Concetti Chiave
- La Garfagnana rappresentava per Pascoli un luogo di riscoperta personale e contemplazione, lontano dalla vita quotidiana.
- "Canti di Castelvecchio" riflette il legame di Pascoli con i paesaggi rurali di Barga, dove amava isolarsi per riflettere.
- Il componimento "L'ora di Barga" esplora il conflitto tra il richiamo della città e il desiderio di rimanere immerso nella natura.
- Pascoli usa il dialogo immaginario con le campane di Barga per esprimere il suo desiderio di contemplazione e introspezione.
- La poesia evidenzia l'importanza della natura attraverso la scoperta delle corrispondenze segrete tra gli elementi grazie al "fanciullino".
Indice
Riscoperta personale a Castelvecchio
Garfagnana rappresentava per Pascoli un luogo di riscoperta personale e di riposo, in particolare si dirigeva nella sua casa di Castelvecchio, una piccola frazione del comune di Barga. Dunque la raccolta “Canti di Castelvecchio” spesso ritrae questi paesaggi rurali di campagna, in cui l’autore passeggiava di frequente, isolandosi da tutto e da tutti in modo da potere rimanere solo con i propri pensieri e nel frattempo anche per godere della bellezza dei suoi dintorni.
Dialogo con le campane di Barga
È proprio però la città che lo risveglia da questa sua contemplazione, tramite la campana di Barga, ma al cui suono l’autore cerca di resistere per poter rimanere ancora immerso in questa natura e non allontanarsi per ritornare alla sua normalità. Il tema del componimento “L’ora di Barga” si focalizza proprio su un dialogo immaginario tra Pascoli e le campane della torre dell’orologio, in particolare la campana più grave segnava le ore mentre quella più acuta e piccola i quarti d’ora, ma l’autore si oppone e chiede di poter rimanere prima per contemplare la natura tramite gli occhi infantili e spettacolari del fanciullino, poi per raccogliersi in se stesso e ragionare sul proprio passato. Uno degli aspetti fondamentali su cui l’autore pone la sua attenzione è la descrizione della natura, in cui vengono riuniti sia elementi lontani come le campane o i galli che cantano in lontananza, sia gli elementi invece più vicini, come “l’ape e lo stelo” del decimo verso.
Scoperta e introspezione del fanciullino
Questo mondo rappresenta per il fanciullino una continua e meravigliosa scoperta, al culmine della sua contemplazione si ritrova infatti la scoperta delle corrispondenze segrete tra le cose, dunque il ritrovamento e l’analisi degli aspetti più profondi e veritieri degli elementi, riscoperti grazie alla funzione adamica del fanciullino. Fondamentale è anche l’analisi interiore dell’autore, che interroga il proprio cuore riguardo a eventi del suo passato, come “il pianto della vita” del trentaseiesimo verso, che stabilisce ovviamente un forte legame con la traumatica perdita del padre, ucciso la notte del 10 agosto del 1867 mentre tornava a casa dalla propria famiglia dopo un viaggio a Cesena, da cui aveva anche portato alcuni regali per i figli. Inoltre, dal punto di vista stilistico, avvengono in diversi punti figure di ripetizione, che servivano da una parte per sottolineare i passaggi più importanti del brano, ma dall’altra anche per evocare un sistema di echi e risonanze, risaltando anche contemporaneamente la struttura sinfonica del testo.
Domande da interrogazione
- Qual è il significato di Castelvecchio per Pascoli?
- Come interagisce Pascoli con le campane di Barga?
- Qual è il ruolo del "fanciullino" nella scoperta della natura?
- Quali eventi personali influenzano l'introspezione di Pascoli?
Castelvecchio rappresenta per Pascoli un luogo di riscoperta personale e di riposo, dove si isolava per riflettere e godere della bellezza dei paesaggi rurali.
Pascoli immagina un dialogo con le campane di Barga, cercando di resistere al loro richiamo per rimanere immerso nella natura e riflettere sul proprio passato.
Il "fanciullino" rappresenta la capacità di scoprire meraviglie e corrispondenze segrete nella natura, permettendo un'analisi profonda e veritiera degli elementi.
L'introspezione di Pascoli è influenzata dalla perdita traumatica del padre, ucciso nel 1867, evento che viene evocato nel testo attraverso il "pianto della vita".