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Concetti Chiave

  • La lauda è un componimento poetico e musicale in volgare che accompagna i riti liturgici, esprimendo la devozione e la pietà religiosa attraverso temi legati alla fede.
  • Jacopone da Todi, con il suo "Stabat Mater", celebra la figura della Mater Dolorosa, utilizzando una struttura dialogica che amplifica l'espressione del dolore di Maria.
  • Nelle arti figurative, il dolore di Maria è rappresentato in momenti distinti della Passione, come nella Crocefissione di Masaccio e nei gruppi statuari del Compianto, caratterizzati da intensità emotiva e drammaticità.
  • La Pietà è un tema centrale nelle arti, con celebri rappresentazioni dal Rinascimento a Van Gogh, evidenziando il dolore di Maria attraverso opere iconiche come la Pietà di Michelangelo.
  • Le rivisitazioni moderne della figura di Maria, come nelle opere di Fabrizio De André e Dario Fo, esprimono una religiosità personale e intensa, reinterpretando la tradizione con una sensibilità laica e teatrale.

Indice

  1. Donna del Paradiso, la figura della Mater dolorosa dalla lauda alle arti figurative
  2. Origini e sviluppo della lauda
  3. Movimento dei Flagellanti
  4. Jacopone da Todi e la lauda
  5. Stabat Mater e la Mater Dolorosa
  6. Compianto e Pietà nell'arte
  7. Influenze letterarie e musicali
  8. Fabrizio De André e La buona novella
  9. Teatro e reinterpretazione della Vergine

Donna del Paradiso, la figura della Mater dolorosa dalla lauda alle arti figurative

Origini e sviluppo della lauda

La lauda è un componimento poetico e musicale in volgare di argomento religioso; in un primo tempo si è espressa con quartine monorime, cioè strofe di quattro versi con la medesima rima, e poi nel metro della ballata. Nasce con la funzione di accompagnamento ai riti liturgici, in particolare nei cosiddetti “pianti”, ossia in quelle lamentazioni della Madonna e delle pie donne per la morte di Cristo che venivano cantate in coro dalle donne che in chiesa assistevano, e prendevano parte, al rito-spettacolo. I contenuti riguardavano però, più in generale, diversi aspetti della devozione e della pietà religiosa, legati ai problemi della fede; in tale ambito rientra anche il testo più noto, il Cantico delle creature di san Francesco.

Movimento dei Flagellanti

La lauda ebbe un grande impulso grazie al movimento dei Flagellanti o Disciplinati, nato in Umbria, a Perugia per opera di Ranieri Fasani. I flagellanti, davano luogo a delle processioni in cui i fedeli, passando da una città all’altra, si flagellavano realmente e pubblicamente, mettendo a nudo il loro disprezzo per i beni del mondo e la loro aspirazione verso i valori spirituali dell’anima. La contestazione riguardava l’interesse del clero per i beni mondani e si collegava ad altri analoghi movimenti, come quello dei Francescani spirituali, che si battevano per un ritorno della Chiesa alla purezza del messaggio evangelico.

Jacopone da Todi e la lauda

Fra i sostenitori di questo ideale, troviamo la figura di Jacopone da Todi, con cui la lauda raggiunge la sua più alta espressione artistica. In particolare merita attenzione il componimento intitolato Donna de Paradiso, che presenta una particolare struttura dialogica, affidata alle voci dei diversi personaggi che animano il quadro. Lo Stabat mater (opera attribuita a Jacopone), inizia invece con questi versi celebri:

Stabat mater dolorosa / iuxta crucem lacrimosa / dum pendebat filius”.

Che tradotto, è:

Stava la madre addolorata / piangente ai piedi della croce / su cui era appeso il figlio”.

Stabat Mater e la Mater Dolorosa

Si tratta di uno dei più celebri inni cristiani, vera celebrazione della figura della Mater Dolorosa. Questo motivo ha avuto grande fortuna anche nelle arti figurative, che trattano il dolore di Maria essenzialmente in quadri iconografici corrispondenti a tre momenti distinti della Passione.

Il primo nucleo tematico contempla la Madonna ai piedi della croce, mentre il Cristo sta ancora agonizzando, e corrisponde al tempo in cui si svolge l’azione dello Stabat Mater. Il dipinto che ritrae in modo più incisivo questa fase è senz’altro la Crocefissione di Masaccio. L’artista ci presenta Maria di spalle, di tre quarti, con le braccia levate ed il corpo piegato sotto a macchia rosso fiammante della veste. Postura e colore ci fanno immaginare lo strazio nel volto, l’urlo di dolore che ne promana, con intensità emotiva ancor più profonda che se il volto ci fosse mostrato direttamente. Inoltre la natura sullo sfondo è sostituita da uno strato uniforme di oro: ignorare il paesaggio reale significa sottrarre questo episodio alla cronaca, alla storia, per racchiuderlo in uno spazio assolutamente unico, metafisico, che fa del dolore di Maria l’emblema del dolore umano.

Compianto e Pietà nell'arte

Dopo la deposizione dalla croce il corpo del Cristo viene pianto dalla Madonna nel Compianto, che, dopo quello giottesco ha visto cimentarsi in esso nei secoli successivi i maggiori artisti del Rinascimento. Anche la scultura, sia in legno che in terracotta, ha avuto una ricca produzione di notevoli Compianti in Francia e Italia settentrionale. Si tratta di gruppi di statue a grandezza naturale col corpo del Cristo disteso a terra al centro della scena, circondato solitamente dalla Madonna, la Maddalena, san Giovanni Evangelista, ed altri personaggi, in un effetto altamente teatrale che fa identificare gli spettatori con i protagonisti della scena. Il più intenso di questi gruppi statuari è quello in terracotta (in origine colorata) modellato intorno al 1485 da Niccolò dell’Arca, che si distingue per il senso di grande drammaticità e sofferenza espresso nei volti e nelle posizioni dei corpi.

Infine c’è il tema della Pietà, in cui la Mater dolorosa tiene sulle ginocchia il corpo senza vita di Gesù dopo la deposizione dalla croce. Anche su questo tema sono stati numerosi i manufatti: da Tiziano a Rubens e via nei secoli, fino a Van Gogh, passando per quella più celebre, ovvero la Pietà scolpita da Michelangelo tra il 1497 e il 1499.

Influenze letterarie e musicali

Nell’ambito della poesia religiosa tra ‘500 e ‘600, troviamo riprese letterarie di questo motivo, nella Lagrime della beata Vergine (1593) di Torquato Tasso e nel Pianto della Vergine (1613) di Giambattista Basile, l’autore di Lu cunto de li cunti, la più importante raccolta di fiabe, scritte in dialetto napoletano, del Seicento.

Le suggestioni si avvertono anche in scrittori dall’ispirazione essenzialmente laica, in cui si esprime una religiosità non ortodossa o convenzionale.

Fabrizio De André e La buona novella

Un cantautore come Fabrizio De André, ispirandosi liberamente ai Vangeli apocrifi (ossia a quell’insieme di testi sulla vita di Gesù che non sono ufficialmente riconosciuti dalla Chiesa), ha rievocato la vicenda di Cristo – dall’Annunciazione alla sua Passione e morte – in un disco del 1973, La buona novella. De André accentua l’aspetto umano della situazione, contrapponendo alla Vergine le madri dei due ladroni (che hanno nome Tito e Dimaco). Sono loro che iniziano a parlare, in un testo – di indubbia forza e suggestione – che riprende la struttura dialogica propria della lauda drammatica. Si rivolgono dapprima, separatamente, ai propri figli crocifissi, sottolineando l’atrocità di un dolore che rappresenta la loro stessa morte, poi le parole indirizzate alla Vergine esprimono quasi un sentimento di rancore, di invidia per quella che appare come una condizione di privilegio:

Con troppe lacrime piangi, Maria,

solo l’immagine di un’agonia:

sai che alla vita, nel terzo giorno,

il figlio tuo farà ritorno:

lascia noi piangere un po’ più forte,

chi non risorgerà più dalla morte.”

Ma, attraverso le parole del cantautore, Maria non ammette questa distinzione ed insiste sulla comunanza di una sofferenza tutta umana e terrena, che non trova alcun’altra compensazione:

Piango di lui ciò che mi è tolto,

le braccia magre, la fronte, il volto,

ogni sua vita che vive ancora,

che vedo spegnersi ora per ora.

Figlio nel sangue, figlio nel cuore,

e chi ti chiama “nostro Signore”,

nella fatica del tuo sorriso

cerca un ritaglio di paradiso.

Per me sei figlio, vita morente,

ti portò cieco questo mio ventre,

come nel grembo, e adesso in croce,

ti chiama amore questa mia voce.”

Chiude il canto un grido finale di rifiuto e di protesta: «Non fossi stato figlio di Dio, / t’avrei ancora per figlio mio», per alcuni apparentemente blasfema. La lamentazione esprime invece un umanissimo sentimento religioso, nel sofferto legame che può unire, alle soglie della morte (e del suo mistero), lo strazio del dolore di una madre per la morte del proprio figlio.

Teatro e reinterpretazione della Vergine

Spostiamoci al teatro, nell’opera

Qui l’artista ricollegandosi all’antica tradizione della cultura giullaresca e “carnevalesca” dà voce alle esigenze e alla devozione popolari, usando un linguaggio di sua invenzione, il grammelot, costruito sulla base di vari dialetti padani. Ecco allora una visione della Vergine Maria completamente rivisitata, una madre affranta dal dolore, ma lontanissima dallo “Stabat Mater” o dalla “Donna de Paradiso,”di Jacopone. Leggiamo infatti, dopo la crocifisione:-

MARIA: Datemi una scala... voglio salire vicino al mio bene. Mio bene... oh, mio bello smorto figlio di me (mio), stai tranquillo mio bene, che adesso arriva la tua mamma!

Come ti hanno combinato questi assassini, macellai: maledetti, porci rognosi!

Venirmi a conciare il figlio in questa maniera!

Cosa vi aveva fatto questo mio tontolone, d’averlo così in odio, da (essere) farvi tanto canaglie

con lui... ma mi cadrete nelle mani: a uno a uno! Oh, me la pagherete, anche

se dovessi venirvi a cercare in capo al mondo. Animali bestie disgraziati!

CRISTO:

MARIA: Sì, sì, hai ragione... perdonami mio bene, questo baccano che ho fatto

e queste parole da arrabbiata che ho detto, che è stato questo stretto dolore

di trovarti imbrattato di sangue, spezzato qui, su questa trave, denudato, di

botte pestato... bucato nelle mie belle mani così delicate, e i piedi... oh, i piedi,

che gocciolano sangue, goccia a goccia... oh, dev’essere un gran male!-

Non c’è che dire, il livello di elaborazione stilistica è completamente diverso.

Domande da interrogazione

  1. Qual è l'origine e lo sviluppo della lauda?
  2. La lauda è un componimento poetico e musicale in volgare di argomento religioso, inizialmente espresso con quartine monorime e poi nel metro della ballata. Nasce per accompagnare i riti liturgici, in particolare i "pianti" della Madonna per la morte di Cristo.

  3. Qual è il ruolo del movimento dei Flagellanti nella diffusione della lauda?
  4. Il movimento dei Flagellanti, nato a Perugia, ha dato grande impulso alla lauda attraverso processioni in cui i fedeli si flagellavano pubblicamente, esprimendo disprezzo per i beni mondani e aspirazione verso valori spirituali.

  5. Come viene rappresentata la Mater Dolorosa nelle arti figurative?
  6. La Mater Dolorosa è rappresentata in tre momenti distinti della Passione: ai piedi della croce, nel Compianto e nella Pietà. Queste rappresentazioni iconografiche esprimono il dolore di Maria come emblema del dolore umano.

  7. In che modo la poesia religiosa e le influenze laiche si intrecciano nel tema della Mater Dolorosa?
  8. La poesia religiosa tra '500 e '600 riprende il tema della Mater Dolorosa, mentre autori laici come Fabrizio De André reinterpretano la vicenda di Cristo, accentuando l'aspetto umano e il dolore condiviso tra Maria e le madri dei ladroni.

  9. Come viene reinterpretata la figura della Vergine Maria nel teatro di Dario Fo?
  10. Nel "Mistero buffo" di Dario Fo, la Vergine Maria è rappresentata come una madre affranta dal dolore, ma con un linguaggio popolare e una visione lontana dallo "Stabat Mater", esprimendo un sentimento di protesta e rifiuto.

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