Concetti Chiave
- L'incomunicabilità è centrale nel contrasto tra identità esterne e percezioni interiori, come illustrato in "Uno nessuno centomila".
- Il linguaggio spesso fallisce nel trasmettere il vero significato personale, evidenziando un dramma dell'incomunicabilità.
- Stefano Giogli è un esempio di come l'immagine mentale costruita da altri possa intrappolare un individuo.
- La ricerca di un linguaggio assoluto e comunicativo è vana, poiché la verità non è oggettivamente comunicabile.
- L'ermeneutica novecentesca esplora l'idea che ogni teoria possa essere messa in crisi, come mostrato in "La Signora Frola e il Signor Ponza".
Indice
Identità e incomunicabilità
Le innumerevoli identità che l’individuo assume agli occhi esterni e che contrastano con le percezioni interiori ci introducono a un tema strettamente connesso a quello della scissione dell’io: l’incapacità di parlare. Si legge in “Uno nessuno centomila”: “Così e così, perfettamente. Ma il guaio è che voi non saprete mai, né io vi potrò mai comunicare come si traduca in me quello che voi mi dite.
Non avete parlato turco. Abbiamo usato la stessa lingua, le stesse parole. Ma che colpa abbiamo se le parole per sé sono vuote?” e “C’è in me e per me una realtà mia: quella che io mi do; una realtà vostra in voi e per voi: quella che voi vi date; le quali non saranno mai le stesse né per voi né per me”. Questo tema dell’incomunicabilità e l’impotenza del linguaggio figurano in un linguaggio che non rientra nella raccolta progettata da Pirandello nel 1922 “Novelle per un anno”: Stefano Giogli, uno e due.Il dramma di Stefano Giogli
Stefano Giogli si accorge un giorno che Lucietta, la donna che forse ha un po’ troppo frettolosamente sposato, non ama lui in realtà, ma l’idea di lui che ella si è minuziosamente costruita nella testa. Una sorta di clone mentale rivisto e corretto a proprio uso e consumo, e nel quale il povero Stefano, ridestatosi dall’iniziale ubriacatura dell’innamoramento repentino, non si riconosce. Eppure si rende conto suo malgrado di essere ormai prigioniero di quest’altro uomo a lui estraneo e che invece è per la moglie l’unico vero Stefano che esiste.
Simbolismo e crisi della parola
Un dramma dell’incomunicabilità equivale sostanzialmente a una crisi della parola. Il simbolismo aveva fatto della parola il più sublime degli strumenti gnoseologici o addirittura una vera e propria ontologia prima che essa rivelasse il vano tentativo dell’uomo di rifondare l’essere per vie estetiche. Ma la parola dei simbolisti esaltando le potenzialità espressive si liberava dalle forme a costo, però, di rinchiudersi in un mondo solipsistico.
Scetticismo e verità in Pirandello
Un dramma pirandelliano è la ricerca vana di un linguaggio assoluto e al tempo stesso comunicativo. L’ incomunicabilità si collega, se non coincide, con l’impossibilità di pervenire a conclusioni vere e oggettive. La verità non esiste, se esiste non è comunicabile. C’è uno scetticismo di fondo: ogni sistema gnoseologico è una vuota forma, ogni teoria osservata può essere messa in crisi da “uno strappo dal cielo di carta”. Come si può ben vedere, l’ermeneutica novecentesca svilupperà questo genere di idee. Una novella in cui viene espressa, in forma iperbolica e paradossistica, l’incongruenza della realtà e l’incapacità di definire obiettivamente è “La Signora Frola e il Signor Ponza”, da cui verrà tratta la commedia “Così è se vi pare”.
Domande da interrogazione
- Qual è il tema centrale dell'incomunicabilità in "Uno nessuno centomila"?
- Qual è il dramma vissuto da Stefano Giogli?
- Come viene rappresentata la crisi della parola nel simbolismo?
- Qual è la visione di Pirandello sulla verità e lo scetticismo?
Il tema centrale è l'incapacità di comunicare le percezioni interiori, poiché le parole sono considerate vuote e non riescono a trasmettere la realtà personale di ciascun individuo.
Stefano Giogli si rende conto che sua moglie Lucietta ama un'immagine idealizzata di lui, un clone mentale che non corrisponde alla sua vera identità, rendendolo prigioniero di un'identità estranea.
La crisi della parola nel simbolismo è rappresentata come un fallimento nel tentativo di rifondare l'essere attraverso l'estetica, con la parola che si libera espressivamente ma si rinchiude in un mondo solipsistico.
Pirandello vede la verità come inesistente o non comunicabile, con uno scetticismo di fondo che mette in crisi ogni sistema gnoseologico, evidenziando l'incongruenza della realtà e l'incapacità di definire obiettivamente.