Concetti Chiave
- Guicciardini critica il "classicismo storico" di Machiavelli, proponendo una visione relativistica della storia, in cui non esistono leggi o esempi universali da seguire.
- Nei "Ricordi", Guicciardini enfatizza l'importanza dell'esperienza e della discrezione, rifiutando regole rigide in favore di un approccio adattabile alle circostanze individuali.
- Guicciardini esprime scetticismo verso chi predica la libertà, sostenendo che gli individui sono principalmente mossi dai propri interessi personali.
- La "Storia d'Italia" di Guicciardini rappresenta un'analisi dettagliata degli eventi storici, utilizzando fonti archivistiche per smascherare i veri motivi dietro le azioni dei principi.
- Guicciardini si distanzia dalla visione "violenta" dei rapporti umani, sottolineando che gli uomini sono inclini al bene e devono essere guidati attraverso premi e pene.
Indice
Concezione relativistica della storia
Il pensiero politico di Guicciardini è presente nei Ricordi e nelle Considerazioni intorno ai “Discorsi “del Machiavelli sopra la prima deca di Tito Livio. Quest’ultima opera è un puntualissimo commento polemico dell’opera di Machiavelli. Contro il “classicismo storico” e l’ammirazione per le “cose antique” di Machiavelli, Guicciardini oppone una concezione relativistica della storia , dalla quale non può, a suo giudizio, essere tratta alcuna regola “ferma” , alcun esempio da imitare, perché i fatti nella storia non si ripetono mai uguali, ma sono sottoposti alla mutazione “delle cose che si varia secondo la condizione de’ tempi, e altre occorrenze che girano”.
Non si danno per G. leggi valide una volta per tutte, applicabili a ogni Stato e a ogni epoca. Per questo rifiuta la teoria evoluzionistica delle forme di governo sostenuta da Machiavelli, secondo la quale gli stati passano sempre attraverso le stesse fasi (principato, tirannide, oligarchia, governo popolare, e ancora principato). Guicciardini si allontana anche dalla concezione “violenta” dei rapporti fra gli uomini: gli uomini sono “naturalmente inclinati al bene” e anzi proprio ai più “savi” fra loro spetta il compito di “torre agli uomini la facultà del fare male”, incitandoli “al bene co’ premi, e spaventandoli dal fare male con le pene”.Ricordi: esperienza e discrezione
Ricordi: opera asistematica del pensiero di G. Non è un trattato politico, ma una raccolta di pensieri e di massime che derivano dall’esperienza diretta dell’autore e che spaziano dalla politica alla morale. Il mondo di Guicciardini è un mondo in cui le “distinzioni” e le “eccezioni” prevalgono nettamente sugli elementi di continuità e di regolarità. “Esperienza” e “discrezione” sonno le guide evocate in tutti i Ricordi, dove l’esperienza sarà la lezione pratica del vivere e la discrezione, la capacità di discernere, di distinguere caso per caso, persona da persona, circostanza da circostanza, la capacità insomma di adattare la regola teorica all’evento concreto.
6- “È grande errore parlare delle cose del mondo indistintamente e assolutamente, e per dire così, per regola; perché quasi tutte hanno distinzione ed eccezione per la varietà delle circunstanzie, le quali non si possono fermare con una medesima misura ; e queste distinzione ed eccezione non si truovano scritte in su' libri, ma bisogna le insegni la discrezione. –
110- “Quanto si ingannono coloro che a ogni parola allegano e Romani! Bisognerebbe avere una città condizionata come era loro, e poi governarsi secondo quello esemplo; el quale a chi ha le qualità disproporzionate è tanto disproporzionato, quanto sarebbe volere che uno asino facessi el corso di uno cavallo.”
Il particulare, cioè la cura della propria posizione sociale e della dignità personale, sono il punto d’arrivo della discrezione e dell’esperienza. A nessuno più che a me ripugnano l’ambizione, l’avarizia e il lusso del clero – afferma Guicciardini – e per questo, non certo per motivi religiosi, sarei divenuto seguace di Lutero. Ma la necessità di salvare il mio particulare mi ha costretto a servire due pontefici e a contribuire alla loro grandezza:
28. Io non so a chi dispiaccia piú che a me la ambizione, la avarizia e le mollizie de' preti; sí perché ognuno di questi vizi in sé è odioso, sí perché ciascuno e tutti insieme si convengono poco a chi fa professione di vita dipendente da Dio; e ancora perché sono vizi sí contrari che non possono stare insieme se non in uno subietto molto strano. Nondimeno el grado che ho avuto con piú pontefici, m'ha necessitato a amare per el particulare mio la grandezza loro; e se non fussi questo rispetto, arei amato Martino Luther quanto me medesimo, non per liberarmi dalle legge indotte dalla religione cristiana nel modo che è interpretata e intesa communemente, ma per vedere ridurre questa caterva di scelerati a' termini debiti, cioè a restare o sanza vizi o sanza autoritá.
Quasi tutti gli uomini - o forse proprio tutti – hanno a cuore i loro privati interessi, perciò non bisogna credere a chi predica la libertà, anche se lo fa in modo convincente; infatti l’esperienza dimostra che, se un governo privo di libertà politica garantisce la soddisfazione dei personali tornaconto, tutti cambiano in gran fretta opinione, come alla posta si fa il cambio dei cavalli:
66. Non crediate a costoro che predicano sí efficacemente la libertá, perché quasi tutti, anzi non è forse nessuno che non abbia l'obietto agli interessi peculiari, e la esperienzia mostra spesso, ed è certissimo, che se credessimo trovare in uno stato stretto migliore condizione, vi correrebbono per le poste.
Storia d'Italia e metodologia storica
Storia d’italia in 20 libri racconta gli eventi compresi tra il 1494 (anno dell’invasione di Carlo VIII) e il 1534 (morte di papa Clemente VIII) , è la storia del tracollo di un equilibrio politico e di un’intera civiltà, travolta dall’orrore della guerra e della decadenza politica e civile. Guicciardini scrive questa opera ricorrendo sistematicamente a documenti d’archivio e a fonti di prima mano: la storia d’Italia segna dunque una tappa importante nella formazione della moderna metodologia storica. Gli eventi sono sottoposti a una serrata analisi: gli interessi di potere o economici, che spingono i principi ad agire, sono smascherati nella loro reale natura, spesso celata sotto i pretesti diplomatici e le motivazioni “ufficiali”.
Domande da interrogazione
- Qual è la concezione della storia secondo Guicciardini?
- Qual è il ruolo dell'esperienza e della discrezione nei "Ricordi" di Guicciardini?
- Come Guicciardini vede il rapporto tra interessi personali e predicazione della libertà?
- Qual è l'approccio metodologico di Guicciardini nella "Storia d'Italia"?
- Come Guicciardini giustifica il suo servizio ai pontefici nonostante la sua avversione per i vizi del clero?
Guicciardini adotta una concezione relativistica della storia, opponendosi al classicismo storico di Machiavelli. Egli ritiene che non esistano regole fisse o esempi da imitare, poiché i fatti storici non si ripetono mai uguali e sono soggetti a mutazioni secondo le condizioni dei tempi e altre circostanze.
Nei "Ricordi", l'esperienza e la discrezione sono fondamentali. L'esperienza rappresenta la lezione pratica del vivere, mentre la discrezione è la capacità di discernere e adattare le regole teoriche agli eventi concreti, distinguendo caso per caso.
Guicciardini è scettico verso chi predica la libertà, poiché ritiene che quasi tutti abbiano a cuore i propri interessi privati. L'esperienza dimostra che le persone cambiano opinione rapidamente se un governo, anche privo di libertà politica, garantisce i loro tornaconto personali.
Nella "Storia d'Italia", Guicciardini utilizza un approccio metodologico moderno, basato su documenti d'archivio e fonti di prima mano. Analizza gli eventi con rigore, smascherando gli interessi di potere ed economici celati sotto pretesti diplomatici.
Guicciardini giustifica il suo servizio ai pontefici per necessità di salvaguardare il suo "particulare", ovvero la sua posizione sociale e dignità personale, nonostante la sua avversione per l'ambizione, l'avarizia e il lusso del clero.