Concetti Chiave
- Eugenio Montale è considerato uno dei più grandi poeti del '900, noto per la sua capacità di esprimere la crisi dell'uomo moderno e della società dei consumi.
- Montale nasce a Genova nel 1896, inizia la sua carriera poetica dopo la Prima guerra mondiale e pubblica la sua prima raccolta "Ossi di seppia" nel 1925.
- La sua poetica è caratterizzata da un linguaggio sobrio e oggetti umili, riflettendo una visione del mondo in cui la poesia non è strumento di rivelazione ma di descrizione del "male di vivere".
- Montale partecipa attivamente alla vita politica, opponendosi al fascismo e aderendo al Partito d'Azione, ma rimane deluso dalla politica post-bellica italiana.
- La poetica di Montale si evolve con "Satura" nel 1971, adottando uno stile dimesso e anti-musicale, mentre nel 1967 viene nominato senatore a vita e muore a Milano nel 1981.
Indice
Montale e la crisi del 1900
Secondo la critica, Montale è il poeta più grande del secolo passato. Egli è colui che ha colto il senso più profondo della crisi dell’uomo del 1900, raccontandolo in modo nuovo e personale, così come ha saputo raccontare la crisi della modernità, la bruttezza e le torture della società dei consumi.
Vita e carriera di Montale
Nasce a Genova nel 1896 da una famiglia piuttosto agiata. Da giovane la letteratura non è la sua vocazione principale, infatti prende il diploma di ragioniere e si dedica al canto, interrompendo però dopo alcuni anni, nonostante fosse particolarmente dotato.
Partecipa alla Prima guerra mondiale come sottotenente, e le sue prime poesie sono proprio successive alla guerra.
La sua prima vera e propria raccolta poetica esce nel 1925 “Ossi di seppia”, e nello stesso anno firma il manifesto degli intellettuali antifascisti, di Benedetto Croce, un documento che esprimeva dissenso nei confronti della dittatura. Montale quindi, a differenza di altri autori come D’Annunzio o Ungaretti, non condivide l’esperienza del fascismo, e conduce un’esistenza appartata in quegli anni, avendo anche delle conseguenze pratiche sulla sua carriera.
La seconda raccolta poetica, “Le occasioni”, viene pubblicata da Einaudi nel 1939, 15 anni dopo “Ossi di seppia”.
Questa raccolta è diversa dalla precedente, perché influenzata dall’esperienza di Firenze degli ultimi anni, e segna un’evoluzione importante nella sua poetica.
Impegno politico e giornalismo
Nel frattempo scoppia la Seconda guerra mondiale. Montale, con la caduta del partito fascista si iscrive al Partito d’azione, partecipa al Comitato di Liberazione Nazionale toscano, però rimane deluso dall’evoluzione della politica italiana, che era divisa nei due blocchi che rappresenteranno gli schieramenti della guerra fredda, Democrazia cristiana e Partito Comunista, quindi l’impegno e l’entusiasmo politico successivo alla guerra si esaurisce presto.
In questi anni lavora nel mondo del giornalismo, diventando redattore del “Corriere della Sera” nel 1948, sul quale scrive principalmente di cultura. Montale infatti, oltre che scrittore, fu anche giornalista, traduttore, critico musicale e letterario.
La raccolta “Satura”, pubblicata nel 1971 da Mondadori, segna una svolta sull’evoluzione della poetica, in quanto l’autore sceglie uno stile dimesso e anti musicale.
Nel 1967 viene nominato senatore a vita. Muore a Milano nel 1981.
Ossi di seppia: significato e temi
Ossi di seppia
Nella raccolta si possono cogliere i legami con il contesto culturale del tempo.
Emerge in particolare il legame con la poesia di D’Annunzio, anche se il modello poetico fondamentale è Pascoli, sia per la scelta di parlare di oggetti “poveri” sia per alcuni procedimenti stilistici.
Il titolo della raccolta è pieno di significato, perché gli “ossi di seppia”, ovvero i residui calcarei dei molluschi che il mare deposita alla riva, alludono a una condizione di vita povera, prosciugata.
In conseguenza di ciò, la poesia non può aspirare a toni aulici e ricercati, ma deve trattare realtà minime, marginali.
Un altro oggetto pieno di significato che ricorre spesso negli Ossi è il muro, impossibile da valicare dall’uomo, che non può quindi raggiungere la pienezza vitale e la verità, o stabilire un rapporto più profondo con la realtà che lo circonda.
A causa di questa condizione di aridità e prigionia, l’anima dell’uomo non ha più una consistenza unitaria, ma diventa “informe”; così Montale tocca uno dei temi centrali della letteratura novecentesca italiana: la crisi del soggetto, la perdita dell’identità individuale.
Secondo Montale, questa condizione fa sì che il soggetto si senta in “disarmonia” col mondo.
L’unica cosa che resta è la sensazione di inquietudine, che fa sì che tutto sia indifferente; tuttavia, in questa indifferenza, si può trovare salvezza dal “mal di vivere”, che affligge tutti gli esseri, animati e non.
Il poeta, in alternativa, può proporre solo un atteggiamento di distacco.
In questo pessimismo si può scorgere il pensiero di Leopardi.
Nonostante la triste consapevolezza raggiunta, gli Ossi si chiudono con una nota positiva: nell’ultima lirica infatti il poeta annuncia la speranza che un giorno la sua anima possa trovare armonia con la realtà e “rifiorire” nel sole che investe le riviere.
La poetica degli oggetti
La poetica
A differenza della linea simbolista di Ungaretti, per esempio, Montale rifiuta la magia musicale del verso, e non ricorre al linguaggio analogico, in quanto secondo lui, egli non può avere fiducia nella parola poetica come formula magica, che riesca ad arrivare all’essenza profonda della realtà; e nemmeno la poesia è capace di proporre messaggi positivi o certezze di qualunque tipo, ma può solo offrire definizioni in negativo.
Quella degli Ossi, infatti, è una poetica degli oggetti, in cui questi compaiono come equivalenti concreti di concetti astratti, o della condizione interiore del soggetto.
Questa poetica presenta somiglianze con quella del “correlativo oggettivo”. Un esempio di ciò si può trovare in “Spesso il male di vivere ho incontrato”, dove il poeta definisce il “male di vivere” come lo stato tipico dell’uomo contemporaneo, e non dà spiegazioni in termini astratti, ma descrive un incontro reale con delle presenze concrete.
Questa poetica tende quindi a un rapporto razionale col mondo.
Gli oggetti cui Montale fa riferimento sono umili, dimessi. Egli dichiara di non amare la poesia aulica, e predilige quindi realtà povere, coerenti con la sua visione del mondo.
Domande da interrogazione
- Chi è considerato il poeta più grande del secolo passato?
- Qual è il titolo della prima raccolta poetica di Montale?
- Qual è il tema centrale della letteratura novecentesca italiana secondo Montale?
- Qual è l'atteggiamento proposto dal poeta di fronte alla condizione di aridità e prigionia dell'uomo?
- Qual è la poetica di Montale rispetto alla parola poetica?
Eugenio Montale.
"Ossi di seppia".
La crisi del soggetto e la perdita dell'identità individuale.
Un atteggiamento di distacco.
Montale non ha fiducia nella parola poetica come formula magica e ritiene che la poesia possa solo offrire definizioni in negativo.