Concetti Chiave
- Francesco Guicciardini, noto per i "Ricordi" e la "Storia d’Italia", ha prodotto anche opere significative come il "Discorso di Logrogno" e il "Dialogo sul Reggimento di Firenze", che rivelano la sua riflessione sulla vita associata e le istituzioni.
- Nelle "Storie fiorentine", Guicciardini critica l'ordinamento repubblicano di Firenze, schierandosi con la classe alta. L'opera narra eventi storici dal 1378 al 1509 con un focus particolare sui Medici.
- Il "Discorso di Logrogno" segna un cambiamento nella posizione politica di Guicciardini, che inizia ad accettare un assetto più democratico della Repubblica fiorentina, pur mantenendo una visione cauta e conservatrice.
- Nel "Dialogo del Reggimento di Firenze", attraverso una discussione tra vari portavoce, Guicciardini esplora la situazione politica successiva alla cacciata dei Medici nel 1494, proponendo una riflessione sulla natura umana e la struttura dello Stato.
- Guicciardini, con un approccio da politico, storico e pensatore, sottolinea l'importanza di un governo basato sulla legge e la competenza, sostenendo una politica di élite che garantisca partecipazione e libertà.
Indice
Opere di Guicciardini
Di solito, la figura di F. Guicciardini è legata ai Ricordi e alla Storia d’Italia. Dello scrittore, esistono, però altre due opere di grande portata culturale: Discorso di Logrogno (chiamato così dalla località spagnola dove fu scritto) e Dialogo sul Reggimento di Firenze. Il primo è del 1512, il secondo del periodo 1521-1526.
Si tratta di due scritti in stretta relazione con gli altrui che ci mostrano sia uno scrittore moralista e politico, ma anche il suo interesse, non marginale, per l’uomo, i suoi comportamenti e quindi per la riflessione sulla vita associata e sulle istituzioni che la regolano. Soprattutto egli dedica la sua attenzione al dibattito sul funzionamento della Repubblica fiorentina e sulla sua governabilità.Critica all'ordinamento repubblicano
Inizialmente, egli critica l’ordinamento repubblicano, facendosi così portavoce degli interessi della classe alta e dei “grandi” che si oppongono alla Repubblica fiorentina. Di essi, lo scrittore registra e condivide la critica alle nuove istituzioni che rendono lo Stato ingovernabile. Queste idee sono espresse nell’opera Storie fiorentine, composta fra il 1508 e il 1509, che narra le vicende fiorentine dal Tumulto dei Ciompi (1378) fino all’inizio dell’ultima guerra contro Pisa (1509). Non tutti gli argomenti sono trattati in modo approfondito. La narrazione è molto rapida fino alla pace di Lodi del 1454. I successivi 40 anni , insistono soprattutto sulla personalità e la politica dei Medici. Dopo il 1494, il procedimento storiografico è annalistico e molto ricco di informazioni. Nel descrivere scontri fra le varie tendenze politiche all’interno di Firenze, per altro non ancora sopiti in epoca contemporanea a Guicciardini, permette a quest’ultimo di scoprire le sue propensioni.
Cambiamento politico di Guicciardini
Con il Discorso di Logrogno, la posizione politica di Guicciardini cambia ed arriva ad accettare un assetto più democratico della Repubblica fiorentina e in particolare il Consiglio Grande. Bisogna ricordare che Guicciardini di fronte ad un fatto storico o a un problema politico procede con molta cautela, facendo attenzione alle circostanze e soprattutto alle differenze. Ne consegue, pertanto, che sostanzialmente, lo scrittore è un conservatore che prova diffidenza nei confronti dei cambiamenti radicali. In questa opera, analizzando criticamente la situazione politica fiorentina del momento, accetta il Consiglio grande il Gonfalonierato, pur cercando di inserire queste due istituzioni in un progetto di tipo costituzionale che possa assicurare il buon governo. Infatti, il suo obiettivo è di creare un equilibrio di poteri e di definire l’ambito di azione di ognuno affinché, in ogni caso la libertà possa essere garantita,: la libertà consiste nella sovranità delle leggi al di sopra dell’interesse dei singoli e degli obiettivi di tipo tirannici dei signori. Questo è un problema che non interessa Machiavelli: per lui, lo Stato comincia e finisce nel principe che tutto crea. Invece, in Guicciardini, il problema riveste più un aspetto da costituzionalista. Per Guicciardini fra il Consiglio Grande e il Gonfaloniere, dovrebbe esistere un altro potere con il compito di equilibrio: il Senato, che rappresenta gli estremi, cioè gli interessi signorili del Gonfaloniere e gli interessi del popolo, rappresentati dal Consiglio Grande.
Per lo scrittore, il fine della democrazia è di garantire a tutti la partecipazione al governo. Gli uomini non sono tutti adatti a governare dato che governare comporta capacità, competenze ed esperienza. Di conseguenza, non deve governare chi non ne ha le competenze per se vogliamo degli stati ben ordinati, occorre che siano sostenuti dal consiglio e dalle virtù di pochi. In pratica, in sintesi, m la politica di Guicciardini è una politica di élite, anche se egli difende la superiorità della legge di fronte agli interessi dei notabili.
Dialogo del Reggimento di Firenze
Nella finzione, il Dialogo del Reggimento di Firenze, si tiene poco tempo dopo la cacciata di Piero de’ medici del 1494. I protagonisti sono Piero Guicciardini, padre dello scrittore (moderatore), Bernardo del Nero (portavoce dei sostenitore dei Medici), Piero Capponi ( portavoce degli aristocratici) e Paoloantonio Soderini (portavoce delle istanze dei popolari). L’opera è da collegarsi ad una precisa situazione storica: dopo la morte di Lorenzo, figlio di Piero de’ Medici, la discendenza di Cosimo de’ Medici si era estinta. Per questo sembrava che Leone X (nato Giovanni di Lorenzo de’ Medici) e il cardinale Giulio de’ Medici (che poi diventerà papa con il nome di Clemente VII) volessero restaurare a Firenze le istituzioni repubblicane. I Medici chiesero ai Fiorentini indicazioni sul da farsi. Questo invece di rimanere inascoltato, permise a diverse personalità di esprimere il proprio parere in merito. È in tal contesto che si inserisce l’opera dialogica Dialogo del Reggimento di Firenze. Nello scritto non solo troviamo il racconto degli avvenimenti, ma anche un giudizio storico su di essi, oltre a dei consigli pratici e ad una riflessione approfondita sulla natura umana e sul carattere generale dello Stato. Pertanto, con questa opera, Guicciardini dimostra di essere un politico, uno storico e un pensatore.
Domande da interrogazione
- Quali sono le opere principali di Guicciardini oltre ai Ricordi e alla Storia d’Italia?
- Come si evolve la critica di Guicciardini all'ordinamento repubblicano?
- Qual è la posizione di Guicciardini riguardo al governo democratico?
- Qual è il contesto storico del Dialogo del Reggimento di Firenze?
- Quali temi affronta Guicciardini nel Dialogo del Reggimento di Firenze?
Oltre ai Ricordi e alla Storia d’Italia, Guicciardini ha scritto il Discorso di Logrogno e il Dialogo sul Reggimento di Firenze, opere di grande portata culturale che riflettono il suo interesse per la politica e la vita associata.
Inizialmente critico verso l'ordinamento repubblicano, Guicciardini rappresenta gli interessi della classe alta. Tuttavia, con il Discorso di Logrogno, accetta un assetto più democratico, pur mantenendo una visione conservatrice.
Guicciardini ritiene che la democrazia debba garantire la partecipazione al governo, ma solo chi ha competenze ed esperienza dovrebbe governare, sostenendo una politica di élite.
Il Dialogo del Reggimento di Firenze si svolge dopo la cacciata di Piero de’ Medici nel 1494, in un periodo in cui si discuteva la possibile restaurazione delle istituzioni repubblicane a Firenze.
Nel Dialogo del Reggimento di Firenze, Guicciardini affronta temi come la natura umana, il carattere dello Stato, e offre giudizi storici e consigli pratici, dimostrando la sua abilità come politico, storico e pensatore.