Concetti Chiave
- Il poema "Ferrara" di D'Annunzio celebra le città italiane del silenzio, fiorite tra il XV e il XVII secolo, ora deserte e decadenti.
- Il testo è composto da tre strofe di nove versi ciascuna, con rime distribuite liberamente, riflettendo il languore decadente dell'epoca.
- La bellezza di Ferrara è descritta come deserta e malinconica, paragonata a una donna che cerca conforto nel ricordo di una felicità perduta.
- Le figure storiche femminili di Ferrara, come Eleonora ed Isabella d'Este, sono evocate, ma senza specificare chi il poeta celebri esattamente.
- Il poema conclude con una lode alle strade e palazzi di Ferrara, rappresentando un sogno di raffinatezza ormai scomparso sotto le pietre sepolcrali.
Indice
Le Città del Silenzio
Una sezione del secondo volume delle Laudi (Elettra) è dedicata alle città del silenzio cioè a quelle città italiane che fra il XV e il XVII secolo furono grandi e piene di vita e sulle quali, invece, nei tempi moderni, è calato il silenzio e il deserto. Fra di esse, il poeta inserisce Ferrara.
Il componimento si articola in tre strofe di nove versi ciascuna di misura variabile.
Le rime sono distribuite liberamente.Fascino della Decadenza
L’opera si inserisce nel languore decadente dell’epoca in cui riscosse molto successo Bruges la morta di Georges Rodenbach, A rebours di Huysmansm la lirica Languore di Verlaine. La descrizione di una Venezia fatiscente e carica di memorie ne Il fuoco risente della stessa atmosfera languida. L’atteggiamento comune è la presenza di una sensibilità quasi morbose attratta dalla contemplazione di una realtà in via di disfacimento, che viene definito “fascino della decadenza”
O deserta bellezza di Ferrara,
ti loderò come si loda il volto
di colei che sul nostro cuor s'inclina
per aver pace di sue felicità lontane;
e loderò la chiara
sfera d'aere ed'acque
ove si chiude la mia malinconia divina
musicalmente
E loderò quella che più mi piacque
più delle altre
delle donne morte
e il tenue riso ond'ella mi delude
e l'alta immagine ond'io mi consolo
nella mia mente.
Loderò i tuoi chiostri ove tacque
l'uman dolore avvolto nelle lane
placide e cantò l'usignolo
ebro furente.
Loderò le tue vie piane,
grandi come fiumane,
che conducono all'infinito, chi va solo
col suo pensiero ardente,
e quel loro silenzio ove stanno in ascolto
e quel loro silenzio con le porte hce sembrano voler ascoltare
tutte le porte
se il fabro occulo batte su l'incude,
e il sogno di voluttà che sta sepolto
sotto le pietre nude con la tua sorte.
Bellezza Deserta di Ferrara
Nei primi versi la bellezza dei monumenti di Ferrara è definita “deserta”, un aggettivo che può avere diversi significati e che suggerisce una bellezza trascurata, solitaria e malinconica. Essa è paragonata ad una donna che si adagia sul petto dell’amante e che cerca conforto, rimpiangendo la felicità scomparsa per sempre. La città si ripiega quindi su se stessa e che, con amara nostalgia, pensa al passato con un atteggiamento voluttuoso. Con la poesia, il poeta intende celebrare la luminosità del cielo e delle acque che circonda e ad avvolge, quasi come una musicalità la malinconica bellezza.
Memorie Femminili di Ferrara
Nella seconda strofa compare il ricordo delle figure femminile che hanno vissuto a Ferrara come Eleonora ed Isabella d’Este o Laura Malatesta. Tuttavia, il poeta non indica quale di queste donne morte intende celebrare. Sottolinea soltanto che la donna vagheggiata nella sua mente unisce alla nobiltà del suo aspetto un tenue sorriso che ha qualcosa di sfuggente come se volesse deludere il poeta. Intende lodare anche i chiostri dei conventi cittadini in cui tanti uomini illustri trovarono serenità nel rivestire il saio (= lane placide). Nell’ultimo verso della seconda strofa compare l’immagine dell’usignolo che cantando esprime l’impeto della sua passione e che, quindi, è definito “furente”. Esso potrebbe richiamare Torquato tasso, vissuto proprio a Ferrara nel convento di s. Francesco. A supporto di questa interpretazione possiamo richiamare Carducci che nella sua poesia Alla città di Ferrara, definisce il Tasso un “usignolo” per la dolcezza della sua poesia.
Strade e Palazzi di Ferrara
Nell’ultima strofa, il poeta passa a lodare le strade ed i palazzi. La vie sono paragonate a fiumi che conducono verso l’infinito. Vengono celebrati il loro silenzio e le porte dei palazzi che aprendosi su di esse, sembrano essere in attesa di un rumore, come quello di un fabbro che, chiuso nella sua officina sta battendo il ferro sull’incudine. La lode si conclude ricordando la raffinatezza (= voluttà) presente alla corte degli Estensi, un periodo storico che può essere soltanto contemplato nel sogno perché ormai scomparso ed i suoi protagonisti giacciono ormai sotto nude pietre sepolcrali e scomparsi per sempre col mutare della tua storia (= con la tua sorte)
Domande da interrogazione
- Qual è il tema principale della sezione "Le Città del Silenzio"?
- Come viene descritta la bellezza di Ferrara nel testo?
- Quali figure femminili sono ricordate nella sezione "Memorie Femminili di Ferrara"?
- Qual è l'immagine evocata dall'usignolo nella poesia?
- Come vengono descritte le strade e i palazzi di Ferrara?
Il tema principale è il declino delle città italiane che un tempo erano vivaci e prosperose, ma che ora sono avvolte dal silenzio e dalla desolazione, come Ferrara.
La bellezza di Ferrara è descritta come "deserta", suggerendo una bellezza trascurata, solitaria e malinconica, paragonata a una donna che cerca conforto nel ricordo di una felicità perduta.
Sono ricordate figure come Eleonora ed Isabella d’Este e Laura Malatesta, anche se il poeta non specifica quale di queste intende celebrare.
L'usignolo rappresenta l'impeto della passione e potrebbe richiamare Torquato Tasso, definito "usignolo" per la dolcezza della sua poesia.
Le strade sono paragonate a fiumi che conducono verso l'infinito, e i palazzi sono descritti come in attesa di un rumore, simbolizzando un passato raffinato ormai scomparso.