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∆ RIM. LAVORI IN CORSO
COSTI INCR. COSTR. INTERNE
INTERNI VALORE PRODUZIONE
COSTI ESTERNI
RICAVI
CDV VALORE AGGIUNTO
LAVORO
ROGC PRODUZIONE MOL
EFFETTIVA
RETTIFICHE AMM.TI/ACC.TI
COSTI RETTIFICHE ROGC
COSTI
Si è più volte scritto che gli schemi riclassificati possono assumere molteplici configurazioni, in
sia delle prassi esistenti, in parte fondate su
funzione sia degli obiettivi conoscitivi perseguiti
conclusione di paragrafo si vuole brevemente
modelli proposti da specifiche istituzioni. In dal Consiglio Nazionale dei Dottori
introdurre lo schema di riclassificazione proposto
Commercialisti e degli Esperti Contabili (figura 8).
Figura 8 – Lo schema di riclassificazione CNDCEC
Ricavi netti
Produzione interna
Valore della produzione operativa
Costi esterni operativi
Valore aggiunto
Costi del personale
Margine operativo lordo
Ammortamenti e accantonamenti
Risultato operativo
Risultato dell’area accessoria
Risultato dell’area finanziaria (al netto degli oneri finanziari)
EBIT normalizzato
Risultato dell’area straordinaria
EBIT integrale
Oneri finanziari
Risultato lordo
Imposte sul reddito
Risultato netto
Lo schema, fino al risultato operativo, si sovrappone a quello presentato, mentre se ne discosta
nella parte successiva, con l’inversione tra oneri finanziari e componenti straordinari. La prima
considerazione riguarda la presenza di tre redditi operativi:
il risultato operativo, non denominato EBIT, che identifica la gestione caratteristica;
1. l’EBIT normalizzato, che coincide con il reddito operativo aziendale. Il termine norma-
2. lizzato è inteso come ordinario, cioè indipendente dai componenti straordinari;
l’EBIT integrale, comprensivo dei componenti straordinari.
3.
Colpisce la collocazione dei componenti straordinari, che non permette di evidenziare il reddito
di competenza, cioè ordinario, poiché gli oneri finanziari sono riclassificati dopo l’EBIT integrale, la
grandezza
cui configurazione potrebbe portare a errate interpretazioni, in quanto l’EBIT, come
economica, è associata alla capacità di produrre reddito con l’attività ordinaria.
Altri schemi di riclassificazione
Oltre agli schemi esposti nei paragrafi precedenti, ve ne sono altri che nel seguito vengono solo
brevemente accennati, poiché non costruibili da un analista esterno con l’ausilio del solo bilancio
destinato a pubblicazione. Il primo richiama nuovamente il modello a ricavi e costo del venduto e
si pone l’obiettivo di analizzare più approfonditamente quest’ultimo. Per una sua completa e
zione
attendibile elaborazione, è necessario riclassificare i costi non più per natura ma per destina-
dei fattori: tale operazione non è fattibile da un analista esterno se non per un numero assai
limitato di valori. La composizione del costo del venduto, secondo il nuovo criterio, viene
esposta, in forma sintetica, nella figura 9.
Figura 9 – La composizione del costo del venduto con i costi classificati per destinazione
Consumi materie prime, sussidiarie, …
Costi di trasformazione industriale Costo del lavoro
Prestazioni servizi industriali
± Variazione rimanenze prodotti corso lavorazione
– Incrementi per costruzioni interne
Costo industriale dei prodotti ottenuti
Costo
± Variazione rimanenze prodotti finiti
industriale dei prodotti venduti
Costi commerciali
Costo del lavoro
Prestazioni di servizi commerciali
Costo area commerciale
Costi amministrativi e generali
Costo del lavoro
Prestazioni di servizi amministrative
Costo area amministrativa e generale
Costi di ricerca e sviluppo
Costo del lavoro
Prestazioni di servizi specifiche
Costo area ricerca e sviluppo
I singoli aggregati, espressivi dei costi per funzione, possono essere ulteriormente dettagliati, in
classificati per destinazione, è possibile
base agli obiettivi conoscitivi perseguiti. Con i costi
costruire altri schemi riclassificati, sia partendo dal valore della produzione sia dai ricavi netti. Di
seguito si riporta un solo esempio (figura 10).
Figura 10 – Il conto economico riclassificato a ricavi e utile lordo industriale
Ricavi netti
Costo industriale dei prodotti venduti
Utile lordo industriale
Costo area commerciale
Costo area amministrativa e generale
Costo area ricerca e sviluppo
Reddito operativo gestione caratteristica
L’ultimo schema presentato presuppone la distinzione dei costi secondo il grado di variabilità: costi
fissi da una parte e variabili dall’altra. Sulla difficoltà, per l’analista esterno, a effettuare una
siffatta suddivisione, non servono commenti. La struttura base è in figura 11.
Figura 11– Lo schema base di riclassificazione a margine di contribuzione
Ricavi netti
Costi variabili aziendali
Margine di contribuzione aziendale
Costi fissi
Reddito operativo gestione caratteristica
Anche questo schema, come il precedente, può certamente essere più analitico, suddividendo i
costi in base all’area di riferimento (produttiva, commerciale,...). Come valutazione generale, si
tratta di una riclassificazione tipica degli studi di programmazione e controllo, relativi cioè ad
analisi interne. Infatti, in queste ultime, è possibile costruire conti economici per oggetti parziali,
nei quali la suddivisione dei costi proposta assume una fondamentale rilevanza informativa.
Capitolo 2
L’interpretazione delle tavole riclassificate
Sommario
2.1 Le tipologie di analisi .........................................................................
18
2.2 Le analisi verticali ..............................................................................
18
2.3 Le analisi orizzontali ......................................................................... 20
Le tipologie di analisi
In definitiva, la riclassificazione delle tavole di sintesi, preceduta dalla lettura del bilancio,
oltre a determinare classi di valori e aggregati utili per la successiva costruzione degli indici,
un’interpretazione autonoma e la formulazione di iniziali valutazioni. I valori in
permette
esse contenuti possono essere di tre tipi: Assoluti:
rappresentano la diretta rielaborazione del bilancio;
1. Percentuali: permettono la determinazione degli indici di composizione, cioè del grado
2. incidenza di singoli valori od aggregati su alcune grandezze di riferimento;
di
Numeri indice: sono funzionali all’ottenimento degli indicatori di andamento, posto
3. pari a 100 il valore dell’anno base.
Le tavole riclassificate consentono di formulare alcune considerazioni preliminari su 4 aree:
il processo di formazione del reddito, interpretandolo alla luce delle singole
• gestioni parziali;
la composizione degli investimenti, classificati per grado di liquidità o per gestione
• di riferimento;
la struttura finanziaria, individuandone la composizione e il grado di rischio;
• e cause alla base della dinamica finanziaria, cioè le cause di modificazione della
• liquidità.
A tale scopo è proficuo il ricorso congiunto a due tipologie di analisi definite verticali e
orizzontali, di seguito commentate.
Le analisi verticali
Le analisi verticali traggono origine dalla percentualizzazione delle tavole riclassificate o di
parte di esse, cioè di specifici aggregati, ponendo il totale pari a 100. Pur essendo di
interpretazione, è d’uopo segnalare che esse assumono piena espressività nell’ambito
semplice economico e del rendiconto finanziario, che contengono valori flusso: è infatti
del conto all’analisi puntuale, un confronto temporale. Un interessante esempio di analisi
attuabile, oltre nel delimitare il contributo delle singole gestioni alla produzione del
verticale consiste
reddito: si tratta di uno schema integrativo al conto economico a valori percentuali (figura
1). Per commentare alcuni indici di composizione, i più significativi e utilizzati ci baseremo
sulla figura 1. Figura 1 – Esempio di conto economico a valori percentuali
Valore della produzione 5.500 100%
Costi esterni – 4.000 – 73%
Valore aggiunto 1.500 27%
Costo del lavoro – 600 – 11%
Margine operativo lordo 900 16%
Ammortamenti – 400 – 7%
Reddito operativo gestione caratteristica 500 9%
Tassi di incidenza del valore aggiunto:
Valore aggiunto
Ricavi
Si tratta di un rapporto che pone enfasi sulle relazioni tra l’impresa e il mercato, in quanto
interne e il valore complessivo dei
confronta il valore aggiunto ottenuto con l’utilizzo delle risorse
fattori ceduti. Valore aggiunto
Valore della produzione
L’elemento differenziale del suesposto indicatore rispetto al precedente è il denominatore, il
quale comprende anche la valorizzazione di processi economici non conclusi che, come tali, non
hanno ancora avuto il “riconoscimento” del mercato.
Redditività lorda delle vendite:
Margine operativo lordo (EBITDA)
Ricavi
Esprime una redditività lorda. Il numeratore assume, come già evidenziato, valenza
finanziaria. Reddito operativo (EBIT)
Ricavi
La maggior espressività dell’indice in oggetto si ha allorquando al numeratore si fa ricorso al
generali, il margine unitario
reddito della gestione caratteristica: in tal caso esso mostra, in termini
vendite. È assai dipendente dal settore in cui l’impresa opera ed è particolarmente adatto
sulle
per confronti interaziendali.
Tasso di incidenza degli oneri finanziari:
Oneri finanziari
Ricavi
Indica quanti euro di fatturato sono destinati alla remunerazione esplicita dei conferenti del
capitale di prestito. Al crescere della sua consistenza, denota elevata dipendenza da terzi
finanziatori e un vincolo crescente di risorse assorbite dalla gestione finanziaria.
Redditività netta delle vendite:
Reddito netto
Ricavi
Palesa la quota residua di vendite disponibile dopo aver remunerato tutti i fattori produttivi.
estrema sintesi, in quanto riflette
Ampiamente utilizzato nella realtà operativa, è caratterizzato da
gli effetti di tutte le gestioni parziali.
Le analisi orizzontali
Esse consistono nel determinare l’andamento dei singoli valori su un arco temporale più o meno
esteso, al crescere del quale assume maggior significato il trend, di cui si evidenziano la
direzione e l’ampiezza (pendenza). Tra i singoli valori e aggregati risultano particolarmente
significativi il fatturato, il valore aggiunto, il capitale investito (nelle sue componenti a breve e
qualsiasi
a lungo), il patrimonio netto, l’indebitamento, a