Concetti Chiave
- Luigi Pirandello, autore di rilievo del Novecento, è noto per la sua esplorazione dell'identità e della realtà, influenzato da eventi personali tumultuosi, come il fallimento della miniera del padre e la malattia mentale della moglie.
- Il teatro di Pirandello, caratterizzato da un approccio innovativo e rivoluzionario, si distingue per l'abbattimento della quarta parete e la rappresentazione della crisi dell'identità e della realtà, come in "Sei personaggi in cerca d'autore".
- Nelle sue opere, Pirandello esplora il concetto di identità fluida, sostenendo che la vita è un flusso in continuo divenire e che le convenzioni sociali e le maschere sono trappole che limitano la vitalità individuale.
- Il suo stile umoristico, ironico e grottesco riflette la disgregazione dell'io e il relativismo conoscitivo, portando i lettori a riflettere sul significato dell'esistenza e dell'identità umana.
- Pirandello ottenne fama internazionale e il Nobel per la letteratura nel 1934, nonostante le sue simpatie iniziali per il fascismo, da cui si distaccò negli anni successivi.
Indice
Le origini e la formazione di Pirandello
Autore siciliano, da Agrigento, nasce poco dopo l’unità d’Italia (1867); famiglia dell’alta borghesia il padre gestisce una miniera di zolfo; a Pirandello viene permesso di completare tutti i suoi studi di carattere umanistico: passione per scrittura e letteratura; e dopo il liceo andrà dopo l’università (Roma e Palermo) dove studierà lettere; dopodiché decide di continuare i suoi studi all’estero: a Bonn (in Germania); studiare in Germania gli da anche un apertura del suo orizzonte culturale ed entra in contatto con la letteratura del romanticismo tedesco da cui prenderà spunto.
Dopo la laurea si trasferisce a Roma dove lavora come insegnante, stabilendosi in modo definitivo presso “l’istituto di magistero” un Università fatta apposta per i futuri insegnanti; in parallelo inizia a pubblicare i suoi primi racconti e il suo primo romanzo l’esclusa, facendosi conoscere.
La crisi economica e le sue conseguenze
Imprevisto: nel 1903 avviene fallimento economico della miniera del padre (come con avevo), la miniera si allaga e diventa inutilizzabile; la famiglia si trova quindi in difficoltà e per questo anche Pirandello sarà un personaggio che ha subito un processo di declassazione.
Pochi anni prima si era sposato con una ragazza sicialian, e tutta la dote della moglie era stata investita in questa miniera, quindi lei avrà un crollo psicologico, già sovverrà di instabilità psicologiche, ora la situazione si aggrava —> per lui sarà importante la moglie, e il tema della malattia psichica lo influenzerà tanto Pirandello la porterà anche in una casa di cura, dove lei morirà.
Per incassare più soldi lui si dedica tanto a scrivere nuovi romanzi e racconti e scriverà anche delle sceneggiature di alcuni film, a Roma l’industria cinematografica era nascente, perciò lui sfrutta anche questo mezzo (quaderni di serafino Gubbio operatore, opera cinematografia); dal 1910-15 scopre un altro ambito: il teatro; dal 15’ in poi il teatro sarà una costante della sua produzione, e lui scrive due tipi di opere teatrali:
- commedie;
- drammi.
L'ascesa nel teatro e il successo internazionale
Le opere che pubblica fino ad ora hanno successo, a livello di pubblico, ma non a livello di critica; la vera svolta avviene negli anni 20’ e 30’ perché il teatro di Pirandello viene apprezzato in Italia e nel resto del mondo, grazie proprio al suo carattere rivoluzionario.
Questo successo non è immediato ma graduale, per esempio: Sei personaggi in cerca d’autore, opera del 1921 in cui sei personaggi cercano un autore che scriva la loro parte, che non viene affatto apprezzata, ma attraverso le successive repliche verrà apprezzata, prima all’estero e poi in Italia: con Pirandello gli attori entrano dall’ingresso del teatro e si mischiano con gli spettatori: il teatro che rappresenta se stesso.
Grazie al suo teatro ottiene grande fama, dagli anni venti in poi dedicherà la sua vita al 100% a questa carriera; è molto legato anche a una attrice, Marta Abba, molto più giovane di lui, con cui ha una relazione platonica.
Per la sua fama internazionale gli viene dato un riconoscimento: il Nobel per la letteratura (1934); periodo del fascismo—> Pirandello aveva simpatie fasciste, si iscrive al partito dopo l’omicidio di Matteotti; negli anni trenta se ne distacca, non partecipa più attivamente.
Pirandello è un autore di inizio 900 a volte incasellato nel decadentismo ma di fatto già oltre, questo inizio secolo contrassegnato dalla totale rivoluzione letteraria.
Col decadentismo la realtà oggettiva esterna viene modificata fino a crollare definitivamente, con Pirandello oltre la realtà fuori di noi crolla l’identità individuale, quindi la realtà soggettiva.
Per i decadenti comunque l’io era ancora presente, l’io che percepisce il mondo, e se tutta la realtà era crollata rimaneva una sola certezza: che potessero esserci pochi individui che potessero ricostruire un unità—> con Pirandello anche questa certezza crolla perché per Pirandello la vita è un continuo flusso come il magma, qualcosa che esiste solo perché si muove continuamente, poiché se il magma si ferma muore, non è più magma; ciò riguarda tutta l’esistenza e quindi anche la nostra identità: collegamento scienze vulcano e terremoto.
La filosofia dell'identità e delle maschere
Identità: magma, un continuo divenire (collegamento tra Hegel divenire dello spirito), non può essere fissato in un unico Stato.
Noi ci illudiamo che la nostra identità sia una, ma in realtà la nostra realtà è molteplice: uno nessuno e centomila (le nostre identità sono così tante, centomila, che finiamo per non essere nessuno); la nostra identità non coincide con niente, non possiamo definirla con nessun mezzo.
Per andare avanti come facciamo: indossiamo maschere, perché sono maschere? Perché sono intercambiabili, l’altro ti percepisce guardando la tua maschera interiore, sotto le decine di maschere c’è il niente.
Con Pirandello abbiamo una completa disgregazione dell’io, non esiste nemmeno più il soggetto che conosce —> relativismo conoscitivo cioè che non ci sono più certezze oggettive e assolute, andiamo avanti perché ognuno di noi è convinto di conoscere ma ciò che conosce vale solo per se stesso.
Non esiste una verità unica e oggettiva ma esistono tante veduta quanti sono gli esseri umani.
La critica sociale e l'ironia nelle opere
Per Pirandello le convenzioni sociali rappresentano delle trappole, le maschere sono trappole.
Le trappole per Pirandello sono i legami familiari, il lavoro (in particolare quello piccolo borghese, ripetitivo, alienante)—> Queste convenzioni limitano la vitalità individuale.
Nelle sue opere c’è molta ironia, il personaggio tipico di Pirandello scopre il gioco e guarda da lontano gli altri che vivono in modo finto, in modo distaccato ironico e contemplando da lontano la finzione dell’esistenza umana.
E come fare per sopravvivere? Chi si rende conto o è talmente forte da avere questa contemplazione disinteressata del resto del mondo; quindi una soluzione è l’isolamento, uno l’immaginazione (isolarsi in un mondo solo nostro) che poi inevitabilmente porterà alla follia: convincersi che la realtà oggettiva non esiste ma esiste solo quella interiore (tema della follia in Pirandello.
Principale saggio di Pirandello;in cui ci descrive la sua visione dell’arte.
In questa prima parte ci descrive ciò che per lui è il comico, prendendo come esempio una anziana signora che si concia come una ragazza giovane; il comico nasce dall avvertimento del contrario, che può scattare il riso; l’umorismo invece scatta quando subentra la riflessione, riflettere sul perché, diventa così “sentimento del contrario”, la riflessione non sarà affatto comica.
Tutto questo discorso per ribadire che in realtà dentro di noi c’è un accumulo di ciò che noi siamo stati nel passato, che noi ci diamo dei limiti su ciò che siamo ma in realtà questi limiti non esistono.
Le novelle le ha pubblicate nella raccolta complessiva “novelle per un anno”, 24 volumi, raccolte “quasi a caso” senza una strategia principale; due principali:
- novelle siciliane (ambientate in una Sicilia molto arcaica e rurale; novelle psicologiche con protagonisti strani che vengono guardati con occhio critico dalla comunità circostante, e che incarnano personalità che hanno capito come funzione il mondo, spesso diventano folli);
- novelle romane. (criticano il mondo borghese di uffici, banche, aziende; anche qua i protagonisti si rendono conto che tutto ciò che li circonda è una trappola, diventano folli anche loro)
Belluca, protagonista, fa il contabile, impegnato diligente maltrattato da tutti, ma lui li sopporta sempre; finché un giorno si presenta a lavoro con più di mezz’ora di ritardo, che il narratore paragona al crollo di una montagna (ironia); belluca giustifica il suo ritardo, per il treno che ha Fischiato, tutti lo prendono per matto e lo portano in manicomio;
Il narratore è un vicino di casa.
È stato scritto e pubblicato nel 1926; il protagonista si chiama Vitangelo Moscarda, che un giorno si accorge per la prima volta nella sua vita di avere il naso storto e partendo da ciò rivaluta tutta una serie di percezioni, fisiche e esistenziali, che gli altri hanno di lui.
Una riflessione interiore, una specie di confessione e racconto di tutta la sua esperienza; un monologo intervallato da qualche elemento narrativo/personaggio, narrato in prima persona—> sembra una confessione perché ogni tanto il narratore sembra partire a un “giudice”.
Lui si chiede “ma gli altri come mi vedono?”, in centomila modi diversi.
Vitangelo è figlio di un banchiere, vive di rendita, non trova un’occupazione stabile, un inetto; lui per la sua comunità ha l’identità del “figlio dell’usuraio”, indossa anche la maschera del marito, e vive nella trappola della “famiglia”.
- marito - figlio -?
La conclusione a cui lui giunge alla fine è che: lui non è nessuno, perché è centomila cose insieme.
Moscarda all’inizio è sconvolti da questa rivelazione, e diventa ossessionato dalla prigione in cui la società lo costringe a vivere, utile sapere nel dettaglio ciò che gli altri pensano di lui; il suo obiettivo: distruggere tutte le maschere che gli altri hanno su di lui.
La prima maschera è quella del “figlio dell’usuraio”, per farlo decide di cedere una somma di denari e una bella dimora a un senzatetto, tale senzatetto aveva già ricevuto dal padre una capanna, ma lui fa ciò per mostrare di esssre meglio del padre; un gesto come questo insieme ad altri gesti, vengono visti fagli altri come “gesti di pazzia”, che non hanno senso; Moscarda da perciò non vuole creare un’identità nuova, ma distruggere tutte le identità precedenti che non coincidono con la realtà e che gli sono state date dagli altri; la novità sta nel fatto che lui alla fine accetta che la realtà è in continuo divenire e che si può stare senza un'identità.
Alla fine Moscarda si autori chiude in un ospizio, “avete ragione tutti i miei gesti li ho fatti perché sono matto”
Annarosa, amica della moglie, parla con Moscarda; Moscarda rivela da Annarosa la sua visione della vita, e delle maschere, e lei sconvolta tira fuori una pistola e gli spara; non si sa che rapporto ci fosse tra i due, si pensa forse una relazione adultera; nel brano seguente vedremo quali sono i pensieri reali di Moscarda che, alla fine di questa vicenda di Annarosa, aveva fondato un ospizio e vi si era volontariamente rinchiuso.
Al processo viene chiamato ancora col suo nome e lui riflette sul fatto che il nome non è altro che una trappola, che identifica qualcosa di statico e di fisso, quindi qualcosa di morto: dare un nome significa "uccidere", il nome è un'epigrafe funeraria “il nome conviene ai morti, a chi ha concluso, mentre a chi è vivo, non avendo ancora concluso, il nome non serve”; questo perché la vita è un flusso in continuo divenire e non può essere fermata; adesso Moscarda coincide con qualsiasi elemento esistente ma in continua evoluzione, mai in modo fisso e stabile: quindi di fatto lui non ha nessun nome
A differenza di Pascal che aveva fatto l’errore di prendere un altro nome e di riacquisire poi il suo nome d’origine; Moscarda non vuole costruirsi una nuova trappola ma vivere totalmente libero.
L’ ospizio: è in realtà una forma di libertà, lui si rinchiude lì perché vuole essere libero dalla società convenzionale; lì lui non ha più un'identità, e lui si sente finalmente che la sua identità è fuori di lui “vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori”, adesso la sua identità la proietta fuori nei vari elementi della natura (collegamenti al laniamo di D’Annunzio).
L’ultima fase di Pirandello è irrazionale, scrive opere intrise di misticismo religioso, per esempio in questo brano lui sente da lontano il suono delle campane “qualcuno ha ancora bisogni di sentirle mentre lui dice che non ne ha più bisogno”—> lui si immagina come si sentono le campane a suonare dentro di loro (animismo).
Il teatro dell'assurdo e il grottesco
Il teatro di Pirandello: innovatore; è stato un drammaturgo e regista, girava l’Italia e l’Europa; intorno al 1915 il teatro diventa parte fondamentale della sua quotidianità; lui si distacca dalle mode del palcoscenico, ovvero dal dramma borghese (rappresentazione dove si rappresentavano vicende convenzionali di una famiglia borghese, con sentimentalismo esasperato e i temi erano la famiglia e il denaro, quindi c’erano molte strani d’amore, colpi di scena, tradimenti); Pirandello odiosa le convenzioni sociali borghesi, avrà un rapporto con questi drammi molto conflittuale, vorrà mettere fine a questa moda;
In una prima fase: vuole distruggere questo dramma borghese dall’interno, lui mette in scena drammi che sembrano borghesi ma si concludono svuotando di senso questi ruoli convenzionali, che questi ruoli sono solo maschere/ finzioni/ bugie; un esempio di titolo è “Così è (se vi pare)”.
C’è un marito, una moglie e una suocera; il problema è che il marito tiene rinchiusa la moglie in casa perché sostiene una serie di cose, e la madre della moglie ne sostiene altre e il genero altre ancora; tutti e tre i personaggi si ritengono pazze a vicenda; la moglie alla fine dirà “io sono colei che mi si crede, e per ma nessuna”.
I suoi sono drammi, poiché il confine tra commedia e tragedia è molto sfumato, perché ogni personaggio ha una faccia divertente che però nasconde una faccia sofferente (l’umorismo).
La sua prima fase teatrale viene chiamata “teatro dell’assurdo”, vuole dimostrare che la realtà non è mai come appare. (tra il 1915-20)
I drammi dal 18 al 20 vengono chiamati anche “teatro del grottesco” (situazione comica e paradossale, tragicomica, talmente tragica che fa ridere); è il tentativo di portare l’umorismo pirandelliano nel teatro; il più famoso spettacolo “il Giuoco delle parti”.
La quarta parete: quella barriera tra noi e il palcoscenico, il pubblico che è nella realtà e vede la finzione, Pirandello la abbatte perché lui mette in scena qualcosa che parrebbe essere realtà (gli attori che provano il dramma) e lo spettatore finisce a non capire più cos’è realtà e cosa finzione.
Sei personaggi in cerca d’autore: il teatro nel teatro l’ultima fase teatrale; in quest’opera assistiamo a uno spettacolo che ci fa capire quanto il teatro sia inutile, che ha fallito.
I personaggi: sono dei ruoli teatrali standard presi dai drammi borghesi; madre, padre, figliastra, figlio, bambina, giovinetto.
Il contesto è tragico, che Pirandello cerca di rendere in modo velatamente comico.
Tema: umorismo/grottesco, maschere (qua crollano perché anche provare a mettere in scena questa breve scenetta diventa impossibile e inefficace—> il teatro che ha fallito nel mettere in atto quella che per i personaggi è la realtà); relativismo conoscitivo (non esiste una relatività oggettiva, solo soggettiva); incomunicabilità.
Domande da interrogazione
- Quali sono le origini e la formazione di Luigi Pirandello?
- Come ha influenzato la crisi economica la vita di Pirandello?
- Qual è stato il percorso di Pirandello nel teatro e il suo successo internazionale?
- Qual è la filosofia dell'identità e delle maschere secondo Pirandello?
- Come si manifesta la critica sociale e l'ironia nelle opere di Pirandello?
Luigi Pirandello è nato ad Agrigento, in Sicilia, nel 1867, in una famiglia dell'alta borghesia. Ha studiato lettere a Roma e Palermo, e successivamente a Bonn, in Germania, dove è entrato in contatto con la letteratura del romanticismo tedesco.
Nel 1903, il fallimento economico della miniera di zolfo del padre ha portato Pirandello e la sua famiglia a una situazione di difficoltà finanziaria. Questo evento ha influenzato profondamente la sua vita e le sue opere, portandolo a esplorare temi di instabilità psicologica e declassazione sociale.
Pirandello ha iniziato a dedicarsi al teatro dal 1910-15, ottenendo un successo graduale negli anni '20 e '30. La sua opera "Sei personaggi in cerca d’autore" ha inizialmente ricevuto critiche, ma è stata successivamente apprezzata a livello internazionale, contribuendo alla sua fama e al Nobel per la letteratura nel 1934.
Pirandello credeva che l'identità fosse un flusso continuo e non potesse essere fissata in uno stato unico. Le persone indossano maschere intercambiabili per affrontare la vita, ma sotto queste maschere non c'è nulla di definito. La sua visione include un relativismo conoscitivo, dove non esistono verità oggettive.
Pirandello vede le convenzioni sociali come trappole che limitano la vitalità individuale. Le sue opere sono caratterizzate da ironia, con personaggi che osservano la finzione dell'esistenza umana in modo distaccato. L'isolamento e l'immaginazione sono soluzioni per sopravvivere, ma portano inevitabilmente alla follia.