogno di immersione totale, viscerale, in quella materia così vitale e torbida al tempo stesso. Un atteggiamento analogo si può cogliere nella produzione cinematografica di Pasolini, sia in quella degli esordi, che presenta tematiche e linguaggi affini a quelli dei romanzi, sia in quella più recente, che trae ispirazione dalla novellistica medievale.
Accattone: un felice esordio
Accattone è il primo film di Pasolini ed è stato girato nel 1961.Nell’opera il poeta sviluppa la riflessione sul sottoproletariato romano, già presente nei romanzi e la realizza artisticamente in forma diversa ma altrettanto nuova e originale: infatti, malgrado possegga scarsissime conoscenze tecniche su come fare un film, riesce a inventare un proprio linguaggio, capace di cogliere le difficoltà della vita nelle borgate romane in modo assai più efficace di tante altre pellicole incentrate su tematiche analoghe prodotte in quegli anni.
Pasolini cura l’aspetto “acustico” dell’opera, contrapponendo la lingua popolare alla musica colta del compositore tedesco Johann Sebastian Bach. Si ripete pertanto la contaminazione tra la lingua del narratore e la lingua dei personaggi.
L’uso delle musiche di Bach ha poi un altro significato: sono infatti tratte dalla composizione sacra Passione secondo Matteo (1727) e sembrano contrapporre una religiosità colta e spirituale a quella distorta e popolare dei personaggi del film.
Non vi è, nello sguardo del regista, un’idealizzazione ingenua del sottoproletariato, ma il tentativo di comprenderne le contraddizioni: come ha infatti dichiarato Pasolini, il film cerca di cogliere “la sua miseria materiale e morale, la sua feroce e inutile ironia, la sua ansia sbandata e ossessa, la sua pigrizia sprezzante, la sua sensualità senza ideali”.
Accattone, pertanto, non è un personaggio positivo ma fortemente negativo e autodistruttivo. Neppure l’incontro con Stella, per la quale prova un confuso sentimento d’amore che lo spinge a cercare un lavoro, lo convince veramente a cambiare vita.
Tommaso, il protagonista di Una vita violenta, ricorda per molti versi Accattone. Il primo però riesce a cambiare la sua vita di piccolo criminale grazie alla militanza politica nel Partito Comunista. Il secondo invece rimane un emarginato sociale e finisce per andare incontro a una morte tragica: nel tentativo di scampare ad un arresto ruba una motocicletta, per poi venire investito.
Si vede qui come Pasolini, dalla ricerca di una qualche salvezza a tutti i costi, passi a una visione pessimistica della realtà che rinuncia a qualsiasi ipotesi di positività. Sul cadavere del protagonista un amico, detto “il Balilla”, accenna una benedizione: anche stavolta però il riferimento religioso non serve a elevare i personaggi, ma, al contrario, a denunciare la tragica assenza del sacro nelle loro vite, vissute nella desolata periferia romana degli anni Sessanta.
L'ultimo Pasolini
Nel corso degli anni Sessanta Pasolini si rende conto del fatto che la letteratura ha perso la sua autentica funzione nel nuovo contesto socioeconomico e decide pertanto di dedicarsi prevalentemente alla produzione cinematografica e teatrale.Nelle rare raccolte di questi anni (Poesia in forma di rosa, del 1964, e Trasumanar e organizzar, del 1971) la poesia viene ridotta a funzioni pratiche, quali la discussione e la polemica, con esiti ironici e prosastici.
L’ultima opera di carattere narrativo è invece il romanzoPetrolio, che denuncia la corruzione politica italiana di quegli anni; rimasto allo stato di abbozzo a causa della morte improvvisa dello scrittore, verrà pubblicato soltanto nel 1992.
La battaglia di Pasolini contro il neocapitalismo si trasforma ben presto in atto d’accusa contro la classe dirigente e il ceto politico, che legittima e sostiene questo sistema.
Dall’impegno polemico nascono numerosi saggi e articoli, raccolti nei volumi Empirismo eretico (1972), Scritti corsari (1975) e Lettere luterane (postumo, 1976). In questi scritti la riflessione dell’autore si concentra sui processi di omologazione provocati dal boom economico e dall’instaurarsi della civiltà dei consumi.
Scritti corsari: rimpianto del mondo contadino e omologazione contemporanea
Secondo Pasolini la società contemporanea, caratterizzata dai consumi, è il più “repressivo totalitarismo che si sia mai visto”: essa, infatti, annulla tutte le differenze, impone codici stereotipati di comportamento di linguaggio.Si è verifica una vera e propria mutazione antropologica, che si risolve in uno spaventoso impoverimento umano. Per questo lo scrittore rimpiange l’arcaico mondo contadino e le culture proletarie e sottoproletarie urbane, che conservano un’autenticità vitale ormai scomparsa.
È un’umanità che sopravvive ancora nel Terzo Mondo, anche se esso sta orma entrando nell’orbita dello “sviluppo”. Di qui le posizioni terzomondiste di Pasolini in questi anni.
La mutazione antropologica
Pasolini si concentra sulla “mutazione” profonda avvenuta in Italia una decina di anni prima, a metà degli anni Sessanta, cioè la conclusione di un rapido e violento processo di modernizzazione, attraverso il boom economico e l’industrializzazione di un paese che fino allora era stato prevalentemente agricolo.Questo processo ha cambiato a fondo il mondo di vivere e di pensare, cancellando valori tradizionali come patria, famiglia, religione, obbedienza, ordine, risparmio, moralità, che fino a quel momento erano stati propri di una società ancora arcaica come quella italiana.
La trasformazione ha portato a un trionfo del consumismo, e questo ha cancellato le differenze profonde tra zone e zone del paese e tra veri gruppi sociali, portando a una totale omologazione: cioè tutti ormai pensano e si comportano allo stesso modo.
Questa degradazione della società per Pasolini è peggiore di quella subita sotto il regima fascista: allora erano imposti certi atteggiamenti esteriori ma non erano coinvolte le coscienze.
Domande da interrogazione
- Chi era Pier Paolo Pasolini e quale fu il suo percorso formativo?
- Quali sono le caratteristiche principali delle prime raccolte poetiche di Pasolini?
- Qual è il tema centrale delle opere narrative di Pasolini come "Ragazzi di vita" e "Una vita violenta"?
- In che modo Pasolini ha affrontato il tema del sottoproletariato nel suo film "Accattone"?
- Come Pasolini descrive la "mutazione antropologica" avvenuta in Italia negli anni Sessanta?
Pier Paolo Pasolini nacque a Bologna nel 1922, si laureò in Lettere nel 1945 e iniziò la sua carriera di insegnante a Casarsa, in Friuli. Si trasferì a Roma nel 1950 a causa di uno scandalo legato alla sua omosessualità.
Le prime raccolte poetiche di Pasolini utilizzano un linguaggio analogico tipico del Simbolismo e dell’Ermetismo, con una sensibilità romantico-decadente. Le poesie in dialetto friulano rappresentano un mondo contadino primigenio e innocente.
Le opere narrative di Pasolini si concentrano sul sottoproletariato delle borgate romane, rappresentato nella sua degradazione morale e materiale, con un’attrazione per gli aspetti impuri e vitali dell’ambiente popolare.
Nel film "Accattone", Pasolini esplora il sottoproletariato romano attraverso un linguaggio cinematografico originale, contrapponendo la lingua popolare alla musica colta di Bach, senza idealizzare ingenuamente il sottoproletariato.
Pasolini descrive la "mutazione antropologica" come un processo di modernizzazione che ha cancellato i valori tradizionali e portato a un trionfo del consumismo, causando un’omologazione totale della società italiana.