Concetti Chiave
- Miguel de Cervantes, autore del Don Quijote, ha influenzato profondamente la letteratura spagnola con un'opera che parodizza il romanzo cavalleresco.
- Don Quijote mescola elementi di romanzo picaresco e cavalleresco, continuando ad essere attuale grazie a molteplici adattamenti in vari media.
- La follia di Don Quijote deriva dalla sua fede cieca nei codici cavallereschi, che lo portano a scontrarsi con la realtà moderna.
- La prima parte del romanzo narra le avventure ridicole di Don Quijote, come la lotta contro i mulini a vento, che riflettono il contrasto tra ideali e realtà.
- Nella seconda parte, i personaggi del romanzo sono consapevoli della follia di Don Quijote e si prendono gioco di lui, culminando nel suo ritorno a casa e nella sua morte.

Indice
Biografia e genere del romanzo
Miguel de Cervantes è stato uno scrittore spagnolo, nato a Alcalà de Henares nel 1547 e morto nel 1616 a causa di una malattia di cui era affetto.
Cresciuto dal padre chirurgo Rodrigo, Cervantes passò la sua infanzia e la sua adolescenza spostandosi tra varie città.
A Madrid iniziò a frequentare le scuole; nel 1568 venne in Italia e da Roma fece un certificato di purezza di razza per potersi arruolare nella fanteria spagnola. Nel 1571 partecipò alla battaglia di Lepanto dove venne ferito al petto e alla mano sinistra. Dal 1572 al 1574 visse in Sicilia e a Napoli, dove partecipò alle spedizioni di Navarino e di Tunisi. Nel 1575 partì alla volta della Spagna col fratello per richiedere il grado di capitano. La sua nave fu assalita dai corsari che condussero i passeggeri schiavi ad Algeri. Nel 1580 dopo quattro tentativi di evasione falliti, Miguel venne infine riscattato dai padri trinitari.
Miguel de Cervantes Saavedra è un personaggio che è entrato nell'immaginario comune e nella storia della letteratura spagnola e mondiali con il suo romanzo Don Chisciotte della Mancia. Il suo protagonista Don Chisciotte appunto, è diventato uno dei più amati e famosi personaggi della letteratura mondiale.
Grazie a quest’opera, si sono creati alcuni tra i proverbi più comuni, come il motto “lottare contro i mulini a vento”, che fa riferimento proprio ad un episodio del Don Chisciotte e che indica la lotta di qualcuno contro una causa persa: proprio quello che il disgraziato protagonista fa per la maggior parte della narrazione.
Il Don Quijote vede un insieme di elementi provenienti da diverse tradizioni letterarie, ma di sicuro può essere definito alla stregua di un romanzo cavalleresco parodico, che appunto parodizza alcuni temi classici di questo genere letterario molto in voga durante l’epoca del Medioevo. Un’opera geniale che mischia elementi del romanzo picaresco e della tradizione cavalleresca, e che piacque così tanto da attraversare i secoli e giungere fino ai giorni nostri. Ci sono stati, infatti, numerosissimi adattamenti cinematografici del Don Chisciotte, spettacoli teatrali, riprese nella letteratura contemporanea e anche canzoni che riprendono le avventure di questo personaggio così fuori dal comune.
Curiosità sulla composizione dell’opera
La scrittura del Don Chisciotte richiese 20 anni di lavoro. Don Chisciotte, oltre a simboleggiare gli ideali passati, rappresenta anche i contrasti che esistono fra realtà e finzione: per lui il rapporto con la realtà è distorto e filtrato dai canoni di comportamento della cavalleria. Non riesce a distinguere quello che è vero da ciò che è letteratura (e a volte è davvero difficile stabilire quale sia il confine).
La sua pazzia nasce dalla corretta e pedissequa applicazione dei dettami del codice cavalleresco: il cavaliere non è però davvero “pazzo”, non si comporta cioè come qualcuno che ha perso la ragione anzi, si comporta in un modo impeccabile, segue a menadito tutti i dettami del codice cavalleresco ed è proprio da questo suo rigore, applicato soprattutto a questioni di poca importanza, e in modi che ormai non sono più attuali, che emerge la sua stranezza e la sua follia. Don Chisciotte si fa quindi portavoce del mondo dei romanzi cavallereschi e di alcuni ideali che non esistono più nella società in evoluzione. Eppure il protagonista ci crede fermamente e nulla è capace di fargli cambiare idea. Al tempo di Cervantes i romanzi cavallereschi circolavano moltissimo e c’era una gran quantità di lettori accaniti, proprio come Don Chisciotte, ma non folli quanto lui. Cervantes parte da questo grande amore che la sua epoca ha per i romanzi cavallereschi per mettere in ridicolo i cavalieri e i loro ideali: non lo fa perché li ritiene sciocchi, ma perché capisce che la società, pur amando tanto queste storie, non ha più niente a che vedere con la virtù dei cavalieri e non c’è più posto per una letteratura di questo tipo. L’inutilità degli ideali di Don Chisciotte si vede nel modo in cui tutte le sue avventure falliscono: parte sicuro, pieno di ideali, ma si scaglia contro cose di pochissimo conto e ne esce, per giunta, sempre ridicolizzato dagli altri.
Trama – Prima parte
La prima parte dell’opera si apre con una introduzione da parte dell’autore, che spiega la vicenda del racconto che sta per raccontare: la storia non è frutto della sua immaginazione, ma è un resoconto di un viaggio contenuto in un manoscritto arabo ritrovato e da lui tradotto. Una sorta di manoscritto ritrovato che vorrebbe far intendere che la storia è vera.
Don Chisciotte, un hidalgo, ossia un nobile della società spagnola dell’epoca, è un accanito lettore di romanzi cavallereschi. Il suo interesse per queste storie nobili e virtuose lo porta a credere che quello dei cavalieri delle storie sia il vero e solo comportamento da adottare nei confronti della società; inizia a perdere così il senso della realtà, rinchiudendosi così tanto nelle sue storie da credere di essere egli stesso un cavaliere e di dover perciò intraprendere un viaggio avventuroso che stabilisca il suo valore. Come per i paladini da lui tanto amati, il protagonista ha bisogno di alcuni elementi fondamentali per essere un cavaliere: un cavallo, uno scudiero, una nobildonna da amare e nel cui nome combattere, un re che lo nomini cavaliere. Si mette in marcia e trova subito un contadino, Sancho Panza, che in cambio di alcune promesse fatte, accetta di seguirlo nelle sue folli imprese. Di lì a poco, trova anche il proprietario di una taverna che lo nomina cavaliere.
Il giorno dopo la finta investitura, Don Chisciotte comincia il suo viaggio e compie la prime inutili imprese: salva un ragazzo da un contadino che lo stava picchiando, ma non appena lasciati soli i due ricominciano con la zuffa. Il cavaliere incontra poi dei mercanti di Toledo e, secondo una delle tradizioni cavalleresche, li obbliga ad affermare che Dulcinea del Toboso sia la dama più bella che si sia mai vista sulla faccia della Terra, ma i mercanti infastiditi lo prendono a bastonate. Quando un contadino lo riconosce per strada, lo riporta alla sua casa d’origine, dove il nipote e la governante lo rinchiudono credendolo pazzo e bruciano tutti i suoi libri e romanzi cavallereschi.
L’avventura comincia quindi con la fuga di Don Chisciotte e Sancho Panza. Il cavaliere vuole incontrare la sua amata Dulcinea, fanciulla in pericolo che necessita dell’aiuto e della protezione di un virtuoso cavaliere. Ma nel paese in cui Dulcinea vive non ci sono castelli, come invece vorrebbe la tradizione dei poemi cavallereschi, perciò Sancho, per evitare imbarazzi, convince Don Chisciotte ad aspettare la donna nel bosco e gli fa credere che la sua innamorata sia una contadinella che a causa di un incantesimo ha cambiato sembianze. A questo punto fa il suo ingresso un personaggio amico di Don Chisciotte, Sansone Carrasco, che, per fare in modo che il cavaliere folle torni a casa, si presenta anche lui come un paladino, il Cavaliere degli Specchi, e sfida don Chisciotte a duello con l’accordo che il vincitore avrebbe dato ordini al perdente. Ironia della sorte, Don Chisciotte vince il suo primo duello e il viaggio continua.
Presto il protagonista incontra un corteo di carri in cui sono presenti due leoni con cui Don Chisciotte vorrebbe battersi, ma le due bestie non gli prestano neppure attenzione col risultato di rendere questa scena una delle più ridicole del romanzo.
Don Chisciotte non si fa fermare da questo imprevisto e riparte con il fedele scudiero, Sancho Panza. È a questo punto della narrazione che il protagonista si scaglia contro i mulini a vento, immaginati come dei giganti da sconfiggere, ma proprio mentre cavalca contro questi mostri, una pala del mulino lo scaraventa a terra con tutto il cavallo, e anche questa impresa termina in modo ridicolo. Ancora altri episodi come quelli fin qui visti, attendono il povero cavaliere, e tutti terminano nello stesso modo tanto che, Sancho Panza, decide di dare al suo padrone il soprannome di “cavaliere dalla triste figura”. Don Chisciotte è soddisfatto di questo epiteto, e in effetti spesso è anche così che ancora oggi ci si riferisce a lui, e, come simbolo della sua disgraziata esistenza, disegna un personaggio triste sul suo scudo.
Don Chisciotte decide di nascondersi nel bosco e di inviare Sancho dalla sua amata, Dulcinea, con una lettera d’amore. Sancho finge di essere riuscito nell’impresa e intanto il curato e il barbiere del paese in cui Don Chisciotte viveva prima della sua folle partenza, cominciano a cercarlo per portarlo di nuovo a casa.
Trama - Seconda parte
La seconda parte del romanzo inizia con Cervantes che informa il lettore che intende riscrivere la vera storia del cavaliere fino al giorno della sua morte, ma c’è una novità in questa seconda sezione: i personaggi che abbiamo incontrato fino ad ora hanno letto la prima parte dell’opera e tutti sono ora consapevoli della follia di Don Chisciotte, decidendo così di accontentarlo e di prendersi gioco di lui.
Dopo altre fallimentari avventure, Sancho Panza e il triste cavaliere incontrano un vero Duca e una duchessa, che li invitano a corte ma che in realtà, vogliono solo beffare Don Chisciotte. Inventano allora che c’è un mago, Malabruno, che minaccia una contessa e le sue dama. Don Chisciotte viene convinto a sconfiggerlo in sella ad un cavallo alato che in realtà è solo un cavallo di legno a cui sono stati attaccati dei petardi e su cui Don Chisciotte e Sancho vengono fatti salire bendati: il fallimento è prevedibile, i due cadono a terra ma, ufficialmente, il mago viene sconfitto e il duca, come ricompensa, assegna l’isola di Baratteria a Sancho Panza, una ricompensa alla quale il personaggio ambiva da tempo, ma che ora rifiuta perché preferisce rimanere accanto a Don Chisciotte.
I due si dirigono verso Barcellona, ma sulla strada incontrano ancora Sansone Carrasco, che stavolta si finge Cavaliere della Bianca Luna, e sfida di nuovo Don Chisciotte con la stessa scommessa, chi perde dovrà ubbidire al vincitore. Simone Carrasco questa volta vince e riesce così a riportare a casa il suo amico.
A questo punto, quando dovrebbe essere ormai al sicuro, Don Chisciotte si ammala di febbre e dopo sei giorni a letto il cavaliere grida di voler morire sostenendo di aver ritrovato la sanità mentale. Don Chisciotte confessa e muore.
Per ulteriori approfondimenti sul Don Chisciotte vedi anche qua.
Domande da interrogazione
- Qual è il significato del motto "lottare contro i mulini a vento" nel contesto del Don Chisciotte?
- Come Cervantes utilizza il personaggio di Don Chisciotte per criticare i romanzi cavallereschi?
- Quali sono gli elementi fondamentali che Don Chisciotte ritiene necessari per essere un cavaliere?
- In che modo la seconda parte del romanzo differisce dalla prima?
- Qual è il ruolo di Sancho Panza nel romanzo e come evolve il suo rapporto con Don Chisciotte?
Il motto "lottare contro i mulini a vento" si riferisce a un episodio del Don Chisciotte in cui il protagonista combatte contro mulini a vento, scambiandoli per giganti. Simboleggia la lotta contro cause perse o immaginarie, riflettendo la distorsione tra realtà e finzione vissuta da Don Chisciotte.
Cervantes utilizza Don Chisciotte per parodiare i romanzi cavallereschi, mostrando come il protagonista, pur seguendo rigorosamente il codice cavalleresco, risulti ridicolo e fuori luogo nella società moderna. Questo mette in luce l'inutilità degli ideali cavallereschi in un mondo che non li riconosce più.
Don Chisciotte ritiene necessari un cavallo, uno scudiero, una nobildonna da amare e un re che lo nomini cavaliere. Questi elementi sono essenziali per lui per intraprendere il suo viaggio avventuroso e dimostrare il suo valore.
Nella seconda parte del romanzo, i personaggi sono consapevoli della follia di Don Chisciotte e decidono di assecondarlo e prendersi gioco di lui. Questa sezione include nuove avventure e beffe orchestrate da un duca e una duchessa, culminando con il ritorno di Don Chisciotte a casa e la sua morte.
Sancho Panza è lo scudiero di Don Chisciotte, inizialmente attratto dalle promesse di ricompense. Il suo rapporto con Don Chisciotte evolve in una lealtà sincera, tanto che rifiuta un'isola come ricompensa per rimanere accanto al suo padrone, dimostrando un legame profondo e affettuoso.