Concetti Chiave
- Giosuè Carducci, nato nel 1835 a Valdicastello, divenne un importante poeta e critico italiano, noto per il suo impegno nel restaurare il classicismo.
- Carducci fu deluso dall'Italia post-unitaria e sviluppò idee politiche repubblicane e anticlericali, riflettendo il suo disincanto nelle sue opere.
- La poetica di Carducci si opponeva al Romanticismo, privilegiando un ritorno ai classici e criticando l'eccessivo sentimentalismo romantico.
- Le sue opere, come "Juvenilia" e "Odi Barbare", combinano temi classici e moderni, con un forte interesse per la storia e la critica sociale.
- Carducci ricevette il Premio Nobel per la Letteratura nel 1906, riconosciuto come il primo italiano a ottenere questo prestigioso riconoscimento.

Indice
La vita
Giosuè Carducci nacque a Valdicastello il 27 luglio 1835. Da piccolo si spostò in Maremma e si trasferì nella zona di Bolgheri, per poi seguire un corso di studi a Firenze ed essere ammesso, nel 1853, alla Scuola Normale di Pisa.
Nel 1856 si laureò in filosofia e filologia, fondando una società, gli Amici pedanti, che tentava di restaurare il classicismo attraverso una rivista che parlasse di letteratura contro le tendenze romantiche del tempo.
Nel 1857 morì suo fratello Dante in circostanze ancora poco chiare. Poco dopo avvenne pure la morte del padre: questo comportò che Giosuè assumesse la guida della famiglia e cercasse di guadagnare qualche soldo fondando la rivista Il Poliziano con il fine di tenere il più possibile viva la tradizione letteraria classica e italiana. Nel 1859 si sposò con Elvira Menicucci da cui ebbe la figlia Beatrice. L’anno successivo diventò per vocazione professore di eloquenza (letteratura italiana) a Bologna. L’Italia Unita deluse le sue aspettative e cominciò a schierarsi politicamente, con idee repubblicane, anticlericali e in seguito persino anarchiche e vicine al socialismo.
Nel 1868 pubblicò la sua prima raccolta in quattro libri intitolata Levia gravia, ispirata ad Ovidio. Ad ogni modo, per i suoi atteggiamenti sovversivi, Carducci venne arrestato, isolato e sospeso dalla cattedra di lettere a Bologna. Approfittò della pausa per comporre più poesie, ma fu devastato dalla morte della madre e del figlio Dante. Sono anni in cui intrecciò una relazione amorosa con Carolina Cristofori Piva, la "Lidia" delle Odi Barbare.
Avvicinandosi alla politica e aderendo alla politica di Crispi, Carducci continuò a comporre delle opere arrivando, nel 1905, alla pubblicazione definitiva delle sue Opere. Dopo la nomina a senatore del Regno d’Italia, nel 1904-1905 il poeta si ritirò dall’insegnamento e ricevette il Premio Nobel per la Letteratura, il primo italiano a vincerlo. Morì a Bologna il 16 febbraio 1907 per una pessima broncopolmonite.
Pensiero e poetica: l'amore per la patria, la natura e i classici.
Carducci è stato definito poeta della storia da Benedetto Croce, che ammirava il suo stile risorgimentale prima della “corruzione del Decadentismo”. L’opinione pubblica lo considerava un poeta-vate, alla pari con Gabriele d’Annunzio. La delusione sviluppatasi dopo l’Unità d’Italia alimentò in lui un atteggiamento di critica alla società contemporanea. Comincia ad assumere posizioni filomonarchiche e conservatrici. La poetica di Carducci può essere interpretata come una finestra sulla storia italiana in tempi di crisi e grande cambiamento.
Carducci reagì contro il secondo Romanticismo, mostrando vivo interesse per un ritorno ai classici, che considererà per sempre irrecuperabili. Difatti, sviluppando una vena polemica contro una società annoiata, priva di valori e spirito d’avventura, riterrà impossibile fare marcia indietro. Nonostante ciò, Carducci si interessò anche alla cultura europea, leggendo specialmente opere di autori francesi come Charles Baudelaire.
La sua avversione per molti ideali romantici trova una spiegazione nelle sue idee giacobine e anticlericali. Inoltre giudica eccessivo il sentimentalismo dei romantici, da lui visti come fiacchi e sciatti, privi di compostezza formale e ostili all’armonia e alla struttura poetica convenzionale.
Con i suoi studi e la sua volontà di riportare in auge i classici, Carducci criticò il Romanticismo contrapponendo ad esso l’oraziano labor limae, cioè quel lavoro di continua rifinitura del testo, operazione estranea agli scritti romantici.
Le opere: dagli Juvenilia alle Odi barbare
Le opere di Carducci sono:
- Juvenilia (1850-1860): È una raccolta di cento "poesie giovanili" scritte tra il 1850 e il 1860 che rappresentano le prime liriche del Carducci classicista. L'opera è un ritorno ai poeti del passato, da Dante a Foscolo e agli ideali di libertà e giustizia. Vengono invece rifiutati i valori romantici, criticata la corruzione dei parlamentari nella nuova Italia Unita e le blande scelte della classe dirigente. Carducci vede nel mondo greco-romano un’integrità morale e civile del tutto assente nell'Ottocento e si accosta alle idee repubblicane e giacobine.
- Levia gravia (1861-1870): Carducci scrive Levia gravia tra il 1861 e il 1870, una raccolta di ventinove poesie edite per la prima volta sotto pseudonimo. Dal classicismo si passa ad una discussione sulla cultura e la politica di quegli anni. Carducci diventa sempre più laico e pubblica l’Inno a Satana, scatenando delle reazioni stupite da parte degli intellettuali. L’autore, infatti, identifica il demonio con il progresso, esalta la scienza contro la religione che tiene tutto e tutti all'oscuro. Con queste premesse, lo scrittore aderì alla Massoneria e iniziò ad essere più conservatore.
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Rime Nuove (1861-1887): Spaziando tra la serenità del mondo greco e lo spleen baudelairiano, Carducci comincia a cambiare pensiero e scrive Rime Nuove, tra il 1861 e il 1887, centocinque poesie suddivise in nove libri, con un tono più leggero e dolce. Sembra quasi essere influenzato da alcuni aspetti romantici, rivedendo il suo stile e oscillando fra la malinconia, i turbamenti interiori e una certa noia-angoscia esistenziale, elementi tipici del primo Novecento.
- Odi barbare (1877): Carducci è preda della disperazione e dell’angoscia esistenziale. Cerca di rievocare miti, leggende e vicende storiche parlando di poesia delle rovine. Con questa espressione, Carducci sottolinea che sta cercando di riprodurre i temi e lo stile della metrica latina fusi con la letteratura moderna. “Barbare” è un aggettivo attribuito da lui stesso all’opera, ad indicare che sarebbero state definite così dai Greci e dei Romani, ma anche da molti intellettuali italiani. I temi spaziano dagli affetti familiari alla natura, dalla storia, sempre presente, alla tristezza di una morte prossima.
Domande da interrogazione
- Chi era Giosuè Carducci e quali furono i momenti salienti della sua vita?
- Quali erano i principali temi del pensiero e della poetica di Carducci?
- Quali sono le opere principali di Giosuè Carducci e cosa rappresentano?
- Come si evolse il pensiero politico di Carducci nel corso della sua vita?
- Qual è l'importanza delle "Odi barbare" nella produzione letteraria di Carducci?
Giosuè Carducci fu un importante poeta, scrittore e critico italiano, nato a Valdicastello nel 1835. Studiò a Firenze e Pisa, fondò la società "Amici pedanti" e la rivista "Il Poliziano". Fu professore a Bologna e ricevette il Premio Nobel per la Letteratura nel 1906. Morì nel 1907 a Bologna.
Carducci amava la patria, la natura e i classici. Criticava la società contemporanea e il Romanticismo, preferendo un ritorno ai classici. Era anticlericale e giacobino, e si opponeva al sentimentalismo romantico, preferendo la struttura poetica convenzionale.
Le opere principali di Carducci includono "Juvenilia", "Levia gravia", "Rime Nuove" e "Odi barbare". Queste opere riflettono il suo classicismo, la critica alla società e alla politica del tempo, e il suo interesse per la cultura europea e la metrica latina.
Carducci inizialmente aveva idee repubblicane e anticlericali, ma con il tempo si avvicinò a posizioni filomonarchiche e conservatrici. Aderì alla politica di Crispi e alla Massoneria, esprimendo il suo pensiero attraverso le sue opere letterarie.
Le "Odi barbare" rappresentano un tentativo di Carducci di fondere la metrica latina con la letteratura moderna, esplorando temi come la famiglia, la natura e la storia. L'opera è caratterizzata da un tono di disperazione e angoscia esistenziale, riflettendo la sua ricerca di un nuovo stile poetico.