Concetti Chiave
- Primo Levi, born in 1919 in Turin, was a renowned writer and Holocaust survivor, deeply connected to his Jewish heritage.
- Despite health challenges in childhood, Levi excelled academically, showing a strong interest in chemistry, which became his profession.
- Captured by fascist militia in 1943, Levi was deported to Auschwitz, an experience he recounted in his acclaimed book "Se questo è un uomo".
- His literary work extended beyond Holocaust narratives, including scientific and science fiction writings, winning multiple literary awards.
- Levi died in 1987, with his death often attributed to the lasting trauma and guilt of surviving the Holocaust amidst growing denialism.
Indice
Infanzia e Formazione di Primo Levi
Primo Levi, scrittore e testimone delle deportazioni naziste, sopravvissuto ai lager tedeschi, nasce il 31 luglio 1919 a Torino, da una famiglia di origini ebraiche. Nel 1921 nasce la sorella Anna Maria, a cui resterà legatissimo per tutta la vita. Fin dalla tenera infanzia si caratterizza come un bambino cagionevole di salute, debole fisicamente e piuttosto sensibile.
Nel 1934 Primo Levi si iscrive al Ginnasio Liceo D’Azeglio di Torino, istituto rinomato per aver ospitato decisi oppositori del fascismo, quali Augusto Monti, Franco Antonicelli, Umberto Cosmo, Norberto Bobbio e molti altri. Durante i suoi studi l’uomo mostra di essere un abile studente, caratterizzato da un pensiero notevolmente lucido e razionale. Egli ha anche una buona fantasia e una spiccata capacità creativa, il che lo facilita anche nelle materie di indirizzo umanistico. Importante per la sua formazione fu il contributo dello scrittore e poeta Cesare Pavese, che per qualche mese gli fu professore.
Carriera Accademica e Marchio Discriminatorio
E' comunque già evidente in Levi la predilezione per la chimica e la biologia, le materie del suo futuro professionale. Dopo il Liceo si iscrive alla Facoltà di Scienze all’Università di Torino, dove si laurea con lode nel 1941. Sulla sua laurea viene apposta, accanto al nome, la dicitura “di razza ebrea”, un particolare a detta sua tanto fatale quanto provvidenziale. Infatti tale “marchio discriminatorio”, come doveva essere in origine, mostra l’intelligenza di un uomo, appartenente ad un etnia da sempre pregiudicata e al contempo uno schiaffo al fascismo stesso.
Esperienza nei Lager e Testimonianza
Nel 1942, per ragioni di lavoro, è costretto a trasferirsi a Milano, mentre la guerra infuria in tutta Europa e i nazisti entrano in suolo italiano. Il chimico nel 1943 si rifugia sulle montagne sopra Aosta, unendosi ad altri partigiani, venendo però quasi subito catturato dalla milizia fascista. Un anno dopo è internato nel campo di concentramento di Fossoli e successivamente deportato ad Auschwitz. Questa orribile esperienza è raccontata con dovizia di particolari, ma anche con un grandissimo senso di umanità e di altezza morale, nonché di piena dignità, nel romanzo-testimonianza, "Se questo è un uomo", pubblicato nel 1947, eterno documento a riprova delle violenze naziste, scritto da un uomo di grande personalità e soprattutto razionalità. In un'intervista concessa poco dopo la pubblicazione (e spesso integrata al romanzo), Primo Levi afferma di essere disposto a perdonare i suoi aguzzini e di non provare rancore nei confronti dei nazisti. Ciò che gli importa, dice, è solo rendere una testimonianza diretta, allo scopo di fornire un contributo personale affinchè si eviti il ripetersi di tali e tanti orrori. Viene liberato il 27 gennaio 1945 in occasione dell'arrivo dei Russi al campo di Buna-Monowitz, anche se il suo rimpatrio avverrà solo nell'ottobre successivo.
Opere Letterarie e Riconoscimenti
Nel 1963 Levi pubblica il suo secondo libro "La tregua", dove narra il rientro in patria in seguito alla liberazione, per il quale gli viene assegnato il premio Campiello. Egli scrive anche molte opere di carattere scientifico e fantascientifico, non strettamente legate all’esperienza dei lager, quali "Storie naturali", che vince il Premio Bagutta, "Vizio di forma", "Il sistema periodico", premiato con il Premio Prato per la Resistenza, una raccolta di poesie "L'osteria di Brema" e altri libri come "La chiave a stella", "La ricerca delle radici", "Antologia personale" e "Se non ora quando", con il quale vince per la seconda volta il Premio Campiello.
Ultimi Anni e Morte di Levi
Infine scrive nel 1986 il libro "I Sommersi e i Salvati, ancora riconducibile al terribile periodo trascorso nei lager nazisti. Primo Levi muore suicida l'11 aprile 1987, ancora per motivazioni sconosciute, ma si presume a causa del dolore e del “senso di colpa” che affligge i sopravvissuti, unito alla rabbia per le sempre crescenti supposizioni negazioniste.
Domande da interrogazione
- Quali sono le origini e la formazione di Primo Levi?
- Come si sviluppa la carriera accademica di Levi e quale marchio discriminatorio subisce?
- Qual è l'esperienza di Levi nei lager e come la racconta?
- Quali sono alcune delle opere letterarie di Levi e i riconoscimenti ricevuti?
- Quali sono gli ultimi anni di Levi e le circostanze della sua morte?
Primo Levi nasce a Torino il 31 luglio 1919 da una famiglia di origini ebraiche. Si iscrive al Ginnasio Liceo D’Azeglio di Torino nel 1934, dove si distingue come studente abile e creativo. Importante per la sua formazione è stato il contributo dello scrittore Cesare Pavese.
Levi si laurea con lode in chimica all'Università di Torino nel 1941. Sulla sua laurea viene apposta la dicitura “di razza ebrea”, un marchio discriminatorio che diventa un simbolo di intelligenza e resistenza contro il fascismo.
Levi viene catturato nel 1943 e deportato ad Auschwitz. Racconta questa esperienza nel romanzo "Se questo è un uomo", pubblicato nel 1947, con un grande senso di umanità e dignità, per testimoniare le violenze naziste e prevenire il ripetersi di tali orrori.
Levi pubblica "La tregua" nel 1963, vincendo il premio Campiello. Altre opere includono "Storie naturali", "Il sistema periodico", e "Se non ora quando", con cui vince nuovamente il Premio Campiello. Riceve anche il Premio Bagutta e il Premio Prato per la Resistenza.
Nel 1986, Levi scrive "I Sommersi e i Salvati". Muore suicida l'11 aprile 1987, probabilmente a causa del dolore e del senso di colpa dei sopravvissuti, aggravato dalle crescenti teorie negazioniste.