Concetti Chiave
- Officina, rivista fondata da Pier Paolo Pasolini nel 1955, ha coinvolto autori come Roberto Rovesi e Francesco Leonetti, ed è caratterizzata dalla poesia civile del dopoguerra.
- La rivista si distingue per la riflessione interiore e collettiva, integrando denunce e discussioni con esami di coscienza approfonditi.
- Pier Paolo Pasolini ha espresso chiaramente l'intento di abbassare la lingua della poesia a un livello più prosaico e razionale.
- Officina ha contribuito a una discussione intellettuale e sociale, mettendo in evidenza pensieri intimi con valenza collettiva.
- Componimenti come "Ceneri di Gramsci" e "Poesia e errore" sottolineano l'impegno militante dei collaboratori della rivista.
Indice
Fondazione e Collaboratori di Officina
Officina rappresenta una rivista fondata da Pier Paolo Pasolini nel 1955, che andò in pubblicazione fino al 1959 grazie anche alla collaborazione di altri autori italiani come Roberto Rovesi e Francesco Leonetti, che diventarono codirettori, ma anche il poeta Franco Fortini e lo scrittore Paolo Volponi.
Tematiche e Intenzioni Ideologiche
Solitamente queste rivista, e i suoi soggetti, vengono racchiusi nella tendenza della poesia civile che si sviluppò nel secondo dopoguerra, dettata proprio dai traumi e dalle tragedie subite durante la seconda guerra mondiale, la poesia civile andava infatti a rappresentare un sentimento collettivo che non si basava più solamente sull’io lirico bensì su un “noi” in quanto le esperienze descritte potevano essere condivise dalla maggior parte degli uomini. Tuttavia i protagonisti di questo gruppo si differenziano dai poeti civili principalmente per l’attenzione che forniscono alla riflessione interiore.
Le tematiche che loro propongono risultano dunque intersecate a denunce, riflessioni e discussione, oltre che esami di coscienza profondi e ragionati. Lo stesso Pier Paolo Pasolini, principale esponente della rivista, espletò chiaramente le sue intenzioni ideologiche e stilistiche con la fondazione di questa rivista in “La libertà stilistica” del 1957, in cui scrive chiaramente “la lingua che era stata portata tutta al livello della poesia, tende ad essere abbassata tutta al livello della prosa, ossia del razionale, del logico, dello storico”. Dunque il ruolo principale dello scrittori appare quello di contribuire a discussioni attuali, formulando teorie in modo da approfondire concetti e trovare i punti deboli delle opinioni altrui, come una sorta di scolastica di Socrate, non si riscontrano dunque tanto le emozioni e i sentimenti dell’autore quanto invece i suoi pensieri più intimi ma comunque collettivi e di valenza sociale.
Impegno Sociale e Memoria Storica
In generale dopo la seconda guerra mondiale nacque un senso di impegno degli scrittori nei confronti dei propri lettori, in particolare futuri, in modo che la memoria di tutti gli avvenimenti più tragici venissero ricordati, nessuno era infatti rimasto intatto e impassibile di fronte al terribile conflitto, un esempio chiaro di questa tendenza si riscontra in “Ceneri di Gramsci” che rappresenta al meglio l’impegno militante dei collaboratori all’Officina. Ma anche altri componimenti degli altri collaboratori, come “Poesia e errore” di Franco Fortini del 1959, “Dopo a Campoformio” del 1962 di Roberto Rovesi e “Foglia mortale” di Paolo Volponi di 1974.
Domande da interrogazione
- Qual è stata la durata della pubblicazione della rivista Officina e chi erano i suoi principali collaboratori?
- Quali erano le intenzioni ideologiche e stilistiche di Officina?
- Come si manifesta l'impegno sociale degli scrittori di Officina?
- In che modo Officina si differenziava dalla tradizionale poesia civile?
Officina è stata pubblicata dal 1955 al 1959, fondata da Pier Paolo Pasolini con la collaborazione di Roberto Rovesi, Francesco Leonetti, Franco Fortini e Paolo Volponi.
Officina si concentrava sulla poesia civile del dopoguerra, con un focus sulla riflessione interiore e la discussione critica, come espresso da Pasolini in "La libertà stilistica" del 1957.
Gli scrittori di Officina si impegnavano a mantenere viva la memoria storica degli eventi tragici della seconda guerra mondiale, come dimostrato in opere come "Ceneri di Gramsci" e "Poesia e errore".
Officina si differenziava per l'attenzione alla riflessione interiore e alla formulazione di teorie critiche, piuttosto che esprimere semplicemente emozioni e sentimenti personali.