Daniele
Genius
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Concetti Chiave

  • Il termine ermetismo si riferisce alla natura chiusa e complessa delle opere associate a questo movimento poetico, riservate a pochi.
  • I poeti ermetici, come Ungaretti, Quasimodo e Montale, comunicano esperienze di solitudine e incertezza attraverso un linguaggio essenziale e analogie.
  • Eugenio Montale, figura chiave dell'ermetismo, considera la poesia come un elemento naturale del mondo, senza pretese di eccezionalità o messaggi da comunicare.
  • Montale critica l'era contemporanea, evidenziando la violenza e la velocità con cui tutto viene consumato, usando l'ironia per riflettere sulla società.
  • La solitudine del poeta è espressa attraverso immagini semplici, come piccioni e merli, contrastando con la complessità delle relazioni umane.

La parola ermetismo sta a indicare il carattere chiuso (ermetico, appunto), arduo e riservato a pochi delle opere che si possono ricondurre all'interno di questo movimento.

I poeti ermetici vivono intensamente l'esperienza della solitudine, dell'incertezza, del male di vivere e puntano, per comunicarla, sull'essenzialità della parola e sul gioco delle analogie.

La poesia ermetica è concentrata, spesso difficile, ignora i normali nessi logici e sintattici e vuole esprimere l'inesprimibile.

I principali poeti ermetici sono Giuseppe Ungaretti, Salvatore Quasimodo e Eugenio Montale.

Indice

  1. Eugenio Montale: vita e opere
  2. La visione poetica di Montale
  3. Critica all'era contemporanea
  4. La solitudine del poeta

Eugenio Montale: vita e opere

Eugenio Montale nasce a Genova nel 1896, ultimo di sei fratelli di una famiglia di commercianti. Per motivi di salute è costretto a interrompere gli studi regolari e consegue il diploma di ragioniere da autodidatta. Nel 1917 partecipa come ufficiale alla prima guerra mondiale combattendo in Trentino. Trasferitosi a Firenze nel 1928, è nominato direttore di un prestigioso istituto, il Gabinetto scientifico-letterario Vieusseux, che è costretto a lasciare dieci anni dopo per non aver voluto aderire al fascismo. Dopo la Seconda Guerra Mondiale si trasferisce a Milano, dove lavora come redattore del Corriere della Sera fino al 1973. Nel '75 riceve il premio Nobel per la letteratura.

Tra le sue principali opere poetiche ricordiamo: Ossi di seppia (1925), Le occasioni (1939), La bufera e altro (1956). Muore a Milano nel 1981.

La visione poetica di Montale

Secondo Montale né la poesia né il poeta devono esprimere la ricercatezza, l'eccezionalità, l'effetto speciale (come, ad esempio, abbiamo visto nella poesia futurista o in alcune liriche di D'Annunzio); "la poesia," dice Montale, "è una delle tante possibili positività della vita. Non credo che un poeta stia più in alto di un altro uomo che esista, che sia qualcuno".

Dunque il poeta è una persona comune che ha un rapporto con le cose concrete e con il mondo e che del mondo percepisce il dolore o l'assurdità; non ha soluzioni da proporre o messaggi da comunicare, il poeta è solo un testimone che esiste. Scrive ancora Montale: "La poesia non è fatta per nessuno / non per altri e nemmeno per chi la scrive. / Perchè nasce? Non nasce affatto e dunque / non è mai nata. Sta come una pietra / e un granellino di sabbia. Finirà / con tutto il resto".

Con queste parole il poeta ci dice dunque che la poesia esiste, allo stesso modo di una pietra o di un granellino di sabbia, da quando esiste il mondo. Nessuno l'ha creata o la crea.

Critica all'era contemporanea

Molti esaltano l'era contemporanea, spesso identificando le scoperte della scienza e l'invenzione di nuove, efficientissime tecnologie col progresso civile, culturale e sociale dell'umanità. In Elogio del nostro tempo Montale, fingendo di associarsi al coro dei lodatori, sottolinea invece due aspetti veri quanto drammatici del mondo attuale: la fredda violenza e la rapidità con cui tutto viene consumato. Poi, con ironia bruciante, torna alle lodi di questo modo sempre più gonfio di sè, ricordando però, come un presagio, la favola della rana e del bue.

Non si può esagerare abbastanza

l'importanza del mondo

(del nostro, intendo)

probabilmente il solo

in cui si possa uccidere

con arte e anche creare

opere d'arte destinate a vivere

lo spazio di un mattino sia pur fatto

di millenni e anche più. No, non si può

magnificarlo a sufficienza. Solo

ci si deve affettare perché potrebbe

non essere lontana

l'ora in cui troppo si sarà gonfiata

secondo un noto apologo la rana.

La solitudine del poeta

Ne La solitudine la "famiglia" del poeta è costituita da una "corporazione" di piccioni che beccano le briciole su un divano, contendendole a un merlo. C'è incece chi, di famiglie - di vere famiglie - ne ha una o due intere: un vero spreco, in confronto alla solitudine del poeta!

Se mi allontano due giorni

i piccioni che beccano

sul davanzale

entrano in agitazione

secondo i loro obblighi corporativi!

Al mio ritorno l'ordine si rifà

con supplemento di briciole

e disappunto del merlo che fa la spola

tra il venerato dirimpettaio e me.

A così poco è ridotta la mia famiglia.

E c'è chi n'ha una o due, che spreco ahimè!

Domande da interrogazione

  1. Qual è il significato del termine "ermetismo" nella poesia?
  2. L'ermetismo indica il carattere chiuso, arduo e riservato a pochi delle opere poetiche, che si concentrano sull'essenzialità della parola e sull'uso delle analogie per esprimere l'inesprimibile.

  3. Chi sono i principali poeti ermetici menzionati nel testo?
  4. I principali poeti ermetici citati sono Giuseppe Ungaretti, Salvatore Quasimodo e Eugenio Montale.

  5. Qual è la visione poetica di Eugenio Montale?
  6. Montale crede che né la poesia né il poeta debbano esprimere ricercatezza o eccezionalità; la poesia è una delle tante positività della vita e il poeta è un testimone del mondo, senza soluzioni o messaggi da comunicare.

  7. Come Montale critica l'era contemporanea?
  8. Montale critica l'era contemporanea sottolineando la fredda violenza e la rapidità con cui tutto viene consumato, usando ironia per evidenziare l'eccessiva autocompiacenza del mondo moderno.

  9. Cosa rappresenta la "solitudine del poeta" secondo Montale?
  10. La solitudine del poeta è rappresentata dalla sua "famiglia" di piccioni che beccano le briciole, in contrasto con chi ha vere famiglie, evidenziando la sua condizione di isolamento.

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