Fabrizio Del Dongo
Genius
5 min. di lettura
Vota

Concetti Chiave

  • Giacomino da Verona, autore del XIII secolo, è noto per "De Babilonia civitate infernali", considerata un antecedente della Divina commedia, e "De Jerusalem celesti".
  • "De Babilonia" contrappone un mondo infernale di tenebre e demoni a "De Jerusalem", dove regnano luce e beatitudine celeste.
  • L'autore utilizza una tecnica che amplifica elementi terreni come profumi e puzze per coinvolgere l'immaginazione popolare, ottenendo effetti grotteschi.
  • Le rappresentazioni delle pene infernali sono vivide e grottesche, includendo immagini di dannati cotti allo spiedo come maiali.
  • L'opera ha un intento didattico-religioso, mirato a suscitare terrore delle pene infernali per dissuadere dal peccato.

Indice

  1. Presentazione dell’autore e dell’opera
  2. Confronto fra le due opere
  3. La tecnica per far presa sull’immaginazione popolare
  4. Trasposizione in italiano moderno

Presentazione dell’autore e dell’opera

Giacomino da Verona è uno scrittore del XIII secolo, noto, fra l’altro, per aver scritto l’opera De Babilonia civitate infernali, che viene considerata un antecedente della Divina commedia e il De Jerusalem celesti.
Si tratta di un componimento di 340 versi, in lingua volgare dell’area veronese, in cui lo scrittore descrive le pene a cui sono sottoposti i dannati, una volta entrati in possesso dei demoni.
L’intendo didattico-religioso è evidente e viene perseguito facendo leva sul terrore, cioè suscitando nel lettore raccapriccio e spavento per le pene dell’inferno: in questo modo il lettore potrà evitare il peccato e le condanne eterne che lo aspettano e di cui ha una descrizione fortemente realistica.
Le due opere sono in un rapporto reciproco molto stretto, un rapporto però, di opposizione per quanto riguarda il contenuto e la modalità di rappresentazione dei due mondi (Babilonia, la città infernale, e Gerusalemme, la città celeste).

Confronto fra le due opere

Sul piano contenutistico il De Babilonia è l’esatto rovesciamento del De Jerusalem. Nella città celeste tutto splende ed è immerso in una natura meravigliosa. Un soavissimo odore si diffonde ovunque, e canti di graziosi uccelli rendono l’atmosfera molto gioiosa. Patriarchi e santi abitano in questo luogo glorificando Dio con canti, insieme agli apostoli, ai martiri e alle vergini. Mella città infernali la situazione è totalmente opposta: al posto della luce, abbiamo le tenebre, al posto degli angeli osannanti, abbiamo i demoni con le corna e in sostituzione dei profumi, abbiamo una puzza tremenda.

La tecnica per far presa sull’immaginazione popolare

L’autore, per descrivere l’aldilà ricorre all’enfatizzazione del mondo visibile e il suo riferimento costante sono i dati terreni come il profumo, la puzza, il buio e la luce che, però, vengono amplificati a dismisura. Questa tecnica porta ad esiti grotteschi, se non comici come la rappresentazione del dannato cotto allo spiedo come fosse un bel maiale. La rappresentazione ha un tono molto ingenuo e si ricollega alla situazione culturale del tempo e alla predicazione religiosa dell’epoca che faceva leva sulla fantasia popolare per rappresentare la beatitudine e la dannazione eterna. È innegabile che sia i diavoli di Giacomino da Verona e quelli descritti da Dante nella Divina commedia si ricollegano a questa tradizione medioevale.

Trasposizione in italiano moderno

La puzza che esce dalla bocca è così intensa
Che ogni sforzo per descriverla sarebbe inutile, che colui che soltanto si avvicina
senza toccarlo giammai in nessun tempo non è privo di nausea.

Non fu visto mai in alcun tempo
un luogo e una cosa così puzzolente
a distanza di mille miglia e più si sentono
la puzza e il fetore che sono in quel pozzo.

Laggiù ci sono bisce, ramarri, rospi e serpenti,
basilischi e dragoni pronti a mordere:
affilati più di rasoi, tagliano le unghie e i denti,
e mangiano sempre e sempre sono affamati.

Ci sono demoni con dei grossi bastoni,
che spezzano le ossa, le spalle e i femori,
che sono cento volte più neri del carbone,
se non mentono gli scritti dei testi sacri.

Tanto è orribile l’aspetto di quella crudele compagnia,
che si ottiene più piacere ad essere scopati
dalle spine per valli e montagne da Roma fino alla Spagna
che incontrarne uno in aperta campagna.

Perché essi gettano sempre, giorno e notte,
fuori, attraverso la bocca, un fuoco crudele,
hanno la testa cornuta e mani ricoperte di peli,
ululano come lupi e abbaiano come cani

Ma dopo che l’uomo è lì ed essi lo prendono in loro cura,
lo tuffano in acqua che è talmente fredda
che un giorno sembra un anno, com’è scritto nei testi sacri,
prima che lo mettano al caldo.

Quando è al caldo, vorrebbe essere al freddo,
tanto che gli pare duro, crudele gravoso e aspro,
non è mai libero per alcun tempo, adesso,
dal pianto, dalla grama condizione e dalla grande sofferenza.

Stando in quel tormento, gli sopravviene un cuoco,
cioè Belzebù, fra i peggiori di quel luogo,
che lo mette ad arrostire sul fuoco , come un bel maiale,
su di un grande spiedo di ferro per farlo cuocere presto.

Domande da interrogazione

  1. Chi è Giacomino da Verona e quali opere ha scritto?
  2. Giacomino da Verona è uno scrittore del XIII secolo noto per le opere "De Babilonia civitate infernali" e "De Jerusalem celesti", che descrivono rispettivamente le pene infernali e la beatitudine celeste.

  3. Qual è il rapporto tra "De Babilonia" e "De Jerusalem"?
  4. Le due opere sono in un rapporto di opposizione: "De Babilonia" descrive l'inferno con tenebre e demoni, mentre "De Jerusalem" rappresenta la città celeste con luce e canti angelici.

  5. Quale tecnica utilizza Giacomino da Verona per coinvolgere l'immaginazione popolare?
  6. Giacomino da Verona enfatizza il mondo visibile, amplificando elementi come profumi e puzze, luce e buio, per creare rappresentazioni grottesche e coinvolgere l'immaginazione popolare.

  7. Come viene descritta la punizione dei dannati nell'opera "De Babilonia"?
  8. I dannati sono sottoposti a torture come essere cotti allo spiedo da demoni, immersi in acqua gelida e poi messi al caldo, in un ciclo di sofferenza continua.

  9. Qual è l'intento principale dell'opera "De Babilonia"?
  10. L'intento principale è didattico-religioso, volto a suscitare terrore nel lettore per le pene dell'inferno, al fine di dissuaderlo dal peccato e dalle condanne eterne.

Domande e risposte

Hai bisogno di aiuto?
Chiedi alla community