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TYPE IMPACT
Information Mayer and Harrison (2012); Lohse (2013); Cho and ParkMeasures & (2012); Chen et al. (2014); Kuttschreuter et al. (2014);Risk Chapman et al (2014); Leak et al. (2014); Tobey andCommunicati Manore (2014); Muller et al. (2014); Hearn et al. (2014);on (69) Mou and Lin (2014); Harris et al. (2014); Panagiotopouloset al. (2015); Dagan et al. (2015); de la Pena andQuintanilla (2015); Wu (2015); Kamarulzaman et al.TO (2016); Taiminen et al. (2016); Gruver et al. (2016); MingPositiveCONSUMER and Chua (2016); Park et al. (2016); Doub et al. (2016);Stevens et al. (2016); Regan et al. (2016); Yang et al.(2016); Ashton et al. (2016); Endres (2016); Young et al.(2017), Park et al. (2017); Marvin (2017); Pappa et al.(2017); Harris et al. (2018); Ling et al. (2018); Zhou et al.(2018); Klassen et al. (2018); Loh et al. (2018); Renner etal. (2018); Chau et al. (2018); Singh et al. (2018); Narvanenet al. (2018); Dessart et al. (2019)
Mixed Rhoades and Ellis (2010); Freberg et al.
(2013); Rutsaert etal. (2013a); Rutsaert et al. (2013b); Rutsaert et al. (2014);Shan et al. (2014); Desmarchelier and Fang (2016) Helm et39 al. (2016); Wilkinson et al. (2016); Hynes and Wilson(2016); Meitz et al. (2016); Burke et al. (2016); Hendersonet al. (2017); May et al. (2017); Hilverda et al. (2017);Hamshaw et al. (2018); Timmins and Kate A. (2018);Reddy et al. (2018); Tan et al. (2018); Alvarez-Perea et al.(2018); Hilverda et al. (2018); Hsu et al. (2018); Klassen etal. (2018); Mishra et al. (2018); Kite et al. (2018); Wilson etal. (2019); Ambwani et al. (2019); Riesmeyer et al. (2019)
Negative -Kang et al. (2014); House et al. (2015); Mostafa et al.
Positive (2018); Stevens et al. (2018); Trude et al. (2018); Pilgrim etal. (2019);Minton et al. (2012); Lee et al. (2013); De Vries et al.
Mixed (2018); Vandevijvere et al. (2018);Digital Montgomery and Chester (2009); Dietz (2013); Freeman etMarketing al. (2014); Freeman et al. (2016); Boelsen-Robinson et al.(25) (2016); Thaichon
and Quach (2016); Dunlop et al. (2016);Negative Buchanan et al. (2017); Brownbill et al. (2018); Gupta et al.(2018); Baldwin et al. (2018); Buchanan et al. (2018); Hortaet al. (2018); Buchanan et al. (2018); Coates et al. (2019)
Pagoto et al. (2014); Vaterlaus et al. (2015); Kinard (2016);Hilverda et al. (2016); Coary et al. (2016); Swaney-StuevePositive et al. (2018); Reed et al. (2018); Xu Qian (2018); Mete etal. (2019); Krishnan et al. (2019)
Vandewater and Denis (2011); Staiano and Calvert (2012);Mixed Puccio et al. (2015); Calefato et al. (2016); Mishra et al.(2018); Zhou et al. (2018)
Mabe et al. (2014); Morgan et al. (2015); Tiggemann andExposure (33) Zaccardo (2015); Murray et al. (2015); Sampasa-Kanyingaet al. (2015); Carrotte et al. (2015); Walker et al. (2015);Sidani et al. (2016); Lydecker et al. (2016); Tan et al.Negative (2016); Spence et al. (2016); Eckler et al. (2016); Jaime etal. (2016); Tang and Koh (2017); Pennel et al. (2018); Saulet al. (2018); Jin et al. (2018);
Declercq (2019) (2015); Mabe et al. (2014); Pennel et al. (2018); Saul et al. (2018); Jin et al. (2018); Declercq (2019)
Il contributo più positivo che gli accademici attribuiscono ai social media fa riferimento al loro potere di portare alla vista del pubblico dei programmi per la salute oltre a servizi, programmi educativi, interventi (Information Measures & Risk Communication). Infatti, di 69 articoli che analizzavano i social media come strumento di informazione, 41 sono stati classificati come aventi effetto positivo per i consumatori, in due aree principali in particolar modo: programmi educativi e comunicazione del rischio. In entrambi i casi, l'utilizzo a proprio favore dei social media per portare messaggi relativi al cibo si è rivelato un successo: una più alta conoscenza di un particolare tema di sicurezza alimentare (Mayer e Harrison, 2012), miglioramenti degli atteggiamenti e pratiche di sicurezza alimentare nell'assistenza del consumatore.
nell'intraprendere alcuni cambiamenti positivi sullo stile di vita, così come interventi vari erano efficaci nel promuovere attività fisica e diete sane. Per il caso specifico dei programmi per il controllo del peso, i social media agivano provvedendo supporto, e la partecipazione a tali programmi sui social era associata a perdite di peso maggiori (Pappa et al., 2017). In altre parole, i social media offrivano agli individui un supporto per il raggiungimento di obiettivi relativi alla salute, una comunità virtuale per l'incoraggiamento, informazioni e la possibilità di condividere le storie di successo degli utenti capaci di motivare gli altri (De la Pena e Quintanilla, 2015). Altri articoli hanno mostrato un effetto misto dei social media: per la comunicazione del rischio alimentare, Rutsaert et al. (2014) aveva constatato che la velocità, l'accessibilità e l'interattività rendevano i social media uno strumento.Promettente nella comunicazione di crisi, mentre la mancanza di filtri, la bassa fiducia e il rischio di sovraccarico di informazione erano le principali debolezze. In più, hanno sottolineato il maggior rischio di questo utilizzo, principalmente considerando il social media come canale tradizionale, unilaterale, con poco riferimento alla natura interattiva di questo mezzo. Desmarchelier e Fang (2016) aggiungevano il fenomeno dell'emergere delle paure alimentari, le quali potevano portare potenzialmente a panico sociale. Ciò nonostante, non sono stati trovati studi che sottolineavano un impatto negativo dei social media nei temi d'informazione, implicando che nonostante la presenza di alcune discordanze interne, i social media potevano essere considerati uno strumento efficace per portare messaggi al pubblico. Riesmeyer et al. (2019) porta alla luce la doppia natura di Instagram come strumento per l'informazione salutistica nell'articolo "(Un)Healthy Behaviour?
"The Relationship between Media Literacy, Nutritional Behaviour, and Self Representation on Instagram": on one hand, we can find credible information about health and nutrition, but on the other hand, a significant amount of unreliable information. This highlights the fact that content related to health and nutrition should be regulated and approved to prevent the spread of fake news and misinformation.
The second set of studies classified as "To consumers" refers to the use of social media as an innovative means for advertising, or more generally for communication between the food industry and the public (Table 4.4, Digital Marketing). Their analysis reveals that most of these studies show a negative impact on consumers, with particular risks for teenagers (Boelsen-Robinson et al., 2016; Thaichon and Quach, 2016; Dietz, 2013; Montgomery and Chester, 2009). By using definitions
Forti come "Digital Junk", gli autori suggerivano che l'industria alimentare, in particolare le maggiori compagnie produttrici di cibo e bevande, stessero sfruttando di proposito la relazione che gli adolescenti avevano con i nuovi media, con le campagne di marketing online che aumentavano l'interattività e l'engagement, e in questo modo creavano un livello di intimità senza precedenti tra gli adolescenti e i prodotti, spesso utilizzato per promuovere cibo e bevande non sane. Così, sono state intraprese altre ricerche e iniziative politiche per indagare la crescente minaccia alla salute che coinvolge i giovani nel mercato digitale (Montgomery e Chester, 2009) e per sviluppare strategie per ridurre l'esposizione dei bambini e adolescenti al marketing del cibo malsano. Freeman et al. (2014) espone il ruolo delle pagine Facebook nell'articolo "Digital Junk: Food and beverage marketing on Facebook", mostrando che contenuti ad-hoc,
Pagine di shopping online, app e giochi interattivi rendono i giovani adulti più ricettivi al prodotto, e di conseguenza più propensi all'acquisto. Coates et al. nell'articolo "Food and Beverage Cues Featured in YouTube Videos of Social Media Influencer Popular With Children: An Exploratory Study" mostra che i giovani bambini sono altamente esposti ai contenuti su YouTube, e che i cibi poco sani sono mostrati in modo molto più significativo nei video rispetto ai cibi sani, portando i bambini ad un consumo maggiore di junk food e bevande zuccherate. Inoltre, il ruolo degli "Influencer" su YouTube è evidenziato, mostrando il loro potenziale nel determinare le scelte dei bambini in termini alimentari. Il terzo gruppo di articoli che appartiene alla classificazione "To consumers" riguarda l'impatto dei contenuti social sviluppati né per scopi d'informazione né per pubblicità.
Daparte dell'industria alimentare, ma postati dai singoli utenti e poi diffusi dalla comunità social (Tabella 4.4, Exposure). Il principale tema discusso in questo insieme di articoli riguarda l'esposizione degli utenti ai contenuti sui social, e più in generale l'effetto del tempo speso sul social media in sé, e la maggioranza degli studi evidenzia un potenziale effetto negativo sui consumatori. Mabe et al. (2014) ha identificato associazioni trasversali e temporali tra l'utilizzo di Facebook e i disturbi alimentari, e sulla stessa linea altri studi suggeriscono l'associazione tra l'utilizzo dei social media (es. la quantità di tempo spesa su Facebook, il numero di amici su Facebook, integrazione di Facebook nella vita quotidiana) e i disturbi alimentari o le preoccupazioni, così come comportamenti alimentari malsani, incluso il saltare la colazione e il consumo di bevande ricche di zuccheri (Morgan et al., 2015; Sidani et al.,
2016; Sampasa-Kanyinga et al., 2015; Eckler et al. 2016; Tang, and Koh, 2017). La principale spiegazione per questo fenomeno risiede nella vita sedentaria degli adolescenti, in particolare, che hanno adottato largamente l'uso dei media digitali per le attività quotidiane. In aggiunta, la visione di media su schermo è stata dimostrata incoraggiante all'alimentazione indiscriminata e ad un intake calorico maggiore. Oltre a questo, Lydecker et al. (2016) hanno considerato Twitter una potenziale fonte di esposizione a messaggi stigmatizzanti il peso capaci di promuovere i disturbi alimentari. Hanno confrontato l'esposizione ai tweet con altre forme di "Fat Talk" o cyberbullismo, con conseguenze simili, come abbassamento dell'autostima, alimentazione disordinata, e percezione distorta dell'immagine corporea. In modo simile, Spence et al. (2016) hanno introdotto un nuovo approccio per valutare il ruolo dei social media nelle tematiche