Dennyx99
Ominide
26 min. di lettura
Vota

Concetti Chiave

  • Giacomo Leopardi, nato a Recanati nel 1798, proveniva da una famiglia nobile in difficoltà economiche; la sua formazione avvenne grazie a precettori ecclesiastici e all'accesso alla biblioteca paterna.
  • Il sistema filosofico di Leopardi, inizialmente sottovalutato, è caratterizzato da un approccio aperto e una riflessione sull'infelicità umana, evolvendo dal pessimismo storico a quello cosmico ed eroico.
  • La poetica leopardiana si oppone al Romanticismo, proponendo una poesia che ristabilisca il legame con la natura attraverso i sensi, con un approccio classicista ma con elementi del Romanticismo europeo.
  • "Lo Zibaldone dei pensieri" è un diario intellettuale che raccoglie riflessioni e progetti di Leopardi, pubblicato postumo, che offre una comprensione della sua evoluzione di pensiero.
  • Le "Operette morali" sono prose filosofiche che incorporano il pessimismo leopardiano e criticano le ideologie borghesi, con uno stile variegato e un uso dell'ironia per liberare e confortare.

Indice

  1. Le Origini di Leopardi
  2. Formazione e Prime Opere
  3. Conversione Filosofica e Viaggi
  4. Delusione Romana e Prosa
  5. Speculazione Filosofica Leopardiana
  6. Pessimismo Storico e Cosmico
  7. Critica alla Civiltà e Pessimismo
  8. Pessimismo Eroico e La Ginestra
  9. Poetica e Romanticismo
  10. Zibaldone e Canti
  11. Prima Fase della Poesia
  12. Canzoni Civili e Idilli
  13. Canzoni del Suicidio
  14. Idilli e Linguaggio
  15. Transizione e Nuove Tematiche
  16. Distacco dalla Poesia
  17. Rinnovamento Poetico e Aspasia
  18. Operette Morali e Filosofia

Le Origini di Leopardi

Giacomo Leopardi nasce a Recanati nel 1798, figlio del conte Monaldo e della marchesa Adelaide Antici, quindi in una famiglia nobile, tuttavia a causa delle speculazioni finanziarie del padre era in dissesto economico, sarà infatti la madre a gestire le finanze della famiglia. La figura della madre viene mostrata come rigida e bigotta, da Leopardi nello Zibaldone dei Pensieri.

Formazione e Prime Opere

La prima formazione dell’autore avviene attraverso i precettori ecclesiastici coadiuvata dalla fruizione della biblioteca paterna, in questo modo entra in contatto con i principali autori italiani e stranieri. Tra il 1808 e il 1816 si svolgono i “sette anni di studio matto e disperatissimo” che contribuiranno a formare la cultura di Leopardi, soprattutto dal punto di vista filologico, causandogli tuttavia dei danni fisici. Nel 1816 avviene la cosiddetta “conversione letteraria”, Leopardi infatti acquisisce una consapevolezza dei valori artistici, iniziando anche a percepire la ristrettezza dell’ambiente culturale recanatese, infatti l’anno seguente comincia la corrispondenza con il letterato Pietro Giordani, ed in questo modo si allontana dalla semplice erudizione e dalle posizioni reazionarie del padre.

Conversione Filosofica e Viaggi

Desideroso di affermazione individuale compone le prime canzoni civili All’Italia e Sopra il monumento di Dante. Inoltre tenta una prima fuga da Recanati nel 1819, ma viene sventata dal padre. Sarà questo un periodo di tensione per Leopardi che lo avvierà ad una “conversione filosofica”, aderendo ad una concezione materialistica ed atea, componendo anche i primi Idilli.

Delusione Romana e Prosa

Riuscendo a lasciare Recanati viaggia in direzione di Roma, città che lo lascia deluso e indifferente. Tornato a Recanati, segue un periodo di viaggi tra Milano e Firenze, in cui il poeta abbandona momentaneamente la lirica per dedicarsi alla prosa con le Operette Morali, riprendendo la poesia solamente nel 1827 nel momento in cui si trasferisce a Pisa alla ricerca di un clima mite, iniziando così la stagione dei Canti pisano-recanatesi. Nel 1830 lascia per sempre Recanati e, consolidando l’amicizia con Antonio Ranieri, si trasferirà in un primo momento a Firenze, lì conosce Fanny Targioni Tozzetti, a cui dedica il Ciclo di Aspasia, in seguito a Roma e infine a Napoli, scagliandosi contro le tendenze spiritualistiche, in particolare in I nuovi credenti, contro il mito del progresso nella Palinodia al marchese Gino Capponi e critica infine i moti liberali del 1820 nei Paralipomeni della Batracomiomachia. Per sfuggire al colera vive con Ranieri ai piedi del Vesuvio, muore a Napoli nel 1837.

Speculazione Filosofica Leopardiana

L’importanza della speculazione filosofica leopardiana viene riconosciuta soltanto dopo la Seconda Guerra Mondiale, tra l’Ottocento e il primo Novecento infatti veniva considerata priva di sistematicità e coerenza, oltre al fatto che la presenza di tendenze filosofiche antitetiche come l’idealismo e il Positivismo, prevalenti, non accettavano la critica al mito del progresso e il pessimismo. Solo in un secondo momento quindi ci si rende conto di come a mancare di sistematicità non è tanto il pensiero di Leopardi, quanto il suo metodo di indagine, definibile “aperto”, infatti egli non si approccia alla filosofia in quanto filosofo, poiché non è un filosofo, ma come un bisogno esistenziale e sociale, quindi pensa in quanto essere umano sociale. Al poeta interessa il vero esistenziale dell’io e sociale dei molti.

Pessimismo Storico e Cosmico

Il tema cardine della speculazione di Leopardi è l’infelicità umana, tema che attraversa le tre fasi che la compongono. In un primo momento infatti l’infelicità umana non dipende dalla natura, vista positivamente, poiché produce delle illusioni che rendono sopportabile la vita dell’uomo, tuttavia tali illusioni sono state distrutte dalla civiltà umana, rivelando l’arido vero della realtà. L’infelicità umana dipende quindi da una causa storica, si parla per la prima fase di pessimismo storico, infatti gli antichi erano ancora capaci di illusioni mentre i moderni le hanno perdute completamente, e l’unico modo per recuperarle è attraverso l’azione e l’eroismo. Con l’adesione al sensismo illuministico da parte di Leopardi, la delusione dei moti carbonari del 1821 e dell’esperienza romana, pongono sempre più in crisi tale “sistema della natura e delle illusioni”, approdando ad un punto di vista materialistico e deterministico. Ciò comporta un’evoluzione della propria riflessione: la causa dell’infelicità umana infatti è determinata dal rapporto tra il bisogno dell’uomo di essere felice e l’impossibilità di conseguire tale condizione, elaborando così la “teoria del piacere”, secondo cui l’uomo aspira tendenzialmente al piacere, tuttavia il piacere desiderato è sempre superiore a quello conseguito, il primo infatti è illimitato, mentre quest’ultimo è limitato, motivo per cui l’uomo è destinato all’insoddisfazione, e può cercare solamente dei piaceri illusori, la speranza di raggiungere la felicità nel futuro o nell’immaginazione. Tale concezione segna il passaggio alla seconda fase della speculazione leopardiana, in cui la natura viene vista come matrigna e negativa, poiché fa nascere nell’uomo il desiderio di felicità, ma senza poi soddisfare il bisogno. L’infelicità umana non dipende più quindi da una condizione storica, ma da una condizione esistenziale, si parla per questo motivo di pessimismo cosmico.

Critica alla Civiltà e Pessimismo

Per quanto riguarda la visione della civiltà, da una parte è l’arma attraverso la quale l’uomo ha preso consapevolezza della propria condizione, tuttavia solo per alcune fasi della storia, si esalta infatti il razionalismo dal Rinascimento all’Illuminismo, mentre al contrario si condanna il Medioevo e il periodo della Restaurazione in cui prevale lo spiritualismo religioso. D’altra parte invece la civiltà ha indebolito l’uomo sottraendolo alle illusioni.

Pessimismo Eroico e La Ginestra

Un ulteriore evoluzione del pessimismo leopardiano si ha con il pessimismo antico, ovvero l’entrata in crisi del mito dell’antichità “tutta azione, illusione e poesia” afferma Timpanaro. Segue in questo modo una fase di distacco stoico dalla realtà da parte di Leopardi, osservandola e comprendendola da un punto di vista più razionale, giunge in questo modo allo sviluppo definitivo della propria riflessione, il pessimismo eroico del componimento La ginestra, o fiore del deserto, valorizzando il momento sociale e affermando che gli uomini devono soccorrersi vicendevolmente e, consapevoli del male comune quale la natura, devono allearsi al fine di attenuare il dolore causato da essa secondo la social-catena. Il suo pensiero è definibile, infine, democratico poiché vi è la volontà di trasferirlo a tutti gli uomini.

Poetica e Romanticismo

La poetica di Leopardi è esposta in un’opera giovanile, il Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica. In tale opera egli si pronuncia in contrapposizione con il Romanticismo, affermando che i romantici recidono quel legame tra poesia e natura, rinnegando in tal modo la funzione principale della poesia che consiste appunto nel mantenimento di tale legame. Leopardi invece propone una poesia che si serva dei sensi, si nota la propria formazione sensistica, al fine di ristabilire quel rapporto diretto con la natura, che risultava certamente più semplice agli antichi, più artificioso ai moderni, infatti a questi ultimi, per stabilire un contatto diretto con la natura, non rimane che lo studio e l’imitazione degli antichi. Leopardi è definibile un classicista romantico, egli infatti da una parte riprende dal classicismo la condanna nei confronti della modernità e l’esaltazione della virtù civile e del patriottismo, d’altra parte invece vi sono dei punti d’incontro con il Romanticismo europeo, ovvero la scissione io-mondo e la tensione tra uomo e natura, oltre che ai temi del dolore e dell’infinito; mentre se ne distacca per quanto concerne la funzione sociale della poesia leopardiana, ovvero tenere vivi i modi di sentire antichi (l’immaginazione, le virtù), per la sfiducia nel progresso e nel senso della storia ostentati dai romantici italiani e infine per l’ideologia materialista e il rifiuto dell’irrazionalismo. L’immaginazione per Leopardi deve essere volta alla memoria dalla quale deve scaturire il piacere. Tuttavia in seguito alla crisi del “sistema della natura e delle illusioni”, abbandona la poesia venendo meno la fiducia in essa, e dedicandosi alla prosa con le Operette morali. Solamente in un secondo momento riprenderà la lirica, mantenendo l’aspetto della memoria, ma accompagnato da una riflessione filosofica, che caratterizza l’ultima fase della poesia leopardiana, che sarà filosofica, e avrà la funzione sociale di stabilire il vero e comunicarlo agli uomini.

Zibaldone e Canti

Lo Zibaldone dei pensieri è una sorta di diario intellettuale pubblicato postumo a cura di Carducci nel 1900. Il titolo fa riferimento alla varietà disordinata di temi trattati in quelli che sostanzialmente sono riflessioni di studio. L’opera, che in realtà non nasce per il pubblico, è importante per conoscere il pensiero di Leopardi e la sua evoluzione, attraverso gli appunti, le letture e i progetti. Si nota infine la lontananza dallo stile sostenuto delle Operette morali, costituito da microstrutture, ovvero le continue abbreviazioni, e macrostrutture, ovvero la disposizione disorganica degli appunti, oltre al fatto che la prosa dello Zibaldone è funzionale anche per chiarire a sé stesso il proprio pensiero.

Il libro dei Canti raccoglie la produzione poetica di Leopardi, la cui edizione definitiva viene pubblicata postuma da Ranieri nel 1845. Il titolo fa riferimento all’unificazione dei due filoni che compongono l’opera, quello patriottico-civile e quello evocativo-esistenziale, corrispondenti alle canzoni e agli idilli. I Canti presentano una struttura che non segue l’ordine cronologico dei componimenti, i quali tuttavia sono organizzati in blocchi cronologicamente omogenei e viene a mancare inoltre una suddivisione per generi. E’ evidente anche l’autonomia di ogni poesia, anche se inserita in una struttura complessiva.

Prima Fase della Poesia

Gli anni in seguito al distacco dalla formazione cristiana e reazionaria del padre e dell’adesione al materialismo caratterizzano la prima fase della poesia leopardiana, in cui il poeta è alla ricerca di nuove forme di scrittura in grado di esprimere i nuovi bisogni. In particolare egli segue tre filoni, di cui uno esplicitamente romantico viene subito rifiutato per i temi quotidiani e scabrosi, mentre gli altri due corrispondono alla poesia impegnata e patriottica delle canzoni civili, ripresa da quella petrarchesca, e alla poesia lirica e di tipo sentimentale degli idilli. In entrambi si nota una tendenza alla riflessione filosofica. L’impegno civile delle canzoni tuttavia in seguito alla delusione dei moti carbonari viene meno, esprimendo con la canzone Bruto minore l’inutilità dell’impegno in nome della virtù, la quale insieme a l’Ultimo canto di Saffo, costituiscono le canzoni del suicidio. La prima fase si conclude con il componimento “Alla sua donna”.

Canzoni Civili e Idilli

Come si è detto ad aprire il libro dei Canti è la poesia impegnata e di tema patriottico delle canzoni civili alle quali appartengono All’Italia e Sopra il monumento di Dante che si preparava in Firenze, in cui si delinea in entrambe il tema della decadenza italiana e il confronto tra la grandezza degli antichi e la schiavitù presente, accompagnato da una tematica esistenziale, il poeta infatti fa corrispondere alla crisi italiana, la propria crisi interiore. Segue la canzone Ad Angelo Mai, dedicata appunto al cardinale Angelo Mai, celebrato per aver ritrovato all’interno di un palinsesto vaticano il De Re publica di Cicerone; il componimento quindi si dilunga con un colloquio con le figure esemplari italiane, ripresentando il tema del contrasto tra antichi e moderni, e d’importanza è anche la scoperta della noia, come condizione di disagio esistenziale dell’uomo. In tali canzoni si assiste al tentativo di Leopardi di unire classicità e modernità, rappresentate dalla sostenutezza della prima e dal turbamento della seconda, determinando in questo modo una poesia classicista romantica.

Canzoni del Suicidio

Le canzoni del suicidio a cui appartengono Bruto minore e L’ultimo canto di Saffo, presentano rispettivamente un suicidio civile e un suicidio esistenziale, concludendo in questo modo le riflessioni sul tema civile e il rapporto armonioso con la natura. Bruto minore di cui è protagonista il cesaricida, mostra Bruto deluso dai valori repubblicani, rinnegando le virtù fino ad allora seguite e accusa gli dei di indifferenza rispetto i mali dell’uomo, affermando la volontà di essere dimenticato da tutti da morto. L’ultimo canto di Saffo di cui è protagonista la poetessa greca, mostra Saffo, donna sgradevole fisicamente, la quale resta estranea all’armonia della natura che pur percepisce, è esemplificativo il mare che si ritrae dal suo corpo, nasce in questo modo un’accusa verso gli dei, è evidente infine come la denuncia sia prevalentemente sul piano esistenziale.

Idilli e Linguaggio

Gli idilli sono cinque componimenti che appartengono al libro dei Canti, in cui è il carattere soggettivo ed esistenziale. Il termine “idillio” proviene dal greco e significa piccola immagine, quindi indica una poesia breve. Oltre a presentare un punto di vista soggettivo vi è anche una tendenza riflessiva filosofica. A caratterizzare gli idilli è anche l’utilizzo di un linguaggio comune e piano, nobilitato dalla ricerca del “vago”, mentre lo stile è quello di un colloquio intimo, adottando l’endecasillabo sciolto appunto per esprimere i momenti più narrativi.

Transizione e Nuove Tematiche

A concludere la prima fase della poesia leopardiana sono la canzone Alla sua donna e l’epistola in versi sciolti Al conte Carlo Pepoli. I due testi sono collocati nella parte centrale dei Canti, indicando il punto di passaggio con la seconda fase, sono infatti degli snodi sia formali, poiché aprono a nuove strutture metriche, sia snodi ideologici, poiché le tematiche amorose e sociali sono affrontate da un punto di vista critico-negativo. Alla sua donna si ricollega alla lirica amorosa petrarchesca, tuttavia poiché la donna a cui il poeta si rivolge non esiste, vi è un presupposto negativo. Ad essere cantato infatti è la forza delle illusioni che la realtà distrugge, e in particolare l’immaginazione che ricopre una funzione consolatrice, tuttavia l’assenza di quest’ultima determina la negatività nel mondo. L’epistola in versi sciolti Al conte Carlo Pepoli rappresenta la volontà di distacco dalla poesia e dalle illusioni, ma soprattutto esprime l’atteggiamento critico-negativo di Leopardi nei confronti delle ideologie liberali e progressiste, affermando la scelta dell’”acerbo vero”. Segue così il distacco dalla poesia a causa della crisi dell’idea che Leopardi aveva della stessa, subentrando un bisogno di verità filosofica espressa nelle Operette morali, manifestando quindi l’adesione al pessimismo. E’ evidente infine come tale periodo coincida con la delusione per l’esperienza romana.

Distacco dalla Poesia

In seguito al distacco dalla poesia, Leopardi in sintonia con l’ambiente pisano torna a comporre in versi, si entra in questo modo nella seconda fase della poesia leopardiana, dei cosiddetti canti pisano-recanatesi, caratterizzati da un punto di incontro tra l’aspetto descrittivo e il carattere filosofico.

Rinnovamento Poetico e Aspasia

In seguito all’abbandono definitivo di Recanati e al confronto con le tendenze spiritualiste napoletane, Leopardi traduce tali esperienze nel rinnovamento definitivo della propria poetica, si entra in questo modo in quella che è la terza fase della poesia leopardiana, caratterizzata sul piano tematico: dall’amore come esperienza concreta e passionale, dalla riflessione filosofica in ottica negativa e il rifiuto delle ideologie del mito del progresso, proponendo una soluzione basata sulla solidarietà tra gli uomini; sul piano formale: prevale la canzone libera, ma compaiono dei componimenti sperimentali come A se stesso, o i versi sciolti della Palinodia al marchese Gino Capponi, mentre lo stile e il lessico si aprono a un uso estremo della sintassi e a termini mai utilizzati nella produzione precedente. Infine alla valorizzazione del ricordo subentra, la concretezza del presente.

Tra le esperienze che determinano il rinnovamento della poesia leopardiana, è rilevante l’amore non ricambiato per Fanny Targioni Tozzetti, a cui dedica il ciclo d’Aspasia, utilizzando per lei proprio lo pseudonimo di Aspasia, nome ripreso da una delle amanti di Pericle. Tra i componimenti del ciclo ricordiamo: Il pensiero dominante, in cui viene rappresentata l’esperienza amorosa come rafforzamento dell’io, attraverso una ripresa originale della tragicità dello Stilnovismo; Amore e morte, in cui la morte è raffigurata come una fanciulla bellissima, avvertendo il nesso che la lega all’amore, il quale viene inteso come unica consolazione in contrapposizione al mondo; A se stesso; Infine con il componimento Aspasia viene rappresentato l’incontro con la donna e l’elaborazione del fallimento, concludendosi con l’affermazione della libertà solitaria del soggetto. Si può notare come nei momenti espressivi più elevati la passione amorosa si ponga al di fuori della tradizione petrarchesca e inoltre è proprio con tale esperienza erotica che Leopardi giunge alla terza fase del proprio sistema filosofico, concependo l’amore sia come dimostrazione dell’infelicità umana, poiché è un’illusione di felicità irrealizzabile, sia come maggior consolazione degli uomini, motivo per cui è accostato alla morte, sancendo una nuova apertura eroica.

La ginestra, o fiore del deserto.

Operette Morali e Filosofia

Le Operette morali sono prose di argomento filosofico, in forma di narrazione o dialogo, la cui edizione definitiva viene pubblicata postuma a cura di Ranieri nel 1845. In esse confluisce il nucleo della speculazione leopardiana: il pessimismo, il materialismo e la critica alle ideologie borghesi. Si collocano in un momento di abbandono della poesia e di ripiegamento psicologico e culturale da parte di Leopardi, si spiega in questo modo il tono ironico. La struttura dell’opera è unitaria tuttavia è organizzata in modo disorganico, con diverse variazioni di tecniche narrative e protagonisti, l’organicità infatti è resa dal fine delle Operette morali, che spiega anche l’aggettivo “morali”, ovvero la ricerca dei mores, dei modi di vita adeguati alla consapevolezza del vero da contrapporre alle illusioni, mentre il diminutivo utilizzato per “Operette” fa riferimento al tono satirico di tale ricerca, riprende infatti i dialoghi greci di Luciano, ma anche quelli moderni come il Dialogo sopra la nobiltà di Parini. I temi affrontati riguardano la teoria del piacere, a cui si collegano il tema della natura e della civiltà, ma è presente anche la concezione materialistico-deterministica, e si critica l’illusione antropocentrica, mentre l’uomo è insignificante rispetto alla vastità dell’universo, il mito del progresso, a cui si contrappone la superiorità degli antichi, e la prospettiva religiosa, vista come solamente un’illusione. Lo stile utilizzato varia da uno lirico alto, ad uno medio, al colloquiale. Per quanto riguarda la lingua, Leopardi ha la volontà di conferire all’Italia una lingua filosofica, caratterizzata da una sostenutezza classica, che si allontana da Manzoni, per il diverso atteggiamento con il pubblico, visto da quest’ultimo come il ceto laborioso e onesto, mentre da Leopardi come ingenuo che porta avanti i valori illusori criticati dal poeta, motivo per cui fa ricorso all’ironia che ha funzione liberatoria e confortante per gli uomini attraverso il riso, che accresce la propria vitalità. Tra le Operette morali per quanto riguarda il tema della natura e della critica all’antropocentrismo ricordiamo Dialogo della Natura e di un Islandese, in cui quest’ultimo ha fuggito per tutta la vita la natura convinto che renda l’umanità infelice, tuttavia nel momento in cui gli si para davanti come una gigantesca figura di donna, emerge l’indifferenza della natura al bene o al male degli uomini affermando una concezione materialistico-deterministica. Sul tema del rapporto tra uomo e natura e in particolare il suicidio, viene affrontato nel Dialogo di Plotino e Porfirio, in cui il primo comprende che il secondo ha intenzione di uccidersi e tenta di dissuaderlo, in un primo momento con argomentazioni classiche contro il suicidio, che Porfirio smonta; in seguito, riesce a dissuaderlo, attraverso argomentazioni pragmatiche e sociali, secondo cui il suicidio accresce la l’infelicità delle persone care al defunto, mentre gli uomini al contrario dovrebbero sostenersi a vicenda, delineando in questo modo i tratti della fase filosofica definitiva leopardiana. Infine la critica alla fiducia nel progresso è espressa in Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere, in cui il venditore di calendari asserisce al fatto che l’anno venturo sarà migliore dei precedenti, visione ottimista, a cui si contrappone quella pessimistica del passante, il quale sostiene che l’unico piacere sta nell’attesa del futuro, è privo però di un tono polemico.

Domande da interrogazione

  1. Quali sono le origini e la formazione di Giacomo Leopardi?
  2. Giacomo Leopardi nasce a Recanati nel 1798 in una famiglia nobile ma economicamente in difficoltà. La sua formazione avviene attraverso precettori ecclesiastici e la biblioteca paterna, che gli permette di entrare in contatto con autori italiani e stranieri.

  3. Come si sviluppa la speculazione filosofica di Leopardi?
  4. La speculazione filosofica di Leopardi si concentra sull'infelicità umana, evolvendo dal pessimismo storico al pessimismo cosmico. Inizialmente, l'infelicità è vista come causata dalla civiltà, ma successivamente è attribuita a una condizione esistenziale.

  5. Qual è il rapporto di Leopardi con il Romanticismo?
  6. Leopardi si oppone al Romanticismo, sostenendo che recide il legame tra poesia e natura. Propone una poesia che ristabilisca questo rapporto, utilizzando i sensi e l'immaginazione, pur mantenendo una critica alla modernità.

  7. Cosa rappresentano le "Operette Morali" nella produzione di Leopardi?
  8. Le "Operette Morali" sono prose filosofiche che esprimono il pessimismo e la critica alle ideologie borghesi. Sono caratterizzate da un tono ironico e affrontano temi come la teoria del piacere e la critica al mito del progresso.

  9. Qual è l'importanza dello "Zibaldone" e dei "Canti" nella comprensione del pensiero di Leopardi?
  10. Lo "Zibaldone" è un diario intellettuale che raccoglie riflessioni e appunti di Leopardi, mentre i "Canti" sono la raccolta della sua produzione poetica. Entrambi sono fondamentali per comprendere l'evoluzione del suo pensiero e della sua poetica.

Domande e risposte

Hai bisogno di aiuto?
Chiedi alla community