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Weber osserva due modi per fare della politica la propria professione. Si vive per la

politica oppure di politica. Le due alternative non si escludono affatto l’una con l’altra.

Al contrario, accade spesso che si facciano entrambe le cose. Spiegando meglio questo

concetto, possiamo affermare che chi vive per la politica costruisce tutta la propria

esistenza intorno a essa. Weber sostiene che l’uomo politico alimenta il proprio

equilibrio interiore e il proprio sentimento di sé con la coscienza di dare un senso alla

propria vita per il fatto di servire una causa. Proprio per questo senso interiore ogni

uomo serio che vive per una causa, vive anche di quella stessa causa. Ci accorgiamo

quanto sia facile riconoscere un personaggio politico nel momento in cui tocchiamo la

questione del profitto economico. Troviamo infatti coloro che vedono nella politica

come professione una fonte durevole di guadagno e coloro i quali invece servono con

passione una causa indipendentemente da ogni aspetto economico. Weber sostiene che

coloro che possono vivere per la politica (economicamente parlando), devono, nel

quadro di un ordinamento fondato sulla proprietà, essere economicamente indipendenti

rispetto ai proventi che la politica può procurargli. Ciò significa che un vero politico che

lotta per una determinata causa deve essere facoltoso o trovarsi in una condizione

personale che gli procuri sufficienti entrate, indipendentemente da quelle derivanti dalla

26

professione stessa di politico. La direzione di uno stato o di un partito a opera di

persone le quali vivono esclusivamente per la politica, e non di politica, implica

27

necessariamente un reclutamento «plutocratico» dei gruppi politicamente dirigenti.

Tutto ciò per Weber significa soltanto una cosa: che un reclutamento non plutocratico di

coloro che sono interessati alla politica, del gruppo dirigente e del suo seguito, è legato

inequivocabilmente al presupposto che tali persone possano trarre dall’esercizio

25 Ivi, p. 52.

26 Ivi, pp.53-55.

27 Ibidem. 13

dell’attività politica redditi regolari e sicuri. Il politico di professione che vive della

politica può essere un semplice beneficiario oppure un funzionario stipendiato.

Nell’ottica di aspirare a vantaggi economici o a benefici di ogni genere osserviamo

che nel passato, feudi, concessioni di terre, benefici di ogni genere e soprattutto

emolumenti, con lo sviluppo dell’economia monetaria, costituivano la tipica ricompensa

che principi, conquistatori vittoriosi e capipartito vincitori elargivano al proprio seguito:

«Tutte le lotte tra i partiti non si svolgono soltanto per fini oggettivi, ma anche e

28

soprattutto per il patronato delle cariche» .

È bene interrogarci sui caratteri tipici dei politici di professione, tanto del capo

quanto del suo seguito. Essi sono andati mutando nel corso del tempo, e anche oggi

sono assai differenti. Weber studia come nel passato, i politici di professione emersero

nel corso della lotta dei principi contro i ceti meno ambienti. Esaminiamo ora i tipi

principali. «Nella sua lotta contro i ceti il principe si appoggiava a strati sociali

29

estranei ai ceti medesimi che potessero essere utilizzati nell’attività politica» . In essi

rientrano in primo luogo i chierici in quanto erano tecnicamente capaci di scrivere. Il

chierico secondo Weber era estraneo agli interessi politici ed economici e non cadeva

nella tentazione di aspirare per sé e per i suoi discendenti a un potere politico autonomo

di fronte al signore (come invece avveniva nel caso del vassallo feudale). Per le sue

stesse caratteristiche di ceto e per la tipologia di vita condotta, il chierico si trovava

secondo il pensiero weberiano, a essere separato dai mezzi di impresa

dell’amministrazione del principe. Un secondo strato sociale in qualche modo analogo

era quello dei letterati di formazione umanistica. Weber fa riferimento ad un tempo in

cui si imparava a fare discorsi in latino e versi in greco allo scopo di diventare

consiglieri politici e, sopra ogni cosa storiografi di corte di un principe. Il terzo strato

sociale era quello della nobiltà di corte. «Dopo essere riusciti a espropriare la nobiltà

del potere politico i principi la attirarono a corte utilizzandola a fini politici e

diplomatici. La trasformazione del nostro sistema educativo nel secolo XVII fu

determinata dal fatto che i politici di professione provenienti dalla nobiltà di corte

30

entrarono al servizio dei principi, sostituendo in tal modo i letterati umanistici» . La

28 Ivi, p. 57.

29 Ivi, p. 64.

30 Ivi, p. 65. 14

quarta categoria fu un prodotta specificamente dalla cultura inglese: «un patriziato che

comprendeva la piccola nobiltà e i cittadini titolari di rendite, tecnicamente chiamato

gentry. In origine il principe impiegò tale strato sociale contro i baroni, concedendogli

le cariche del selfgovernment. Più tardi, tuttavia, egli divenne sempre più dipendente da

esso. La gentry mantenne il possesso di tutte le cariche dell’amministrazione locale,

assumendole a titolo gratuito nell’interesse del proprio potere sociale. Essa ha

preservato l’Inghilterra dalla burocratizzazione, che costituiva invece il destino di tutti

31

gli stati continentali» . Un quinto strato sociale è tipico dell’Occidente, in particolare

del continente europeo, e ha rivestito un’importanza decisiva per la sua intera struttura

politica: «quello dei giuristi di formazione universitaria. L’immensa influenza del

diritto romano, così come fu rielaborato dallo stato burocratico tardo-romano, si

manifesta nel modo più significativo nel fatto che il rivoluzionamento dell’impresa

politica nel senso dello sviluppo verso lo stato di carattere razionale è stato ovunque il

32

prodotto di giuristi dotati di una specifica istruzione» . Nella logica weberiana in

nessun’altra parte si trova qualcosa di analogo, e il tutto si è ovviamente realizzato

soltanto con l’accettazione dell’antica giurisprudenza romana.

Arrivati a questo punto della trattazione è indispensabile parlare anche della figura

dell’avvocato. Esso, in quanto ceto indipendente, esiste di nuovo soltanto in

Occidente e la sua «importanza nelle politiche occidentali in seguito al sorgere dei

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partiti politici non è affatto casuale» . L’esercizio della politica attraverso i partiti

significa, precisamente, esercizio di interessati. Difendere con successo una causa in

difesa degli interessati è il mestiere dell’avvocato esperto. Nell’esame di questa

figura Weber pone l’attenzione sull’indiscussa superiorità nell’uso della propaganda

da parte dell’uomo di legge, il quale risulta essere superiore a qualsiasi funzionario.

Weber afferma che l’avvocato riesce a perorare con successo (dunque bene in senso

tecnico) una causa fondata su argomenti logicamente deboli (in questo senso cattiva);

solo lui è in grado di difendere con successo una causa fondata su argomenti

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logicamente forti (cioè giusta). Al contrario il funzionario politico in quanto tale

31 Ibidem.

32 Ibidem.

33 Ivi, p. 67.

34 Ibidem. 15

rende spesso “cattiva”, ossia condotta tecnicamente male, una causa che di per sé

sarebbe supportata da argomenti solidi. Frequentemente oggi la politica viene svolta

davanti all’opinione pubblica tramite scritti e discorsi orali, i cui effetti l’avvocato è

in grado di ponderare, a differenza del funzionario specializzato, che non dovrebbe

essere un demagogo e quando si sforza di assumerne le vesti si rivela un pessimo

demagogo. L’autentico funzionario non deve “fare politica”, bensì limitarsi ad

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amministrare in modo imparziale; dunque è tenuto ad evitare ciò che il politico è

costretto sempre e necessariamente a fare, ossia lottare. L’azione del politico,

soprattutto del capo politico, si basa su un principio di responsabilità radicalmente

diverso da quello del funzionario: mentre il primo ha una responsabilità personale

per le proprie azioni, il secondo è obbligato ad eseguire gli ordini provenienti

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dall’autorità a lui preposta anche se li considera sbagliati.

Riallacciandoci al discorso dei diversi tipi di figure politiche, bisogna osservare

che dall’epoca della democrazia il “demagogo” costituisce l’archetipo del capo

politico in Occidente. La demagogia moderna si avvale dei discorsi e in misura

ancora maggiore della carta stampata; potremmo dire che il giornalista è oggi il più

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rappresentativo esponente della categoria. Per quanto concerne la possibilità dei

giornalisti di giungere ad occupare posti politicamente direttivi, Weber osserva che

essa è stata per loro favorevole solo nel partito socialdemocratico, mentre in generale

essi hanno perso sempre più influenza politica, a vantaggio dei magnati capitalistici

38

della stampa. Ciò non esclude che la carriera giornalistica rimanga una delle più

importanti vie di accesso all’attività politica, anche se non quella normale.

Assai diversa è la figura del funzionario di partito, legata solo agli ultimi decenni;

per comprendere tale figura è necessario studiare la natura e l’organizzazione del

partito moderno. In esso l’attività politica si configura necessariamente come attività

di interessati: detto altrimenti, un ristretto numero di persone interessate alla vita

politica si guadagna un seguito mediante un reclutamento volontario, per poi

35 Ibidem.

36 Ivi, p. 68.

37 Ivi, p. 69.

38 Ibidem. 16

presentare se stessi o i propri protetti alle elezioni raccogliendo mezzi economici ed

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andando in cerca di voti.

Con l’affermazione della borghesia, accanto ai partiti di nobili, che gravitavano

nell’orbita del re, si sono affiancati i partiti di notabili: membri del clero, insegnanti,

avvocati, medici, farmacisti, proprietari terrieri e produttori industriali formarono

inizialmente gruppi occasionali o al massimo circoli locali, accanto ai quali si pone

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solo l’attività parlamentare.

A questa situazione si contrappongono oggi le forme più recenti

dell’organizzazione di partito, derivate dalla democrazia, dall’indispensabilità della

propaganda e dell’organizzazione di massa. Vengono meno il potere dei notabili e la

direzione per mezzo dei parlamentari, in quanto solo i politici “a tempo pieno”

tengono le redini dell’esercizio della politica, fuori dai parlamenti.

Da un punto di vista meramente formale si realizza un’ampia democratizzazione,

poiché le assemblee dei membri organizzati del partito sce

Dettagli
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A.A. 2013-2014
24 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/02 Storia delle dottrine politiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Bludada di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del pensiero politico e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Tuccari Francesco.