Concetti Chiave
- Giacomo Leopardi vede l'universo come governato da leggi meccaniche, in cui l'uomo è insignificante nel contesto della vita universale.
- Il pessimismo di Leopardi nasce da una visione tragica della vita, influenzata da esperienze personali e da un contesto familiare rigido e isolato.
- Leopardi distingue tre fasi del pessimismo: personale, storico e cosmico, ognuna caratterizzata da una diversa percezione dell'infelicità umana.
- Nonostante il pessimismo, Leopardi vede nella ragione un valore che permette la solidarietà umana e la lotta contro il dolore.
- La noia, per Leopardi, è il sentimento che esprime l'insoddisfazione umana e l'insufficienza delle cose di fronte al desiderio umano.
Indice
Giacomo Leopardi: il pensiero
Il pensiero del Leopardi trae origine da una visione tragica della condizione umana e giunge ad una concezione meccanicistica del mondo. Per il Leopardi, il mondo è governato da leggi meccaniche, da una ‘’forza operosa’’ che trasforma continuamente la materia senza poter comprendere il fine ed il significato di questo processo. L’uomo stesso è soggetto a queste leggi di trasformazione ed è considerato come una goccia nel grembo dell’oceano, un essere insignificante nel contesto della vita universale e che si annulla completamente con la morte.
Quando un uomo scompare, tutti gli altri elementi della natura resterebbero indifferenti, né si turberebbe il ritmo della vita universale. Tale concezione era motivo di orgoglio e di ottimismo per i pensatori del 1700, i quali si liberavano dalle superstizioni del passato e iniziavano a credere nella scienza, per il Leopardi è invece motivo di tristezza perché egli avverte i limiti della natura umana, in contrasto con l’innata aspirazione dell’uomo all’assoluto e all’infinito.Si possono distinguere tre distinti fasi che hanno portato alla formazione del suo pensiero. Prima di tutto le esperienze dell'adolescenza e della prima giovinezza conducono Leopardi a pensare che la vita sia stata spietata con lui. Come ogni adolescente anche il Leopardi visse il dramma che si verifica quando si hanno i primi urti con la realtà che si rivela diversa da quella immaginata.
Mentre alcuni finiscono per accettare quella che è veramente la vita, inserendosi nella società e operando in essa, al Leopardi mancò proprio questo inserimento, sia per la rigidità del contesto aristocratico familiare sia per l’angustia del suo paese che non gli consentì rapporti umani ed esperienze concrete. Pervenne quindi alla sua prima visione pessimistica della vita, un pessimismo quindi personale e soggettivo. Egli si sente escluso dalla gioia di vivere che vede invece riflessa negli altri. Il suo sentimento di infelicità è stato determinato sia dalla carenza affettiva della proprio famiglia, in quanto la madre si dedicava esclusivamente alla difesa del patrimonio familiare, messo in pericolo dalla cattiva amministrazione del marito. Il conte Monaldo, padre di leopardi, era un convinto assertore dell’ancien regime, legato ai valori tradizionali e ostile ai nuovi principi sociali della rivoluzione francese, in contrasto con le idee democratiche del figlio. Inoltre la formazione isolata e solitaria, lo "studio matto e disperatissimo" che egli ha fatto in modo autonomo e solitario nella biblioteca del padre, contribuì all’insorgere di diverse malattie croniche e alla malformazione fisica. Leopardi a vent’anni si sente quindi già vecchio e imprigionato nella casa paterna.

La poetica leopardiana del pessimismo
In seguito Leopardi distoglie gli occhi da sé stesso e comincia a valutare quale sia il vero concetto di felicità.
Si avvicina al pensiero di Rousseau, ritenendo che gli uomini furono felici sono nell’età primitiva, quando vivevano allo stato di natura. Quando essi vollero uscire da questa ignoranza e innocenza istintiva, tramite la ragione, vennero a conoscenza del vero. Tale conoscenza portò alla scoperta del male, del dolore, dell’infelicità, dell’angoscia esistenziale. Per questo motivo Leopardi non crede nel progresso della storia, ma una decadenza da uno stato di inconscia felicità naturale a uno stato di consapevole dolore, messo in luce dalla ragione. Poiché egli considera l’infelicità umana non un dato costitutivo dell’uomo, ma un dato storico, si può quindi parlare di un secondo tipo di pessimismo, ovvero quello storico.
L’ultima fase del suo pessimismo è caratterizzata da quello cosmico, poiché investe tutte le creature. Leopardi rivaluta la ragione, in quanto non porta solo infelicità all’uomo, ma rappresenta un valore importante che gli consente di unirsi agli altri uomini con fraterna solidarietà e a combattere con loro per lenire il dolore. Effetto, però, del pessimismo cosmico è la noia, considerata il più nobile dei sentimenti umani. La noia è il più nobile dei sentimenti umani, in quanto ci mostra l’insoddisfazione dell’uomo, l'insufficienza delle cose esistenti di fronte alla grandezza del nostro desiderio. Per liberarsi dall’angoscia e dalla noia di vivere, Leopardi afferma che ogni uomo dovrebbe porsi uno scopo, anche se ha uno scarso valore, poiché valgono i messi per conseguirlo, le speranze del successo, l’impegno. Il pessimismo di Leopardi non abbatte l’animo umano, ma ci insegna ad accettare la vita e quindi a sopportare anche il dolore.
Per approfondimenti, vedi anche:
Fasi del pessimismo leopardiano
Pessimismo leopardiano
Fasi del pessimismo di Leopardi
Domande da interrogazione
- Qual è la visione del mondo di Giacomo Leopardi?
- Come si sviluppa il pensiero pessimista di Leopardi?
- Qual è il ruolo della ragione nel pensiero di Leopardi?
- Come Leopardi interpreta la felicità umana?
- Cosa rappresenta la noia nel pensiero di Leopardi?
Leopardi vede il mondo come governato da leggi meccaniche, dove l'uomo è insignificante e la sua esistenza non altera il ritmo della vita universale.
Il pensiero pessimista di Leopardi si sviluppa in tre fasi: personale e soggettivo, storico, e infine cosmico, dove la ragione diventa un valore per la solidarietà umana.
La ragione, inizialmente vista come fonte di infelicità, viene rivalutata da Leopardi come un valore che permette la solidarietà tra gli uomini e la lotta contro il dolore.
Leopardi crede che la felicità umana esistesse solo nell'età primitiva, e che la conoscenza e la ragione abbiano portato alla scoperta del dolore e dell'infelicità.
La noia è considerata da Leopardi il più nobile dei sentimenti umani, poiché riflette l'insoddisfazione dell'uomo e l'insufficienza delle cose esistenti rispetto ai nostri desideri.