Concetti Chiave
- La poesia "Mezzogiorno alpino" di Giosué Carducci evoca un paesaggio alpino maestoso attraverso immagini, colori e suoni.
- Composta da due quartine di endecasillabi, la lirica utilizza il contrasto tra la roccia squallida e i ghiacciai candenti per evocare un ambiente imponente.
- La prima quartina si concentra sulle sensazioni visive, mentre la seconda combina visivo e uditivo, con il suono dell'acqua che scorre tra i sassi.
- L'uso del passato remoto nel verso finale sottolinea la transitorietà del momento, con un tono leggermente malinconico.
- Figure retoriche come allitterazioni e enjambement arricchiscono il testo, creando una forte impressione uditiva nel lettore.
Il paesaggio alpino
Nel gran cerchio de l'alpi, su 'I granito
Squallido e scialbo, su' ghiacciai candenti,
Regna sereno intenso ed infinito
Nel suo grande silenzio il mezzodí.
Pini ed abeti senza aura di venti
Si drizzano nel sol che gli penètra,
Sola garrisce in picciol suon di cetra
L'acqua che tenue tra i sassi fluí.
All’interno del grande arco alpino, sulla roccia priva di vegetazione e di colore grigio opaco, sui ghiacciai scintillanti nella loro bianca luminosità, il mezzogiorno regna in modo sereno, intenso e infinito nel suo grande silenzio.
I pini e gli abeti senza alcun soffio di vento si innalzano verso il sole che li trapassa, filtrando i raggi attraverso i rami, simile al verso delle rondini e, come il delicato suono delle corde di una cetra, in completa solitudine, l’acqua [di un ruscelletto] passò sommessamente in mezzo alle pietre
La composizione della poesia
La poesia fu composta da Giosué Carducci nel 1895.
Essa è formata da due quartine, ciascuna composta da quattro endecasillabi, in cui i primi tre versi sono piani mentre l’ultimo è tronco (= mezzodì, fluì).Impressioni e figure retoriche
Siamo nella quiete del mezzogiorno e il poeta sta contemplando la maestosità di un paesaggio alpino di cui evoca le immagini, i colori e i suoni e la cui visione suscita in lui stupore e smarrimento. Di particolare importanza è la scelta lessicale. L’immagine iniziale suggerisce immediatamente l’idea di un panorama imponente, rafforzata dall’aggettivo “£gran”, per altri ripetuto nel quarto verso, riferito al silenzio. Il colore del granito (termine per indicare la roccia in senso lato) è connotato dagli attributi “squallido” e “scialbo”: molto diverso è il candore abbagliante dei ghiacciai che si oppone a quello della roccia brulla. L’attributo “candenti”, piuttosto raro e ricercato, sembra quasi obblighi l’osservatore a socchiudere gli occhi per difendersi dal bianco rilucente. Il mezzogiorno è sereno perché nel cielo non si scorgono tracce di nubi, è intenso come la potenza del sole ed è infinito perché si estende fin dove all’occhio è permesso di arrivare.
La seconda quartina può essere divisa in due parti: nei primi due versi abbiamo le sensazioni visive (gli abeti e i pini, i raggi del sole che filtrano attraverso i rami) e nella secondo troviamo le sensazioni uditive (il rumore sommesso dell’acqua del ruscello che scorre).
Tutti i verbi sono al presente, eccetto l’ultimo verso che termina con “fluì” e fa rima con “mezzodì”. Questo significa che il poeta ci vuole far capire che nel momento in cui il rumore del piccolo ruscello viene percepito dal suo orecchio, ormai l’acqua è passata oltre. L’uso del passato remoto sta anche a sottolineare, con un velato tono malinconico, che tutto dura un solo attimo. Inoltre il piccolo rivolo si contrappone alla maestosità e all’imponenza del ghiacciaio da cui nasce e si ricollegata al concetto della fragilità della vita umana.
Nel componimento sono presenti numerose figure retoriche collegate al suono e finalizzate a comunicare al lettore la stessa impressione uditiva dello scrittore. Nel primo e nel quarto verso sono presenti delle allitterazioni, come del resto anche nei due aggettivi “squallido” e “scialbo”. Da notare anche l’enjambement granito/squallido. Nella seconda quartina, per formare la rima con “cetra”, il poeta sposta l’accento di pènetra che diventa penètra e di nuovo abbiamo un’allitterazione sol/sola.
Domande da interrogazione
- Qual è l'ambientazione principale della poesia di Giosué Carducci?
- Come è strutturata la poesia e quali sono le sue caratteristiche metriche?
- Quali sensazioni evoca il poeta attraverso le immagini e i suoni descritti?
- Qual è il significato dell'uso del passato remoto nell'ultimo verso?
- Quali figure retoriche sono presenti nel componimento e quale effetto producono?
La poesia è ambientata nel paesaggio alpino, caratterizzato da rocce granitiche e ghiacciai scintillanti, con un'atmosfera di mezzogiorno serena e silenziosa.
La poesia è composta da due quartine di endecasillabi, con i primi tre versi piani e l'ultimo tronco, come "mezzodì" e "fluì".
Il poeta evoca sensazioni di stupore e smarrimento attraverso immagini imponenti e suoni delicati, come il rumore sommesso dell'acqua e la maestosità del paesaggio.
L'uso del passato remoto in "fluì" sottolinea la transitorietà del momento e la fragilità della vita, poiché l'acqua è già passata quando il poeta la percepisce.
Sono presenti allitterazioni ed enjambement, che creano un effetto sonoro e visivo, comunicando al lettore le stesse impressioni uditive e visive del poeta.