Fabrizio Del Dongo
Genius
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Concetti Chiave

  • Primo Levi, chimico torinese, sopravvive al campo di concentramento di Buna-Monowitz grazie alle sue competenze tecniche.
  • Nel 1943, Levi viene catturato e trasferito ad Auschwitz, dove rimane fino alla liberazione del campo nel gennaio 1945.
  • La sua esperienza nei campi di concentramento è raccontata nel libro "Se questo è un uomo", opera fondamentale sulla memoria dell'Olocausto.
  • Dopo la liberazione, Levi affronta un lungo viaggio di ritorno in Italia, narrato nel suo libro "La tregua".
  • Primo Levi trascorre il resto della sua vita a Torino, cercando di elaborare e raccontare l'orrore vissuto durante la prigionia.

Indice

  1. L'esperienza di Levi ad Auschwitz
  2. La sopravvivenza grazie alla chimica
  3. L'evacuazione e la liberazione
  4. Il ritorno e la testimonianza

L'esperienza di Levi ad Auschwitz

Primo Levi è uno dei testimoni dell’esperienza vissuta nel campo di concentramento di Buna-Monowitz, allora conosciuto come Auschwitz III.

Primo Levi appartiene ad una famiglia di ebrei torinesi. Riesce a terminare gli studi in chimica e si laurea nel 1941. Dopo l’8 settembre, entra a far parte della brigata di partigiani, legata al movimento “ Giustizia e libertà” e nel 1943 viene fatto prigioniero.

Prima, viene mandato a Fossoli, uno dei due campi di concentramento esistenti in Italia per essere poi trasferito a Buna-Monowitz-Auschwitz dove resterà fino al 26 febbraio 1945, giorno della liberazione del campo.

La sopravvivenza grazie alla chimica

Levi riesce a sopravvivere grazie alla propria laurea in chimica che gli permette di essere destinato in qualità di "specialista" all'interno di una fabbrica di gomma, dopo aver superato alcuni test. Questo gli permette di poter sopravvivere e di salvarsi dagli effetti del clima rigido perché la fabbrica era riscaldata. La prigionia nel campo si prolunga fino al 27 gennaio del 1945, quando il fronte tedesco orientale cade in mano all'Armata Rossa

L'evacuazione e la liberazione

Nel gennaio 1945, i tedeschi decidono di evacuare i campi di concentramento e cercano di nascondere ciò che avrebbe potuto documentare l’accaduto. Così le SS abbandonano il Lager, trascinando con loro tutti i prigionieri in grado di affrontare una lunga marcia, lasciando invece al loro destino ottocento internati, affetti da malattia e quindi non in grado di muoversi, tra cui anche Primo Levi. Trascorreranno dieci giorni, prima che una pattuglia russa giunga in vista del campo, dal quale Primo Levi sarà dimesso dopo un mese. L’esperienza nel campo di concentramento è narrata nel libro “Se questo è un uomo” che costituisce un testo fondamentale per capire e ricordare l’Olocausto

Il ritorno e la testimonianza

Il ritorno di Primo Levi in Italia è lunghissimo. Per arrivare, gli ex prigionieri fanno un viaggio lunghissimo per arrivare in Italia e Primo Levi racconterà questa esperienza in un suo libro” La tregua“. Una volta rientrato a Torino, Levi sente l’esigenza di raccontare quanto accaduto: tale volontà è derivata da un’esperienza lancinante e lacerante che Levi non è mai riuscito a superare. Levi morirà 40 anni dopo, nel 1984.

Domande da interrogazione

  1. Qual è stato il ruolo della chimica nella sopravvivenza di Primo Levi ad Auschwitz?
  2. La laurea in chimica di Levi gli ha permesso di essere assegnato come "specialista" in una fabbrica di gomma riscaldata, aiutandolo a sopravvivere al clima rigido.

  3. Come è avvenuta la liberazione di Primo Levi dal campo di concentramento?
  4. Levi è stato lasciato nel campo durante l'evacuazione tedesca a causa della sua malattia, e fu liberato dieci giorni dopo dall'arrivo di una pattuglia russa.

  5. In che modo Primo Levi ha condiviso la sua esperienza dopo il ritorno in Italia?
  6. Levi ha raccontato la sua esperienza nei campi di concentramento nel libro "Se questo è un uomo" e il suo lungo viaggio di ritorno in "La tregua".

Domande e risposte

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