Concetti Chiave
- Lo Stilnovo si sviluppa nel Duecento come un nuovo stile poetico toscano, incentrato sul "dettato d'amore" e l'interiorità, con Dante Alighieri come figura cruciale.
- Guido Guinizzelli è considerato un predecessore dello Stilnovo, influenzato dalla sua formazione universitaria, che integra competenze filosofiche e scientifiche nella poesia d'Amore.
- La poesia comico-realistica si contrappone allo Stilnovo, caratterizzata da realismo e giocosità, con autori come Cecco Angiolieri che rovesciano le tematiche stilnoviste.
- Cecco Angiolieri è noto per la sua poesia comica e provocatoria, che critica gli ideali stilnovisti e esplora temi come l'amore volgare e la misoginia.
- Dante Alighieri, figura di spicco dello Stilnovo, è noto per la sua opera "La Commedia", che integra esperienze personali, formazione culturale e coinvolgimento politico.
Indice
- Origini del Dolce Stil Novo
- Dante e il Dolce Stil Novo
- Fedeltà al dettato d'amore
- Raffinatezza speculativa e Amore
- Influenze e concezioni dell'Amore
- Concezione della figura femminile
- Innovazioni dello Stilnovo
- Conflitti tra amore e etica
- Cavalcanti e la visione pessimista
- Caratteristiche del Dolce Stil Novo
- Guinizzelli e la poesia comico-realistica
- Poesia comico-realistica e satirica
- Caratteristiche della poesia comica
- Cecco Angiolieri e la satira
- Dante: vita e opere
- Dante e la politica fiorentina
- Esilio e opere di Dante
- Ultimi anni di Dante
Origini del Dolce Stil Novo
Nella seconda metà del Duecento alcuni poeti, soprattutto toscani, danno vita ad un nuovo stile poetico che vuol’essere qualcosa di nuovo, lo stesso Dante lo chiamerà Dolce Stil novo (dolce per la dolcezza tipica dei componimenti, nuovo per la novità). Dà vita ad un rinnovo della lirica che influisce anche a livello europeo e sorge una nuova consapevolezza del “parlar materno”.
i poeti respirano un’aria nuova, che non è più quella delle corti: sono giovani cresciuti con un’educazione universitaria e, condividendo interessi e cultura, legano un’amicizia fatta di letture e frequentazioni.
Tra i maggiori esponenti troviamo Guido Guinizzelli, che è il più anziano, Guido Cavalcanti, che affascina Dante per il suo genio, e soprattutto Dante Alighieri stesso.
Dante e il Dolce Stil Novo
Il ruolo di Dante si può considerare essenziale: è proprio lui che ne individua il momento significativo nella storia della letteratura volgare. Fu infatti testimone e interprete dello Stilnovo come fenomeno letterario che, molti studiosi affermano, senza di lui non sarebbe mai esistito. Qui non si parla più di scuola ma di personalità con sensibilità diverse tra di loro, che condividono aspetti in comune ma con visioni divergenti.
L’espressione “Dolce Stilnovo” compare per la prima volta proprio nella Commedia e fu il notaio Bonagiunta a usarla, colui che in passato aveva criticato Guinizzelli per l’eccessiva ricercatezza: era come se Dante volesse far intendere che l’anima del lucchese riconoscesse la superiorità della nuova poesia.
Fedeltà al dettato d'amore
L’aspetto caratterizzante è proprio la fedeltà al “dettato d’amore”, ovvero trascrivere ciò che l’Amore dice: Dante si distingue proprio per la sua capacità di descrivere le sue esperienze amorose vissute in prima persona. Al contrario la metafora di Amore dittatore comporta un legame strettissimo tra esperienza amorosa e poesia, definendo un allontanamento dalle convenzioni e dalle situazioni tipiche della poesia erotica cortese.
Raffinatezza speculativa e Amore
Ovviamente per trascrivere in maniera adeguata occorre un’affinata cultura: gli stessi Guinizzelli, Cavalcanti e Dante sostengono che serva un grande rigore speculativo, in contrasto con i precedenti poeti che non ne erano in grado, formulando tentativi alquanto deludenti.
E proprio per questo Bonagiunta non era riuscito a cogliere la profondità dei contenuti di Guinizzelli, indirizzandogli il sonetto Voi ch’avete mutata la maniera (il modo di poetare) accusandolo di ricorrere in modo forzato ai riferimenti filosofici. Guinizzelli, a sua volta, non poteva che trovare inadeguati gli sforzi di Guittone, che aveva aperto la lirica volgare a nuovi orizzonti ma con versi oscuri nella forma e imprecisi nei concetti.
Influenze e concezioni dell'Amore
La maggior raffinatezza speculativa dello Stilnovo si esercita sulla domanda “che cos’è l’Amore?”; la questione riguardava infatti la natura dell’Amore, le sue manifestazioni e gli effetti che produce.
Come punto di partenza abbiamo il De Amore di Andrea Cappellano che dà ‘una svolta alla tradizionale morale sessuale basata sulla castità’; egli infatti ammette un’esperienza amorosa intesa come passione, rivolta a donne già sposate e che aspirava anche all’unione fisica.
Con questa nuova visione, lo Stilnovo elabora una posizione innovativa, l’Amore è l’espressione naturale di un animo nobile, infatti chi lo possiede concepisce inevitabilmente questo sentimento, riportato dallo stesso Guinizzelli e Cappellano.
Concezione della figura femminile
Si può notare poi anche un’influenza della letteratura mariana sulla concezione della figura femminile e dell’Amore:
- con Guinizzelli troviamo il paragone della donna a una stella, figura servata fino ad allora esclusivamente alla madonna;
- con Cavalcanti invece la si paragona ai miracoli compiuti da Maria Stessa;
- infine con Dante si nota nella spiritualizzazione di Beatrice.
La natura dell’Amore viene spiegata mediante l’utilizzo di concetti, immagini o procedimenti logici tratti dai loro studi filosofici e scientifici.
Innovazioni dello Stilnovo
Ovviamente gli aspetti innovativi si declinano in maniera diversa per ogni autore ma in generale lo Stilnovo introduce una caratteristica nuova nella letteratura italiana, ovvero una poesia legata al concetto di interiorità: al contrario dei poeti siciliani e toscani, che si concentravano sull’ambiente esterno, quindi sulla dama e l’ambiente di corte, qui si ha uno sguardo più introspettivo, conferendo tonalità e profondità alla fenomenologia dell’Amore. Si rinuncia all’esuberante repertorio di similitudini e paralleli, sostituiti da concetti filosofici, teologici e scientifici.
Conflitti tra amore e etica
Nacque successivamente uno scontro tra l’amor cortese e l’etica cristiana, dato che quest’ultima non tollerava un’adorazione così intensa da oscurare Dio e si nota nel terzo libro del De Amore. Anche nel Al Cor Gentile di Guinizzelli si legge come il poeta stia immaginando Dio che gli chiede del suo vano amor e lui, come unica giustificazione plausibile, risponde l’aspetto angelico dell’amata. Questa assimilazione della dama ad un angelo era già comparsa nella lirica precedente, come con Guittone, ma qui si inizia a passare dalla metafora all’identificazione. La svolta viene compiuta da Dante in quanto delineerà una figura angelica salvica che lo accompagnerà durante il suo percorso di purificazione, portando ad una dimensione spirituale nuova dell’esperienza amorosa, senza però rinunciare ad un’idea di amore terreno e passionale. Ed è qui che si sviluppa l’immagine della donna-angelo che rende più puro e nobile chi le è attorno, respinge chi è indegno e con il solo saluto dona salvezza: il suo apparire diventa un miracolo.
Cavalcanti e la visione pessimista
La visione di Cavalcanti è invece opposta alla prospettiva beatifica di Dante, infatti matura un’esperienza pessimista:
- la bellezza della donna resta un mistero sfuggente che viene presentato come un agente portatore di morte: l’innamoramento quindi non produce salvezza ma bensì autodistruzione.
Caratteristiche del Dolce Stil Novo
Lo Stilnovo può essere definito come un gruppo con contorni difficili da tracciare, date le numerose differenze individuali e l’assenza di un unico progetto condiviso, eppure un comune sentire c’è: una visione estetica che alcuni poeti condividono sul finire del Duecento, della quale lasciano delle tracce nei loro versi.
Il sonetto di Dante, Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io, in cui Dante si immagina lui, Guido Cavalcanti e Lapo Gianni con le loro tre donne amate su un vascello separato dal resto del mondo che, come le poesie precedenti si incastrano bene con l’ambiente delle corti, va a coincidere con l’idea di amore e fratellanza dello Stilnovismo. Però, a mettere in crisi ideale, ci pensa Cavalcanti che con alcuni sonetti rimprovera Dante per la sua visione idilliaca dell’Amore dicendo che porta invece alla morte. Questi conflitti erano segno di vitalità del gruppo.
Un altro tratto distintivo era senza dubbio la dolcezza e anche in questo caso non si tratta di una novità, ma si possono trovare delle tracce nella precedente lirica cortese: i poeti di Provenza avevano stabilito il trobar leu, caratterizzato da limpidezza, che si opponeva al trobar clus, più aspro. Come modello però si impongono i poeti della generazione immediatamente precedente allo Stilnovismo, che però diventano modello negativo, percepiti come giovani poeti rozzi e sgradevoli ma non solo per una questione di gusto: infatti si considera un limite intellettuale e una scarsa capacità di padroneggiare concetti filosofici e scientifici. Di certo non manca la poca sensibilità, aspetto in cui si ritrovano gli Stilnovisti.
Guinizzelli e la poesia comico-realistica
Si può dire che Guinizzelli fu un predecessore inconsapevole, inaugurando un modello poetico poi assunto dallo Stilnovo, tanto da essere chiamato “padre” da Dante. Di lui si sa poco, solo che nacque a Bologna a inizio 1230 dove studiò legge e divenne un notaio. Ghibellino, viene esiliato nel 1274 e muore a Monselice, senza mai conoscere né Cavalcanti né Dante. Per la sua esperienza poetica fu decisiva l’esperienza universitaria, dato che all’epoca favoriva un ricchissimo scambio culturale che lo aiutano a infondere le sue competenze filosofiche e scientifiche all’interno dell’indagine sulla Natura dell’Amore. Tale direzione va in contrasto con quella guittoniana, e difatti Bonagiunta, seguace di Guittone, lo rimprovera per il suo intellettualismo astruso.
Poesia comico-realistica e satirica
La poesia comico-realistica si sviluppò contemporaneamente e quasi in opposizione allo Stilnovo. Caratterizzata da realismo e giocosità, venne definita in molti modi: comico-realistica, burlesca, satirica o parodica. Nonostante i differenti aspetti in comune, si sviluppò in maniera diversa in ciascun autore.
Abbiamo la satirica canzonata di una Firenze popolana in Rustico Filippi, il rovesciamento delle tematiche amorose Stilnoviane con Cecco Angiolieri e il godimento delle gioie terrene in Folgore di San Gimignano. Ci sono poi anche autori minori tra cui lo stesso Dante.
Caratteristiche della poesia comica
Nonostante non fosse un vero genere letterario, possono essere ritrovati degli elementi in comune, tanto che anche molti Stilnovisti ne presero parte. Troviamo infatti dei componimenti di Guinizzelli, Cavalcanti e la stessa Commedia di Dante è caratterizzata da un caratteristico stile basso e umorale.
Uno dei vari aspetti in comune che possono essere rintracciati è ad esempio l'evocazione degli aspetti corporei dell’esistenza umana, finora esclusi dallo Stilnovismo. Questa opposizione riflette la coesistenza della dialettica e della correlazione tra alto e basso: il basso rappresentato dalla dimensione relativa alla corporeità, e l’alto dall’elevazione ambita dai poeti dello Stilnovo. Con questa nuova forma il rovesciamento dei codici espressivi ufficiali e l’irruzione degli aspetti materiali trovano il modo di essere messi in scena.
Però non si deve pensare a questi poeti come ingenui e di ceti popolari, infatti era necessaria una profonda conoscenza della poesia d’Amore e colta: proprio per questo in molti casi erano di origine nobile o di ricca borghesia.
Anche la poesia satirica va collocata nel quadro di una codificazione dei generi che poneva il comico accanto all’elagico e al tragico. Nella cultura medievale ogni stile aveva la sua dignità, infatti il vituperium era una tra le forme fondamentali della retorica, ovvero la rappresentazione di una persona in termini dispregiativi. Inoltre si ricorre spesso all’offesa, una delle preferite della poesia comica.
I caratteri del genere:
- dal punto di vista tematico è caratterizzata da frequenti riferimenti alla politica dell’epoca, in forme pressoché satiriche, e da riferimenti al contesto storico-sociale di ambito locale, assente nella lirica di carattere amoroso;
- sul piano linguistico, si nota l’appartenenza dei poeti alle aree periferiche rispetto al fiorentino (Cecco Angiolieri era senese, Folgore di San Gimignano);
- a livello stilistico, prediligono un’intensa espressività, utilizzando la violenza verbale, spesso estesa in vituperio, e forzando le risorse linguistiche (come le rime difficili);
- dal punto di vista metrico, si predilige il sonetto.
Cecco Angiolieri e la satira
Cecco Angiolieri fu il più celebre tra i poeti comici medievali. Fu infatti l’unico a dedicare la sua intera produzione al registro comico. Figlio di una delle famiglie nobili più influenti e ricche di Siena, partecipò ad una battaglia contro i ghibellini dove si presuppone abbia conosciuto Dante, al quale indirizzò tre sonetti, ai quali quest’ultimo non rispose mai. Inoltre sappiamo che i suoi cinque figli rinunciarono alla sua eredità in quanto piena di debiti.
Proprio per questo si può comprendere la sua natura ribelle e indisciplinata. Infatti la nei suoi componimenti ricorrono aspetti provocatori di un’esistenza sregolata, anche se si tratta piuttosto della costruzione letteraria di un personaggio che sfrutta le sue passioni nella comicità poetica. è molto presente la critica feroce nei confronti degli ideali stilnovisti e dei valori dell’epoca, come il lavoro e l’onestà.
Tra i temi principali abbiamo l’amore volgare per Becchina, una donna dai facili costumi. Vi è un rovesciamento dei canoni dello Stilnovismo che provoca la comicità: tradimenti, liti e ripicche in cui la donna è l’esatto opposto di come viene presentata da Guinizzelli o Dante. Tutto ciò si collega ad una profonda misoginia in cui le donne vengono accusate di essere inclini alla malizia, divenendo oggetto della vituperia. Vengono caratterizzate quindi come blasfeme sia nelle parole che nei modi e oggetto tormentoso di desiderio per gli uomini.
Un altro tema importante è l’uso comico di pessimismo e violenza. La ricadia, termine usato da Cecco per definire la malinconia, ha un significato materiale e quindi nulla di drammatico. Provocata non solo dal rifiuto della donna di un’intimità carnale ma anche dalla mancanza di cibo e denaro, al tal punto da preferire la morte. La miseria materiale finisce per essere anche motivo di violenze verbali nei confronti dei genitori, oggetti di atroci maledizioni.
Dante: vita e opere
Della vita privata di Dante sappiamo davvero poco: la maggior parte delle notizie deriva da ciò che lui stesso racconta nelle sue opere , ma molte sono le incertezze a suo riguardo, tanto che anche la biografia scritta da Boccaccio appare romanzata. Quindi appare difficile distinguere la realtà dalla letteratura. Un aspetto importante di Dante è la sua tendenza a trasformare la sua biografia in una successione di eventi cruciali: ne sono un esempio la Vita nuova e la Commedia, dove racconta il suo incontro,a nove anni, con Beatrice e il suo esilio. Figlio di una famiglia guelfa di piccola nobiltà, nasce a Firenze nel 1265. Nella stessa Commedia esalta la sua stirpe raccontando di un antenato, il cavaliere Cacciaguida, che partecipò alla seconda crociata. La scelta era strettamente funzionale alla concezione politica che esprime nel poema.
Dei suoi parenti più stretti sappiamo poco o nulla: il padre, Alighiero II, fu un cambiavalute e oggetto di ingiurie da parte di Forese Donati nei confronti di Dante,definendolo strozzino. Si sposò con Gemma Donati ed ebbe per certo tre figli, sul quarto ci sono delle incertezze.
Dante si forma in una Firenze non ancora polo culturale ma comunque ricca di stimoli: un insieme di tradizione e rinnovamento dove non solo persiste la vecchia maniera, come la scuola siciliana o la tradizione provenzale, ma sta nascendo anche una nuova lirica volgare che lo stesso Dante chiamerà Stilnovo, incentrata sull’esperienza amorosa limpida, dolce e di natura autentica, seguendo l’esempio di Guinizzelli e evitando quello di Guittone d’Arezzo, di forma aspra e difficile.
Guido Cavalcanti è il poeta più talentuoso tra quelli fiorentini: solo Dante infatti riuscirà ad eguagliarlo e superarlo. Ma fino ad allora fu un esempio da seguire e soprattutto uno dei primi amici con il quale condividere le passioni culturali e gli eventi di vita quotidiana. Ma quest’amicizia giunse al termine da percorsi intellettuali divergenti e diverse concezioni sulla natura dell’Amore, accompagnate dai conflitti che lacerarono Firenze in quegli anni. Dante inoltre assorbì e mise a frutto anche pensieri più tradizionali, influenzati molto da Brunetto Latini, notaio e letterario di vasta cultura. Ritroviamo nelle sue opere aspetti per nulla estranei alla maturità di Dante, come l’enciclopedismo, l’allegorismo e i contenuti didascalico-dottrinali. E grazie a lui Dante si dedica anche alla filosofia, leggendo opere come il Lelio di Cicerone e la Consolazione della filosofia di Boezio.
E' nella Vita nuova che Dante consegna la sua immagina di giovane assorbito dagli studi e naturalmente dall’amore, selezionando fatti e componimenti di questi primi anni. Selezione parziale dato che non ci dà un quadro completo dei suoi esperimenti letterari come nelle Rime. Ed è qui che compare Beatrice per la prima volta, durante un incontro avvenuto quando lui aveva nove anni e lei otto. Si può facilmente comprendere come gli eventi cruciali della sua giovinezza siano collegati a lei. La figura di Beatrice potrebbe essere riconosciuta in una certa Bice, figlia di un banchiere, andata in sposa a Simone de Bardi e morta in giovane età, ma per molti in realtà il suo è più che altro un mito biografico. è lei però ad incarnare lo stretto legame tra vita e letteratura del poeta.
La morte di Beatrice costituisce un momento di svolta in cui, per superare la devastazione decide di cercare conforto nella filosofia, approfondendo gli studi precedentemente iniziati. Durante gli anni novanta del Duecento si compie il suo processo di maturazione: supera la sua esperienza con lo Stilnovo e si avventura in territori poetici del tutto estranei, come la poesia comico-realistica, l’invettiva e il trobar clus, sulle orme di Arnaut Daniel. Grazie a questo riesce a preparare il bagaglio tecnico che sarà messo a frutto nella stesura della Commedia.
Dante e la politica fiorentina
Dopo trent’anni di sperimentazione poetica, Dante si dedica progressivamente ai drammatici eventi politici di Firenze. Dal 1295 al 1302, la politica diventa il suo interesse esclusivo. Prende parte a eventi memorabili della storia toscana, come la battaglia di Campaldino, in cui i guelfi battono i ghibellini aretini. Ma con l’affermazione dei guelfi, le tensioni fiorentine continuano ad esasperarsi. Scoppia successivamente una rivolta dei ceti popolari contro i magnati, sotto la guida di Giano della Bella, e i rivoltosi impongono alcuni Ordinamenti di Giustizia che escludono i nobili dalla partecipazione alla vita politica. Proprio in queste occasioni Dante inizia ad assumere responsabilità politiche crescenti: cacciato Giano, i nobili tornano ad accedere alle cariche pubbliche e si iscrive all’Arte dei Medici e Speziali, venendo eletto capitano del popolo al Consiglio Trentasei e poi al Consiglio dei Cento, ancora più importante. Si accende una rivalità tra il partito guelfo, diviso in guelfi bianchi, capitanati dai Cerchi, e i guelfi neri, capitanati dai Donati. Il dissenso più aspro riguarda il ruolo del papa negli affari interni di Firenze, infatti i guelfi neri, che erano legati al papato da interessi economici, volevano lasciare mano libera al pontefice mentre i bianchi, tra cui anche Dante, rivendicavano maggiore autonomia per la città. nel 1297 papa Bonifacio tenta di far prevalere i neri, sfruttando il cardinale d’Acquasparta, inviato come mediatore. Dante riesiederà nel Collegio dei priori mentre deve essere presa una decisione grave: l’esilio per gli esponenti più accesi delle due fazioni che colpirà Corso Donati, suo fiero avversario, e due sue cari amici, Forese Donati e Cavalcanti, che morirà proprio a causa di questo. Tutto ciò dà inizio ad un precipitare di eventi che porterà Dante al suo stesso esilio. Nel 1301 Bonifacio ritenta di manovrare la politica mediante un nuovo mediatore che scende a contrastare i guelfi bianchi. Mentre questi ultimi mandano un’ambasceria a Roma, tra cui anche Dante, i guelfi neri rovesciano il governo fiorentino, espellendo le famiglie legate ai Cerchi e alcuni esponenti del partito. Dante viene privato dei beni ed esiliato prima per tre anni e poi a morte, non tornando mai più nella sua città poiché rifiuta le condizioni troppo umilianti per il rientro.
Esilio e opere di Dante
Gli anni successivi all'esilio sono per Dante parecchio umilianti, dato che si ritrova a passare da un mecenate all’altro per sostegno economico e protezione. Nonostante ciò però, questi sono anche gli anni in cui riesce a comporre la sua opera più importante, la Commedia, riordinando le sue idee e sfruttando le tutte le sue esperienze passate. In questi primi anni Dante, prima, si unisce ad altri fuoriusciti organizzando rivolte contro Firenze ma poi preferisce abbandonare questa via e lasciare Toscana andando verso il Nord, girovagando e dirigendosi a Padova, Treviso, Verona. Sente però anche l‘esigenza di consolidare la sua fama di studiosi per aumentare le possibilità di essere scelto dai vari mecenati che lo mantenevano e proprio in questo periodo scrive il De vulgari eloquentia e il Convivio, dedicandosi anche ad impostare un disegno della Commedia. In questa opera si notano le varie peregrinazioni del poeta presentandosi come una terribile narrazione degli effetti distruttivi del particolarismo e della frammentazione politica italiana.
Quando poi verrà eletto imperatore Arrigo VII di Lussemburgo, torna a sperare in una soluzione di questa situazione drammatica e anche che il suo esilio abbia termine. Nelle tredici Epistole infatti si segnalano le tre scritte in occasione della discesa di Arrigo, tra le quali l’ultima dedicata a lui in prima persona. Queste speranze però si spengono alla morte di Arrigo, e si ipotizza che in quest’epoca scrisse il De monarchia, in cui Dante assegna all’Impero un ruolo salvifico.
Ultimi anni di Dante
Lascia quindi la Toscana e si dirige a Verona, presso Cangrande della Scala, uno dei suoi padroni più famosi. Il suo trasferimento va ad anticipare quello che è il destino di molti altri letterati dopo di lui, costretti a cercare il favore e la protezione di influenti signori.
Tra il 1318 e il 1321 si sposta a Ravenna, presso Guido Novello, e intrattiene, con Giovanni del Virgilio, una corrispondenza in forma di egloghe latine. Durante l’estate, mentre faceva da ambasciatore per Guido Novello, contrae un febbre malarica, la stessa che uccise anche Cavalcanti, che lo porta a morire tra il 13 e il 14 settembre 1321, a Ravenna dove è tuttora sepolto.
Domande da interrogazione
- Chi sono i principali poeti dello Stilnovo?
- Qual è il ruolo di Dante nello Stilnovo?
- Qual è l'aspetto caratterizzante dello Stilnovo?
- Qual è la visione di Cavalcanti sull'Amore?
- Quali sono i tratti distintivi della poesia comico-realistica?
I principali poeti dello Stilnovo sono Guido Guinizzelli, Guido Cavalcanti e Dante Alighieri.
Dante è considerato essenziale nello Stilnovo in quanto individua il momento significativo nella storia della letteratura volgare e ne diventa testimone e interprete.
L'aspetto caratterizzante dello Stilnovo è la fedeltà al "dettato d'amore", ovvero trascrivere ciò che l'Amore dice, e la capacità di descrivere esperienze amorose vissute in prima persona.
La visione di Cavalcanti sull'Amore è pessimista, in quanto considera la bellezza della donna come un agente portatore di morte e l'innamoramento come autodistruzione.
I tratti distintivi della poesia comico-realistica sono il realismo, la giocosità, l'utilizzo di violenza verbale e l'evocazione degli aspetti corporei dell'esistenza umana.