Concetti Chiave
- Giovanni Della Casa, nato nel 1503, ha studiato a Bologna e Firenze sotto la guida di letterati come Ubaldino Bandinelli e Ludovico Beccadelli.
- Ha intrapreso la carriera ecclesiastica nel 1532, diventando arcivescovo di Benevento e nunzio apostolico a Venezia, dove ha scritto opere significative.
- Il Galateo overo de' costumi, scritto nel 1558, è la sua opera più famosa, conosciuta come un codice di buon comportamento sociale.
- Il Galateo si distingue per il suo approccio monologico, con un vecchio maestro che impartisce regole precise di comportamento, a differenza del dialogico Cortegiano di Castiglione.
- La lingua del Galateo riflette il toscano proposto da Bembo e comprende trenta capitoli su vari aspetti della vita e delle buone maniere.

Giovanni Della Casa, vicende biografiche
Giovanni Della Casa nasce a Borgo San Lorenzo nel Mugello nel 1503, la sua istruzione si divide tra Bologna e Firenze, a seguire la sua educazione sono importanti letterati del suo tempo come Ubaldino Bandinelli, che lo segue occasionalmente, e Ludovico Beccadelli.
Nel 1532, sotto consiglio di Alessandro farnese decide di intraprendere la carriera ecclesiastica, trasferendosi a Roma, nella capitale inizia a scrivere le sue opere, questa prima fase della sua scrittura letteraria ha carattere essenzialmente giocoso. Già nel 1544 è arcivescovo della città di Benevento, e nello stesso anno Papa Paolo III lo nomina nunzio apostolico a Venezia. Nel suo palazzo sul Canal Grande Della Casa incontra la nobiltà veneziana, accompagnata da artisti, letterati e poeti. A Venezia scrive numerosi versi e trattati, tra cui le sue prime opere importanti: le due Orazioni in volgare dirette alla Repubblica di Venezia e a Carlo V. A Venezia segue una produzione trattatistico-morale in latino e la composizione delle opere maggiori, le Rime in volgare e il Galateo, entrambe pubblicate postume nell’edizione di Prose et rime del 1558. Giovanni Della Casa introduce il Tribunale dell’inquisizione in Veneto, occupandosi dei primi processi contro chi appoggiava la riforma, nel 1548 si occupa anche di redare l’indice dei libri proibiti. In quegli stessi anni Giovanni Della casa non è ben visto, uno dei motivi è la sua vicinanza con Lorenzo De Medici, che nel 1544 essendo un fuggitivo viene protetto dallo stesso Della Casa. Per questo, e per altri motivi il Papa non gli conferisce mai il titolo di cardinale. Nel 1551 Della Casa torna a Roma, ma Dopo la morte di Alessandro Farnese, e dopo la salita al pontificato di Papa Giulio III cade in disgrazia, si trova così costretto a lasciare la capitale e decide di trasferirsi a Nervesa (in provincia di Treviso) è qui che probabilmente scrive la sua opera più conosciuta: Il Galateo overo de' costumi, chiamato in questo modo perché dedicato a monsignor Galeazzo Florimonte, vescovo di Sessa da cui aveva tratto l’ispirazione. In quello stesso periodo scrive il Carminum Liber: una raccolta di componimenti in latino di vario genere, in cui dimostra le sue abilità retoriche e metriche, infatti utilizza in questi componimenti l'esametro sia satirico che epistolare ispirandosi principalmente a Orazio. In questo periodo scrive alcune odi in onore di personaggi illustri come Orazio Farnese, duca di Castro, un'altra in onore del patrizio fiorentino. Attraverso le sue liriche possiamo notare come Della Casa è stato un attentissimo ricercatore di uno stile e di un linguaggio originale, ricercato e articolato. Nelle sue Rime è presente l’innovativa tecnica del Legato dellacasiano, con questa tecnica stravolge la struttura ritmica del sonetto, per cui il verso risulta dilatato ma spezzato dall’enjambement, in questo modo il verso non si conclude con la fine dell’endecasillabo ma a metà del verso successivo, questa tecnica gli dona una maggiore estensione e musicalità. Giovanni Della Casa viene richiamato in veste di segretario di stato da Papa Paolo IV, muore quindi a Roma nel 1556. Dopo la sua morte vengono pubblicate le sue Rime che riscuotono un enorme successo.
per un ulteriore approfondimento su Giovanni della Casa vedi anche qua
Galateo overo de' costumi
Scritto nel 1558, Il Galateo overo de’ costumi è indubbiamente l’opera più nota di Giovanni Della casa. Tale è la fortuna del Galateo che nel corso del tempo il titolo dell’opera venne a significare genericamente il codice di buon comportamento mondano. In effetti, Della Casa costruisce il trattato intorno all’insegnamento che un anziano illetterato trasmette a un giovane allievo riguardo i modi da seguire o da evitare nella conversatione (da intendersi come “frequentazione”), e più generalmente riguardo i costumi (cioè le “usanze” e i “comportamenti”) da seguire in società. Rispetto al Cortegiano di Castiglione, il Galateo segue un’impostazione minuziosamente precettistica, che fissa in precise regole di comportamento la vita cortigiana. Significativa, in quest’ottica, è la rinuncia alla struttura dialogica e “polifonica” del Cortegiano a favore di un’impostazione monologica, dove l’unica voce di un vecchio maestro è orientata a fornire dettagliate norme comportamentali, anziché a delineare un’immagine “a tutto tondo” dell’individuo al centro di relazioni sociali e intellettuali. Questa diversa impostazione è il riflesso di un mondo mutato, di una visione del potere più gerarchizzata, in cui l’aspetto esteriore del conformarsi alle “buone maniere” ha ormai soppiantato gli aspetti etici della figura del perfetto uomo di corte, incarnazione e proiezione di un ideale di virtù. La struttura dell’opera si presenta quindi come un dialogo platonico in cui il giovane ascolta il vecchio, possiamo presumere che il giovane sia lo stesso nipote di Della Casa Annibale. L’opera è composta da trenta capitoli, inseriti dallo stesso autore in quello che è il primo manoscritto. Gli argomenti spaziano dall’ideali di vita, alle azioni che si devono o non devono fare in determinati ambienti fino a giungere alle istruzioni della tavola, alle usanze riguardanti l'abbigliamento e il linguaggio. La lingua usata da Della casa è quella tipicamente toscana, quella proposta poco tempo prima da Bembo. L’intento dell’autore è quello di scrivere un trattato di precettistica, il manoscritto viene acquistato dalla biblioteca vaticana solo negli anni Cinquanta del Novecento.
per un ulteriore approfondimento sul Cortegiano di Castiglione vedi anche qua
Domande da interrogazione
- Quali sono le principali tappe della carriera ecclesiastica di Giovanni Della Casa?
- Qual è l'opera più conosciuta di Giovanni Della Casa e quale significato ha assunto nel tempo?
- In che modo "Il Galateo" si differenzia dal "Cortegiano" di Castiglione?
- Quali sono le caratteristiche stilistiche delle Rime di Giovanni Della Casa?
- Qual è l'intento principale di Giovanni Della Casa nel "Galateo overo de' costumi"?
Giovanni Della Casa intraprende la carriera ecclesiastica nel 1532 su consiglio di Alessandro Farnese, diventa arcivescovo di Benevento nel 1544 e nunzio apostolico a Venezia nello stesso anno. Introduce il Tribunale dell'inquisizione in Veneto e redige l'indice dei libri proibiti.
L'opera più conosciuta di Giovanni Della Casa è "Il Galateo overo de' costumi", scritto nel 1558. Nel tempo, il titolo è diventato sinonimo di codice di buon comportamento mondano.
"Il Galateo" si differenzia dal "Cortegiano" per la sua impostazione monologica e precettistica, con un'unica voce che fornisce norme dettagliate di comportamento, riflettendo una visione del potere più gerarchizzata.
Le Rime di Giovanni Della Casa presentano l'innovativa tecnica del Legato dellacasiano, che stravolge la struttura ritmica del sonetto, dilatando il verso e spezzandolo con l'enjambement per una maggiore estensione e musicalità.
L'intento principale di Giovanni Della Casa nel "Galateo overo de' costumi" è scrivere un trattato di precettistica che fornisca regole dettagliate di comportamento sociale, utilizzando una lingua toscana tipica dell'epoca.