Fabrizio Del Dongo
Genius
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Concetti Chiave

  • Il poeta trova ispirazione nella limitazione visiva della siepe per immaginare spazi infiniti e una profonda pace oltre l'orizzonte.
  • Le sensazioni visive e uditive stimolano l'immaginazione di un infinito spaziale e temporale, portando alla mente l'eternità e i tempi passati.
  • La lirica è costruita sull'opposizione tra il limite fisico della siepe e l'infinito immaginato, un esempio della poetica del "vago e dell'indefinito".
  • Il piacere dell'immaginazione permette al poeta di superare i limiti della realtà materiale, creando un mondo infinito di pace e silenzio.
  • Parole vaghe e indeterminate suggeriscono l'infinito desiderio umano di piacere, un tema centrale nella concezione leopardiana del piacere illusorio.

Indice

  1. G.Leopardi: l’infinito
  2. Breve commento
  3. Questionario

G.Leopardi: l’infinito

Parafrasi
Questo colle solitario mi fu sempre caro, e anche questa siepe, che toglie alla vista una grande parte del’orizzonte.
Ma sedendomi e guardando intensamente , io mi immagino, al di là della siepe, degli spazi infiniti, dei silenzi che vanno al di là della capacità umana e una profonda pace; a tal punto che
il mio cuore quasi si spaventa.
E appena sento il vento stormire tra questi alberi, io paragono quel silenzio infinito a questo rumore : e mi vengono in mente l’eternità, le epoche passate e l’età presente e viva con i suoi rumori.


Così tra questa immensità, il mio pensiero si smarrisce e mi è dolce annegare nel mare dell’infinito

Breve commento

Il poeta è seduto davanti ad una siepe che impedisce al suo sguardo di arrivare fino all’orizzonte. Allora, stimolato da sensazioni visive e uditive, egli immagina, aldilà della siepe, degli spazi infiniti, caratterizzati da silenzi fuori del comune e da una pace molto profonda e ricorda i tempi passati e l’eternità. Alla fine egli conclude dicendo che è molto piacevole per lui abbandonarsi e perdersi nell’immensità dello spazio e del tempo che si è immaginato. La lirica è costruita sull’opposizione limite della siepe/infinito, presente/eternità ed è un esempio della poetica del “vago e dell’indefinito”

Questionario

1. La vicenda oggetto della lirica si svolge in un contesto familiare per il poeta. Quale?
L’’io lirico appare in movimento o statico?
Il poeta è seduto su di un colle: il panorama al di là del colle è ostacolato da una siepe che gli impedisce di osservare l’orizzonte. Il contesto è familiare: si capisce dall’uso dell’ aggettivo dimostrativo “quest’ermo colle”, “questa siepe” “queste piante”. Il poeta è immobile fisicamente, ma il suo io lirico si muove al di là della siepe ed immagina gli spazi, il silenzio e una profonda pace a tal punto che il suo cuore, di fronte all’infinito, quasi si spaventa.
2. Quali sono gli stimoli che spingono il poeta l’immaginazione dell’infinito spaziale e di quello temporale?
L’ osservazione attenta della siepe (stimolo visivo) fa immaginare al poeta degli spazi infiniti, dei silenzi ed una pace profonda, mentre lo stimolo auditivo derivato dal leggero soffio del vento fra gli alberi fa immaginare al poeta l’eternità e le epoche passate.
3. Al verso 4. , l’avversativa “Ma” in posizione iniziale quale cambiamento mette in rilievo?
Questo significa che fino ad allora il poeta si era accontentato dello spazio limitato della sua città natale da cui non si era quasi mai allontanato. Ora, invece, la siepe gli dà occasione per immaginare spazi nuovi ed infiniti ed una pace mai avuta prima.
4. Nel verso finale la dimensione immaginativa viene resa attraverso la metafora del mare: Che cosa rappresenta il mare? E il naufragare?
Il mare rappresenta l’infinito. Il naufragare corrisponde l’abbandono alla felicità raggiunta, il raggiungimento del piacere illimitato perché derivato dall’immaginazione.
5. La struttura del componimento presenta elementi di simmetria tra le diverse sequenze. Individuali ed analizzali.
Le sequenze sono due; nella 1.a sequenza (vv.1-8) il poeta parte da una situazione reale – la siepe – per arrivare con l’immaginazione a spazi infiniti, a silenzi che l’uomo non può immaginare ed una quiete molto profonda. Nella 2.a sequenza, il procedimento è lo stesso perché il poeta parte da alcuni dati reali – il soffio del vento - per immaginare l’eternità e ricordare i tempi passati. Nei due versi finali, il poeta abbandona la realtà concreta e si lascia prendere dal potere dell’immaginazione
6. Nel testo ricorrono parole vaghe ed indeterminate: spiegane la funzione in rapporto alla poetica leopardiana e al contenuto del testo.
Essi sono: “interminati spazi”, “sovrumani silenzi”, “profondissima quiete”, “infinito silenzio”. Questi termini indicano la “poetica del vago e dell’indefinito”. Per natura, l’uomo tende al piacere senza limiti e mai definito. Ma un piacere simile non può essere mai raggiunto perché l’uomo è una creatura limitata e l’unico piacere che può raggiungere è il piacere illusorio che è derivato dall’immaginazione, dal ricordo e dall’attesa. Nello stesso modo, la poesia deve ricorrere ad immagini vaghe ed indefinite, con lo scopo far raggiungere anche il poeta una sensazione di massimo piacere
7. Il concetto di infinito viene reso, oltre che attraverso sostantivi vaghi e indefiniti, per mezzo di aggettivi che indicano quantità e/o qualità eccezionali o usati al grado superlativo.
Essi sono “interminati” cioè riferito a spazi che non hanno limite, “sovrumani”, cioè silenzi che le capacità dell’uomo non possono immaginarsi, “profondissima”, superlativo assoluto di “profondo” riferito a “quiete”
8. Nell’ultimo verso sono presenti due figure retoriche: quali?
Le due figure retoriche sono la metafora, con cui il mare è paragonato all’infinito e l’ossimoro, cioè il naufragare è un termine che di per sé è negativo, ma il poeta associa il termine ad una parola con valore positivo (= dolce) per cui il naufragar diventa dolce.
9. L’io lirico oscilla fra i piani di finito e infinito e tale oscillazione è marcata dall’uso dei pronomi dimostrativi “questo” e “quello”. Spiega.
I due pronomi sono adoperati otto volte: quest’ermo colle, questa siepe, quella (siepe), queste piante, quello infinito silenzio, questa voce, questa immensità, questo mare.
Il dimostrativo “questo” indica la vicinanza a chi parla (cioè il poeta) e si riferisce alla realtà concreta e non immaginata: questa siepe indica la vicinanza al poeta. Tuttavia, a volte, indica la vicinanza all’infinito: “questo mare” forse per indicare che il poeta ha già lasciato la realtà concreta. Il dimostrativo “quello” si riferisce a ciò che è immaginato e quindi lontano dalla realtà concreta e vicino al’infinito
10. Indica i verbi che fanno riferimento alle percezioni dei sensi che provengono dal mondo reale e quelli che si riferiscono invece all’attività immaginativa.
Verbi che indicano percezioni sensoriali legate al mondo reale (sono presenti soprattutto nella 1.a parte): esclude, sedendo, mirando, stormire
Verbi che indicano percezioni sensoriali legate al mondo dell’immaginazione (sono presenti soprattutto nella 2.a parte: mi fingo, si spaura (=si spaventa), vo comparando, mi sovviene, s’annega, naufragar
11. L’idea dell’infinito è particolarmente cara a Leopardi. In che senso essa si può conciliare con la sua concezione materialistica?
Leopardi ha una visione materialistica della vita: per lui esiste soltanto la materia, i sensi sono l’unico mezzo per conoscere la realtà ed è possibile essere felici soltanto se utilizziamo i nostri sensi. Bisogna anche dire che la natura ha creato nell’uomo il bisogno della felicità (legata al piacere e ai sensi), ma non gli ha dato la possibilità di soddisfare tale bisogno. Il piacere che l’uomo vorrebbe raggiungere è infinito e quindi senza limiti, invece l’uomo ha dei limiti e per questo la felicità completa non può esistere per lui e il suo desiderio di felicità non è mai soddisfatto. L’unica forma di piacere possibile è il piacere illusorio che il poeta crea con l’immaginazione o con il ricordo di un piacere passato. Con l’immaginazione l’io lirico può superare i limiti della realtà e costruire un mondo infinito, fatto di pace e di silenzio, sia nel tempo che nello spazio, in cui per il poeta è piacevole ritrovarsi.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il contesto familiare in cui si svolge la lirica "L'infinito" di Leopardi?
  2. Il poeta è seduto su un colle solitario, un luogo familiare per lui, come indicato dall'uso di aggettivi dimostrativi come "quest'ermo colle" e "questa siepe". Sebbene fisicamente immobile, il suo io lirico si muove oltre la siepe, immaginando spazi infiniti e una profonda pace.

  3. Quali stimoli spingono il poeta a immaginare l'infinito spaziale e temporale?
  4. Gli stimoli visivi, come l'osservazione della siepe, fanno immaginare al poeta spazi infiniti e silenzi profondi. Gli stimoli uditivi, come il soffio del vento tra gli alberi, evocano in lui l'eternità e le epoche passate.

  5. Qual è il significato del cambiamento introdotto dall'avversativa "Ma" al verso 4?
  6. L'avversativa "Ma" segna un cambiamento dalla limitazione dello spazio familiare del poeta verso l'immaginazione di spazi nuovi e infiniti, una pace mai avuta prima, stimolata dalla siepe che limita la vista.

  7. Cosa rappresentano il mare e il naufragare nel verso finale della lirica?
  8. Il mare rappresenta l'infinito, mentre il naufragare simboleggia l'abbandono alla felicità raggiunta attraverso l'immaginazione, un piacere illimitato e illusorio.

  9. Come si concilia l'idea dell'infinito con la concezione materialistica di Leopardi?
  10. Leopardi vede la vita in termini materialistici, dove i sensi sono l'unico mezzo per conoscere la realtà. Tuttavia, l'immaginazione permette di superare i limiti della realtà, creando un mondo infinito di pace e silenzio, offrendo un piacere illusorio che la realtà materiale non può fornire.

Domande e risposte

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