Concetti Chiave
- Montale, nato a Genova nel 1896, si è distinto come poeta e intellettuale antifascista, pubblicando opere significative come "Ossi di seppia" e "Le occasioni".
- La sua poesia riflette un'esplorazione metafisica, ponendo l'accento sulla condizione umana e opponendosi alle verità assolute imposte dai regimi totalitari.
- Montale ha utilizzato uno stile poetico semplice e chiaro, ricorrendo a oggetti umili come simboli delle condizioni emotive ed esistenziali, distanziandosi dai "poeti laureati".
- La tecnica poetica di Montale si ispira alla musicalità di Leopardi e Pascoli, utilizzando quartine e versi endecasillabi, e riscoprendo l'uso della rima.
- Oltre alla poesia, Montale è stato anche un prolifico traduttore e giornalista, continuando a lavorare in questi ambiti per tutta la sua vita.
Indice
Infanzia e formazione di Montale
Montale nasce a Genova nel 1896. Nonostante i problemi di salute, che gli impediscono uno studio assiduo, egli è da sempre un grande appassionato di poesie.
Trascorre gran parte della sua vita tra Genova e Monterosso, studia canto lirico e, dopo il diploma come ragioniere, parte per il fronte. Tornerà a Genova solo dopo la fine della guerra, quando comincerà a frequentare i saloni letterari e a leggere opere di poeti inglesi e spagnoli.
Carriera letteraria e politica
La sua prima raccolta, "Ossi di seppia", sarà pubblicata nel 1925, successivamente si trasferirà a Firenze dove incontrerà gli intellettuali antifascisti e firmerà il loro Manifesto.
Sempre diventa direttore del gabinetto di Vieusseux e conosce Drusilla Tanzi che presto sposerà e che, nelle sue opere, chiamerà, Mosca.
Montale fa anche parte del gruppo della rivista Solaria>> ma questo gruppo ben presto viene soppresso dai fascisti ed egli perderà la direzione del Vieusseux poiché non era iscritto al partito fascista.
Nel 1939 viene pubblicata "Le occasioni", opera grazie alla quale egli diventa il simbolo dell'opposizione al fascismo. In questo periodo lavora traducendo le opere degli scrittori contemporanei inglesi, pubblicando un quaderno delle traduzioni che gli permette di collaborare con il "Corriere della Sera".
Nel 1943 pubblica "Finisterre" e aderisce, dopo la fine della guerra, al Partito d'Azione e al Comitato di Liberazione Nazionale toscano.
Nel 1956 esce "La bufera" la quale otterrà moltissimo successo, tanto da conferire allo scrittore delle lauree ad honorem da molte prestigiose università e la carica di senatore a vita.
Nel 1975 riceve il premio Nobel per la letteratura e muore nel 1981 a Milano.
Pensiero
Pensiero filosofico di Montale
Montale era autodidatta, dunque la sua visione originale del mondo è certamente ispirata dai classici come Dante e Leopardi, ma anche dai moderni come d'Annunzio.
In particolar modo sono le letture filosofiche di Schopenhauer e Boutroux ad incidere sul suo penisero:
⦁ Del primo Montale riprende l'idea della realtà come rappresentazione fittizia, dietro la quale si cela la verità che l'uomo tende a raggiungere (Velo di Maya-Filo d'Arianna).
⦁ Mentre del secondo lo colpisce la teoria del "contigentismo", secondo cui, quando ci accostiamo al mondo della psicologia ci allontaniamo dalle leggi scientifiche.
Secondo il suo pensiero, l'uomo è prigioniero di una catena che non gli permette di essere libero, e chiama questa catena "male di vivere". Lo scopo dello scrittore era quello di raggiungere la piena consapevolezza di sé e dell'assoluto ma riesce a cogliere solo l'anello che non tiene della realtà, ovvero l'attimo o l'oggetto che rivela o conduce al significato della vita.
Tutta via queste rivelazioni sono rare e fulminee dunque continuano a sfuggire all'uomo, e l'unica verità assoluta è la sofferenza: l'unica condizione esistenziale ineludibile.
L'uomo è cosciente del male di vivere solo nel momento in cui ne fa un'esperienza personale, e, di conseguenza l'esistenza dell'individuo diventa lo specchio di una condizione esistenziale. (Esistenzialismo)
Il ruolo della poesia
Ruolo e significato della poesia
Montale aspirava ad una poesia che fosse una ricerca metafisica, seppur cosciente dei limiti della condizione umana e del male di vivere, e proprio secondo questa coscienza, il ruolo della poesia era quello di diffidare dalle verità assolute imposte dai regimi, dunque si sviluppa una poesia laica e antifascista.
Nonostante la coscienza della relatività e del limite della parola letteraria, Montale crede che la poesia:
⦁ sia uno strumento di difesa della libertà, della ragione e della democrazia
⦁ sia una forma di resistenza al dolore
⦁ e l'esercizio poetico debbano essere autonome
⦁ abbia come oggetto principale l'essenziale della condizione umana
⦁ i poeti non possono svelare la verità assoluta, ma possono dire cosa non è vero.
Nell'ultima parte della poetica di Montale vedremo un gran cambiamento dovuto al distacco dal male di vivere, che viene sostituito da una saggezza e uno scetticismo tipico di chi ha vissuto molto e si limita a narrare i fatti attraverso l'ironia del distacco. Infatti, consapevole delle difficoltà di esistenza della poesia nell'era di massa, Montale non si arrende al silenzio, ma elabora un nuovo ruolo della poesia.
Stile e tradizione poetica
La poesia di Montale è semplice e chiara, accompagnata da oggetti e paesaggi. La scelta di questo stile si contrappone ai cosiddetti "poeti laureati", ovvero coloro che parlavano di verità assolute, mentre Montale conferiva ad oggetti umili un valore emblematico: essi rappresentavano la condizione emotiva o esistenziale che il poeta voleva comunicare.
Un ruscello che non riesce a fluire liberamente, una foglia accartocciata, un cavallo stramazzato, diventano dunque il correlativo oggettivo, cioè la rappresentazione del male di vivere.
L'allegoria appare svuotata, priva di valori assoluti e stabili (come quella dantesca), ma rappresenta la ricerca della verità, per trovare uno spiraglio che liberi l'uomo dalla sofferenza.
La poesia di Montale segue la tradizione: egli riprende infatti la musicalità tanto ricercata da Leopardi, Pascoli e d'Annunzio, utilizza le quartine e, in maggioranza, il verso endecasillabo tipico di d'Annunzio, che si intreccia con il settenario e il novenario, tipici invece di Pascoli. Però riprende la rima che era stata abbandonata.
Poiché il poeta non poteva vivere solo di poesia, Montale non ha mai smesso di essere un traduttore e un giornalista al tempo stesso.
Domande da interrogazione
- Quali sono stati i primi passi di Montale nella sua carriera letteraria?
- Come ha influenzato il pensiero filosofico di Montale la sua visione della realtà?
- Qual è il ruolo della poesia secondo Montale?
- In che modo lo stile poetico di Montale si differenzia da quello dei "poeti laureati"?
- Quali elementi tradizionali Montale ha integrato nella sua poesia?
Montale ha pubblicato la sua prima raccolta "Ossi di seppia" nel 1925 e si è trasferito a Firenze, dove ha incontrato intellettuali antifascisti e ha firmato il loro Manifesto.
Montale, ispirato da Schopenhauer e Boutroux, vede la realtà come una rappresentazione fittizia e crede che l'uomo sia prigioniero del "male di vivere", cercando di raggiungere la consapevolezza di sé e dell'assoluto.
Montale vede la poesia come una ricerca metafisica e uno strumento di difesa della libertà, della ragione e della democrazia, resistendo al dolore e alle verità assolute imposte dai regimi.
Montale utilizza uno stile semplice e chiaro, conferendo valore emblematico a oggetti umili per rappresentare il male di vivere, contrapposto alle verità assolute dei "poeti laureati".
Montale ha ripreso la musicalità di Leopardi, Pascoli e d'Annunzio, utilizzando quartine e il verso endecasillabo, intrecciato con settenari e novenari, e ha reintrodotto la rima.