Concetti Chiave
- Lapo Gianni, amico di Dante e Guido Cavalcanti, è noto per le sue 16 liriche, tra cui spicca la figura di Monna Lagia, sua musa ispiratrice.
- La ballata di Lapo Gianni è caratterizzata da una struttura metrica complessa, con una "ripresa" e congedo, e stanze di 10 versi settenari ed endecasillabi.
- Il tema centrale della ballata è l'amore, personificato e descritto attraverso immagini di bellezza e giovinezza, tipiche dello Stilnovo.
- Il poeta esprime l'incapacità di descrivere l'eccezionale bellezza della donna amata, lasciando ad Amore il compito di lodarla adeguatamente.
- Nel commiato, il poeta invita la Ballata a recarsi dalla donna amata, enfatizzando la bellezza fisica e il sentimento terreno che pervade la sua poesia.
Indice
Lapo Gianni e la sua opera
Lapo Gianni fu uno scrittore fiorentino, amico di Dante e di Guido Cavalcanti. Nel sonetto “Guido, i’vorrei che tu e Lapo ed io”, Dante lo ricorda con affetto e lo loda anche nel De Vulgari eloquentia. Alcuni studiosi, ma non tutti sono d’accordo, lo identificano con certo Lapus quondam Giannis Ricevuti de Florentia, che ricoprì l’incarico di giudice ordinario e di notaio e i cui atti notarili sono redatti dal 1298 al 1328, presenti nell’Archivio di Stato di Firenze.
Di Lapo Gianni ci sono giunte 16 liriche, in cui domina la figura di Monna Lagia, la donna da lui amata e celebrata.Struttura metrica della ballata
Da punto di vista metrico, si tratta di una ballata. Essa si apre con una “ripresa”, composta da quattro versi settenari e endecasillabi con il seguente schema: aBbA. Si chiude con un congedo che presenta le stesse caratteristiche metriche della ripresa. Le due stanze sono di 10 versi ciascuna (settenari e endecasillabi) con le rima aBC, aBC, cDdD (le lettere minuscole si riferiscono ai settenari e le maiuscolo agli endecasillabi).
Amore e bellezza nella ballata
Tutta la ballata è rivolta a Amore, che è personificato, come succede spesso nello Stilnovo. La ripresa inizia con l’immagine della rosa appena fiorita che rappresenta la donna amata, come nella ballata del Cavalcanti (Fresca rosa novella) e nel Contrasto di Cielo d’Alcamo. Essa rende piena di fascino la sua lieta giovinezza e mostra che la gentilezza è una sua creazione di lei stessa. Il poeta continua dicendo che se egli fosse idoneo a narrare la sua eccezionale bellezza, direbbe come essa è stata adornata resa bella dalla natura; tuttavia non ne è capace di saperne presentare una prova vera e propria: quindi chiede ad Amore che sia lui a lodarla perché lo sa fare meglio. Ricorda che, una volta, il suo dolce sorriso e i suoi occhi luminosi come stelle lo conquistarono.[Si tratta del solito motivo di gioia e luce che ritroviamo negli poeti del dolce Stil Novo, anche se in questa ballata il tono risulta essere più concreto.]
Il potere dell'amore
Allora, lo scrittore abbassò lo sguardo a causa del raggio luminoso che attraverso gli occhi della donna, gli giunse fino al cuore, proprio nell’istante in cui egli la guardò. Con questi ultimi versi, il poeta intende sottolineare la luminosità e lo sguardo fulmineo dell’amore, quasi a indicare la forza invincibile e misteriosa della passione amorosa. In questo modo, resta del fascino della donna, una traccia della concezione religiosa e soprannaturale, e quindi legata al mistero, con cui gli stilnovisti consideravano l’amore. A tal punto Amore si rivolte al poeta per sottolineare che a lui piace molto che la donna domini l’intimo dello spirito dello scrittore e gli ricorda che per tutta la vita egli sarà il servitore di lei. Il poeta ringrazia Amore, definito come dolce signore, di cui riconosce la somma grandezza poiché gli permette di vivere felicemente, nel pensiero del fatto che la sua anima è diventata ancella della donna amata.
Il commiato e la bellezza fisica
Nel commiato, il poeta si rivolge alla Ballata stessa che sembra essersi fatta giovanile, poiché è apostrofata “Ballata giovinzella”, invitandola a recarsi da colei che ha le trecce bionde, dato che Amore, per l’alto valore di lei (della donna amata) gli ha ordinato di essere suo servitore. L’immagine delle trecce bionde delinea in modo rapido e inaspettato la bellezza fisica della donna, da cui risalta il sentimento più terreno che anima la poesia di Lapo Gianni, se paragonato alla liriche di Guinizelli o dello stesso Dante.
Domande da interrogazione
- Chi era Lapo Gianni e quale ruolo ha avuto nella letteratura fiorentina?
- Qual è la struttura metrica della ballata di Lapo Gianni?
- Come viene rappresentato l'amore nella ballata di Lapo Gianni?
- Qual è il significato del potere dell'amore nella ballata?
- Cosa rappresenta il commiato nella ballata di Lapo Gianni?
Lapo Gianni era uno scrittore fiorentino, amico di Dante e Guido Cavalcanti, ricordato da Dante nel sonetto “Guido, i’vorrei che tu e Lapo ed io” e nel De Vulgari eloquentia. È noto per le sue 16 liriche dedicate a Monna Lagia.
La ballata si apre con una "ripresa" di quattro versi settenari e endecasillabi con schema aBbA e si chiude con un congedo simile. Le due stanze contengono 10 versi ciascuna con rime aBC, aBC, cDdD.
L'amore è personificato e descritto attraverso immagini di bellezza e giovinezza, come la rosa appena fiorita. Il poeta chiede ad Amore di lodare la bellezza della donna amata, riconoscendo la sua incapacità di farlo adeguatamente.
Il potere dell'amore è descritto come una forza invincibile e misteriosa, con un raggio luminoso che colpisce il cuore del poeta. Amore è visto come un dolce signore che permette al poeta di vivere felicemente servendo la donna amata.
Nel commiato, il poeta si rivolge alla Ballata stessa, invitandola a recarsi dalla donna amata, descritta con trecce bionde. Questo evidenzia la bellezza fisica della donna e il sentimento terreno che anima la poesia di Lapo Gianni.