Fabrizio Del Dongo
Genius
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Indice

  1. Cenni biografici di Jacopo Sannazaro
  2. Sannazaro e la critica
  3. Opera poetica dell'Arcadia
  4. Altre opere

Cenni biografici di Jacopo Sannazaro

La vita di Jacopo Sannazaro si svolse pressoché interamente a Napoli. Nella città partenopea nacque da una nobile famiglia nel 1455 e qui morì nel 1530. Nel 1499, Il re Federico d’Aragona gli regalò una villa a Mergellina, volendolo così ricompensare per i suoi fedeli servigi. E presso la quale, fra l’altro, il suo corpo riposo in una chiesetta da lui stesso fatta costruire. La sua dimora fissa fu, però, quella di Gifuni, a Salerno che rappresenta il paesaggio reale da cui egli trasse l’ispirazione per le scene pastorali dell’Arcadia, a cui però si aggiungono i quadri bucolici tratti da Teocrito e da Virgilio.
A soli 15 anni perse il padre e rimase così affidato alla sola madre, di cui, pare, abbia attinto il temperamento sensibile e malinconico che ritorna spesso nelle sue opere.
Entrò a servizio degli Aragonesi, ma la corte reale non fu mai un mezzo per raggiungere gli onori, la fama e la ricchezza. Ai suoi sovrani egli legato da un sincero affetto.
La sua formazione era estremamente classica per cui entrò presto nell’Arcadia di Pontano alla cui morte egli apparve a tutti il vero capo e sostenitore. A seguito del trattato di Granata del 1501 fra la Francia e la Spagna che prevedeva la spartizione del Regno di Napoli, seguì in esilio il suo re Federico, sostenendolo con l’amicizia e i suoi mezzi finanziari, rimanendogli accanto fin tanto che egli non morì nel 1504. Solo allora, lo scrittore ritornò a Napoli, nella villa di Mergellina dove visse appartata e tenendosi in disparte rispetto ai nuovi dominatori spagnoli. A Mergellina erano soliti riunirsi gli umanisti napoletani, rinnovando così le riunioni dell’Accademia Pontaniana di un tempo. Fu legato di un sentimento amoroso alla gentildonna Cassandra Marchese, una donna bellissima e molto erudita. Precedentemente aveva avuto un altro affetto per una giovane morta in giovane età e del cui ricordo il poeta ha lasciato traccia nell’Arcadia.

Sannazaro e la critica

La figura del Sannazaro che ci è stata tramandata è quella di un uomo molto nobile, fedele e dedito alla casa d’Aragona. Il suo atteggiamento pensoso e indifferente nei confronti dei facili trionfi si rispecchia nelle sue opere. Nel Cinquecento egli conobbe la fama e l’esaltazione, ma oggi tutto ciò è svanito e il giudizio dei critici è diventato piuttosto severo.
Da ricordare che Alessandro Manzoni, dopo aver letto l’Arcadia, la considerò una sciocchezza.

Opera poetica dell'Arcadia

L’Arcadia è un’opera pastorale formata da 12 testi in prosa e da 12 fra canzoni e ecloghe, che si apre con un proemio e si chiude con un congedo. In essa si racconta che il protagonista, di nome Sincero, si trasferisce nel mondo favoloso dei pastori per trovare in questo ambiente una consolazione al suo amore infelice nei confronti di Carmosina, una giovane donna. A contatto con il mondo bucolico dei pastori vive un’esistenza serena e malinconica. Dei tristi sogni lo inducono a ritornare a Napoli accompagnato da una ninfa dove viene a sapere che la ragazza è morta. Nell’opera ritroviamo tutti i temi tradizionali della letteratura bucolica, elaborato forse in un modo troppo freddo. Sembra che lo scrittore si preoccupi più di raggiungere l’eleganza stilistica che non dell’elaborazione psicologica e della spontaneità dei sentimenti descritti.
Comunque, Sannazaro ha avuto il merito di aver fissato nella letteratura, e non soltanto in quella italiana, un rifugio spirituale, rappresentato dal mondo bucolico. Anche la sua prosa è degna di segnalazione: è ricca di elementi classici, di eleganze stilistiche. Nonostante questo, per noi moderni, la lettura dell’Arcadia resta pesante e, a volte, perfino stucchevole.

Altre opere

Altre opere del Sannazaro sono:
• tre libri di Elegie di vario argomento
• delle filastrocche in dialetto napoletano, chiamate “gliommeri”
• le Eclogae piscatoriae, cinque ecloghe, in latino, i cui protagonisti sono i pescatori e non i pastori come avviene nell’Arcadia
• il De Partu Virginis, un poema sulla nascita di Gesù Cristo, in tre libri
• Odi, epigrammi vari e un idillio
Ma anche queste opere non raggiungono mai un vero valore poetico, nonostante la perfezione della forma e il riaffiorare di toni più intimi e malinconici.

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