Concetti Chiave
- Jacopone da Todi, noto per la sua opposizione al papa, compose 93 laude in volgare, spesso incentrate su peccato e penitenza.
- La scuola siciliana, nata a Palermo nel 1230 sotto Federico II, si distingueva per l'uso del volgare siciliano e la varietà metrica.
- Cielo d'Alcamo è noto per "Rosa fresca aulentissima", un dialogo vivace tra un uomo e una donna che esplora il desiderio carnale.
- Giacomo da Lentini, inventore del sonetto, è considerato il caposcuola della lirica siciliana con un canzoniere di 38 liriche.
- Le opere di Giacomo da Lentini, come "Meravigliosamente" e "Chi non avesse mai veduto foco", esplorano temi di amore e passione.
Indice
La vita e le opere di Iacopone
Fa degli studi giuridici e diventa un ottimo notaio e procuratore, poi nel 1278 entra nell’ordine dei frati francescani minori e si schiera con la corrente degli spirituali. Intorno al 1297 fu scomunicato perché si oppose duramente al papa accusandolo di avidità e nepotismo.
L’anno dopo fu anche condannato all’ergastolo e al totale isolamento. Morì nel 1306.
Compone 93 laude (come San Francesco) in volgare. È molto ossessionato dal peccato e dall’ansia della penitenza.
La passione e il tormento di Iacopone
È una lauda in cui esprime la sua gioia incontenibile in seguito a un contatto mistico con Dio. Non sa come spiegare ciò che prova e non sa come contenersi; le altre persone che lo vedono non possono capire l’esperienza che ha provato e quindi lo giudicano come un folle, un pazzo.
Iacopone in questa lauda si augura e chiede al Signore tutte le malattie e le sofferenze peggiori per espiare le colpe di tutti gli uomini che hanno ucciso Cristo.
Si augura di avere una vita tormentata, una morte terribile e anche dopo la morte di non avere pace. Vuole essere dimenticato e a chi lo ricorda vuole che il Signore mandi delle visioni spaventose.
È una lauda drammatica basata sul dialogo riguardante il tema della Passione di Cristo. Nella prima parte il dialogo è tra un fedele di nome Nunzio e Maria che dura dalla cattura di Gesù fino alla sua crocifissione.
Nella seconda parte c’è il lamento funebre di Maria sotto la croce del figlio e infine la volontà della Madonna di morire con suo figlio.
La scuola siciliana e la sua influenza
Nel 1198 Federico II di Svevia diventa re nel Regno di Sicilia. Egli è il promotore di una politica culturale aperta e tollerante e fortemente laica. Questo rende la Sicilia una terra multiculturale e plurilinguistica, in cui si mescolano la cultura araba, bizantina, greca, normanna e latina. La scuola siciliana nasce a Palermo nel 1230 ispirandosi alla lirica provenzale, ma utilizzando come lingua il volgare siciliano. I poeti siciliani, inoltre, non lo erano di professione, ma erano dei dilettanti colti che facevano altri lavori. A differenza della lirica provenzale i testi venivano letti e non accompagnati da musiche, presentando una varietà metrico-ritmica notevole. La donna è una figura rarefatta, descritta in modo convenzionale tramite anche paragoni con la natura; l’uomo è il suo umile servitore che soffre se l’amore viene perduto o non ricambiato. In totale vengono prodotti 150 testi che si possono suddividere in canzoni, canzonette e sonetti. Non abbiamo testimonianze certe riguardo al volgare siciliano poiché tutti i testi della scuola siciliana sono arrivati a noi tramite le trascrizioni avvenute in Toscana tra la fine del Duecento e l’inizio del Trecento, quindi la lingua originaria è stata toscanizzata. Le rime siciliane vengono chiamate rime imperfette.
Il dialogo amoroso nella poesia siciliana
A lui è attribuito un unico componimento “Rosa fresca aulentissima”. Si ipotizza fosse un poeta di raffinata cultura, che padroneggiava le tecniche dei giullari.
Racconto di un vivace dialogo tra un uomo e una donna (popolana), quest’ultima inizialmente rifiuta i corteggiamenti dell’uomo, ma poi alla fine si arrende e decide di concedersi a lui dopo che le avrà giurato amore sul Vangelo. È centrale il desiderio carnale inserito in un contesto popolare e umile.
Era un funzionario imperiale alla corte di Federico II di Svevia ed è considerato il caposcuola della lirica siciliana. Viene soprannominato il “Notaro” perché era un notaio di professione. Il suo canzoniere comprende 38 liriche tra canzoni, canzonette e sonetti (di cui è l’inventore).
La canzonetta e il sonetto nella lirica siciliana
Canzonetta (più breve e leggera di contenuto rispetto alla canzone) composta da sette strofe (divise in fronte e sirma) con ognuna nove versi di settenari.
Il poeta qui porta nel cuore l’immagine dell’amata: più cerca di nascondere la sua passione, più si fa intensa. Parla all’amata con delle apostrofi. Vorrebbe vedere la donna, ma quando ce l’ha davanti non riesce a esprimere i suoi sentimenti. Per questo parlando alla canzonetta gli chiede di esortare la donna a ricambiare il sentimento. Nella canzonetta si nomina per firmarsi e dare un tocco personale.
È un sonetto con schema delle rime ABAB, ABAB, CDE,CDE.
Accosta con una similitudine il fuoco e la passione d’amore, all’inizio fonti di gioia e poi di dolore perché bruciano.
Inizia usando il condizionale, quindi facendo delle ipotesi, perché spera che il fuoco che arde in lui possa ardere anche nella sua amata, ma purtroppo non è così.
Nell’ultima strofa si lamenta dell’ingiustizia dell’amore usando la parola villania, ovvero l’opposto della cortesia.
Domande da interrogazione
- Chi è Jacopone da Todi?
- Qual è il tema principale della lauda "O iubelo del core"?
- Cosa chiede Jacopone da Todi nel componimento "O segnor, per cortesia"?
- Di cosa tratta la lauda drammatica "Donna de Paradiso"?
- Quali sono le caratteristiche della scuola siciliana?
Jacopone da Todi è stato un frate francescano e poeta italiano del XIII secolo.
Il tema principale della lauda "O iubelo del core" è la gioia incontenibile di Jacopone da Todi dopo un contatto mistico con Dio.
In "O segnor, per cortesia", Jacopone da Todi chiede al Signore di fargli sperimentare le peggiori malattie e sofferenze per espiare le colpe degli uomini che hanno ucciso Cristo.
"Donna de Paradiso" è una lauda drammatica che tratta del dialogo riguardante la Passione di Cristo, con una parte dedicata al lamento funebre di Maria sotto la croce del figlio.
La scuola siciliana è nata a Palermo nel 1230 ed è caratterizzata dall'uso del volgare siciliano come lingua poetica. I poeti siciliani erano dilettanti colti che facevano altri lavori e i testi presentano una varietà metrico-ritmica notevole.